ARCHEOBLOG

Giornale archeologico e culturale costantemente aggiornato con le ultime notizie e gli ultimi approfondimenti storico-archeologici



30 aprile 2008

Matelica (MC). Mostra Archeologica "Potere e Splendore: gli antichi Piceni a Matelica"

19 aprile 2008 - 31 ottobre 2008 

La mostra "Potere e Splendore: gli antichi Piceni a Matelica" costituisce l'ultimo passo, in senso cronologico, di un complessivo progetto di ricerca, tutela, valorizzazione e promozione di un patrimonio archeologico che ormai da alcuni anni è oggetto di varie iniziative volte alla conoscenza e fruizione: la prima Mostra del 1999, quella internazionale dei Piceni nel 2000, e in ultimo l'apertura del Museo Civico archeologico nel 2004.
Tale patrimonio, di così eccezionale valore nel panorama dell'archeologia italica e pre-romana nazionale, è il frutto di una decennale esperienza vissuta dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche in un intensissimo clima d'interazione con l'Ente Locale, i soggetti privati e gli operatori archeologi che lavorano in questo territorio.
Il risultato di questa esperienza è una mole impressionante di materiali archeologici e dati, derivanti dai numerosissimi contesti scavati in questi anni.
Matelica oggi costituisce uno dei rarissimi esempi archeologici in cui, tra la prima età del ferro e il periodo orientalizzante (IX- VII sec. a.C.) periodo quest'ultimo nel quale si diffondono oggetti e stili di vita provenienti dall'Oriente, si possiedono tutti gli aspetti della vita delle comunità antiche: quelli funerari, quelli abitativi, quelli rituali e quelli sociali soprattutto in un quadro diacronico completo.
Il valore di questo patrimonio trascende i confini territoriali della stessa Matelica per rappresentarla, soprattutto in età pre-romana, come un'area cardine nella comprensione dei processi culturali che legano e/o distinguono l'Adriatico e il Tirreno e da cui emerge, un carattere culturale proprio, specifico ed originale, rispetto ad altre culture contemporanee finora meglio conosciute.
Nella nostra penisola si delineano, a partire dalla seconda metà X secolo a.C., realtà archeologiche ben differenziate in senso regionale, come emerge soprattutto dalla documentazione funeraria, alle quali sono stati assegnati nomi di popoli (Etruschi, Latini, Sanniti, ecc.) e di civiltà (Etrusca, Picena, ecc.).
Sotto il nome di Picena si designa la civiltà fiorita, durante l'Età del Ferro, nel tratto di costa adriatica compreso tra i fiumi Foglia e Pescara e delimitato ad ovest dalla catena appenninica.
Si tratta di un nome convenzionale suggerito, però, sia dalle fonti scritte che, subito dopo la conquista romana si riferiscono a questo territorio parlando di "ager Picenus" e di "Picentes", sia dal fatto che la maggior parte dei ritrovamenti si concentra proprio nell'area coincidente con la V Regio augustea (Picenum). La particolare configurazione geografica del territorio marchigiano inoltre ha contribuito a far sì che la Civiltà Picena, pur con la sua inconfondibile fisionomia, si presenti variamente articolata con differenziazioni locali rilevanti.
La conoscenza di questa civiltà si fonda quasi esclusivamente sulla documentazione archeologica derivante, soprattutto, dallo scavo delle necropoli, ma è noto anche un buon numero di abitati ed alcune aree di culto.
Le recenti ricerche archeologiche, nel territorio di Matelica, hanno portato alla scoperta di estese aree di abitati e di necropoli che, attualmente, si pongono tra le testimonianze più importanti dell'intero territorio piceno e non solo.
Gli insediamenti sono collocabili, con continuità differente a seconda dei siti, tra l'VIII e il IV secolo a.C. Gli scavi archeologici estesi su ampie aree hanno permesso di portare alla luce interi villaggi.
Ma i dati più significativi per la ricostruzione della cultura di questa popolazione provengono dallo scavo delle ampie necropoli rinvenute in quasi tutto il territorio comunale. Le tombe più antiche, databili tra IX-VIII secolo a.C., sono rappresentative delle prime fasi della Civiltà Picena, sia nel rituale funerario, con il defunto deposto all'interno di una semplice fossa in posizione rannicchiata su un fianco, che nell'articolazione dei corredi, in cui prevalgono le armi nelle tombe maschili e gli oggetti di ornamento in quelle femminili.
La fase più eclatante dal punto di vista delle scoperte è costituita dalle tombe di VII secolo a.C. con tumulo e fossato circolare. L'area funeraria delimitata dal fossato comprendeva la deposizione del defunto con il ricco corredo personale costituito, per lo più, da monili ed oggetti di ornamento e una grande fossa-deposito dove erano collocati carri, vasellame di bronzo e di terracotta, armi, utensili per il banchetto e per il simposio, oggetti in metallo prezioso (oro, argento) e realizzati con materiali esotici (gusci di uova di struzzo, avorio, ambra), simboli di una società aristocratica raffinata, colta e, allo stesso tempo, potente sul piano economico.
Questo patrimonio sta assumendo sempre più una consistenza suscettibile di mutare parte di quanto finora noto di questo periodo nelle Marche e nell'Italia centro adriatica soprattutto per l'evidente ruolo attivo delle popolazioni locali verso altri stimoli culturali esterni, in particolare etrusco-tirrenici, recepiti ed in parte rielaborati dalla tradizione indigena nei loro vari significati.
La mostra, supportata da un ampio apparato didattico ed esplicativo, si propone di far conoscere questa fase della storia antica, presentando i risultati delle ultime ricerche a partire dagli eccezionali contesti principeschi della Tomba 182 di Crocifisso (scavi 2005) e la Tomba 1 di Passo Gabella (scavi 2004) quale sezione principale dell'esposizione.
Gli argomenti riguarderanno anche l'età del ferro (IX-VIII sec. a.C.) con alcuni corredi di spicco provenienti dalle varie necropoli matelicesi e amplierà lo sguardo su altri contesti coevi del territorio marchigiano, quali Fabriano e San Severino Marche.
La mostra ed il suo catalogo, infine, si propongono di far comprendere tutti gli aspetti socio-economici e di cultura materiale di queste antiche comunità dell'alta valle dell'Esino, che dovevano trarre il loro benessere e la loro ricchezza dallo sfruttamento delle ampie risorse agricole e pastorali del territorio, nonché dal controllo delle direttrici viarie transappenniniche dall'Adriatico al Tirreno; comunità che vedono, generazione per generazione, personaggi emergenti di sesso maschile e femminile, esibire i connotati del ruolo e segni del rango (armi da parata come elmi e spade impreziosite da inserti di avorio ed ambra, carri e calessi, oggetti preziosi in oro argento e avorio, nonché sontuosi apparati da mensa) attraverso simboli, rituali e pratiche religiose evolute ed articolate, di cui la straordinaria complessità e ricchezza dei corredi funerari ne rappresentano la più alta testimonianza.

