Maria Rocchi, Paolo Xella - "Archeologia e religione" Atti del I Colloquio del "Gruppo di contatto per lo studio delle religioni mediterranee"
In che misura l'archeologia può ricostruire le manifestazioni "religiose" di una cultura estinta? Esistono particolari indicatori e specifici approcci che consentano di ottenere risultati soddisfacenti e condivisi nell'interpretazione dei reperti? In che misura la Storia delle religioni può suggerire agli archeologi, sul piano del metodo specifico, strategie di ricerca recepibili, fruttuose e innovative?
Archeologi e storici delle religioni sono qui chiamati a confrontarsi su problemi interpretativi comuni alla "archeologia del culto", in prospettiva metodologica ed attraverso lo studio di casi particolari: dalla Siria del tardo Bronzo ai "luoghi del sacro" nella Sardegna nuragica, dal caso della miniaturizzazione di oggetti di uso rituale ai criteri di identificazione di templi e santuari nel Levante mediterraneo del I millennio.
PREFAZIONE
Sono qui raccolti i testi dei contributi presentati al I Colloquio organizzato dal Gruppo di contatto per lo studio delle religioni mediterranee, che ha avuto luogo a Roma, nella sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il 15 dicembre 2003.
Nato agli inizi del 2003, il Gruppo di contatto ha voluto interpretare concretamente l'esigenza di stabilire una collaborazione più stretta e sistematica tra quanti, nelle Università o negli Enti di ricerca, sono interessati a studiare le culture del bacino del Mediterraneo, ponendo particolare attenzione a quelle loro manifestazioni riconducibili all'ambito definito convenzionalmente "religioso". .
Negli intenti costitutivi del Gruppo è stata primaria l'intenzione di proporsi come centro di promozione e di aggregazione in questo settore, tanto sul piano della peculiare metodologia storico-religiosa - per cui ci si riconosce nei principi ispiratori di questa collana - quanto sul piano del dialogo interdisciplinare tra storici delle religioni da un lato, specialisti di diversa formazione (storici, archeologi, filologi, epigrafisti, antropologi, etnologi) dall'altro.
Questa linea di ricerca e di dialogo interdisciplinare, tanto spesso difesa ma non altrettanto spesso concretamente applicata, ha prodotto risultati che ci sono apparsi interessanti e promettenti. Ne ricordiamo qui due: la giornata di studio dedicata a "Epigrafia e storia delle religioni" (P. Xella - J.-À. Zamora, a cura di, Epigrafia e storia delle religioni: dal documento epigrafico al problema storico-religioso [= "Studi epigrafici e linguistici sul Vicino Oriente antico", 20], Verona 2003) e il II Colloquio del Gruppo sul tema "Gli operatori cultuali", svoltosi a Roma nei giorni 10-11 maggio 2005, gli atti del quale sono attualmente in preparazione per la stampa.
In tutte queste circostanze la strategia da noi adottata, sostanzialmente semplice a livello teorico, è consistita nello scegliere una tematica su cui potevano confrontarsi studiosi di diverso orientamento, coniugando informazioni e analisi idiografiche, essenzialmente a cura degli specialisti dei vari settori, e trattazione metodo logica dei problemi, di prevalente competenza degli storici delle religioni.
A queste considerazioni deve aggiungersi un breve chiarimento sulla scelta del Mediterraneo come elemento unificante, tendenziale anche se non costringente (anche perché la comparazione storico-religiosa non può ammettere delimitazioni cronologiche o areali). Da un lato, si è tenuto semplicemente conto della prevalente formazione degli studiosi aggregatisi nel Gruppo, sorto in seno alle scienze storico-filologiche e archeologiche rappresentate all'interno del CNR.
Dall'altro lato, al di là di mode attuali anche troppo abusate, questa scelta non cela motivazioni etnocentriche più o meno inconsce, ma una constatazione obiettiva: le culture sviluppatesi intorno al bacino mediterraneo hanno la straordinaria caratteristica di essere state variamente in contatto e interazione per millenni, dando vita ai fenomeni più vari di influssi, trasmissioni, assimilazioni, sincretismi, rigetti, o "rivoluzioni", su scale di varia misura e ordine geografico nonché cronologico.
A questo proposito, Fritz Graf ha giustamente osservato che, in fatto di assimilazioni e dissimilazioni, i processi riscontrabili in quest'area appaiono simili a quelli delle lingue in contatto: ora, proprio questo set di caratteristiche rende ragionevole e proficua l'impresa di studiare queste culture insieme in un progetto ad ampio respiro (F. Graf, "What Is Ancient Mediterranean Religion?", in S.I. Johnston [ed.], Religions o fthe Ancient World. A Guide, Cambridge, Mass. 2004, p. 14).
