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05 agosto 2008

Baia (Na). Sotto il Castello Aragonese si nasconde la villa di Cesare?

Una splendida villa repubblicana si cela sotto il Castello Aragonese di Baia, sul litorale flegreo: e se fosse proprio la villa di Cesare? Il suggestivo interrogativo resta sullo sfondo del progetto portato avanti a Baia dalla Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Napoli e di Pompei, di cui è responsabile scientifico Fausto Zevi, già soprintendente archeologo di Napoli. E' in corso un ampio intervento di recupero dell'area, che comprende lo scavo della villa repubblicana, seguito dal 1999 da Paola Miniero, responsabile unico del procedimento e direttrice del Museo dei Campi Flegrei, e il restauro del quattrocentesco Castello Aragonese, curato da Enrico Guglielmo, soprintendente ai Beni Architettonici e al Paesaggio di Napoli e Provincia. "Secondo me, quella è la villa di Cesare", afferma Zevi. Una villa ricca, databile al 60 a.C., composta di un nucleo abitativo posto sulla sommità del costone, in corrispondenza del cosiddetto "Padiglione del Cavaliere" del castello, e di una parte "marittima" provvista di terrazzamenti e peschiere al livello del mare, collegata da una rampa con tanto di galleria nella roccia. La domus oggi è conservata al livello dei pavimenti ma mostra la successione di più fasi.  "La prima fase è in opus signinum", spiega Zevi, alludendo al pavimento in cocciopesto decorato con tessere musive bianche ancora oggi conservato in situ, all'interno del "maschio" del castello. "Poi c'è un rifacimento dei pavimenti in mosaico bianco e nero di età augustea, attorno agli anni 30 del I secolo. Infine, ad un livello superiore di circa 50-60 cm, c'è una fase tra l'età neroniana e quella flavia, con pavimenti in opus sectile e modifiche sostanziali nella planimetria", prosegue lo studioso. "Mi ricorda molto la Villa dei Misteri a Pompei". Come spiega Paola Miniero, "lo scavo si è concentrato nel nucleo abitativo, dove è stato messo in luce un atrio tuscanico, con tablino, ambienti ai lati e portico attorno. La maggior parte delle decorazioni pavimentali e parietali appartiene alla fase tardo repubblicana", prosegue l'archeologa. "C'è una parete obliterata nella fase successiva da un'abside, che ancora conserva una straordinaria pittura in II stile, di livello altissimo, di un tipo caratteristico degli anni 60 e 70, molto vicina a quelle della Villa di Oplontis o della Villa dei Misteri".

Fonte: "Archeo - Luglio 2008" - Autore: Flavia Marimpietri

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