Scarica il manifesto della mostra

Informazioni
Museo Archeologico tel. 0737.787244
Pro Matelica tel. 0737.85671
museoarcheo@comune.matelica.mc.it

Località della manifestazione

Matelica / Palazzo Ottoni

Link

http://www.comune.matelica.mc.it

http://www.poteresplendore.it/

Etichette:

25 aprile 2008

Tivoli (Rm). Mostra "Tra luce e tenebre"

Nelle sale dell’Antiquarium del Canopo di Villa Adriana a Tivoli la Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio presenta in anteprima la ricostruzione dell’eccezionale letto funerario in osso scoperto ad Aquinum (comune di Castrocielo, in provincia di Frosinone). Il letto è stato trovato nel 2005 in una necropoli che contava ben settantaquattro tombe nell’ambito di uno scavo di archeologia preventiva, finanziato da Autostrade per l’Italia S.p.A., nell’area di servizio Casilina Est dell’Autostrada Roma – Napoli.

Ad affiorare per prima dalla terra è stata la gamba del letto, ancora infissa, con la sua anima in ferro rivestita da elementi in osso lavorato. Il letto era probabilmente ricoperto da una lamina d’oro, poiché sono state individuate tracce di doratura a foglia sulla capigliatura, sui panneggi di una veste e su di un’ala. I pezzi in osso raffigurano simbologie misteriche e figure del mito.
La straordinaria scoperta ha rappresentato uno stimolo per portare all’attenzione del vasto pubblico che visita Villa Adriana un tema di grande interesse, eppure poco noto: l’uso dei letti funerari con decorazioni in osso nelle cerimonie di sepoltura, collocabili lungo un arco cronologico tra la fine del III sec. a.C. ed il I sec. d.C.. Questi letti vedono il loro massimo centro di diffusione, e forse di produzione, in quel territorio dell’Italia centrale coincidente con le attuali regioni di Lazio e Abruzzo, ed anche in parte dell’Umbria e delle Marche. In mostra, quindi, sono presentati altri tre esemplari ricostruiti di alta qualità: un letto ritrovato a Roma, sul colle Esquilino (conservato alla Centrale Montemartini), e due provenienti dall’Abruzzo (rispettivamente da Bazzano e Fossa, custoditi presso il Museo delle Paludi di L’Aquila).
Il letto in osso di Aquinum, è databile tra il I e il II a.C. La ricostruzione è stata seguita da Giovanna Rita Bellini, che ha diretto gli scavi per conto della Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio.

