ARCHEOBLOG

Giornale archeologico e culturale costantemente aggiornato con le ultime notizie e gli ultimi approfondimenti storico-archeologici



30 gennaio 2007

Roma. L'Urbe di Agrippa svelata dal metrò C

Anche se nascosto tra le impalcature di scavo, l'aspetto che rivela è imponente. E' la "fondazione di un edificio pubblico di età imperiale - spiega Fedora Filippi, l'archeologa responsabile dei lavori -. Un'opera cementizia,un impasto di malta e travertino, che arriva a quattro-cinque metri di profondità". Sopra, i resti di blocchi di marmo.
Eccola una delle prime importanti scoperte venute alla luce grazie ai lavori per la linea "C" del metrò. Siamo nel cantiere di fronte la chiesa di Sant'Andrea della Valle, nel cuore dell'antico Campo Marzio romano. E l'"opera cementizia", un muro di fondamento che va da est verso ovest, è la conferma di quanto il luogo in età imperiale fosse importante. Con in mano la pianta ricavata sulla base delle informazioni della letteratura archeologica, la responsabile dello scavo, che è sotto l'egida della soprintendenza archeologica di Roma guidata da Angelo Bottini, illustra il contesto in cui questa fondazione di un edificio imperiale si colloca. "Sappiamo" - spiega Fedora Filippi - che ad est vi erano le Terme di Agrippa (e parte dei resti che sono ancor oggi visibili verso via dell'Arco della Ciambella), e ad ovest verso lo stadio di Domiziano con il suo Odeon. Qui ritrovamenti di ogni genere sono già stati fatti nel tempo". Le ipotesi su cosa si potesse erigere sopra questo grande muro di fondamenta obliquo rinvenuto nello spazio di fronte la chiesa (il cui Angelo è il simbolo del cantiere) si fanno sulla base delle fonti. "Si potrebbe parlare dello Stagnum di Agrippa - spiega Fedora Filippi - una piscina legata in qualche modo alle Terme. Oppure si può pensare al Templum Boni Eventus, il Tempio della Buona Fortuna, quindi il muro di potrebbe ricollegare al propizio nome di questo edificio". Ma "da qui dire che abbiamo trovato il tempio o lo stagno di Agrippa ce ne corre - ci tiene a precisare l'archeologa - Questa struttura per le sue caratteristiche denota sicuramente l'appartenenza ad un edificio pubblico importante. Stiamo lavorando per metterlo in connessione con i ritrovamenti pregressi e con le fonti. Queste sono solo due ipotesi". E quasi come un giallo, l'indagine archeologica prosegue. "In questa zona verranno aperti altri tre o quattro piccoli cantieri - aggiunge il direttore dei lavori, l'ing. Enrico Molinari - Uno accanto a via del teatro Valle, dove è lo slargo, un altro nel parcheggio accanto la chiesa di Sant'Andrea, poi in via Sora e in piazza della Cancelleria. Saranno proprio queste indagini archeologiche che daranno ai progettisti tutte le informazioni utili per la realizzazione delle stazioni e delle uscite del metrò". Quel che resta di una colonna di marmo cipollino, di più di un metro di diametro è già stato estratto dallo scavo, mentre sul muro si trova l'altro grande blocco di marmo. Nello scavo vengono via via trovati, e raccolti in una serie di cassette gialle, altri frammenti: resti di anfore, di vasi di epoca tardo-medievale, "cocci" di ogni genere. Verranno catalogati e si penserà poi alla loro musealizzazione, al museo della linea "C", il metrò archeologico, come l'ha definito il sindaco Walter Veltroni, e del quale ha parlato perfino pochi giorni fa il Wall Street Journal. "Siamo nel cuore della città antica - conclude Fedora Filippi - è un lavoro di archeologia urbana che dimostra con una stratigrafia di duemila anni la continuità di vita".

Fonte: "Corriere della Sera" - 30/01/2007 - Autore: Lilli Garrone

28 gennaio 2007

Trieste. "Radici del presente".

fino al 30 maggio 2007

Attualita' e valore delle tracce di Roma antica.

Il Gruppo Generali festeggia i 175 anni con una mostra archeologica ideata e curata da Trivioquadrivio (www.triq.it), con la consulenza scientifica dell'Istituto di Archeologia dell’Universita' Cattolica di Milano.
Una mostra, un gioco in scatola e un dvd per avvicinare i ragazzi delle scuole primarie e secondarie alla sacrale preziosita' del reperto archeologico. E' l'operazione realizzata da Trivioquadrivio con la consulenza scientifica dell'Istituto di Archeologia dell'Universita' Cattolica.
Trivioquadrivio, societa' di consulenza culturale e organizzativa e formazione, prosegue la collaborazione con il Gruppo Generali, avviata nel 2002 con la realizzazione del video e del cd-rom istituzionale e successivamente sviluppatasi attraverso numerosi interventi, tutti volti a rappresentare la fertile relazione tra cultura e attivita' produttive dedicate alla valorizzazione del territorio.
Generali, infatti, sviluppa da sempre il proprio impegno per la salvaguardia dei beni ambientali e culturali mirando a trasmettere alle giovani generazioni una positiva continuita' con le loro radici culturali.

