SASSUOLO (Mo). Archeologia a Montegibbio - La villa urbano rustica di epoca romana
dal 7 ottobre al 4 novembre 2007
La mostra allestita nel Palazzo Ducale di Sassuolo segue di un paio di mesi la prima esposizione che si è tenuta nel suggestivo Castello di Montegibbio, nata dalla sinergia di sforzi di un gruppo di persone che hanno creduto e sostenuto con grande entusiasmo questo progetto di ricerca archeologica.
"Archeologia a Montegibbio" illustra le fasi di un importante rinvenimento archeologico avvenuto in località il Poggio: una villa urbano rustica di epoca romana.
La ricerca iniziale, condotta per una tesi di dottorato in Archeologia da Francesca Guandalini, verteva sull’individuazione nel territorio collinare modenese di resti archeologici, in particolare nelle zone interessate da “salse”; queste sono pseudo-vulcanetti di fango, che grazie alla fuoriuscita di gas metano, eruttano, in modo discontinuo, acqua salata e fango. L’intento della ricerca era di comprendere quali fossero le dinamiche insediative antiche riscontrabili vicino ai campi di salse, la cui produzione di fango salato rappresentava una risorsa alimentare e medicinale importante per il mondo antico.
Proprio nei recessi della terra di Montegibbio, in località il Poggio, ameno borghetto situato alcune centinaia di metri a sud rispetto alla salsa di Montegibbio, era custodita una risposta agli interrogativi archeologici menzionati.
Da anni, in alcuni campi del Poggio, in seguito alle arature emergevano “cocci antichi”, la cui presenza aveva fatto ipotizzare agli abitanti del borgo l’esistenza di un’abitazione alquanto antica.
Tra gli osservatori più attenti e appassionati alle vicende di Montegibbio, si è subito distinta, per passione ed entusiasmo, la famiglia Ottani che con le proprie ricerche ha contribuito a svelarne i segreti.
Grazie a queste indicazioni e allo studio del materiale archeologico raccolto e consegnato alla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna è nata l’esigenza di approfondire la conoscenza di questo sito.
Ciò è stato possibile con l’apertura di due saggi di scavo svoltisi nel 2006 e nel 2007, promossi dal Comune di Sassuolo, e condotti da Francesca Guandalini sotto la direzione scientifica della Soprintendenza, nelle persone del Soprintendente Dott. Luigi Malnati e dell’archeologo Dott. Donato Labate.
Le due campagne di scavo, l’ultima delle quali terminata nel luglio 2007, hanno fornito interessantissimi nuovi dati, sebbene ancora preliminari, sulla Sassuolo e Montegibbio romana. Gli studi condotti hanno goduto, tra l’altro, dell’interessamento di professori di geologia, mineralogia e paleontologia dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia.
La mostra nasce dal desiderio di far conoscere ai visitatori le potenzialità storiche ed archeologiche nascoste nel territorio di Montegibbio, con la speranza che da questo inizio possano nascere nuove ricerche e studi.
Gli scavi
Nella parte di abitato individuata al Poggio sono state rilevate ben quattro fasi insediative succedutesi nel tempo. Di tali fasi all’interno dello scavo sono state lasciate come testimonianze tangibili i muri.
La prima fase, quella più antica, nella pianta altimetrica in azzurro e in verde, è costituita da una grande stanza (5 m x 5,5 m) con pavimento in opus signinum delimitato sui quattro lati da muri costruiti in laterizio e pietre squadrate (circa 50 cm di larghezza). Il muro orientale conserva ancora la soglia d’ingresso costituita da un unico blocco in pietra. Questa prima stanza fa parte di un complesso abitativo molto ampio, presumibilmente databile al I sec. a.C., riferibile ad una villa romana urbano rustica.
La prima fase fu presumibilmente distrutta da una scossa di terremoto che provocò un evidente collasso del pavimento e delle strutture murarie che lo delimitano. Osservando la pianta, infatti, si nota uno sprofondamento subito da questo ambiente da nord a sud di circa 1 metro.
Su questa prima struttura sono state costruite quelle successive. In epoca imperiale, dopo circa due secoli di abbandono delle strutture della prima fase coperte dal crollo del tetto e colmate da un consistente deposito colluviale di argilla, vengono costruiti, presumibilmente nel III secolo d.C., labili e piccoli muretti in laterizi disposti a taglio (30 cm di larghezza).