Esempi sporadici ma similari, purtroppo raramente documentati da più che qualche frammento spesso anche combusto per via del rito di cremazione che talora riguarda sia corpo del defunto sia letto, si trovano in altre parti d’Italia, dalla stessa area laziale alla Cisalpina, fino alla Germania, con una distribuzione cronologica che, alla luce delle attuali conoscenze, sembra concentrarsi nell’ambito del II sec. a.C. e della prima parte del I sec. a.C., fino a spingersi in età tardo repubblicana e, forse, nel I sec. d.C..

In mostra vengono esposti significativi frammenti di altri rinvenimenti sia del Lazio (Sezze, Ostia, Marino), sia dell’Abruzzo che nel loro insieme documentano l’alta qualità esecutiva e la ricchezza dei temi iconografici, peraltro in genere facilmente riconducibili al repertorio dionisiaco, allusivo a credenze di rinascita dei defunti. Ai letti si aggiungono i ricchi corredi trovati nelle tombe, costituiti da specchi, balsamari, strigili, lucerne, monete e ceramica.

La mostra inquadra la nascita e lo sviluppo di questo genere di manufatti, che derivano il loro modello dai lussuosi letti lavorati in avorio trovati nelle tombe regali macedoni e che, traducendo in materiale di uso comune e poco pregio quale l’osso le valenze estetiche dei modelli ellenistici, costituiscono, comunque, per i committenti italici un modo di rappresentare il proprio gusto e la propria appartenenza alla élite locale.

Altri contributi specifici nell’ambito del catalogo, pubblicato da Electa, sono dedicati alle problematiche di lavorazione dell’osso ed alle difficoltà di studio della ricomposizione dei manufatti dei quali si è persa, nelle sepolture, la struttura portante e molti dettagli, oltre alle problematiche rituali, sociali e storiche di questa pratica di sepoltura.
Nell’esposizione i reperti antichi sono affiancati dalle opere pittoriche di Umberto Passeretti, artista tiburtino cresciuto nel rapporto costante con questo luogo ricco di suggestioni, che sempre ha dato ispirazione all’arte. Alla Soprintendenza per i beni archeologici del Lazio, che ha offerto questo spazio d’eccezione qual è Villa Adriana, è sembrato che le sue figure, evocative di un linguaggio formale della tradizione artistica ellenistico-romana, di cui anche i reperti funerari qui presentati costituiscono documento significativo e ricco di valenze cultuali e mitiche, ben dialoghino con le opere dell’antico e con la villa stessa.

Data Inizio: 24/04/2008
Data Fine: 02/11/2008
Prenotazione: Nessuna prenotazione
Città: Tivoli
Luogo: Villa Adriana
Indirizzo: Via di Villa Adriana, 21
Provincia: Roma
Regione: Lazio
Telefono: 06 42029206

Fonte: "MiBac"

Etichette:

18 aprile 2008

Roma. Mostra "La regina Arsinoe. Un ritratto bronzeo tolemaico da Mantova a Roma"