Nell’ambito delle iniziative volte a celebrare il 175mo anniversario dalla fondazione del piu' grande gruppo assicurativo d’Italia, Trivioquadrivio ha dato vita alla mostra archeologica dal titolo “Radici del presente", che resta aperta dal 27 gennaio al 30 maggio 2007, nella sede delle Generali a Trieste, e che vede esposti 28 reperti archeologici di eta' romana riportati alla luce in occasione della costruzione della sede Generali di Roma in piazza Venezia.
Recuperati agli inizi del Novecento questi resti sono riferibili all'arredo di un complesso residenziale, una domus, costruita nell'area vicino al foro di Traiano - uno dei piu' imponenti e antichi complessi architettonici - tra la fine del I sec. e gli inizi del II sec d.C., e rimasto in funzione sino al termine del IV sec d.C.

I 28 reperti proposti nel percorso archeologico attraverso pannelli espositivi, sono stati selezionati per ricostruire uno spaccato di vita nella Roma di eta' imperiale. Rappresentano svaghi, credenze, attese e giochi dell'epoca: testimonianza di come alcuni comportamenti umani non sono mutati con il trascorrere del tempo.
L’obiettivo del progetto di Trivioquadrivio è infatti quello di richiamare l’attenzione degli alunni, cittadini di domani, sull’importanza e il valore dei beni culturali e ambientali, con particolare riguardo al patrimonio artistico e archeologico del nostro Paese.

“Quando le Generali ci hanno incaricato di progettare la mostra - dice l’architetto Pietro Storti, Partner di Trivioquadrivio e curatore della mostra - abbiamo subito fatto ritorno alle nostre memorie di giovani studenti, trasportati da una mostra all’altra senza capire bene perche' e senza riuscire a entrare nei contenuti che ci venivano offerti. Per questo abbiamo cercato di realizzare una mostra che fosse accessibile, comprensibile e piacevole anche per i ragazzi delle scuole. Ci e' parso il modo migliore per affrontare un tema delicato sul piano educativo e decisivo sul piano economico: il rapporto con il nostro passato“.
Le Generali sono una grande realta' multinazionale, che da quasi due secoli produce brillanti risultati economici senza sacrificare alcuni valori legati alla tradizione, alla terra e alla cultura. Questa piccola mostra intende evidenziare la possibilita', in cui trivioquadrivio crede molto, di integrare la cultura organizzativa delle imprese con la cultura accademica e con lo sviluppo del Paese".

Per una impresa economica 175 anni appaiono tanti, non sono molte le aziende che possono vantare una simile longevità. Ma questo periodo risulta immediatamente assai piu' breve non appena viene paragonato al tempo lungo della storia culturale. Sono passati oltre diciotto secoli da quando furono realizzate le case, le statue, i monumenti, i cui frammenti popolano questa mostra. Milleottocento anni, un tempo ragguardevole, quasi incomprensibile, soprattutto per le generazioni piu' giovani, alle quali la mostra si rivolge.
“Una compagnia assicurativa che aspira a mantenere la propria solidita' e ad accrescere la propria affidabilita' deve necessariamente realizzare investimenti che sappiano favorire lo sviluppo della societa' nella quale opera, a tutto vantaggio di coloro che verranno“, dice Leonardo Previ, presidente di Trivioquadrivio e docente universitario di Storia Economica della Cultura e di Gestione delle Risorse Umane. Il Gruppo Generali ha saputo coltivare questa particolare sensibilità per le distanze temporali anche in direzione del passato. E' nel passato piu' prossimo che si radica uno stile organizzativo particolare; e' nel passato remoto che si vuole riconoscere l’origine dei valori e degli atteggiamenti piu' attuali.
Ecco perche' questa mostra si sforza di attualizzare eventi tanto lontani: per aiutare chi vive nel presente a sviluppare l’opportuna sensibilita' per il tempo che e' stato, presupposto necessario per riuscire ad affrontare il tempo che sarà".