Poco dopo, tra IV-III secolo d.C., viene costruito un ambiente aperto, forse un portico, chiaramente visibile dalla presenza di due plinti, cioè basi quadrate in laterizi usati per sorreggere le colonne, allineati tra loro nord sud.
Al V-VI secolo d.C. è databile l’ultima fase insediativa caratterizzata da muri in ciottoli e da un grande basamento in laterizi, riferibili ad una struttura abitativa di tipo rurale. In questo periodo viene chiuso l’ambiente aperto delimitato dai plinti, i quali però non vengono distrutti ma sfruttati all’interno dei suddetti muriccioli.
La fase più antica dell’abitato rinvenuto al Poggio è riferibile ad un ambiente di una grande villa urbano rustica presumibilmente edificata nel corso del I sec. a.C. Per villa urbano rustica si intende un’abitazione complessa estesa su un’ampia superficie di terreno (fino a 1 ettaro) costituita sia da ambienti residenziali, sia da ambienti rustici. In particolare la documentazione pregressa sulle ville attestate nelle colline modenesi restituisce evidenze significative sul lusso degli arredi, e in alcuni casi, sulla presenza di ambienti di tipo termale.
Nella pars urbana della villa risiedeva il dominus, cioè il signore, mentre nella pars rustica i servi che si occupavano della produzione agricola, dell’allevamento e del buon funzionamento degli impianti produttivi. Anche in questo caso, nell’insediamento individuato al Poggio, accanto alla villa, nello scavo del 2006, sono stati rinvenuti i resti di una fornace, attiva sul territorio a partire dalla fine del II sec. a.C. L’impianto si occupava non solo della produzione di laterizi utilizzati per la costruzione della villa stessa, ma anche di anfore per contenere olio e vino e di dolia, grossi vasi utili per la conservazione delle derrate alimentari.
Tra i reperti riferibili alla fornace si segnalano numerosi distanziatori fittili di forma cilindrica e alcuni frammenti di “orieni” cioè tubuli usati per costruire le volte non solo delle fornaci ma anche di edifici pubblici e privati.
L’ambiente della villa individuato durante lo scavo del 2007 è costituito da un bel pavimento in opus signinum. L’opus signinum è un tipo di pavimentazione costituita da una base formata da calce mescolata a frammenti di terracotta, decorato da tessere di mosaico sparse, regolarmente intervallate o disposte a formare un disegno geometrico, oppure da frammenti di marmi o pietre bianche o colorate. Il termine opus signinum deriva dalla città di Segni (Signa), vicino a Roma, dove le fonti antiche raccontano fosse stato inventato questo tipo di pavimento.
Il pavimento individuato durante lo scavo è di forma rettangolare della larghezza di 5 m x 5,5 m di altezza. La decorazione è molto simile ad un tappeto, infatti è costituita da una cornice esterna formata da un meandro di svastiche a giro semplice e quadrati, delineato da una fila di tessere bianche. Al centro di ogni quadrato è una rosetta. Questa fascia decorata è delimitata al di sopra da due linee di tessere, la prima nera, la seconda bianca. La decorazione interna è costituita da file ortogonali di crocette formate da quattro tessere bianche e una tessera centrale nera, che creano l’effetto di una rosetta. Pavimenti di questa tipologia rinvenuti nell’ambito della Regio VIII (l’attuale Emilia) sono datati nel corso del I sec. a.C.
La stanza individuata faceva indubbiamente parte della dimora signorile ma l’indagine archeologica, per ora limitata, non consente di comprendere la funzione di questo ambiente, poiché la pianta e la struttura dell’intera villa sono ancora ignote.
Info
Promosso da: Città di Sassuolo, Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna, Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico e Etnoantropologico per le Province di Modena e Reggio Emilia, con il contributo di SAT, Manfredini e Schianchi srl, Circolo Boschetti Alberti Montegibbio e Geogrà
Da domenica 7 ottobre a domenica 4 novembre 2007 (solo sabato e domenica)
Inaugurazione domenica 7 ottobre alle ore 10,30
Orari: sabato dalle ore 15 alle 18
domenica e festivi dalle ore 10 alle 13 e dalle 15 alle 18
Costo biglietto: gratuito
Sassuolo (Mo) - Palazzo Ducale - Piazzale della Rosa IAT Sassuolo tel. 0536.1844853, fax 0536.805527
Fonte: MiBac - Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Sopr. Archeol. Emilia Romagna
Autore: Carla Conti, Donato Labate, Francesca Guandalini
Etichette: Mostre

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