Fino al 6 luglio 2008 

I Musei Capitolini, nella sede del Palazzo dei Conservatori, ospitano per la prima volta a Roma dal 3 aprile al 6 luglio 2008 la splendida Testa in bronzo della regina tolemaica Arsinoe III, concessa in prestito temporaneo dal Museo Civico del Palazzo Te di Mantova. Uno scambio tra i due musei che ha previsto l'invio a Mantova di alcuni capolavori delle collezioni di antichità del Palazzo dei Conservatori, del Palazzo Nuovo e della Centrale Montemartini di Roma in occasione della Mostra "La Forza del Bello. L'arte greca conquista l'Italia".
L'evento è promosso dal Comune di Roma Sovraintendenza ai Beni Culturali in collaborazione con il Museo Civico di Palazzo Te di Mantova.
Arsinoe III, figlia di Tolemeo III e Berenice II, nacque nel 246 o 245 a.C. e fu regina d'Egitto dal 220 al 204 a.C. Tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre del 220 a.C. sposò il fratello Tolemeo IV, con il quale regnò per sedici anni ed ebbe un figlio, Tolemeo V. Nel 217 a.C. si impegnò personalmente nella battaglia di Rafia rivolgendo accorate esortazioni ai soldati, decisive per le sorti dello scontro con le truppe siriane di Antioco III. Coraggiosa ed energica, manifestò il proprio carattere fiero e aristocratico nel giudizio fortemente critico verso la condotta di vita e le inclinazioni del coniuge, uomo descritto dalle fonti come debole, incurante degli affari di Stato, la cui inettitudine accelerò il declino dell'impero tolemaico. Arsinoe fu assassinata per intrighi di corte nell'estate del 204 a.C., poco dopo la morte del fratello-sposo. La folla disperata e inferocita ne vendicò l'omicidio giustiziando i responsabili del delitto.
La popolarità del personaggio è testimoniata dalla varietà di opere che ne celebrano l'immagine: statue onorarie, monete, ritratti e rilievi, ritrovati prevalentemente in Egitto, realizzati durante la sua vita e subito dopo la morte. La produzione di immagini postume sembra rispecchiare una precisa strategia propagandistica del figlio di Arsinoe, il re Tolemeo V, che attraverso il culto della madre intendeva legittimare e rafforzare, nel segno della continuità dinastica, il proprio potere.
La preziosa testa femminile in bronzo del Museo Civico di Mantova , di dimensioni lievemente maggiori del naturale (h. cm 31), è una rarissima testimonianza di ritratto femminile di età ellenistica sopravvissuto al naufragio della bronzistica antica. La magnifica scultura fu donata alla città di Mantova dal diplomatico e collezionista di antichità egiziane Giuseppe Acerbi, console generale austriaco ad Alessandria d'Egitto dal 1826 al 1834. Il luogo del rinvenimento è ignoto, ma la sua provenienza dall'Egitto è altamente probabile.
Il bronzo, caratterizzato da un realismo sobrio e stringato, registra con oggettività i tratti del volto della regina in età matura, pur attenuandone lievemente alcune caratteristiche fisionomiche ben documentate da profili riprodotti su monete dell'epoca. Il raffinato modellato della testa, forse appartenente ad una statua onoraria realizzata dopo la morte della sovrana, riconduce la scultura nell'ambito della ritrattistica in bronzo dell'ellenismo alessandrino ad opera di eccellenti maestranze attive in Egitto tra la fine del III secolo a.C. e i primi del II secolo a.C.
La qualità formale del ritratto, non esente da semplificazioni, non autorizza una sua attribuzione all'ambiente di corte. E' più ragionevole presumere che la scultura, forse ispirata ad un modello ufficiale, sia stata commissionata da un privato, di rango sociale elevato, nel clima di rivitalizzazione del culto della regina Arsinoe III instaurato dal figlio Tolemeo V.
Sarà possibile dunque ammirare ai Musei Capitolini una scultura di grande valore storico grazie alla generosa collaborazione di Ugo Bazzotti, Direttore del Museo Civico di Palazzo Te, e di Enrico Voceri, Presidente del Centro Internazionale d'Arte e di Cultura.
Contemporaneamente a Mantova alcune opere dei Musei Capitolini, tra le quali lo Spinario in bronzo donato nel 1471 da Sisto IV al Popolo Romano e da allora conservato nel palazzo della magistratura capitolina, saranno esposte a Palazzo Te, dal 29 marzo 2008, alla mostra La Forza del Bello, ideata e curata da Salvatore Settis. Uno scambio culturale e artistico di alto profilo per la conoscenza e valorizzazione del patrimonio culturale comune.

