ARCHEOBLOG

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17 aprile 2009

Terremoto: A rischio metà dei siti d’interesse culturale

Il sisma che ha devastato L’Aquila e il suo circondario ripropone con urgenza la necessità di mettere in sicurezza i siti d’interesse culturale sui quali pende la spada di Damocle di un terremoto dagli effetti potenzialmente distruttivi.
Perché se è innegabile che proprio dalla catastrofe naturale che ha colpito l’Abruzzo potrebbe venire un nuovo slancio per la salvaguardia di un patrimonio pressoché sterminato, è altrettanto vero che finora sono notevoli i ritardi accumulati. E le stime sono drammatiche. Secondo il direttore generale per i Beni architettonici e storico-artistici del Mibac, Roberto Cecchi, grosso modo la metà dei siti si trova in un’area a rischio sismico. “Sulla base del ‘vincolato’ di cui disponiamo, si tratta di circa 250 mila edifici su un totale di mezzo milione”, anticipa Cecchi al VELINO. Per giungere a questa conclusione, i tecnici del ministero hanno incrociato le aree dove è maggiore la possibilità che si verifichino eventi sismici con la “densità” culturale dell’area. Ma nonostante l’inevitabile approssimazione, il risultato è impressionante.
Dal 2007 una direttiva del presidente del Consiglio dei ministri stabilisce i passi da compiere per la valutazione e la riduzione del rischio sismico nel patrimonio culturale. A cominciare dalla necessità di operare un monitoraggio per comprendere l’effettiva portata del rischio. Il documento portava a compimento e a sua volta riprendeva argomenti già presenti in una direttiva analoga del 2003. Eppure finora ben poco è stato fatto, prevalentemente per la difficoltà di superare il “conflitto” fra architetti e ingegneri, basato su un diverso modo di intendere gli interventi di messa in sicurezza. “Siamo a metà del guado - riconosce l’architetto Pasquale Zaffina dell'Ordine di Roma e coordinatore del gruppo di Protezione civile -. Le linee guida finalmente sono state stilate, ma il monitoraggio stenta a partire. C’è bisogno di parametri di valutazioni univoche per non correre il rischio che ognuno vada per la propria strada”. Al momento la scheda di valutazione del rischio sismico è stata compilata solo per poche decine di siti, tanto da rendere quasi certamente indispensabile una proroga sui termini di legge previsti dalla direttiva ministeriale, che fissa al 31 dicembre 2010 la conclusione della ricognizione del patrimonio culturale e del tipo di operazioni da effettuare.
“A Firenze si sta già lavorando sugli Uffizi e alle Gallerie dell’Accademia, altri edifici sono invece stati già oggetto di verifiche in Veneto - aggiunge Cecchi -. Tuttavia scontiamo il fatto che la prevenzione è vista come un impaccio senza riscontro immediato, mentre anche da un punto di vista economico è molto conveniente: in molti casi con pochi interventi di cucitura si riescono a fare interventi molto efficaci e poco dispendiosi. Ma è necessario disporre di più elementi possibile su un’opera, perché un intervento sbagliato può comportare danni ancora più gravi. Spesso gli interventi di consolidamento in calcestruzzo armato si sono mostrati inefficaci e addirittura perniciosi”, prosegue Cecchi, che cita a esempio il caso del sisma del Friuli e del castello dell’Aquila, dove proprio il calcestruzzo “ha funzionato come un maglio, peggiorando i danni del sisma”.
Un’occasione per fare il punto della situazione sarà la tavola rotonda “Rischio sismico e patrimonio culturale”, che si terrà oggi alla Casa dell’Architettura di Roma. L’incontro, pensato con l’obiettivo di sviluppare una riflessione scientifica e tecnica nell’ambito disciplinare del restauro, metterà a confronto non solo la parte scientifica del Mibac e quella universitaria, ma anche gli operatori del settore, come gli architetti della Capitale i costruttori riuniti nell’Ance. Organizzato sei mesi fa, per una tragica fatalità l’evento giunge a poco più di una settimana dal terremoto dell’Aquila. Ridando attualità a una tematica, quella del “salvataggio” del patrimonio culturale dai terremoti, finora sottovaluta ma ineludibile per non dover piangere a breve una nuova basilica di San Bernardino o un altro campanile come quello di Santo Stefano di Sessanio.

fonte: IL VELINO CULTURA

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Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, a seguito della grave calamità che ha colpito l’Abruzzo, ha predisposto una serie di iniziative, tra cui, una raccolta fondi ad offerta libera, presso tutti i luoghi d’arte statali che in occasione dell’XI Settimana della Cultura saranno aperti gratuitamente al pubblico.

E’ inoltre attivo un conto corrente intestato a:
MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI SALVIAMO L’ARTE IN ABRUZZO
C/C 95882221 – IBAN:IT–85-X-07601-03200-000095882221
CODICE BIC o SWIFT: BPPIITRRXXX

Maggiori informazioni su: http://www.beniculturali.it/mibac/export/MiBAC/index.html

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