Comunicato stampa: "http://www.triq.it/2005/ita/pagine/radici_del_presente.pdf"

Info:
Palazzo della Direzione Centrale - piazza Duca degli Abruzzi, 2 - Trieste
Aperta al pubblico: sabato 10-18; domenica 9-13
fino al 30/5/07 - tel. 800 136012

Fonte: "www.triq.it"

26 gennaio 2007

Roma. Sull'Aventino individuato il Tempio della dea Diana

In pianta, il giardino dell'Istituto nazionale di studi romani presenta un disegno a forma di X. Sembra un segno fatto apposta - come la W del film Questo pazzo, pazzo mondo - per iniziare a scavare. Alla ricerca di uno straordinario tesoro. Nascosto, forse, al centro delle diagonali incrociate. In quel punto, sotto il manto di brecciolino del belvedere sul Tevere in dotazione all'ex convento intitolato ai santi Bonifacio ed Alessio, potrebbero infatti sorgere le rovine del gigantesco, e mai individuato, tempio di Diana. Il primo nascondiglio dove (nel 122 a.C.) Gaio Gracco tentò inutilmente di scampare alla morte. "Ritirandosi sull'Aventino". E' l'ipotesi che l'archeologa Laura Vendittelli presenterà stasera alle nove. Proprio all'Istituto di studi romani, ma nella sede dei vicini di casa: quel Pontificio ateneo di S.Anselmo (piazza Cavalieri di Malta 5) che ha collaborato all'organizzazione del ciclo di "Incontri culturali aventinesi" sull'"Aventino, colle sconosciuto".
Partendo dai frammenti 21 e 22 della Forma Urbis, la Vendittelli basa la sua ipotesi sostanzialmente su tre elementi: 1) una pianta del 1924 dell'Aventino che dimostra come prima degli anni Trenta il colle distribuito alla plebe nel 456 a.C. presentasse quegli spazi rettilinei ed ampi tanto da ospitare un tempio ottastilo delle dimensioni della casa di Diana con accanto quella di Minerva; 2) torsi, statue e un simulacro di Diana Efesina ritrovati nel 7-800 in quella zona; 3) una Passio di VI-VII secolo che ricorda come Santa Eugenia, dopo essersi rifiutata di adorare la Dea cacciatrice e aver mandato miracolosamente in frantumi la statua, fosse stata gettata con un peso al collo nel Tevere. E dove se non dal punto più alto, e sul fiume, dell'Aventino, ossia la sede dell'Istituto studi romani? La tesi della studiosa in forza alla Soprintendenza statale ha convinto i padroni di casa. C'è da giurare che stasera, finita la sua prolusione, gli accademici poseranno le penne e impugneranno le vanghe. "Siamo pronti a mettere a disposizione i nostri archeologi per seguire lo scavo nel giardino" annuncia il presidente, il professor Mario Mazza, anche a nome dei 50 membri ordinari. "Ben vengano gli sponsor" gli fa eco il coordinatore, Massimiliano Ghilardi. La caccia al tesoro, e ai fondi, è gia partita.

Fonte: "La Repubblica" - 26/01/2007 - Autore: Carlo Alberto Bucci

25 gennaio 2007

Importante scoperta a Fiano Romano (Roma)

Un sepolcro di un alto magistrato, di età repubblicana, risalente al I secolo a.C., è stato recuperato dagli uomini del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, coordinati dal pm Giorgio Paolo Ferri, nell'ambito di una operazione alla quale hanno collaborato anche i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale.

I finanzieri di una delle sezioni del Nucleo di Tutela del Patrimonio Archeologico, comandati dal capitano Massimo Rossi, lo hanno recuperato nelle campagne di Fiano Romano. Il sito originario del mausoleo era nel ricco santuario di Lucus Feroniae, il sacro bosco della dea Feronia, depredato da Annibale nel 211 a.C. Nei primi anni '90 i reperti furono dissepolti e portati nella zona di Fiano Romano da dove, a distanza di circa quindici anni, stavano per essere indirizzati al mercato sino-nipponico, attraverso la Svizzera.

Due persone del luogo sono state denunciate in stato di liberta' per i reati di ricettazione e scavo clandestino: operanti nel settore edilizio, si sarebbero materialmente impossessati del bene e lo avrebbero sepolto. Si tratta di 11 lastre marmoree in marmo lunense di grandi dimensioni (cm. 80x100x40), costituenti il proscenio decorativo di un grande e ricco mausoleo principesco istoriato con bassorilievi di scene gladiatorie e giochi commemorativi. Mancano alcune sue sezioni, mentre un altro, prezioso, pannello, é stato rinvenuto in un altro nascondiglio. Il mausoleo sarà restituito al pubblico.

Fonte: "Ansa.it" - 25/01/2007


20 gennaio 2007

Quarta Campagna di Scavo dell'Università di Lecce a Dime (El-Fayyum) - Rapporto 2006

La Missione Archeologica del Centro di Studi Papirologici dell'Università di Lecce diretta da Mario Capasso e Paola Davoli ha svolto la Quarta Campagna di Scavo a Dime (El-Fayyum), l'antica Soknopaiou Nesos, dal 29 ottobre al 16 dicembre 2006.