Informazioni
Orari                                                                                   martedì-domenica 9.00-20.00; (la biglietteria chiude un'ora prima);
chiuso il 1 maggio
gratuito sotto i 18 anni e sopra i 65 anni

Biglietto                                                                                  Unico integrato comprensivo di ingresso ai Musei Capitolini e alla mostra Ricordi dell'antico. Sculture, porcellane e arredi all'epoca del Grand Tour
€ 8,00 intero e € 6,00 ridotto
gratuito per le categorie previste dalla tariffazione vigente

Catalogo Palombi Editori

Ente promotore
Comune di Roma Sovraintendenza ai Beni Culturali

In collaborazione con
Museo Civico di Palazzo Te di Mantova

Organizzazione e servizi museali
Zètema Progetto Cultura

Con la collaborazione di
Banche Tesoriere del Comune di Roma: BNL, Banca di Roma, Monte dei Paschi di Siena;
Vodafone

Con il contributo tecnico di
La Repubblica

InfoTel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 22.30)

Località della manifestazione

Musei Capitolini, Palazzo dei Conservatori

Link: http://www.museicapitolini.org

Etichette:

16 aprile 2008

Viviano Domenici: "Alla ricerca di sette meraviglie"

Viviano Domenici
Alla ricerca di sette meraviglie

copertina_Domenici

IL LIBRO

Nel 2002 Viviano Domenici viene invitato dalla direzione del Corriere della Sera a scegliere sette mete per altrettanti reportage: l’idea è quella di andare alla scoperta delle nuove meraviglie del mondo. Una scelta non facile, pensando a quelle "vecchie", ma comunque guidata da un criterio preciso: dovevano essere luoghi di per sé stupefacenti, in cui l’uomo avesse lasciato una traccia altrettanto stupefacente.
Ecco allora il Grande Viaggio: dall’arte preistorica del Sahara alla metropoli maya di Calakmul, dai villaggi di fango dei Dogon in Mali, alle case-barca dei Toraja in Indonesia, dai "camini delle fate" scavati nella roccia della Cappadocia alle città-grattacielo degli Anasazi in Arizona, a Persepoli e a Bam, in Iran, dove fu girato Il deserto dei Tartari. Mete speciali raccontate con la curiosità del giornalista e la competenza dell’esperto, in un libro per scoprire, imparare e, naturalmente, meravigliarsi.

L’AUTORE

Viviano Domenici, giornalista, per decenni caporedattore delle pagine scientifiche del Corriere della Sera, ha partecipato come inviato a numerose spedizioni di ricerca negli angoli più remoti del pianeta, sulle tracce di civiltà scomparse, tribù isolate, dinosauri pietrificati e, soprattutto, storie da raccontare. Ha pubblicato Dinosauri, piramidi e tribù (Einaudi Scuola, 1999), I nodi segreti degli Incas, realizzato in collaborazione con il figlio Davide (Sperling & Kupfer, 2003), Le rotte dei ribelli, nella collana "Firme" del Corriere della Sera (2004) e, come coautore e curatore, Arnhem Land, la memoria delle caverne (Electa, 2001).

Etichette:

15 aprile 2008

Lo Zeus di Ugento in mostra a Mantova

L’eccezionale evento La Forza del Bello. L'arte greca conquista l'Italia, mostra allestita a Mantova nelle sale affrescate di Palazzo Te, inaugurata il 29 marzo e aperta fino al 6 luglio 2008, espone all’interno della I sezione Un'Italia greca, e precisamente nell’ambito della sottosezione Mostrare gli Dèi, narrare il mito, la statua bronzea dello Zeus Stilita di Ugento, uno dei principali capolavori artistici dell’arte magno-greca, rinvenuta a Ugento nel 1961 e conservata nel Museo Archeologico di Taranto. Zeus_Ugento

La mostra, ideata e curata da Salvatore Settis, con la collaborazione di Maria Luisa Catoni e il contributo di Francesco De Angelis, Lucia Franchi e Paul Zanker, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica Italiana, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Generale per i Beni Archeologici, dal Comune di Mantova, dalla Regione Siciliana, dalla Regione Lombardia e dal Museo Civico di Palazzo Te, “illustra con una scelta di oltre centoventi opere di straordinario impatto visivo, provenienti da tutto il mondo, la storia della presenza dell’arte greca sul territorio italiano, di centrale importanza nella millenaria vicenda di contatti e scambi che forma la trama delle culture artistiche del Mediterraneo”.

Nella celebre villa, capolavoro dell’architetto e pittore Giulio Romano, “per la prima volta contemporaneamente, sono esposti i capolavori dell’arte classica in una sequenza narrativa che dal VII secolo a.C. conduce lo spettatore alle scoperte archeologiche dell’Ottocento e alle recenti restituzioni da musei americani, invitandolo a seguire il processo di riscoperta e conoscenza storica ancora oggi in corso”.

