Torino. Argenti – Pompei, Napoli, Torino.
Proseguirà a Torino il cammino della grande mostra "Argenti a Pompei". Realizzata per iniziativa del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e promossa e sostenuta dalla Regione Campania, Assessorato al Turismo e ai Beni culturali, e dalla Fondazione per l’Arte della Compagnia di San Paolo, la mostra sarà ospitata dal Museo di Antichità di Torino dal 26 ottobre 2006 al 4 febbraio 2007.
La Mostra, che prende il nome di "Argenti. Pompei, Napoli, Torino" avrà un nuovo apposito allestimento, con l’esposizione delle argenterie d’età romana conservate nel Museo torinese: il Tesoro di Marengo e il vasellame appartenente alle collezioni sabaude d’antichità greco-romane.
L’accostamento tra i reperti pompeiani e i preziosi oggetti torinesi offre al visitatore la possibilità di ricostruire un percorso ideale che, da Pompei alle collezioni del Museo Archeologico di Napoli sino alle collezioni del Museo di Antichità di Torino abbraccia più di tre secoli di storia del grande artigianato artistico antico e introduce alla formazione del gusto e del collezionismo moderni.
Gli Argenti da Pompei
I ritrovamenti di argenterie, rinvenute presso i corpi delle vittime dell’eruzione, in contesti domestici tra le suppellettili delle case più abbienti o conservati in luoghi giudicati sicuri sono annotati nella storia degli scavi sia di Pompei che del suo suburbio: si tratta quasi sempre di interessanti e pregiati esemplari di vasellame per bere (argentum potorium) e di vasellame per mangiare (argentum escarium) o di oggetti legati alle abitudini quotidiane più raffinate, come specchi o utensili da toeletta, appartenenti a quella produzione di argenteria che si colloca cronologicamente tra l’età di Silla e il 79 d.C.
L’ampia varietà funzionale e formale documentata si traduce anche nel vasto differenziarsi quantitativo della composizione dei servizi d’argento presentati in Mostra, che va da un paio di recipienti alle centinaia di pezzi che compongono i tesori.
I 260 pezzi provenienti da Pompei documentano come lo stretto rapporto tra il ceto del proprietario e lo sfarzo si declinasse nella proprietà di servizi del genere, divenuti simboli di stato e, come tali, ambiti da quasi tutte le classi sociali.
Aiutano a definire un articolato quadro di insieme i numerosi affreschi ed il ninfeo in pasta vitrea presentati alla Mostra, suggerendo all’immaginario del visitatore la ricostruzione dello spazio fisico all’interno del quale gli argenti erano utilizzati, nonché le modalità dell’utilizzo stesso.
Gli Argenti del Museo di Antichità di Torino - Il Tesoro di Marengo
La storia moderna di questo Tesoro inizia nel 1928, in località Spinetta Marengo, presso Alessandria, nelle cui campagne venne casualmente rinvenuto interrato in una fossa. Il complesso occupa un posto preminente nell’argenteria della piena età romana: la presenza del bellissimo busto, in grandezza naturale, dell’imperatore Lucio Vero fornisce un termine per la datazione alla seconda metà del II secolo d.C.
L’eterogeneità qualitativa, funzionale e cronologica del materiale, il luogo e le condizioni di conservazione al momento del ritrovamento lasciano ipotizzare che anche in questo caso - come per gli argenti da Pompei - sia stato un evento particolare (la fuga precipitosa dopo un saccheggio o, al contrario, il tentativo di preservarli dalla razzia) - a garantirne la conservazione ed il successivo recupero.
I 20 oggetti presentati in mostra sono probabilmente pertinenti - assieme ad altri frammenti minori, non esposti - ad un edifico di culto, al cui apparato decorativo potrebbe appartenere una fascia decorata a rilievo con un teoria di divinità e del cui materiale votivo farebbe parte un’iscrizione votiva a Fortuna Melior.
Gli argenti delle collezioni sabaude
Alle collezioni museali derivate dalle raccolte antiquarie della dinastia Savoia, costituite fin dal Cinquecento, appartiene un gruppo di quindici vasi (tra cui un vassoio ovale, patere con manico e coppe) quasi tutti decorati a incisione e a sbalzo con motivi figurati e vegetali di origine ellenistica, rielaborati da artisti argentieri tra il I e il II/III secolo d.C. Di origine sconosciuta, questi vasi trovano in parte confronti in argenti romani coevi delle province transalpine (Gallia e Germania). Ad essi si aggiunge una pregevole coppa decorata a sbalzo con raffigurazione di Amazzonomachia, rinvenuta alla fine del Settecento nella riva del Po, presso la città romana di Industria - Monteu da Po (Provincia di Torino).
Per informazioni:
Sede Espositiva: Museo di Antichità, Via XX Settembre, 88 - 10122 Torino
Giorni e orario di apertura: martedì - sabato, 9.30 – 19.30; lunedì chiuso
Ingresso: € 4,00 (gratuito ai minori di 18 anni; agli ultra 65enni; con card abbonamento musei)
Fonte:"Archeomedia"
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