La Quarta Campagna di scavo si è svolta all'interno del grande recinto templare, nell'area situata al centro del temenos. È continuato lo scavo del tempio dedicato al dio coccodrillo Soknopaios (ST 20) e costruito con blocchi arenaria, probabilmente in epoca romana. Il nuovo settore di scavo misura 22 x 10 m e comprende la stanza antecedente al pronao, il pronao, una scala, il relativo sottoscala e una cappella laterale. La stratigrafia indagata era composta principalmente da detriti, blocchi e grandi architravi, pertinenti all'originaria copertura dell'edificio e delle sue porte e derivanti dal crollo e dallo smantellamento della struttura. Tale stratigrafia è risultata in gran parte manomessa da scavi effettuati in periodi diversi. In alcune stanze, tuttavia, parti di essa sono risultate intatte e hanno rivelato una fase tarda di occupazione, forse non continua, nel corso della quale furono utilizzati i mobili in legno del tempio e papiri in esso conservati come combustibile. A questa fase risalgono un frammento di papiro con testo copto e anfore LR 1 e LR 7.

Dalla sala d'ingresso del tempio (A), portata alla luce nel 2005 e identificata come la sala wesekhet, si accedeva all'ambiente F per mezzo di una breve rampa affiancata da due serie di tre gradini. La stanza F, analogamente alla A, è pavimentata con lastre di calcarenite grigia e introduce al pronao (stanza L) per mezzo di una rampa del tutto simile alla precedente. Nell'angolo Sud-Ovest della stanza F vi è uno stretto passaggio, chiuso da una porta, che immetteva nella scala I, della quale si conservano solo i primi tre gradini e il vano sottoscala (stanza H) ancora in parte coperto dall'originario soffitto. A Est della stanza F una porta, circondata da una cornice piana e da un toro non finito, introduce alla stanza G, originariamente una cappella. Tra i materiali litici crollati all'interno di F sono state rinvenute parti di fregi di urei e di gole egizie decorate con sole alato e pertinenti alla porta della cappella G e alla porta che immette nel pronao.

Le pareti della stanza F sono state tutte levigate e rifinite per accogliere decorazioni, solo in parte conservate sulla parete Nord-Ovest del vano. Si tratta di un registro figurato in cui sono rappresentati nove personaggi, solo parzialmente conservati. Di questi, due sono a bassorilievo finemente realizzato e raffigurano probabilmente un sovrano rivolto a destra, seguito da un personaggio femminile. Entrambi sono realizzati sulla cornice piana della porta e sono rivolti verso l'ingresso. Gli altri personaggi, invece, sono tutti maschili e in fasi diverse di realizzazione. Da destra a sinistra: un sovrano con gonnellino triangolare è rivolto a sinistra in atteggiamento di offerta di fronte ad un dio. Il sovrano è stato parzialmente scolpito a bassorilievo ma non perfettamente rifinito. Il dio che gli si trova di fronte è invece solo dipinto con inchiostro rosso ed è quasi completamente sbiadito. Un'altra raffigurazione di sovrano in atto di offerta segue il dio. Anch'essa è solo dipinta, mentre il dio a cui è rivolta l'offerta è realizzato a bassorilievo non rifinito. Seguono tre divinità solo dipinte, incedenti verso destra, con scettro was e ankh.

Il pronao è stato solo parzialmente posto in luce. Esso si configura come una grande stanza sul fondo della quale è costruita la sala naos: i due corridoi che la affiancano introducono a sale laterali. Il naos era una struttura rastremante verso l'alto, con toro d'angolo, in parte conservato sullo spigolo occidentale. A Ovest della porta del naos, sulla cornice piana, si conserva la parte inferiore di una raffigurazione a bassorilievo dipinto. Rimangono i piedi di due figure maschili affrontate, di cui quella di destra rappresenta una divinità dipinta in azzurro.

Tra i rinvenimenti vanno menzionati papiri demotici, tra cui una domanda oracolare completa di epoca romana; 6 papiri greci, tra cui una probabile lista di sacerdoti ed elenco patrimoniale del tempio di Soknopaios, risalente all'epoca romana, e 2 papiri figurati magici. Un frammento di papiro copto proviene dalla stanza centrale. Sono stati inoltre rinvenuti tre ostraka demotici, di cui uno completo, recante un nome di persona e utilizzato verosimilmente per le elezioni; e tre tituli picti in scrittura greca corsiva. Meritano inoltre di essere menzionati due sigilli in legno figurati, cretulae e tappi per anfore, frammenti di mobili sacrali e numerose parti di statue pertinenti originariamente al corredo templare.

Una seconda area indagata si trova ad Ovest del tempio e corrisponde all'edificio denominato ST 21. Sotto al crollo in mattoni crudi della struttura stessa sono state poste in luce le volte a botte di tre piccoli ambienti sotterranei, di cui una integra. Nello spazio tra due di esse è stata rinvenuta una spada romana in ferro, completa di fodero e di pomello in ebano, databile tra il I e il II d.C. Si tratta di un rinvenimento straordinario e finora unico nel Fayyum. Particolarmente complesso si è rivelato il recupero dell'oggetto, che ha richiesto il consolidamento della stessa spada e della sabbia circostante prima della sua rimozione. L'operazione è stata eseguita con pieno successo da alcuni restauratori del Centro Italo-Egiziano per il Restauro e l'Archeologia (Cairo) diretto dal prof. G. Fanfoni. Il restauro sarà completato nella prossima Campagna del 2007.

Il rilievo topografico dell'abitato, iniziato nel 2005 dalla società Archeosistemi di Reggio Emilia, è stato completato da I. Chiesi e N. Raimondi, insieme con il rilievo delle isoipse. Oggi disponiamo della prima planimetria scientifica completa del sito.

È stata inoltre iniziata l'indagine delle strutture presenti nel territorio intorno a Dime. T. Smekalova e M. el Zahabi hanno condotto un primo survey geomagnetico di alcune aree situate in zone diverse. Sono stati individuati numerosi insediamenti e tombe databili dal Neolitico al periodo islamico.

Fonte: "Redazione Archaeogate" - 17/01/2007

17 gennaio 2007

Alberto Bacchetta: "Oscilla. Rilievi sospesi di età romana"

Collana: «Il Filarete. Pubblicazioni della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università degli Studi di Milano» 243; 16 x 23,5 cm – pagg. 666 + Tavv. – 2006 – ISBN 978-88-7916-327-9
€ 68,00

Il volume presenta lo studio di una particolare classe di rilievi marmorei, destinati ad una collocazione sospesa, tradizionalmente noti come oscilla. Si propone innanzitutto una classificazione morfologica dei manufatti, volta a fissare i caratteri propri delle differenti tipologie, mentre l'analisi di carattere iconografico intende tracciare un quadro del repertorio figurativo dei rilievi stessi, mettendone in luce lo specifico riferimento all'ambito figurativo dionisiaco. Partendo da un'ampia disamina delle fonti antiche e delle testimonianze figurative si affronta poi la controversa questione riguardante le origini di tali elementi, arrivando a individuare la compresenza di una duplice serie di modelli formali e tradizioni d'uso: da una parte, il costume relativo alla sospensione di scudi in qualità di offerte; dall'altra, la caratteristica pratica cultuale campestre consistente nella collocazione sospesa di oggetti vari in funzione di ex-voto. Si chiariscono infine le problematiche relative all'inquadramento cronologico dell'impiego di simili ornamenti (la cui massima diffusione è rilevabile tra l'età augustea e gli inizi del II secolo d.C.) e alla peculiare caratterizzazione in senso geografico della loro presenza (concentrata, in via pressoché esclusiva, nelle regioni occidentali del mondo romano) e se ne identificano i contesti ambientali di destinazione (giardini porticati domestici e, in sott'ordine, edifici teatrali), non limitandosi alle evidenze fornite dal solo comprensorio pompeiano, ma prendendo in considerazione tutti gli ambiti di rinvenimento noti. Risulta così possibile riconoscere il ruolo specifico svolto dagli oscilla all'interno dell'apparato ornamentale dei singoli edifici, in stretta relazione con la caratteristica "dimensione dionisiaca" propria del giardino della domus romana.


SOMMARIO

Parte Prima. Gli oscilla: natura - origini - significato

I. Varietà e tipologia dei materiali

1. Origini e natura degli oscilla nella storia degli studi
2. Maschere sospese e altre classi di oggetti destinati alla sospensione (2.1. Maschere - 2.2. Lucerne - 2.3. Dischi fittili - 2.4. Manufatti vari)

II. Caratteri morfologici
1. Gli oscilla tondi
2. Gli oscilla a pelta
3. Gli oscilla rettangolari
4. Gli oscilla a clipeo
5. Gli oscilla a siringa
6. I timpani di Villa Adriana

III. Cronologia dei materiali
1. Ambiti cronologici di diffusione ed utilizzo

IV. Gli oscilla nelle fonti letterarie antiche
1. Gli oscilla in Virgilio
2. Gli oscilla in Macrobio
3. 'Ornamenti dionisiaci' sospesi in Ateneo

V. La raffigurazione di oscilla nella produzione artistica antica
1. Pittura parietale
2. Rilievi marmorei
3. Lastre Campana
4. Ceramica aretina a rilievo
5. Cammei e gemme

VI. Origini e modelli formali dei rilievi marmorei sospesi
1. Oscilla tondi
2. Oscilla rettangolari
3. Oscilla a pelta
4. Oscilla a clipeo

Parte Seconda. Produzione e diffusione

VII. Produzione

1. Materiali
2. Gruppi e botteghe di produzione

VIII. Diffusione
1. Italia Settentrionale
2. Italia Centrale e Meridionale
3. Gallia Narbonensis e Gallia Belgica
4. Penisola Iberica
5. Africa Settentrionale e Mediterraneo Orientale

Parte Terza. Tradizione artistica e soggetti iconografici

IX. Gli oscilla e la tradizione artistica neoattica

13 gennaio 2007

Roma. Un progetto per Augusto

Il progetto "Urbs et civitas", del gruppo di Federico Cellini, è stato dichiarato vincitore del Concorso Internazionale di progettazione per la riqualificazione del Mausoleo di Augusto e di Piazza Augusto Imperatore. Il concorso, inserito nel progetto di riqualificazione della Città Storica all'interno delle Mura Aureliane e, più in particolare, del recupero del sistema degli spazi pubblici che appartengono al tessuto stratificato del Tridente storico di Roma (via di Ripetta-via del Corso-via del Babuino) ha premiato il progetto che rappresenta la risposta migliore alle molte tematiche presenti nell'area, dal restauro archeologico del Mausoleo e della tomba di Augusto alla riqualificazione del grande spazio pubblico della piazza e del suo intorno urbano. Il nuovo assetto dell'area di P.zza Augusto Imperatore dovrà rendere fruibile il grande Mausoleo di Augusto sia alla quota archeologica sia alla quota più alta, quella dell'ex giardino Soderini e dell'ex Auditorium.
Il progetto propone un radicale ripensamento dell'assetto della piazza con l'obiettivo di dilatare gli spazi di fruizione pedonale al livello contemporaneo: viene proposta l'eliminazione della depressione che circonda l'Augusteo con la realizzazione di una nuova piazza-giardino che non pregiudica gli scavi archeologici nella piazza. La proposta, infine, si collega alla memoria dell'antico giardino Sederini che esisteva all'interno del monumento. Il giardino circonda il monumento portando la quota urbana fino a circa 3 m dal monumento, che risulta così più integrato nella nuova immagine urbana.

Fonte: "Archeo" - gennaio 2007 -

10 gennaio 2007

Roma. Al Quirinale in mostra settemila anni di storia della Turchia

fino al 31 marzo 2007

Una statuetta delle Dea Madre in pietra calcarea del IV millennio a.C., un Disco solare della prima eta' del bronzo, una tavoletta redatta in scrittura cuneiforme in terracotta ed, ancora, un coperchio antropomorfo del III-V sec. a.C., un'icona di Santa Eudossia di epoca bizantina, un corano ricoperto di pietre preziose, orecchini in oro e smeraldo e oro e cristallo del XIX secolo: sono i quarantatre capolavori provenienti da quattro grandi musei turchi esposti nella sala delle Bandiere al Quirinale dall'11 gennaio al 31 marzo alla mostra: 'Turchia. Settemila anni di storia'. La rassegna, che ripercorre la storia e la cultura millenarie di un Paese da sempre sospeso tra Oriente e Occidente, e' allestita al Palazzo del Quirinale in occasione della visita di Stato del Presidente della Repubblica Turca Ahmet Necdet Sezer. Sara' inaugurata dai Presidenti Giorgio Napolitano e dallo stesso Ahmet Necdet Sezer il 10 gennaio. Si potranno ammirare reperti di straordinaria bellezza appartenenti alle varie fasi delle civilta' che si sono succedute sul territorio anatolico: dall'insediamento urbano di Catal Hoyuk, la piu' antica e maggiore citta' di eta' neolitica dove verso la fine dell'VIII millennio a.C gli uomini passarono da un'economia di caccia-raccolta ad una agricola, alla fine dell'Impero Ottomano (1919-23). Nello scavo di Catal Hoyuk, accanto a tracce evidenti di un culto del toro - ricorda Louis Godart, curatore della mostra e Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico della Presidenza della repubblica - e' stata scoperta una statuetta femminile della dea-madre nell'atto di partorire. L'associazione tra dea-madre e toro non e' casuale. Il toro, infatti, sempre presente nell'arte pre e protostorica, simbolo di forza e coraggio, e' l'animale che aiuta il contadino a trascinare l'aratro. La dea-madre e' identificabile con la madre-terra, la grande divinita' venerata da tutti i popoli agricoltori e allevatori. I preziosi reperti rappresentano, dunque, l'immenso arco cronologico che separa la civilta' dei primi contadini della piana Konya nel VII millennio a.C. dai fasti della corte imperiale racchiusa nelle mura dorate del Palazzo di Topkapi all'inizio del Novecento. I tesori preziosissimi del Museo del Palazzo di Topkapi di Istanbul, residenza dei Sultani dal 1453, splendono accanto alla dea madre del neolitico, ai gioielli delle civilta' del bronzo, alle raffigurazioni delle divinita' venerate in Anatolia nel III e II millennio a.C. ai primi scritti lasciati dai commercianti assiri e dagli Ittiti, alle testimonianze delle civilta' classiche. Le opere provengono, oltre che dal Topkapi, dal Museo delle Civilta' Anatoliche di Ankara, dal Museo Archeologico e dal Museo delle Arti Turche e Islamiche di Istanbul. La mostra ripercorre le tappe del lungo cammino di un Paese che ha visto nascere alcune tra le prime comunita' di agricoltori della storia, per poi accogliere i popoli che hanno costruito la civilta' occidentale, e che oggi bussa alle porte dell'Unione Europea. L'evento, curato dal Segretariato della Presidenza della Repubblica e organizzato da MondoMostre, stata resa realizzata grazie all'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato e al contributo di Enel.