Nelle prime due sezioni in cui è suddivisa la mostra, Un'Italia greca e La Grecia conquista Roma, viene raccontata la Magna Grecia attraverso le opere greche importate in Italia e quelle degli artisti greci a Roma, insieme alla successiva e fertilissima produzione di copie dagli originali greci, esponendo reperti prestigiosi come il Torso di kouros detto Apollino Milani del Museo Archeologico di Firenze, la Venere Callipigia Farnese proveniente dal Museo Archeologico di Napoli, la Testa Colossale di Atena dei Musei Vaticani, il Vaso di Eufronio, cratere attico a figure rosse risalente al 515 a.C. La terza sezione Nostalgia della Grecia, invece, allestita nelle Fruttiere del Palazzo, illustra la fortuna dell’arte greca fino al Rinascimento, attraverso, ad esempio, lo Spinario in bronzo dei Musei Capitolini, il Torso del Belvedere in marmo proveniente dai Musei Vaticani e realizzato nel I secolo a.C., o ancora il Bacino marmoreo con dipinte le Nereidi, risalente al 300 a.C., restituito all’Italia dal Getty Museum. (Per ogni altra informazione riguardo alla Mostra visitare il sito www.laforzadelbello.it).

La bellezza delle forme, l’eleganza del movimento, la cura dei dettagli sono le caratteristiche che appartengono ad ogni reperto della mostra mantovana; lo Zeus di Ugento, inoltre, si distingue per notevoli peculiarità. Testimonia infatti la vivacità dei contatti e degli scambi che Ugento, centro dominante della civiltà Messapica, aveva con la città di Taranto, unica città magno-greca fondata in Puglia.

La statua dello Zeus è stata rinvenuta occasionalmente, durante i lavori di scavo per le fondamenta di una civile abitazione, nel 1961, all’interno di una buca chiusa da un masso di forma quadrangolare, che verrà riconosciuto come il capitello ornato da rosette che sosteneva la statua.

Alta 74 centimetri, venne realizzata alla fine del VI secolo a.C. con il metodo della fusione a cera persa. Rappresenta il dio, con il busto leggermente ruotato, che reca in mano il fulmine nella mano destra e l’aquila nella sinistra, coronato di alloro e di rosette.

Dal luglio 2002 all’aprile del 2004 la statua bronzea, conservata nel Museo Archeologico di Taranto, è stata esposta nel Museo Civico ad Ugento, che ne conserva tutt’ora una copia, nella mostra Klaohi Zis, il Culto di Zeus ad Ugento, organizzata dall’Amministrazione Comunale di Ugento in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica della Puglia e con l’Università degli Studi di Lecce.

Inoltre da tre anni e nel nome della statua raffigurante lo Zeus stilita – simbolo assoluto di eclettismo culturale, dell’apertura degli antichi Messapi alle influenze esterne - nella Città di Ugento si svolge una manifestazione di richiamo internazionale, il Premio Zeus – Premio Internazionale di Archeologia con lo scopo di offrire un pubblico riconoscimento a insigni studiosi, giovani laureati, enti o istituti e fondazioni che si sono distinti nel campo della conservazione e della valorizzazione di beni archeologici.

Viva felicitazione per l’importante evento esprimono il Sindaco On.le Eugenio Ozza e l’Assessore alla Cultura Avv. Massimo Lecci, poichè sottolinea come ancora una volta siano la cultura e la storia della città gli elementi trainanti dell’economia di un territorio che fa della valorizzazione dei beni culturali lo strumento di promozione privilegiata delle sue ricchezze.

*La foto che accompagna l’articolo è dello Studio di Consulenza Archeologica, via Piave 24 - 73059 Ugento

www.archeostudio.com info@archeostudio.com

Per ogni informazione contattare:

Avv. Massimo Lecci

cell. 339 1290969

massimo.lecci@libero.it

Fonte: "Ufficio Stampa del Comune di Ugento"

Etichette:

10 aprile 2008

Milano. Archeologia Italica Oggi

dal 10 aprile al 5 giugno 2008

CALENDARIO II trimestre 2008 (ove non altrimenti specificato, presso la Sede di Via Terraggio, 1 – MILANO):

- 10 aprile dott.ssa LUCIA MORDEGLIA (Dottoranda in Etruscologia e Archeologia italica e collaboratore della Cattedra di Archeologia dell’Italia preromana presso l’Università Statale di Milano), “Le ultime scoperte: gli Italici ai piedi del Gran Sasso”. Dopo la conferenza si terrà l’Assemblea ordinaria dei Soci.

