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28 febbraio 2008

Nuove scoperte nel palazzo orientale a Qatna (Siria)

Gli archeologi dell'Università di Udine, in collaborazione con la Direzione Generale delle Antichità e dei Musei della Siria, hanno effettuato importanti scoperte a Tell Mishrifeh, l'antica città di Qatna, in Siria centrale, 18 chilometri a nord-est della moderna città di Homs.
Nel corso della nona campagna di scavo, condotta nei mesi di agosto-novembre 2007 e appena conclusa, è continuata l'esplorazione di un grande edificio pubblico già individuato lo scorso anno ad oriente del palazzo reale.
Le scoperte dell'ultima campagna «sono notevoli – dice il direttore degli scavi, Daniele Morandi Bonacossi, professore di archeologia e storia dell'arte del vicino oriente antico all'ateneo di Udine – sia per gli importanti reperti rinvenuti (intarsi in avorio e osso, sigilli, cretule con impronte di sigilli, elementi di gioielleria in pietre semi-preziose e oro, armi e ornamenti personali di bronzo) sia perché esse, per la prima volta, consentono di comprendere l'impianto urbanistico della città antica dell'età del Tardo Bronzo (1600-1200 a.C.)».
Il paesaggio urbano di Qatna attorno al 1500 a.C., infatti, era dominato da un susseguirsi di palazzi e altri edifici pubblici che torreggiavano monumentali sull'acropoli della città e dominavano i quartieri residenziali ubicati nella sottostante città bassa fra frutteti, orti, giardini, campi coltivati, specchi d'acqua e fonti.
Uno di questi palazzi, il 'Palazzo Orientale', ubicato a est dell'imponente Palazzo Reale, è stato parzialmente portato alla luce dagli archeologi udinesi assieme ai colleghi siriani. Il suo scavo proseguirà negli anni a venire. Il palazzo, appartenuto probabilmente ad un membro della famiglia reale o ad un alto funzionario del regno, fu costruito all'inizio del II millennio a.C. e rimase in uso fino al XIV secolo a.C. Esso venne edificato su terrazzamenti artificiali del plateau roccioso sul quale la città era stata costruita. In questo modo furono superati i dislivelli presenti nel sottostante tavolato calcareo e, nel contempo, attorno al palazzo reale, che divenne l'edificio più alto della città, visibile da tutte le monumentali porte urbiche attraverso le quali si entrava a Qatna, fu possibile creare una scenografia assai suggestiva. Tutto il complesso di edifici palatini e residenziali che circonda l'edificio reale, infatti, sembra rispondere alla necessità di creare una 'cinta' di palazzi che 'incorona' il palazzo reale, vero fulcro del potere della dinastia qatnita.
La parte finora scavata del 'Palazzo Orientale' è costituita da oltre 25 vani che si articolano intorno ad una imponente corte acciottolata di 16 x 10 m e appartengono probabilmente al settore d'ingresso dell'edificio palatino. Nella zona nord-ovest della corte, si trovava un'area quadrangolare non pavimentata, che potrebbe essere stata una parte coperta della corte adibita allo svolgimento di attività cerimoniali.
Fra i vani portati alla luce si trovano anche ambienti con funzioni 'domestiche', come cucine e magazzini, oltre che corridoi e vani di funzione ancora sconosciuta.
Durante l'età del Bronzo Medio II, attorno al XVII secolo a.C., il palazzo fu temporaneamente abbandonato e nei suoi vani vennero scavate le sepolture di una necropoli costituita da tombe in giare, con corredi rappresentati in genere da vasi miniaturistici (bottiglie, piatti, lucerne) e oggetti personali in bronzo, come, ad esempio, spilloni per fermare le vesti.
Dopo una breve fase di abbandono, il 'Palazzo Orientale' fu ricostruito nel XVI secolo a.C. per essere poi definitivamente abbandonato, forse a seguito del violentissimo incendio che, attorno al 1340 a.C., distrusse il Palazzo Reale probabilmente nel corso di una campagna militare condotta dal sovrano ittita Shuppiluliuma I contro Qatna.
Al di sopra del complesso palatino ormai deserto fu edificato un quartiere abitativo. Le abitazioni erano costruite con muri in mattoni crudi rivestiti da un intonaco di calce. Nei vani delle case sono state rinvenute importanti collezioni di ceramica relativa all'età del Bronzo Tardo II (XIII secolo a.C.), che dimostrano come la vita nella città, dopo la distruzione seguita alla campagna di conquista ittita, sia continuata sia pur se su scala più ridotta che nei secoli precedenti.

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Fonte: "Redazione Archaeogate" - 22/02/2008

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