Info:

Dall’11 gennaio al 31 marzo 2007 - Palazzo del Quirinale - Piazza del Quirinale - Roma;
Orari: dal lunedì al sabato 9,30 - 13,30 e 15,30 - 19,00; Domenica: 8,30 - 12,00. Ingresso gratuito

Fonte: "ANSAmed" - 05/01/07

08 gennaio 2007

Alessandro Mandolesi: "Paesaggi archeologici del Piemonte e della Valle d'Aosta"


L’Associazione Antichità e Arti Subalpine segnala l'uscita del volume:

PAESAGGI ARCHEOLOGICI del PIEMONTE e della VALLE d'AOSTA - Guida ai siti e ai musei dalla Preistoria al Tardoantico,

di Alessandro Mandolesi

Serie "Antichità e Arti Subalpine", Torino 2007
cm 17x24, pp. 320, 676 ill. col.
ISBN-13 978-88-902381-0-9

Questo libro introduce alla conoscenza dell’archeologia del Piemonte e della Valle d’Aosta. E’ rivolto soprattutto a un pubblico appassionato di antichità e raccoglie una sintesi delle più importanti scoperte nell’area nordoccidentale italiana. L’opera rappresenta un esauriente e aggiornato strumento descrittivo dell’antico paesaggio antropizzato, fornendo anche un ampio inquadramento storico e culturale.
Il volume è organizzato per distretti archeologici illustrati seguendo un preciso ordine geografico e passando in rassegna grotte e villaggi preistorici e protostorici, città e fattorie d’età romana, fino alla nascita delle prime diocesi e al crollo del sistema politico ed economico imperiale. Vengono inoltre presentate le collezioni e i musei archeologici regionali.

Indice del volume

Presentazione
Premessa all’antica Cisalpina occidentale
Introduzione storico-archeologica
L’area sud-alpina occidentale nella preistoria e protostoria
L'età romana fra Liguria interna, Transpadana e distretti alpini
I distretti archeologici
I. Il Tortonese e la val Scrivia
II. Il Monferrato e la val Bormida
III. L’alta val Tanaro e il Cuneese
IV. Dalla montagna alla collina torinese
V. La val Susa
VI. Il Canavese e il Biellese
VII. Il Vercellese e la val Sesia
VIII. Novarese, Verbano, Ossola
IX. La Valle d’Aosta
Fonti
Indice delle località

La pubblicazione è stata realizzata grazie all’impegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino

Per informazioni sul volume:
Associazione Antichità e Arti Subalpine
Piazza G. Cavalcanti, 3 - 10132 Torino
E-mail: antarsub@libero.it

Fonte: "ArcheoMedia"

06 gennaio 2007

Massimo Cultraro: "I Micenei"

I Micenei
Tra le civiltà protostoriche del Mediterraneo, quella micenea è forse tra le poche a suscitare ancora oggi fascino e curiosità e a stimolare un vivace dibattito tra studiosi di diverse discipline. Chi erano i Micenei? Quali erano i rapporti tra il mondo miceneo e le coeve civiltà del Mediterraneo? Settecento anni di storia (1700-1000 a.C.) sono ripercorsi per la prima volta in modo unitario in un libro che rappresenta una guida analitica, completa e scientificamente documentata sulla civiltà elladica che segnò l'apogeo della Grecia prima dell'età del Ferro. Il volume, mettendo insieme l'intera documentazione disponibile e le più recenti scoperte, intende ricostruire in chiave storica, e non più in una dimensione ora prevalentemente filologica ora archeologica, una delle pagine più interessanti e affascinanti del mondo greco. Per la prima volta al lettore italiano viene proposto un quadro storico della Grecia alla fine del II millennio a.C., costruito sull'analisi delle forme economiche, della struttura politica e di quella religiosa. Comprendere il mondo miceneo, in altri termini, significa offrire alcune interessanti chiavi di lettura per chiarire i numerosi interrogativi che ancora oggi dominano il tema delle origini della Grecia antica.

Clicca qui per consultare l'indice del volume (.pdf - 25 kb)

03 gennaio 2007

L'ottava campagna di scavi a Qatna nella Siria centrale: le nuove scoperte

Alcuni edifici, un ipogeo funerario e un pozzo sacrificale con 15 giare sono i maggiori reperti venuti alla luce durante l'ottava campagna di scavi (ultimata nel novembre 2006) sul sito di Tell el Mishrife – l'antica città di Qatna – 18 chilometri a nord-est della città di Damasco, condotta dagli archeologi dell'università di Udine, in collaborazione con l'équipe della Direzione generale delle antichità e dei musei della Siria.

Gli archeologi hanno portato alla luce due importanti edifici monumentali (1600-1200 a.C.) sul lato orientale del palazzo reale, l'officina del palazzo stesso e una sontuosa struttura contenente oggetti di notevole valore.
Un ipogeo funerario, il maggiore tra quelli rinvenuti dopo la tomba reale, con doppio ingresso a pozzo e quattro camere funerarie scavate nella roccia della collina calcarea dell'acropoli, è emerso dal completamento dello scavo della parte settentrionale del palazzo. Ancora, è stato rimesso in luce un "pozzo sacrificale" profondo circa sette metri, nell'area meridionale del palazzo.
La struttura era forse collegata ad un vicino santuario e serviva da contatto con le divinità sotterranee, come è documentato da numerosi altri esempi del vicino Oriente antico.
Nel pozzo, sono state ritrovate 15 giare in perfette condizioni (1600 a.C. ca.), utilizzate probabilmente per versare liquidi (acqua, olio e vino) nel terreno come offerte per le divinità.

Nel corso della campagna 2006, condotta da un'équipe di 30 persone, di cui una quindicina di studenti, dottorandi e assegnisti di ricerca dell'ateneo friulano, sono proseguiti i lavori di conservazione, restauro e valorizzazione del grande palazzo reale. Circa la metà di questa grande fabbrica palatina è stata anche già restaurata e resa visitabile al pubblico.
I lavori di scavo e creazione di un parco archeologico a Mishrife-Qatna da parte dell'università di Udine, condotti con il generoso sostegno dell'Ateneo stesso, della Fondazione Crup e del ministero degli Affari esteri, proseguiranno anche nel 2007.

Le scoperte dell'ultima campagna, «sono importantissime – dice il direttore degli scavi, Daniele Morandi Bonacossi, docente di archeologia e storia dell'arte del vicino Oriente antico all'ateneo di Udine - sia dal punto di vista dei rinvenimenti (intarsi in avorio e osso, cretule con impronte di sigilli, elementi di gioielleria in pietre semi-preziose e oro), sia dal punto di vista urbanistico, in quanto inizia a delinearsi una complessa articolazione dell'impianto urbano della città del Bronzo Tardo (1600-1200 a.C.)».
Il paesaggio urbano dell'antica Qatna, che nella prima metà del II millennio a.C. divenne, con Aleppo e Mari, la più grande potenza regionale nello scenario geo-politico dell'intero Levante, considerando i risultati degli scavi dal 1999 a oggi, risulta fosse scandito e animato da un susseguirsi di palazzi e altri edifici pubblici, quartieri residenziali, terre coltivate, laghi, fonti e cisterne.

In particolare, uno dei due ultimi edifici rinvenuti ospitava probabilmente le officine reali, come sembra attestare il rinvenimento di centinaia di intarsi in osso e avorio e di ossi semilavorati destinati alla decorazione dei preziosi mobili che decoravano il palazzo reale. L'ipotesi sarà chiarita nelle prossime campagne di scavi. L'altro edificio, che ha restituito oggetti di notevole valore, tra i quali parti di gioielli in oro e pietre semi-dure, oltre ad un peso a forma d'anitra di ematite di ottima fattura, presenta pavimenti intonacati e spazi aperti che sembrano indicare l'appartenenza a un edificio di enormi dimensioni.

sito della missione

Fonte: "Redazione Archaeogate"