- 17 aprile dott.ssa CECILIA SCOTTI (Cultore della materia e collaboratore della Cattedra di Archeologia dell’Italia preromana presso l’Università Statale di Milano) “Paestum e Pompei, gli Italici conquistano le città

- 8 maggio dott.ssa THEA TIBILETTI (Archeologa. Collaboratrice scientifica del Museo Archeologico per le mostre temporanee e redattrice dei testi della mostra sulla condizione femminile nel mondo antico), “I Milanesi raccontati dall’epigrafia: cariche pubbliche e mestieri nel “MUNICIPIUM” romano”.

- 22 maggio dott.ssa SARA MASSEROLI (Archeologa. Collaboratrice scientifica del Museo Archeologico per le mostre temporanee e redattrice dei testi della mostra sulla condizione femminile nel mondo antico), “FERMATI E LEGGI”: devozione, culto e memoria nelle antiche pietre milanesi”.

- 5 giugno dott.ssa VALERIA GERLI (Archeologa. Collaboratrice scientifica del Museo Archeologico e guida turistica della Provincia di Milano) “MILANO PALEOCRISTIANA

Info:
ASSOCIAZIONE LOMBARDA ARCHEOLOGICA - AMICI DEL MUSEO ARCHEOLOGICO DI MILANO - Via Terraggio, 1 – 20123 MILANO tel. +39.02.8321590 - fax: +39.02.6571538

ala.archeo@infinito.it

Etichette:

08 aprile 2008

Torino. "Serate d'Egitto" (XIV ediz.)

dal 2 aprile al 7 maggio 2008

Il ciclo di sei conferenze, giunto ormai alla quattordicesima edizione in nove anni, ha il fine di avvicinare gli appassionati di archeologia e storia all’affascinante mondo dell’Antico Egitto, indagando aspetti curiosi e talvolta poco noti.
Tra i relatori, tutti appassionati studiosi di questa civiltà fonte di inesauribili sorprese, si distinguono alcuni collaboratori del Museo Egizio di Torino.
Nonostante la perizia dei conferenzieri, il corso non ha carattere specialistico ma è aperto a tutti, gratuitamente, com'è tradizione delle iniziative del Gruppo Archeologico Torinese (icrizione gratuita presso la sede del corso, attestato di frequenza con almeno 5 presenze).

dal 2 Aprile al 7 Maggio 2008 - ore 21
Sala Conferenze del Centro Servizi per il Volontariato VSSP - Via Toselli, 1 - TORINO

- Mercoledì 9 Aprile - La bellezza femminile nell'Egitto dei faraoni, Ilaria Monfardini, Specializzanda in egittologia, collaboratrice della Fondazione Museo delle Antichità Egizie di Torino.

- Giovedì 17 Aprile - Divinità dell'Egitto, Mario Tosi, Egittologo, collaboratore scientifico della Fondazione Museo delle antichità Egizie di Torino.

- Giovedì 24 Aprile - La magia nell'Egitto dei faraoni, Federico Bottigliengo, Egittologo, collaboratore scientifico della Fondazione Museo delle antichità Egizie di Torino.

- Mercoledì 30 Aprile - Amenhotep II - L'epopea di un faraone guerriero, Franco Brussino, Collaboratore filologico in varie pubblicazioni sulla civiltà Egizia.

- Mercoledì 7 Maggio - Amenhotep I - Alla ricerca di una tomba perduta, Gianluca Franchino, Socio della Egypt Exploration Society.

Info:
011.43.66.333 (Gruppo Archeologico Torinese) il venerdì dalle 18 alle 21 - Ingresso libero

segreteria@archeogat.it

Etichette:

04 aprile 2008

Mantova. "La forza del bello - L'arte greca conquista l'Italia"

29 marzo – 6 luglio 2008

L'esposizione, che si avvale dell'allestimento di Andrea Mandara, si propone di illustrare narrativamente, con una scelta di oltre centoventi opere di straordinario impatto visivo, provenienti da tutto il mondo ed esposte per la prima volta contemporaneamente nelle Sale di Palazzo Te e nelle Fruttiere, la storia della presenza dell'arte greca sul territorio italiano, di centrale importanza nella millenaria vicenda di contatti e scambi che forma la trama delle culture artistiche del Mediterraneo. Pur non essendo questa una vicenda lineare, si sono individuate tre fasi successive e ben caratterizzate, corrispondenti, ciascuna, a una sezione della mostra. Si propone così un racconto storico attraverso opere di altissima qualità estetica.