Dallo specifico punto di vista storico-religioso, pur concedendo che "Mediterraneo" risulta essere in parte (come nei casi di "Oriente", "Buddhismo" e vari altri) una costruzione concettuale di noi occidentali, è innegabile che si tratta di una chiave di lettura che permette realmente di vedere questa koinè nei termini di un grandioso sistema di culture religiose interrelate: qui le consuete distinzioni regionali o locali da noi operate, ad esempio in fatto di panthea e divinità, si stemperano rivelando in quest'ottica un vastissimo e complesso "mercato" di offerte in termini di significati simbolici e prestazioni, cui i gruppi e i singoli hanno avuto e continuano ad avere possibilità di accesso e fruizione (cf. B. Gladigow, "Mediterrane Religionsgeschichte, Romische Religionsgeschichte, Europaische Religionsgeschichte: Zur Genese eines Fachkonzepts", in H.F.l. Horstmanshoff et alii [edd.], Kykeon. Studies in Honour of H. S. Versnel, Leiden 2002, pp. 49-67, in part. pp. 51-52).
Nel presente volume lo sfondo "mediterraneo" serve specificamente a evidenziare alcuni nodi problematici della c.d. archeologia del culto, un settore in cui l'interazione tra competenze diverse non è solo opzionale, ma addirittura indispensabile.
Sia pure di taglio diverso, i saggi qui presentati testimoniano tutti uno sforzo comune per fissare dei parametri interpretativi che dovrebbero godere del massimo consenso e credibilità, onde potere realmente innovare questo delicato e interessante settore di studi attraverso lo strumento dell' interdisciplinarietà.
M.R. - P.X.
SOMMARIO
Prefazione
Paolo Xella, Archeologia e storia delle religioni. Riflessioni sulla terminologia e sul metodo
Maria Rocchi, Contesto naturale e religione
Ida Oggiano, Archeologia del culto: questioni metodologiche
Silvana Di Paolo, Religione e ideologia del potere: qualche dato sulla natura del culto dalla sequenza stratigrafica della Tempelanlage di Kamid el-Loz
Fulvia Lo Schiavo, Un punto di vista archeologico sulla religione nuragica
Diana Segarra Crespo, Archeologia e storia delle religioni: il caso della miniaturizzazione di oggetti destinati alla sfera extra-umana
Massimo Cultraro, L'archeologia del culto negli studi paletnologici dell'Europa centro-orientale: nuovi spunti metodologici
Ida Oggiano, Le "categorie interpretative dell'architettura": gli edifici di culto del Levante del I millennio a.c.
www.essedueedizioni.it
Archeologi e storici delle religioni sono qui chiamati a confrontarsi su problemi interpretativi comuni alla "archeologia del culto", in prospettiva metodologica ed attraverso lo studio di casi particolari: dalla Siria del tardo Bronzo ai "luoghi del sacro" nella Sardegna nuragica, dal caso della miniaturizzazione di oggetti di uso rituale ai criteri di identificazione di templi e santuari nel Levante mediterraneo del I millennio.
PREFAZIONE
Sono qui raccolti i testi dei contributi presentati al I Colloquio organizzato dal Gruppo di contatto per lo studio delle religioni mediterranee, che ha avuto luogo a Roma, nella sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il 15 dicembre 2003.
Nato agli inizi del 2003, il Gruppo di contatto ha voluto interpretare concretamente l'esigenza di stabilire una collaborazione più stretta e sistematica tra quanti, nelle Università o negli Enti di ricerca, sono interessati a studiare le culture del bacino del Mediterraneo, ponendo particolare attenzione a quelle loro manifestazioni riconducibili all'ambito definito convenzionalmente "religioso". .
Negli intenti costitutivi del Gruppo è stata primaria l'intenzione di proporsi come centro di promozione e di aggregazione in questo settore, tanto sul piano della peculiare metodologia storico-religiosa - per cui ci si riconosce nei principi ispiratori di questa collana - quanto sul piano del dialogo interdisciplinare tra storici delle religioni da un lato, specialisti di diversa formazione (storici, archeologi, filologi, epigrafisti, antropologi, etnologi) dall'altro.
Questa linea di ricerca e di dialogo interdisciplinare, tanto spesso difesa ma non altrettanto spesso concretamente applicata, ha prodotto risultati che ci sono apparsi interessanti e promettenti. Ne ricordiamo qui due: la giornata di studio dedicata a "Epigrafia e storia delle religioni" (P. Xella - J.-À. Zamora, a cura di, Epigrafia e storia delle religioni: dal documento epigrafico al problema storico-religioso [= "Studi epigrafici e linguistici sul Vicino Oriente antico", 20], Verona 2003) e il II Colloquio del Gruppo sul tema "Gli operatori cultuali", svoltosi a Roma nei giorni 10-11 maggio 2005, gli atti del quale sono attualmente in preparazione per la stampa.
In tutte queste circostanze la strategia da noi adottata, sostanzialmente semplice a livello teorico, è consistita nello scegliere una tematica su cui potevano confrontarsi studiosi di diverso orientamento, coniugando informazioni e analisi idiografiche, essenzialmente a cura degli specialisti dei vari settori, e trattazione metodo logica dei problemi, di prevalente competenza degli storici delle religioni.
A queste considerazioni deve aggiungersi un breve chiarimento sulla scelta del Mediterraneo come elemento unificante, tendenziale anche se non costringente (anche perché la comparazione storico-religiosa non può ammettere delimitazioni cronologiche o areali). Da un lato, si è tenuto semplicemente conto della prevalente formazione degli studiosi aggregatisi nel Gruppo, sorto in seno alle scienze storico-filologiche e archeologiche rappresentate all'interno del CNR.
Dall'altro lato, al di là di mode attuali anche troppo abusate, questa scelta non cela motivazioni etnocentriche più o meno inconsce, ma una constatazione obiettiva: le culture sviluppatesi intorno al bacino mediterraneo hanno la straordinaria caratteristica di essere state variamente in contatto e interazione per millenni, dando vita ai fenomeni più vari di influssi, trasmissioni, assimilazioni, sincretismi, rigetti, o "rivoluzioni", su scale di varia misura e ordine geografico nonché cronologico.
A questo proposito, Fritz Graf ha giustamente osservato che, in fatto di assimilazioni e dissimilazioni, i processi riscontrabili in quest'area appaiono simili a quelli delle lingue in contatto: ora, proprio questo set di caratteristiche rende ragionevole e proficua l'impresa di studiare queste culture insieme in un progetto ad ampio respiro (F. Graf, "What Is Ancient Mediterranean Religion?", in S.I. Johnston [ed.], Religions o fthe Ancient World. A Guide, Cambridge, Mass. 2004, p. 14).
Dallo specifico punto di vista storico-religioso, pur concedendo che "Mediterraneo" risulta essere in parte (come nei casi di "Oriente", "Buddhismo" e vari altri) una costruzione concettuale di noi occidentali, è innegabile che si tratta di una chiave di lettura che permette realmente di vedere questa koinè nei termini di un grandioso sistema di culture religiose interrelate: qui le consuete distinzioni regionali o locali da noi operate, ad esempio in fatto di panthea e divinità, si stemperano rivelando in quest'ottica un vastissimo e complesso "mercato" di offerte in termini di significati simbolici e prestazioni, cui i gruppi e i singoli hanno avuto e continuano ad avere possibilità di accesso e fruizione (cf. B. Gladigow, "Mediterrane Religionsgeschichte, Romische Religionsgeschichte, Europaische Religionsgeschichte: Zur Genese eines Fachkonzepts", in H.F.l. Horstmanshoff et alii [edd.], Kykeon. Studies in Honour of H. S. Versnel, Leiden 2002, pp. 49-67, in part. pp. 51-52).
Nel presente volume lo sfondo "mediterraneo" serve specificamente a evidenziare alcuni nodi problematici della c.d. archeologia del culto, un settore in cui l'interazione tra competenze diverse non è solo opzionale, ma addirittura indispensabile.
Sia pure di taglio diverso, i saggi qui presentati testimoniano tutti uno sforzo comune per fissare dei parametri interpretativi che dovrebbero godere del massimo consenso e credibilità, onde potere realmente innovare questo delicato e interessante settore di studi attraverso lo strumento dell' interdisciplinarietà.
M.R. - P.X.
SOMMARIO
Prefazione
Paolo Xella, Archeologia e storia delle religioni. Riflessioni sulla terminologia e sul metodo
Maria Rocchi, Contesto naturale e religione
Ida Oggiano, Archeologia del culto: questioni metodologiche
Silvana Di Paolo, Religione e ideologia del potere: qualche dato sulla natura del culto dalla sequenza stratigrafica della Tempelanlage di Kamid el-Loz
Fulvia Lo Schiavo, Un punto di vista archeologico sulla religione nuragica
Diana Segarra Crespo, Archeologia e storia delle religioni: il caso della miniaturizzazione di oggetti destinati alla sfera extra-umana
Massimo Cultraro, L'archeologia del culto negli studi paletnologici dell'Europa centro-orientale: nuovi spunti metodologici
Ida Oggiano, Le "categorie interpretative dell'architettura": gli edifici di culto del Levante del I millennio a.c.
www.essedueedizioni.it
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