Pozzuoli (Na). Nuove scoperte a Rione Terra
L'ultima notizia è di pochi giorni fa, quando dal Rione Terra di Pozzuoli è tornato alla luce uno splendido rilievo marmoreo raffigurante una scena votiva dedicata alla Giunione Sospita.
Ma il «collage» dei percorsi flegrei dedicato al culto e al mistero di Iside nella terra dei campi ardenti è praticamente infinito. Cuore pulsante del favoloso mito egizio restano le colonne e i fregi del più famoso Serapèo simbolo della storia locale, termometro indelebile del bradisismo, con il suo eterno ritmo che misura la risalita e l'abbassamento del suolo puteolano. Nello stesso tempo, sono migliaia le testimonianze dell'antica arte orientale ritrovate (e non sempre salvate, purtroppo) nel corso delle campagne di scavo condotte nel centro storico e nelle periferie di Pozzuoli, Baia, Bacoli, Cuma, Miseno e Liternum.
Piccole e grandi opere decorative, pezzi raffinati di mercanzie in oro, argento, bronzo, avorio, arrivati dal mare, «aegyptiaca» autentici, ovvero amuleti in forma di scarabei, collane, pendagli e statuine in ambra e pasta di vetro, commissionate in serie dai ricchi commercianti flegrei che controllavano il traffico nel porto commerciale fino all'avvento di Ostia.
Un patrimonio sino a pochi anni fa insospettabile per i musei e i siti archeologici dell'area puteolana. Una realtà in parte inedita per gli antiquari minori della periferia flegrea. In minima parte le scoperte dell'antica arte egiziana hanno impreziosito la mostra destinata al museo del Rione Terra, allestita per il momento nei locali (un po' troppo decentrati) del Castello aragonese di Baia. Una testimonianza in più del culto definito dell'egittomania: una vera e propria moda, espressa non soltanto nelle pitture delle case e degli edifici pubblici, ma anche attraverso le decorazioni scultoree di mobili e giardini, oggetti di faience, suppellettili, amuleti, monili.
Pozzuoli, dagli studiosi definita la "Delo minore d'Italia", certamente fu l'emporio mediterraneo più aperto agli scambi delle comunità straniere, centro nevralgico delle attività commerciali che governavano i sistemi economici del mondo antico. I legami fra le comunità campane e l'Egitto in epoca romana, infatti, non si limitarono al culto di Iside, di Serapide, di Arpocrate: in seguito alle conquiste di Augusto, sotto l'impulso della corte imperiale, si diffuse a macchia d'olio il filone dell'egittomania.
Tutto questo, e altro, si condensa nel progetto della mostra da domani aperta negli spazi del Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Con una nota di grande interesse in più, proposta nel catalogo da una testimonianza storica del professore Fausto Zevi, per molti anni Soprintendente ai Beni Archeologici di Napoli e Caserta. Un contributo indispensabile per rileggere l'importanza del ruolo centrale svolto dalla comunità puteolana sino ai giorni fatali della decadenza.
Fonte: "Il Mattino" - 17/10/2006 -La notizia è segnalata anche in ARCHEOMEDIA
Pagina di approfondimento storico-archeologico della Campania

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