Nella prima fase (VII sec. a.C.) l'arte prodotta nelle città greche dell'Italia meridionale e della Sicilia s'intreccia con quella prodotta in Grecia e importata non solo dai Greci d'Italia, ma anche da altri popoli della Penisola, specialmente gli Etruschi, che ne sono conquistati e prendono a imitarla. Fra le culture durevolmente sedotte dall'arte greca spicca quella di Roma, cui è dedicata la seconda parte dell'esposizione (III sec. a.C. - IV sec. d.C.). I Romani non solo saccheggiano e raccolgono opere d'arte greca, ma attraggono artisti greci a lavorare per loro in Italia, e delle opere più celebrate vogliono copie "in serie", a ornare case, palestre e giardini. Questa "moltiplicazione" dell'arte greca e l'eco duratura che essa lascia nelle opere degli scrittori romani, ne ha assicurato la fama e ha costruito le premesse per la sua ricerca e riscoperta dal Medio Evo all'Ottocento, tema della terza parte della mostra. A un'idea quasi favolistica dell'arte greca perduta si affianca, dal Quattrocento in poi, l'importazione di sculture dalla Grecia; rinasce il collezionismo di scultura antica e, nell'assiduo tentativo di ricostruire l'antica narrazione storica dell'arte, si impara a distinguere gli originali dalle copie, mentre dal suolo italiano spuntano nuovi originali greci.
Questa sequenza narrativa vuole far emergere alcuni tratti costanti del gusto che ha radicato l'arte greca nelle culture d'Italia: dall'una all'altra sezione si inseguono dunque, con la forza potente del richiamo visivo, i grandi temi che segnano i meccanismi della ricezione. E' infatti su questa base che nasce, dal Settecento in poi, lo studio "scientifico" dell'arte greca, partito con l'antiquaria italiana e culminato nell'archeologia tedesca. La presenza dell'arte greca in Italia diviene così la matrice e il lievito di un processo di riscoperta e conoscenza storica ancora in corso.

Visualizza l'elenco delle opere della mostra sezione per sezione.

Informazioni

Sede della mostra
Palazzo Te
Viale Te, 13 – 46100 Mantova
Durata della mostra
29 marzo – 6 luglio 2008
Catalogo
Titolo: "La Forza del Bello. L'arte greca conquista l'Italia"
Curatore: Cantoni Maria Luisa
Descrizione: 24 x 28 cm, 368 pagine, 218 colori e 126 b/n, cartonato
Collana: Arte antica. Cataloghi
Edito da: Skira
Prezzo: € 65,00

Prenotazioni
199 199 111
dall’estero +39 02 43353522
dal lunedì al venerdì ore 9 – 18

Diritto di prenotazione
Tariffa ordinaria: 1,5 €
Tariffa per studenti: 0,5 €
Orari
9.00 – 19.00
(chiusura biglietteria 18.00)
Modalità di visita
La visita della mostra è regolamentata da un sistema di fasce orarie con ingressi programmati.
La prenotazione è obbligatoria per i gruppi e consigliata per i singoli.
Il biglietto di ingresso consente la visita gratuita anche del Museo della Città di Palazzo San Sebastiano (Largo XXIV Maggio, 12).
Biglietti
intero: 10 €
ridotto: 8 €
gruppi superiori alle 15 unità, maggiori di 60 anni, possessori del biglietto di ingresso al Museo Archeologico Nazionale di Ferrara, possessori MantovaCard, possessori di CardBresciaMusei, soci Touring Club, soci FAI, altre categorie convenzionate
ridotto: 4 €
visitatori tra i 12 e i 18 anni, studenti universitari e disabili
gratuito minori di 11 anni, un accompagnatore per gruppo, due accompagnatori per scolaresca, accompagnatori di disabili che presentino necessità
Visite guidate alla mostra incluso Palazzo Te
Gruppi (minimo 15 – massimo 25 persone)
in lingua italiana: 160,00 €
in lingua straniera: 180,00 €
La tariffa della visita guidata comprende l’utilizzo delle radioguide.
Per i gruppi con guida propria il noleggio delle radioguide è obbligatorio al costo di euro 30,00 per gruppo.

Fonte: "http://www.laforzadelbello.it/"

Etichette: