ARCHEOBLOG

Giornale archeologico e culturale costantemente aggiornato con le ultime notizie e gli ultimi approfondimenti storico-archeologici



30 maggio 2007

Antico / Presente IX, 2007. Festival del mondo antico" - Rimini, 14 - 17 giugno 2007

Per il nono anno consecutivo ritorna Antico/Presente nella forma di Festival del mondo antico, un'occasione per immergersi nelle culture delle origini con il gusto dei contemporanei: come le passate edizioni, anche questa sarà ricca di avvenimenti, pensati per un pubblico variegato ma attento, non escluso quello dei minori. I temi spazieranno dalla archeologia alla storia, dalla antropologia alla scienza, dalla religione alla politica, dall'arte alla cucina, dalla letteratura alla filosofia, etc., etc.
Tra le diverse rubriche ricordiamo i Commenti magistrali, letture di testi introdotte e commentate da protagonisti della scena culturale, le Conversazioni, dialoghi e confronti su temi antichi di grande attualità; gli appuntamenti con le novità editoriali dell'ultimo anno Libri nuovi per l'antico e Antiquaria riminese. Non mancheranno le Decifrazioni brevi cicli di lezioni per un pubblico che desideri approfondire alcuni temi, gli Itinerari che ci porteranno a conoscere da vicino i monumenti e la loro storia, i Giochi e i laboratori per adulti, ragazzi e bambini, l'Antico nella cucina odierna menù che ci consentiranno di rivivere antichi sapori e l'Antiquaria nei media che proporrà una scelta di pellicole di finzione e alcune realizzazioni audiovisive e digitali.
Tra le novità di quest'anno Archeologia in vetrina, una iniziativa che permetterà di ammirare pezzi archeologici mai esposti, esibiti in alcune vetrine del centro storico, un esempio di Archeologia sperimentale consistente nella ricostruzione di un accampamento di soldati romani del I secolo nei pressi dell'antico Ponte di Tiberio, le Letture bibliche di testi sapienziali dell'Antico Testamento.
Importanti anche le mostre, come quella che si aprirà nel Museo di Verucchio dedicata alla donna nel mondo arcaico.
Massimo Cacciari, Michele Mirabella, Edoardo Sanguineti, Paolo Fedeli, Lorenzo Braccesi, Luciano Canfora, Giangiorgio Pasqualotto, Valentino Zeichen, saranno alcuni ospiti della presente edizione.
Gli eventi non si svolgeranno solo a Rimini, ma anche nei comuni di Verucchio, Mondaino, Montefiore Conca, Cattolica, San Mauro Pascoli.

INFORMAZIONI
sito comune di Rimini
Tel. 0541704308 - 0541704290
festival.antico@comune.rimini.it

Rimini

Link: http://www. comune.rimini.it

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28 maggio 2007

Verucchio (Rn). Le ore e i giorni delle donne. Dalla quotidianità alla sacralità tra VIII e VII secolo a.C.

dal 15 giugno 2007 al 6 gennaio 2008

I culti solari, l’unione tra le forze del cielo e quelle della natura, a Verucchio, hanno un simbolo: una figura umana inscritta in un cerchio, un disco solare che spesso ha sul bordo una processione di piccoli quadrupedi. E’ un motivo che ricorre in molti oggetti, tutti rinvenuti in tombe femminili, a conferma di quel legame tra donna e sfera del sacro che è uno dei temi della mostra “Le ore e i giorni delle donne”, al via al Museo Civico Archeologico di Verucchio dal 14 giugno 2007.
La vita di una villanoviana di rango vista attraverso la figura virtuale di una domina che si muove nello spazio-tempo di una giornata ideale. È lei, una donna vissuta a Verucchio tra l’VIII e il VII secolo a.C., la protagonista di questa esposizione che ricostruisce il quotidiano svolgersi di una giornata, tra i gesti, gli oggetti, i colori e i rituali che fondevano il suo tempo in questo scorcio di Romagna di quasi 3mila anni fa.
Si dice “Protostoria” e si pensa a una donna relegata a un ruolo secondario. Niente di più falso. I corredi delle tombe villanoviane ci mostrano una donna protagonista nella vita pubblica e privata, socialmente riconosciuta e culturalmente apprezzata. Fin da bambina l’hanno educata al ruolo che le compete, resa consapevole di far parte di un’élite, l’hanno quasi vestita come la madre, ornata con gli stessi gioielli, perchè l’abbigliamento è anche un linguaggio che può esprimere identità e differenze.
Il percorso espositivo si snoda in tre sezioni tematiche che costituiscono altrettante “tappe” della giornata di una donna di rango: le ore dedicate alla bellezza e alla cura di sé, quelle destinate ai lavori domestici e il tempo riservato alle attività di culto. Seppur centrata sulle testimonianze verucchiesi riferibili al villanoviano romagnolo, la mostra allarga lo sguardo anche oltre quest’ambito con reperti provenienti da contesti tirrenici e dall’Italia meridionale che offrono importanti elementi, utili ad integrare ed arricchire il discorso sui vari aspetti della vita femminile.
La sezione dedicata alle “ore della bellezza” ricrea il momento del risveglio mattutino e delle azioni legate alla cura del corpo e all’abbigliamento, tutte operazioni che una donna di rango compiva abitualmente e che contribuivano a costruirne l’immagine e il prestigio. Qui troviamo gli oggetti da toletta (nettaunghie, nettaorecchie e pettini), quelli relativi all’abbigliamento e gli oggetti di ornamento personale, come diademi, fermatrecce e gioielli di ogni tipo, a cui si affiancano accessori funzionali all’abbigliamento -fibule, bottoni ed altri elementi in materiali preziosi applicati alle vesti- tra cui spicca un pettorale in ambra di eccellenza assoluta rinvenuto a Verucchio negli scavi degli anni ’70 e un cinturone in bronzo con fibbia a disco solare traforato, mai esposto prima..
Procedendo nella giornata tipo della domina, si arriva alle “ore dei lavori”. Questa sezione illustra le attività legate alla gestione dei lavori che si svolgevano all’interno della casa sotto il suo controllo e la sua supervisione. La ricostruzione di un ambiente domestico femminile, rievoca lo spazio in cui la donna svolgeva le sue attività giornaliere, con arredi e oggetti d’uso. Un settore è dedicato alla produzione ceramica, un’attività che si svolgeva almeno in parte sotto controllo femminile. Il tema della produzione dei tessuti è introdotto da utensili funzionali alla filatura e alla tessitura, quali conocchie, fusi, fusaiole, pesi da telaio e rocchetti; qui, accanto alle riproduzioni di tessuti antichi rinvenuti nelle sepolture villanoviane di Verucchio, è esposta la ricostruzione di un telaio.
L’ultima sezione propone un tempo legato alle attività rituali della donna: sono le “ore del sacro”. Il complesso rapporto è analizzato da due angolazioni: il femminile come oggetto di culto e la donna come agente della ritualità. La tematica è evocata da pochi oggetti significativi, come il prezioso vaso dalla Necropoli di Sopron (Ungheria), con scene di tessitura rituale connessa alla sfera del sacro, o l’eloquente Trono della Tomba Lippi dove la donna è protagonista assoluta, sia che appaia su carri imponenti, o al lavoro su alti telai, o come sacerdotessa intenta al rito. Un prezioso alfabetario in avorio, proveniente dal grossetano, ci ricorda che in questo periodo le donne avevano un ruolo di primo piano nella pratica e nell’insegnamento della scrittura: la conferma di una autorità ed autorevolezza dei ruoli femminili che è certamente più significativa di quanto siamo abituati a immaginare per il mondo greco e romano.
La mostra, aperta fino al 6 gennaio 2008, è realizzata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e dal Comune di Verucchio, in collaborazione con la Provincia di Rimini. L’inaugurazione sarà trasmessa in diretta online da RayTalk Wireless Professionals.

Info:
Verucchio (RN), ex Chiesa di Sant’Agostino e Museo Civico Archeologico, dal 15 giugno 2007 al 6 gennaio 2008.
Museo Civico Archeologico, ex Convento di Sant’Agostino, Via S. Agostino - 47826 Verucchio (Rimini)
Apertura al pubblico: dal 15 giugno 2007 al 6 gennaio 2008
Orari: dal 14 Giugno al 30 Settembre 2007, aperto tutti i giorni (festivi inclusi) dalle 9.30 alle 12.30 e dalle 14.30 alle 19.30
dal 1 Ottobre 2007 al 6 Gennaio 2008, sabato dalle 14.30 alle 18.30, domenica e festivi (escluso il 25 Dicembre e il 1 Gennaio) dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle 18
Nei mesi invernali il Museo apre su prenotazione anche al di fuori degli orari indicati per scolaresche e gruppi: Tel. 0541 670222
Prezzi (inclusivi di mostra + museo): Interi € 5,50 - Ridotti € 4,00 - Ridotto scuole € 3,00 (con percorso guidato).
Ufficio IAT Verucchio: 0541 670222 (iat.verucchio@iper.net)
Ufficio Cultura del Comune di Verucchio: 0541 673927 (museoverucchio@yahoo.it).

Fonte: MiBAC - Ministero per i Beni e le Attività Culturali

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25 maggio 2007

Magiche trasparenze a Palazzo Altemps. I vetri dell’antica Albingaunum


Roma, Museo Nazionale Romano in Palazzo Altemps
Dal 15 maggio al 9 settembre 2007

Arriva a Roma la mostra sui vetri ritrovati nell’antica Albenga, l’Albingaunum dei romani, sulle coste liguri. Dopo essere stata accolta a Genova, Aquileia e Rovigo, adesso è nelle sale del Museo Nazionale in Palazzo Altemps che la mostra “Magiche Trasparenze” racconta un eccezionale rinvenimento. Fra le importanti testimonianze archeologiche dell’antica città, infatti, le necropoli hanno restituito vetri di fattura eccezionale, di cui sono in mostra un centinaio di reperti.
Il pezzo forte dell’esposizione è senza dubbio il piatto blu con scena dionisiaca. Il prezioso oggetto, che altri elementi del corredo funerario con cui è stato trovato hanno permesso di datare al II sec. d.C., è realizzato in vetro blu cobalto e colato a stampo, molato e levigato al tornio. La decorazione è effettuata secondo una difficile tecnica d'intaglio sperimentata forse per la prima volta ad Alessandria. Per sottolineare quest’ultimo aspetto, lo splendido reperto è volutamente presentato in una delle sale di Palazzo Altemps dedicate alla collezione egizia.
Un’altra parte della collezione di vetri esposti, invece, è quella destinata al banchetto. Per questo è stato scelto di creare un’ideale continuità con il quattrocentesco affresco che decora la Sala della piattaia. Il dipinto raffigura la preziosa suppellettile da tavola della famiglia Riario di cui si ricordano le nozze tra Girolamo Riario e Caterina Sforza avvenute a Palazzo Altemps nel 1477. Quale migliore sfondo per esaltare non solo bicchieri e bottiglie, ma anche olle e vassoi, brocche e tazze, cucchiai e attingitoi, tutti in vetro! Oggetti talmente belli da essere utilizzati fino al definitivo commiato dal mondo, nel banchetto funebre, e dai quali non ci si separava neanche dopo la morte. Nell’antichità, poi, il vetro era destinato anche a conservare i profumi. Unguenti e pomate erano usati sì per la cosmetica, ma anche per profumare gli ambienti, bruciare durante sacrifici e cerimonie e, persino, per impreziosire il sapore del vino.
Ricco ed affascinante, quindi, questo viaggio attraverso il vetro romano, ripercorso in tutte le sue forme e la sua trasparente fragilità.

Informazioni tecniche

Palazzo Altemps
Piazza Sant’Apollinare, 46 (presso Piazza Navona)
http://www.archeorm.arti.beniculturali.it/MNRAltemps/

Orari della mostra
Aperto tutti i giorni dalle 9 alle 19.45
Chiuso il lunedì
Il biglietto consente l’accesso a tutte le sedi del Museo Nazionale Romano ed è valido per 3 giorni

Ingresso
Intero 7 €, ridotto 3.50 €
Il costo del biglietto può subire variazioni in caso di esposizioni temporanee

Informazioni
Pierreci
+39 06 39967700
www.pierreci.it

Ufficio stampa Electa per la Soprintendenza Archeologica di Roma
Gabriella Gatto
tel. +39 06 42029206
cell. 3405575340
press.electamusei@mondadori.it

Ufficio stampa Electa
Ilaria Maggi, Enrica Steffenini
tel. +39 02 21563250,433
imaggi@mondadori.it; elestamp@mondadori.it

Fonte: "Electaweb"

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24 maggio 2007

Marsiglia prima di Massalia

La storia di Marsiglia risale sempre più indietro nel tempo. Gli scavi dell'INRAP sulla collina di Saint-Charles, nei pressi del boulevard Charles-Nédélec, hanno infatti portato alla luce resti di insediamenti dell'età neolitica, riferibili a una frequentazione che ebbe luogo fra il VI e il V millennio a.C. Si tratta di una scoperta di grande importanza, dal momento che siti di epoche così antiche sono scarsamente attestati in Francia, spesso perchè giacciono a molti metri di profondità rispetto ai livelli di occupazione attuale. Interventi come quelli in corso nella città provenzale, eseguiti nell'ambito dell'attuazione di un vasto progetto di urbanizzazione, offrono dunque opportunità che, altrimenti, si presentano di rado agli archeologi. La presenza dell'insediamento riporta le lancette dell'orologio della storia marsigliese fin quasi al 6000 a.C., un'epoca di gran lunga più antica di quella della fondazione della città da parte dei coloni focesi, nel 600 a.C. Si ritiene che l'abitato sia nato per iniziativa di genti provenienti dal Mediterraneo orientale che raggiunsero le regioni meridionali della Francia nel corso del VI millennio a.C. Sulla collina di Saint-Charles innalzarono case con muri in mattoni crudi e l'aver individuato le tracce di una simile soluzione tecnologica, che costituisce una novità assoluta per la regione francese, è un elemento di grande importanza anche nella storia dell'architettura dell'intero Occidente mediterraneo. Essa corregge o, meglio, arricchisce, l'immagine tradizionale delle genti neolitiche: non più solo contadini e allevatori, ma anche abili costruttori. Le ricerche hanno anche restituito testimonianze relative alle prime fasi di vita di Massalia, in particolare per quanto riguarda la messa a coltura dell'area della collina di Saint-Charles. Sono state individuate tracce dell'impianto di vigne, a conferma dell'importanza assunta dalla produzione del vino nello sviluppo economico della colonia focese. Gli archeologi hanno distinto almeno tre diverse fasi, la più antica delle quali risale al IV secolo a.C. ed è, ad oggi, la più antica testimonianza della coltivazione di vite in Francia. In termini più generali, il cantiere di scavo presso il boulevard Charles-Nédélec ha offerto fin dall'inizio elementi di grande interesse. Nelle prime fasi delle indagini sono infatti venuti alla luce livelli riferibili alle prime fasi di vita del quartiere di età moderna, che si sviluppò a partire dal 1669. E, accanto a resti di strutture la cui esistenza era attestata dalle fonti - laboratori per la fabbricazione di cera, e di sapone, impianti per la concia delle pelli -, gli archeologi hanno identificato anche una manifattura reale adibita alla lavorazione dello zolfo e del salnitro. Attiva dalla fine del XVII secolo, essa riforniva le polveriere francesi di materia prima per la fabbricazione delle munizioni. L'impianto chiuse i battenti nel non lontano 1923, eppure, in assenza di confronti utili a identificare le strutture emerse in seguito allo scavo, gli archeologi hanno potuto distinguere le diverse aree di lavoro solo grazie all'aiuto delle fonti documentarie.

Fonte: "Archeo" - aprile 2007 - Autore: Stefano Mammini

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22 maggio 2007

Presentazione della Mostra "Afghanistan i tesori ritrovati. Le collezioni del museo nazionale di Kabul"


Giovedì 24 maggio 2007, ore 11, verrà presentata alla stampa l'anteprima della mostra presso il Museo di Antichità - Piazza San Giovanni angolo via XX Settembre – Torino

Interventi di:
- Mario Turetta, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici del Piemonte
- Carlo Callieri, Presidente della Fondazione per l'Arte della Compagnia di San Paolo
- Dario Disegni, Segretario Generale della Fondazione per l'Arte della Compagnia di San Paolo
- Said Omar Sultan, Vice Ministro della Cultura e dell'Informazione dell'Afghanistan

Saranno inoltre presenti per illustrare la mostra e rispondere alle domande dei giornalisti:
- Pierre Cambon, conservatore del Museo Nazionale di Arti Asiatiche Guimet di Parigi e curatore della mostra,
- Omara Khan Masoodi, Direttore del Museo Nazionale di Kabul e tra i principali artefici del "salvataggio" dei tesori del Museo.
- Franco Ricca, Direttore del Museo d'Arte Orientale di Torino
- Andrea Bruno, architetto allestitore della mostra e curatore dell'esposizione "Lavori di restauro del Minareto di Jam"

L'esposizione presenta capolavori che costituiscono un patrimonio dell'umanità, testimonianza di una memoria ritrovata del passato millenario dell'Afghanistan e che, sopravvissuti miracolosamente a guerre e saccheggi, sono esposti per la prima volta al mondo occidentale.
In assoluta anteprima verranno anche esposte due statue di terracotta di "Devata", provenienti da Hund, nella valle di Peshawar (odierno Pakistan). La Compagnia di San Paolo ha acquistato tali opere per il futuro Museo di Arte Orientale di Torino.
Completerà l'esposizione la mostra "Lavori di restauro del Minareto di Jam", con fotografie che documentano il lavoro svolto presso il sito di Jam - dal 2002 Patrimonio dell'Umanità - dall'architetto Andrea Bruno, che ha anche allestito l'intera mostra.

Afghanistan i tesori ritrovati
Dal 25 maggio al 23 settembre 2007
Museo di Antichità, con ingresso da Piazza Duomo angolo via XX Settembre.
Informazioni: numero verde 800329329 dalle 8 alle 22 tutti i giorni
www.fondazionearte.it

Fonte: "Redazione Archaeogate" - 22/05/2007

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21 maggio 2007

Missione Archeologica a Medinet Madi - Fayum dell'Università di Pisa Rapporto Preliminare Attività Aprile 2007

La spedizione archeologica dell'Università di Pisa (con il Prof. Rosario Pintaudi-Università di Messina) ha effettuato una missione durante il mese di Aprile 2007, a Medinet Madi nel Fayum, in continuazione con quella svolta nell'autunno 2006, quando avvenne l'importante scoperta della localizzazione e esplorazione della fortezza romana, il dioclezianeo castrum Narmoutheos. I lavori hanno portato alla scoperta, all'interno della fortezza presso la porta Sud, di un sistema idraulico complesso e finora senza paralleli, certamente degno della ingegneria idraulica dei romani. Si tratta di una cisterna quadrata (lato : m. 3,35), scavata nella roccia fino all'attacco della volta in mattoni cotti, che la copriva interamente. La volta è stata trovata non intera, probabilmente sfondata dalla caduta di un grande capitello corinzio ritrovato dentro la cisterna fra la sabbia e i detriti che a riempivano, a circa 3 m. di profondità. La cisterna – di cui quest'anno non si è raggiunto il fondo- era rifornita d'acqua mediante un condotto scavato nella roccia, che proveniva, da un canale a sud-ovest, dopo aver rifornito con probabilità le terme cittadine; il condotto, passando sotto il muro di conta del castrum, era coperto con volta a botte in mattoni cotti, poi, all'esterno era coperto con lastroni di pietra. L'acqua giungeva nella cisterna mediante un grande foro circolare; una serie di piccoli incavi nella roccia, sui lati dell'angolo Sud-Ovest, permettevano la salite e la discesa nella cisterna.
L'esplorazione degli alloggiamenti militari ha continuato a fornire con abbondanza, frammentari, i barilotti di forma ellissoidale destinati a contenere la razione quotidiana di vino. Un grande ambiente intonacato e fornito di intonaco decorato e colorato a motivi geometrici era forse il quartiere del capo del castrum. E' stato anche possibile individuare la zona del bema rialzato con la "cappella delle insegne" (come a Kasr Karun), con nicchia ad abside, la cui conca in mattoni cotti è stata trovata crollata e parzialmente conservata; tra il bema e la porta Nord, nell'asse, un colonnato partendo dalla porta Nord la congiungeva al bema.
Lo spoglio del castrum fu eseguito, si può ipotizzare, nell'epoca del fiorire delle chiese di Medinet Madi, spoglio poi portato a termine dalle devastazioni dei sebbakhin..
Anche durante la missione di Aprile 2007 è stata dedicata grande cura, tempo e danaro per la protezione e la conservazione in particolare delle istallazioni idrauliche uniche finora nel genere..

La missione, composta dal direttore, da R. Pintaudi, A. Menchetti, A. Giammarusti, era accompagnata dall'Ispettore dello SCA Mohammed Badr el Din, che ci è stato di grande aiuto e buona collaborazione.

Prof. Edda Bresciani
Direttore della Missione
Medinet Madi 28 Aprile 2007

Fonte: "Redazione Archaeogate" - 14/05/2007

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17 maggio 2007

Roma. Capolavoro d´arte romana nel cantiere dell´Hertziana. Trovato il ninfeo di Lucullo

Un putto, pingue e variopinto, cavalca sicuro un grosso e scuro delfino. Figli dell´idillio tra divinità e natura, sono incorniciati da colonne tortili, intorno alle quali s´è avviluppata la vegetazione, e candide colonne abbinate, tanto salde quanto "virtuali".
È l´illusione evocata dal mosaico, raffigurante un paesaggio sacro, che emerge come un sogno dalla parete annerita trovata nove metri sotto il livello stradale, tra via Sistina e via Gregoriana. E che ci riporta al tempo in cui lo sperone meridionale del Pincio risplendeva della lussureggiante bellezza degli Horti di Lucullo (60 a. C.), impreziositi per secoli dai successori del vincitore di Mitridate.
La composizione musiva è affidata, per adesso, solo ad alcune tessere, di pietra e vetro, pulite e assicurate al muro: ecco lo zoccolo blu color blu cobalto, un fregio monocromo, quindi la testa di un lupo verde e oro. Pochi elementi, ma che già fanno immaginare la grandezza dell´immagine complessiva, ancora tutta da scoprire. Ossia la decorazione del ninfeo romano scoperto sotto il cantiere della Biblioteca Hertziana, proprio accanto al palazzetto cinquecentesco che ospitò famiglia, affreschi, e la celebre facciata manierista a forma di faccia, degli Zuccari.
Il ritrovamento è avvenuto agli inizi di primavera, durate scavi che vanno avanti dal 2002.

Spiega Maria Antonietta Tomei, della Soprintendenza archeologica di Roma, che dirige, con l´assistenza di Stefania Trevisan, gli scavi eseguiti da Fabrizio Felici e Vincent Cousi (cooperativa Parsifal): «Un muro di contenimento, con frammenti di mosaico, era stato ritrovato già quando nel 1913 fu costruita la biblioteca, ampliata nel 1968-70, per raccogliere il lascito di Henriette Hertz. Ora che l´interno di quell´edificio novecentesco è stato demolito per la costruzione della nuova struttura, progettata da Juan Navarro Baldeweg, non abbiamo fatto che seguire la linea dell´opus reticulatum. E sono apparse le architetture del giardino romano».
Ecco allora il muro di terrazzamento fatto sotto Lucullo, che fu trasformato in ninfeo, attraverso l´apertura di absidiole, intorno al ‘47 dopo Cristo, dal nuovo proprietario, Valerio Asiatico.

Sempre d´età claudia sono le statue di ninfe (di cui s´è persa la traccia) e il mosaico col putto, ora affidato alle cura della restauratrice Maria Bartoli. Del secondo secolo è l´aggiunta dell´emiciclo opposto «e risale invece al quarto - spiega la Tomei - la vasca al centro, sul fondo della quale ci sono il giallo antico, il cipollino e il pavonazzetto: i marmi di riuso».
Scavi, e novità, non sono finiti. «Scenderemo di altri 3-4 metri» assicura la Tomei. Che è entusiasta («lavorare così è un sogno» dice) del cantiere.

Finanziati dall´Istituto Max Planck, che ottiene fondi dallo stato tedesco e dai 16 laender, lavori di costruzione e scavi archeologici vanno avanti di pari passo. «E questo grazie - aggiunge l´architetto Enrico Da Gai - alla piastra che abbiamo teso da via Gregoriana a via Sistina, poggiandola solo sui muri perimetrali: una soluzione che ci ha permesso di non dover impiantare nuovi pilastri e, così, di preservare i resti romani che andiamo ritrovando».
I giardini da sogno di Roma, dalla Repubblica all´Impero, dagli Horti Lucculliani alla Domus Pinciana, durarono fino al VI secolo, quando Belisario li scelse come sua residenza. Dal gigantesco paradiso cantato da Plutarco, dove trovò la morte Messalina, sono riapparse negli anni scorsi architetture e statue, documentate fino a luglio alle Olearie papali nella mostra "Memorie dal sottosuolo".

Alla ricostruzione dei giardini sul Pincio concorre ora anche il ritrovamento, sotto l´Hertziana, di una splendida testina di Venere. Ma anche di una quarantina di vasi interrati che, allineati, costituivano l´aiuola su via Sisitina. «Gli archeobotanici della Sapienza - racconta la Trevisan - vi hanno trovato dentro anche il fossile della radice di una rosa».

Fonte: "La Repubblica" - 16/05/2007 - Autore: Carlo Alberto Bucci

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15 maggio 2007

Aperta la nuova sezione "Milano Antica" del Museo Archeologico di Milano

Milano antica (V sec. a.C. – V sec. d.C.)

Nel Museo Archeologico di Milano, suggestivamente ubicato tra i resti del Circo romano e delle antiche mura urbiche, la nuova Sezione ripercorre i primi mille anni di storia di Milano, dalle origini al declino, con l'ausilio di splendide ricostruzioni grafiche e di un eccezionale plastico della
città, collegando i reperti archeologici ai relativi contesti storici e culturali e integrandoli nella topografia urbana, quale tangibile testimonianza di una storia ancora viva e percepibile nella nostra realtà attuale.

Il percorso di visita della sezione dedicata a Milano antica (V sec. a.C. – V sec. d.C.), illustrato da suggestive ricostruzioni grafiche e da un grande plastico della città in età romana, ripercorre i primi mille anni di storia di Milano, collegando i reperti archeologici provenienti dalla città ai relativi contesti storici e culturali e integrandoli nella topografia urbana, quale tangibile testimonianza di una storia ancora viva e percepibile nella nostra realtà attuale.
I reperti archeologici milanesi sono confluiti continuativamente, a partire dall'Ottocento, nel museo, che dispone quindi di un ricchissimo patrimonio di materiali, utili a ricostruire la storia della città a partire dalle origini dell'insediamento nel V secolo a.C., fino al declino nel V sec. d.C., quando la corte imperiale, sotto la pressione barbarica, si ritirò ad Aquileia.
Si tratta di testimonianze della produzione artistica (sculture, rilievi, oreficerie, argenti, bronzi etc..) e monumentale (elementi architettonici, epigrafi, sarcofagi, mosaici), di oggetti di uso quotidiano e comune (ceramiche, monete, vetri etc) presentati nel loro contesto originario grazie ai dati forniti dagli scavi, soprattutto recenti. In una specifica sezione dedicata alla società degli antichi Milanesi, le analisi paleopatologiche degli scheletri provenienti da contesti archeologici della città completano il quadro con dati sul popolamento di Milano in età romana, sulla qualità della vita, sulle malattie e sull'alimentazione.
Il museo archeologico stesso costituisce uno dei più ricchi depositi della storia di Milano non solo per le sue collezioni ma anche per la sua specifica ubicazione sui resti del circo romano e della cinta muraria risalente al IV secolo d.C., di cui sono tuttora visibili all'interno del museo cospicui resti, caso più unico che raro per Milano.
Collocato nell'ex Monastero di S.Maurizio, o Monastero Maggiore - che la tradizione vuole fondato nella tarda età longobarda o nella prima età carolingia (tra VIII e IX sec. d.C.) – il museo è già di per sé uno dei più intatti e ricchi palinsesti archeologici della città, con strutture di età romana e medioevale ben conservate in alzato. Il percorso di visita offre al visitatore oltre ai reperti archeologici, anche i resti di una domus romana di I sec. d.C. e una torre poligonale delle mura di IV sec.d.C., conservata in alzato fino al tetto e riutilizzata in epoca medioevale come cappella del Monastero.
E' conservata inoltre una seconda torre romana, di pianta quadrata appartenente ai carceres (il luogo da cui partivano le corse dei cavalli) del Circo tardoromano, riutilizzata come campanile della chiesa monastica già prima del Mille, quando venne aggiunta una loggia colonnata a coronamento della struttura (attualmente in corso di restauro in previsione di una prossima apertura al pubblico).
L'insieme dei contesti monumentali e dei reperti archeologici del museo offre quindi una articolata e affascinante testimonianza delle vicende di Milano.

Orari di apertura del Museo: 9-13; 14-17,30 lunedì chiuso
Mezzi di trasporto: Metropolitana M1, M2 (Cadorna); Tram 16, 19; Autobus 50, 58 e 94; Ferrovie Nord Cadorna

Fonte: "Redazione Archaeogate" - 15/05/2007

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12 maggio 2007

Guida all'Italia archeologica. Regione per regione


Descrizione:
Archeologia è una parola che ha in sé tutto il fascino di ciò che è antico, che appartiene al passato ma che nel presente trova un ulteriore ragione di esistere: come segno del rispetto per ciò che l'uomo ha saputo creare e come strumento privilegiato con cui conoscere ciò che è stato prima di noi. L'archeologia è fatta di atmosfere, di suggestioni. È fatta della magia che sprigiona da edifici e oggetti che hanno saputo sopravvivere all'erosione del tempo, del piacere di poter leggere in semplici ruderi le tracce di un'umanità viva. In Italia parlare di archeologia viene quasi spontaneo, visto che tracce fisiche di un passato lontano sono disseminate un po' ovunque, e sempre più spesso le cronache riportano notizia di nuove, incredibili scoperte. Certo è facile rimanere incantati di fronte alle maestose rovine di un teatro, o all'eleganza di un'abitazione ancora ornata di splendidi affreschi e mosaici sopravvissuti all'erosione del tempo; non è invece così immediato cogliere il valore di quei siti che, apparentemente, sono solo una distesa di rovine, ma che in realtà tra quelle pietre celano i segreti di un mondo che è stato e che chiede di essere riscoperto. Sensibili a tale richiamo, le pagine di questa guida condurranno il lettore in un viaggio attraverso l'Italia, dalla preistoria alla fine dell'età classica, passando per luoghi che tutti conosciamo ma anche muovendo alla scoperta di aree meno note, che grazie alla competenza degli autori diventano nuove finestre sul passato.

Autore: Maggi Stefano; Troso Cristina
Prezzo: € 16.50
Dati: p. 522
Anno: 2007
Editore: Piemme

Fonte: "Antikitera.net"

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10 maggio 2007

Scoperta la tomba di Erode il Grande

Un archeologo israeliano ha annunciato oggi di aver scoperto, sotto un terrapieno a pochi chilometri da Gerusalemme, quella che sembra essere la tomba di Erode il Grande, il sovrano della Giudea conosciuto come costruttore del secondo Tempio di Gerusalemme, della cinta muraria della citta' e di alcuni palazzi e altri edfici a Cesarea.

Erode, messo sul trono dai Romani che allora dominavano la Palestina, parte della provincia di Siria, e' anche conosciuto dalle Sacre scritture come "mandante" della "strage degli innocenti".

Il professor Ehud Netzer, dell'Istituo di archeologia dell'universita' ebraica di Gerusalemme, ha annunciato la scoperta, avvenuta dopo decenni di indagini e di scavi, in una conferenza stampa.

"Il sarcofago che abbiamo scoperto, in pietra morbida e ornato di rosette scolpite, non aveva alcun resto umano quando e' stato scoperto, ma riteniamo si tratti della sepoltura di Erode il Grande", ha detto l'archeologo israeliano.

Erode regno' sulla Giudea dal 37 al 4 AC. Egli aveva realizzato il secondo tempio di Gerusalemme, distrutto dalle legioni romane dell'imperatore Tito nel 71 AD, i palazzi di Cesarea e la fortezza di Masada, dove i ribelli ebrei opposero un'ultima resistenza alle legioni romane terminata con un drammatico suicidio di massa.

"E' una scoperta importante perche' la figura di Erode il Grande e' molto conosciuta soprattutto a quanto riferisce lo storico ebreo-romano Flavio Giuseppe", ha detto il professor Netzer.

"Egli aveva anche costruito il suo palazzo, Herodion, vicino Betlemme e il sito e' stato localizzato nel terrapieno dove e' stata rinvenuta la tomba.

Il rinvenimento e' stato preceduto da scavi fatti da frati francescani negli anni '50 del Novecento, seguiti poi da altre campagna guidate da Netzer, ma fino all'anno scorso la tomba del re non era stata localizzata.

Fonte: "Rai News 24" - 8/05/2007

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09 maggio 2007

IX Settimana della Cultura 12-20 maggio 2007


Dal 12 al 20 maggio, si svolgerà su tutto il territorio nazionale, la Settimana della Cultura organizzata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Lo slogan scelto quest’anno C’è l’arte per te. Archeologia, architettura, arte, archivi, biblioteche, cinema, paesaggio, spettacolo sottolinea la ricchezza del nostro patrimonio culturale e la grande forza vitale della cultura italiana, fattore decisivo dell’identità nazionale, della competitività e della crescita del Paese.

“Solo quando i cittadini conoscono e sono consapevoli della ricchezza del comune patrimonio storico e culturale possono amarlo e, dunque, difenderlo, tutelarlo, valorizzarlo”, così il ministro Francesco Rutelli mette in luce le numerose iniziative che danno vita a questa nuova edizione della Settimana della Cultura. Monumenti, musei, gallerie, aree archeologiche e altri luoghi d’arte statali e anche molti dei siti pubblici e privati che hanno aderito alla manifestazione apriranno, gratuitamente, le porte a tutti. Continua il ministro Rutelli, “per realizzare questa grande iniziativa, che si ripete ormai da oltre trenta anni e che rappresenta la più importante “vetrina” annuale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, l’intera Amministrazione con tutti i suoi Istituti si mobilita per ampliare l’offerta di servizi e per realizzare numerose iniziative”: sono oltre 2.200, con un aumento circa del 40 % rispetto allo scorso anno, gli eventi previsti per l’occasione. Oltre 400 mostre, aperture straordinarie di luoghi solitamente non visitabili, nuovi allestimenti di musei e inaugurazioni di restauri completati, conferenze, convegni, laboratori didattici, visite guidate, concerti, spettacoli teatrali, danza, manifestazioni sportive, proiezioni cinematografiche, presentazioni di libri.

L’elenco di tutti gli eventi, disponibile in tutta la sua interezza e in continuo aggiornamento è consultabile sul sito www.beniculturali.it/settimanacultura

Fra questi si possono segnalare, in Valle d’Aosta visite guidate anche virtuali alla antica città romana e medioevale di Aosta e aperture serali fino a mezzanotte per i Castelli di Issogne e Verres. In Piemonte a Vezzolano, in provincia di Asti, il 13 maggio Carlo Fruttero sarà intervistato sulla valenza femminile dell’abbazia di Santa Maria e sul frutteto straordinariamente aperto, impiantato nel 1998 con quattordici cultivar di mele autoctone. A Torino il Concerto di musica classica a Palazzo Chiaglese. In Liguria a Genova la mostra “Da Luca Cambiaso a Domenico Piola. Disegni genovesi dell’Accademia di Venezia” al Museo di Palazzo Reale; sempre a Genova la conferenza “Aurelia e il progetto” a Palazzo Ducale, sulla valorizzazione paesistica del tracciato storico della Via Aurelia nel tratto ligure. In Lombardia a Sesto San Giovanni, la mostra a Villa Mylius “Scintille di progresso. Il passato e il progetto, immagini e testimonianze del lavoro industriale nel ’900”; a Milano “UOVO performing arts festival”, festival internazionale interdisciplinare sulle arti contemporanee che presenta le tendenze più attuali dello spettacolo dal vivo nei luoghi dell’arte, della moda, del design allo IED Moda Lab, Museo Diocesano, Fabbrica del Vapore, Triennale di Milano. In Trentino Alto Adige, a Trento la mostra “La scimmia nuda. Storia naturale dell’umanità” al Museo Tridentino delle Scienze Naturali: l’apertura gratuita del MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea sia nella sede di Trento che di Rovereto. In Veneto, a Venezia le visite guidate alla Biblioteca Marciana “Restauri alla Biblioteca Marciana, un tempo Zecca della Repubblica” e all’Archivio di Stato “Uomini di cultura e uomini di governo nella Venezia del Rinascimento”. In Friuli Venezia Giulia la mostra fotografica “Virtual Gart” al Borgo Castello, Musei Provinciali di Gorizia e la proiezione del film “Archeomovies” a Udine, alla Camera di Commercio. In Emilia Romagna a Modena la mostra “Vermeer. La ragazza alla spinetta e gli artisti di Deft” e il 13 maggio aprono al pubblico alcuni giardini e cortili di dimore storiche private a Bologna. In Toscana, “100 cantori per Firenze, all’improvviso Dante”, lettura dell’intera Divina Commedia effettuata in vari luoghi del centro storico di Firenze; sempre a Firenze l’apertura straordinaria della mostra “Arte e cultura del Risorgimento nelle collezioni di Giovanni Spadolini”, nella Fondazione Spadolini Nuova Antologia. Nel Lazio, a Roma l’apertura straordinaria della “Farnesina Porte Aperte” presso la sede del Ministero degli Affari Esteri e al Maxxi la mostra “Olanda-Italia 10 Architetture” che mette a confronto dieci gruppi di giovani architetti olandesi e italiani. In Umbria la “Festa dei Ceri” a Gubbio e a Perugia sarà inaugurato il restauro delle mura esterne della Rocca Paolina. Nelle Marche ai Musei Civici di Pesaro “L’Arte incontra la musica. Concerti e conversazioni ai musei Maggio Serenate” e a Urbino la mostra a Palazzo Ducale “Ori e Argenti. Capolavori del ‘700 da Arrighi a Valadier”. In Abruzzo a Chieti al Museo C. Barella, Palazzo Martinetti-Bianchi “C’era una volta… letture e animazione di favole della tradizione abruzzese”; a L’Aquila, al Teatro San Filippo concerto “In Memoria”, omaggio ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nella ricorrenza delle stragi di Capaci e via d’Amelio. In Campania a Caserta, visita guidata con la presentazione delle postazioni multimediali e dei locali destinati all’accoglienza per le visite al parco della Reggia del pubblico diversamente abile; a Napoli, riapre la Chiesa Santa Maria di Donnalbina dopo i restauri per i danni del terremoto. In Molise, a Campobasso il convegno “I Sanniti oggi” nella Bibliomediateca comunale, e a Castropignano al Castello D’Evoli visita guidata “Un paese, una storia, un giorno di festa”. In Puglia, al Museo storico civico di Bari la mostra “Collezione Privata. Arte, musica, passione”, il fascino delle copertine dei dischi raccontate dai collezionisti; a Foggia nella Chisa di San Giovanni di Dio la lettura del “De civitate Dei” di Sant’Agostino. In Basilicata a Muro Lucano, in provincia di Potenza, si svolge il primo Festival di Archeologia sperimentale; a Potenza, alla Biblioteca Nazionale il convegno “Siamo tutti popoli migranti”. In Calabria, a Cosenza, nel Laboratorio di Restauro Soprintendenza PSAE Calabria si svolgerà la presentazione dei restauri effettuati sul territorio regionale; a Sambiase (Lamezia Terme) la mostra “Frate Francesco di Paola”. In Sicilia, a Trapani, al Liceo Artistico Statale la mostra “Le Saline trapanesi fra fonti documentarie e archeologia industriale”; nella Biblioteca Comunale e Salone delle Feste del Castello di Carini “La Baronessa di Carini. Dai Manoscritti alla Performance”, celebrerà il cinquantesimo anniversario dalla scoperta del manoscritto di Salvatore Salomone-Marino contenente le 392 varianti della storia della Baronessa di Carini, mentre mostre, convegni e spettacoli di danza integreranno la manifestazione. In Sardegna, a Cagliari, al Centro comunale d’arte e cultura Exmà, “Crea il tuo libro d’artista”, laboratorio didattico per dare ai bambini l’opportunità di avvicinarsi all’arte contemporanea; nella Biblioteca Universitaria “Incontri musicali tra arte e cultura. Dal Rinascimento alle colonne sonore di Ennio Morricone passando per Gershwin e Tango argentino”.
L’edizione 2007 della Settimana conta anche le iniziative in cinque paesi del mondo, Argentina, Brasile, Germania, Slovenia e Turchia. Fra gli eventi: a Buenos Aires, la rassegna di pitture e sculture dell’artista Tonino Lombardi al Centro culturale Borges. A San Paolo (Brasile) serate cinematografiche all’Istituto di Cultura italo-brasiliano. A Wolfsburg (Germania), alla Galleria Comunale, la rassegna fotografica di Guido Guidi. A Lubiana (Slovenia) due i concerti in programma (il 15 maggio all’Union Hall e 16 maggio al Cankariev Dom). Ad Ankara (Turchia), Festival Internazionale del Cinema e serata speciale il 9 maggio al giardino del Museo delle Civiltà Anatoliche.

INFORMAZIONI E DETTAGLI per orari ed eventuali costi dei biglietti
numero verde: 800 99 11 99.

Fonte: "MiBac - Ministero per i Beni e le Attività Culturali" - 08/05/2007

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07 maggio 2007

Firenze. Il giardino antico da Babilonia a Roma. Scienza, arte e natura


fino al 28 ottobre 2007

La prestigiosa sede della Limonaia del Giardino di Boboli ospiterà, dall'8 maggio al 28 ottobre 2007, la mostra -Il giardino antico da Babilonia a Roma. Scienza, arte e natura-, organizzata e promossa dall'Istituto e Museo di Storia della Scienza di Firenze, dalla Soprintendenza Archeologica di Pompei, dalla Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino e dall'Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

Oltre centocinquanta reperti provenienti dagli scavi di Pompei ed Ercolano, dai Musei Capitolini, dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli, dagli Uffizi, dai Musei Vaticani e da altre prestigiose istituzioni italiane e straniere (tra i quali Louvre, British Museum, Vorderasiatisches Museum di Berlino, Badisches Landesmuseum di Karlsruhe), suggestive ricostruzioni e modelli funzionanti introducono il visitatore in un percorso che racconta l'evoluzione tipologica del giardino e di tutto cio' che lo ha reso un luogo di svago, meditazione e sperimentazione di saperi naturalistici e tecnici dal mondo mesopotamico fino alla Roma imperiale.

Il percorso espositivo poggia su una serie di esempi significativi che lumeggiano questa affascinante storia: dai giardini pensili di Babilonia, una delle sette meraviglie del mondo antico, ai giardini fantastici del mito greco, dal giardino sacro a margine dei luoghi di culto agli spazi verdi che in età ellenistica divennero parte integrante di istituzioni per lo studio e la ricerca, quali accademie e musei. Se in età ellenistica il giardino diviene un vero e proprio laboratorio della natura, ovvero lo spazio che accompagna la ricerca in campo naturalistico, scientifico e tecnologico, nel mondo romano fontane e giardini trasformano l'immagine dell'abitazione privata e della città. Lo spazio verde, costretto entro le mura domestiche o della grande villa, non e' solo il luogo prediletto per l'otium, ma ripropone il gusto enciclopedico per il possesso di specie da coltivare per uso alimentare, cosmetico e farmaceutico. Nelle grandi ville signorili si sperimentano, inoltre, le interpretazioni paesaggistiche di derivazione orientale, ovvero quei lussureggianti -paradisi- che in seguito troveranno una eco anche nella pittura di età imperiale con la serie dei dipinti che rappresentano giardini straordinariamente ricchi di flora e fauna.

I ritrovamenti effettuati nei giardini delle città sepolte dall'eruzione dei Vesuvio del 79 d.C. testimoniano il gusto e la moda di un'epoca attenta non solo alle specie ornamentali ma anche alle essenze farmaceutiche e cosmetiche.

L'acqua, elemento indispensabile per tutte le tipologie di verde prese in esame, attraversa tutte le sezioni della mostra: reperti archeologici e modelli funzionanti permetteranno al visitatore di osservare i diversi percorsi dell'acqua, realizzati in base alle tecnologie a disposizione nel mondo mesopotamico, ellenistico e romano. Tecnologicamente all'avanguardia furono le realizzazioni in questo campo: dalla straordinaria serie di viti idrauliche che permettono di irrigare i giardini pensili di Babilonia, agli acquedotti romani; nel mezzo, la straordinaria stagione dell'ellenismo, quando i giochi d'acqua per fontane che zampillavano nei giardini, nei templi e nelle strade cittadine divennero oggetto di ricerca da parte dei maggiori esponenti della meccanica alessandrina.

È da questo momento in poi che raffinate sculture in marmo e bronzo vengono usate come fontane, parte essenziale dell'arredo dei giardini di età ellenistica e romana, espressione concreta di ricerche e studi dedicati a materie allora all'avanguardia come la pneumatica, che comprendeva anche l'idraulica.

Chiude la mostra, nei grandi prati antistanti la Limonaia del Giardino di Boboli, la suggestiva ricostruzione dei due giardini pompeiani della Casa dei Pittori al Lavoro e della Casa dei Vettii.

I giardini, oggetto di puntuali ricerche nell'ultimo ventennio, verranno ricreati con le aiuole geometriche, le piante e il sistema di irrigazione effettivamente in uso.

La mostra si articola in tre sezioni.

Si comincia con La nascita del giardino in Mesopotamia, dedicata all'origine e all'evoluzione delle prime aree verdi connesse ai palazzi reali. Sono esposti reperti (provenienti dal Louvre, dai Musei Vaticani, dal Vorderasiatisches Museum di Berlino) che raffigurano le piante di questi primi giardini e l'acqua, elemento essenziale per la loro cura. Nel mondo assiro il giardino rifletteva la gloria del sovrano: i vasti parchi sorti all'ombra dei palazzi reali rispecchiavano, con la varietà delle specie delle piante utilizzate, l'ampiezza del regno.

La fedele ricostruzione di un aratro seminatore sumerico allude alla tecnica necessaria per addomesticare la natura nei grandi parchi che ornavano le regge mesopotamiche, mentre la replica funzionante della statua fontana di una divinità femminile con vaso dal palazzo di Mari ricorda la fondamentale presenza dell'acqua.

Dalle esperienze maturate in campo architettonico, idraulico e botanico presero forma i giardini pensili di Babilonia, destinati a divenire una delle sette meraviglie del mondo antico: chiude questa sezione della mostra la ricostruzione di un modello funzionante che mostra due coclee e una noria, le soluzioni tecniche piu' probabili per la loro irrigazione, cui alludono le testimonianze di antichi autori (per esempio Erodoto) e alcuni ritrovamenti archeologici.

Nella seconda sezione, Il mondo greco: i giardini degli dei e dei filosofi, gli oggetti esposti consentono al visitatore di entrare nei giardini del mito e della meditazione filosofica. Nell'arido paesaggio greco i piccoli giardini apparivano come vere e proprie oasi, la cui proprietà era gelosamente tramandata di generazione in generazione. Il miracolo del rinnovarsi della natura in questi orti verdeggianti fu probabilmente all'origine della precoce associazione fra il verde e l'idea del divino. Vasi dipinti provenienti da prestigiose istituzioni straniere e italiane (British Museum, Louvre) accompagnano il visitatore in un suggestivo percorso, dai giardini di Alcinoo a quelli di Adone e Proserpina, a lungo cantati nelle fonti per le meraviglie della natura in essi presenti.

Un vaso giunto per l'occasione di questa mostra dal Museo Archeologico di Napoli offre la raffigurazione del giardino delle Esperidi, situato ai confini del mondo e teatro di una delle fatiche di Eracle, impegnato nell'uccisione del mostruoso serpente a guardia dell'albero dalle mele d'oro.

I ritratti di alcuni filosofi rendono conto della trasformazione avvenuta attorno agli spazi verdi che nacquero alla periferia di Atene tra il IV e il III secolo a.C., dove si stabilirono alcune delle piu' celebri scuole filosofiche della antichità. I ritratti di Platone e Aristotele assieme a preziose edizioni cinquecentesche delle loro opere accolgono il visitatore in questa parte della mostra evidenziando la trasformazione del verde in luogo consacrato alla meditazione.

Il ginnasio che si estendeva in prossimità del boschetto sacro all'eroe Akademos divenne infatti il luogo prediletto da Platone e dalla sua scuola, mentre il non lontano recinto consacrato a Apollo ospito' il celebre Liceo di Aristotele. Il giardino non e' solo il nuovo sfondo delle indagini filosofiche ma anche, nel caso di Epicuro, il simbolo di quel pensiero.

Lo straordinario sarcofago con le Muse giunto per l'occasione della mostra da Civita Castellana introduce il passaggio all'età ellenistica, caratterizzata da un nuovo proficuo rapporto tra natura, arte e scienza. La ricostruzione di tre spettacolari modelli funzionanti di cui resta la descrizione nella meccanica antica e nei trattati di Pneumatica, la -Fontana di Erone-, il -ramo con uccellini che cinguettano- e un -corno potorio- trasformato in fontana zampillante permettono al visitatore di osservare da vicino le innovative tecnologie maturate in età ellenistica nell'ambiente del Museo di Alessandria dove, tra il giardino, le aule per lo studio e la grande biblioteca le scienze andarono modificando il loro contenuto e i loro obiettivi.

La sezione terza, Il mondo romano: dal centro alla periferia, e' divisa in due parti, una dedicata ai giardini della città di Roma (Gli horti romani), l'altra a quelli di Pompei (Gli horti pompeiani).

Col termine hortus si indicava, in latino, l'appezzamento di terreno immediatamente contiguo alla casa ed utilizzato per la coltivazione di frutta e verdura. A partire dal I secolo a.C. l'hortus acquisto' i caratteri di luogo di piacere racchiuso all'interno di monumentali cortili cinti da colonne, i peristilii. In questi spazi consacrati al godimento estetico, elementi decorativi derivati dai giardini sacri e dai ginnasi del mondo greco furono inseriti in una cornice vegetale accuratamente disegnata dai maestri dell'ars topiaria (l'arte del giardinaggio) con lo scopo di creare un artefatto paesaggio idillico, nel quale erano sistemate statue di satiri, ninfe e altri mitici abitanti del bosco.

Alla metà del I secolo d.C., una verde cintura costituita da oltre 60 parchi circondava il centro di Roma. Alcune di queste tenute rimasero di proprietà imperiale per quasi cinque secoli, arricchendosi continuamente di nuove strutture architettoniche e opere d'arte. Portici, fontane, ambienti tricliniari per i banchetti estivi circondavano i palazzi, solitamente collocati su terrazze disposte a seguire il declivio delle colline. Nella cornice di questa artificiale Arcadia erano sistemate centinaia di statue dei soggetti e delle dimensioni piu' diverse, fra le quali non mancavano neppure rari e preziosi originali greci. Alcune sculture prestate dai Musei Vaticani e Capitolini rendono conto del fasto di queste straordinarie opere dell'uomo, di cui oggi resta soltanto lo scheletro fatto di architetture, fontane e statue, che ci consentono comunque di immaginarne l'originaria bellezza.

Pertanto, proprio attraverso l'esposizione ragionata di sculture, affreschi e ricostruzioni il pubblico potrà rendersi conto di questa magnificenza. In questa sezione della mostra, infatti, i visitatori si muovono accanto a reperti di straordinario pregio, che rendono conto in modo particolare dell'antico splendore degli Horti di Mecenate e Lamia: mentre Mecenate opero' una trasformazione dell'Esquilino, dove realizzo' un parco confluito alla sua morte nel patrimonio di Augusto e destinato a divenire luogo di residenza prediletto da molti imperatori, Elio Lamia, console nel 3 d.C., dono' alla sua morte gli splendidi giardini sull'Esquilino a Tiberio, con le numerosissime sculture di eccezionale importanza che vi si trovavano.

Del resto, senza conoscere gli horti di Roma, non e' possibile comprendere pienamente il significato e l'originalità dei giardini delle città di provincia.

Pompei costituisce il fortunato esempio di questa ricezione periferica dei modelli urbani. Oltre a ricostruire l'arredo del giardino, il caso pompeiano consente di dare forma al disegno vegetale. Solo in quest'area infatti e' possibile sapere quali piante erano utilizzate, come erano disposte e qual era la loro funzione. Piante medicinali, fiori utilizzati per le corone dei banchetti e alberi da frutta coesistevano con siepi dai disegni geometrici realizzate dai maestri dell'ars topiaria. È questa natura del giardino pompeiano che la mostra, nella sua ultima sezione, cerca di ricostruire, indagandone, accanto al decoro scultoreo, l'arredo vegetale e i complessi sistemi idraulici che garantivano la prosperità delle piante.

In questa parte della mostra saranno inoltre esposti alcuni affreschi appartenenti al particolare genere delle pitture di giardino che in origine decoravano le pareti di alcune abitazioni.

Ne costituisce l'esempio piu' straordinario il ciclo di pitture rinvenuto in una stanza della Casa del Bracciale d'Oro di Pompei, che nell'occasione di questa mostra viene per la prima volta presentato interamente. Altri oggetti di straordinaria bellezza accompagnano il visitatore in questo percorso: tra questi, la spettacolare fontana dell'Idra, una scultura bronzea di oltre due metri di altezza che rappresenta il mostruoso serpente a cinque teste, trasformate in altrettante bocche di fontana, attorcigliato attorno a un albero.

Questa straordinaria opera e' anche il logo della mostra, testimonianza della commistione tra arte e scienza e simbolo di una cultura capace di meravigliare anche attraverso il sapiente uso di raffinate tecniche idrauliche. Spettacolari modelli funzionanti in scala e in trasparenza rendono conto della fondamentale presenza dell'acqua. Il complesso sistema idraulico che garantiva il funzionamento dei giochi d'acqua della casa di Q. Quartius (a lungo chiamata di -Loreio Tiburtino-) a Pompei, viene per la prima volta riproposto al pubblico. Attrezzi da giardino, statue ornamentali e fontane zampillanti, arredi in marmo e bronzo ricreeranno la raffinata atmosfera del giardino di una città romana del I secolo d.C.

Infine, le due ricostruzioni in scala 1:1 del giardino dei Vettii e dei Pittori al Lavoro, collocate nei due prati antistanti la Limonaia, chiudono il percorso espositivo. Il primo restituisce agli occhi del visitatore la spettacolare interazione di giochi d'acqua, vegetazione e scultura che costituiva l'originalità e la bellezza dei giardini della borghesia vesuviana, mentre il secondo, scavato in anni recenti con tecniche particolari, mostra la reale immagine di un giardino pompeiano un attimo prima dell'eruzione.

In tutte le sezioni del percorso espositivo sono presenti postazioni video con approfondimenti multimediali su temi specifici, realizzati dal Laboratorio Multimediale dell'Istituto e Museo di Storia della Scienza. La mostra prende l'avvio da studi e ricerche di carattere interdisciplinare condotti da studiosi italiani e stranieri che hanno collaborato alla sua realizzazione.

Il catalogo, a cura di Giovanni di Pasquale e Fabrizio Paolucci, e' pubblicato dalla casa editrice Sillabe.

Enti promotori:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza Archeologica di Pompei, Soprintendenza Speciale per il Polo Museale Fiorentino, Firenze Musei, Istituto e Museo di Storia della Scienza, Firenze, Ente Cassa di Risparmio di Firenze.

Info:
Limonaia del Giardino di Boboli
piazza Pitti, 1 (altri accessi: Annalena, Forte Belvedere, Porta Romana) - Firenze
orario: lunedi'-domenica 8.15-18.30 nei mesi di maggio, settembre e ottobre ; 8.15-19.30 nei mesi di giugno, luglio e agosto. Chiusura: primo e ultimo lunedi' del mese
La biglietteria chiude un'ora prima del Museo - biglietti: Intero - 9,00 ; Ridotto - 4,50 per i cittadini della Comunità Europea tra i 18 e i 25 anni. Gratuito per i cittadini della Comunità Europea sotto i 18 e sopra i 65 anni.
Tel.055 2298732, 055 2651838 - FAX 055 2298732

Fonte: "Undo.net" - 07/05/2007

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05 maggio 2007

Maria Rocchi, Paolo Xella - "Archeologia e religione" Atti del I Colloquio del "Gruppo di contatto per lo studio delle religioni mediterranee"

Roma, CNR, 15 dicembre 2003 (Storia delle religioni II), Verona 2006

In che misura l'archeologia può ricostruire le manifestazioni "religiose" di una cultura estinta? Esistono particolari indicatori e specifici approcci che consentano di ottenere risultati soddisfacenti e condivisi nell'interpretazione dei reperti? In che misura la Storia delle religioni può suggerire agli archeologi, sul piano del metodo specifico, strategie di ricerca recepibili, fruttuose e innovative?
Archeologi e storici delle religioni sono qui chiamati a confrontarsi su problemi interpretativi comuni alla "archeologia del culto", in prospettiva metodologica ed attraverso lo studio di casi particolari: dalla Siria del tardo Bronzo ai "luoghi del sacro" nella Sardegna nuragica, dal caso della miniaturizzazione di oggetti di uso rituale ai criteri di identificazione di templi e santuari nel Levante mediterraneo del I millennio.

PREFAZIONE
Sono qui raccolti i testi dei contributi presentati al I Colloquio organizzato dal Gruppo di contatto per lo studio delle religioni mediterranee, che ha avuto luogo a Roma, nella sede del Consiglio Nazionale delle Ricerche, il 15 dicembre 2003.
Nato agli inizi del 2003, il Gruppo di contatto ha voluto interpretare concretamente l'esigenza di stabilire una collaborazione più stretta e sistematica tra quanti, nelle Università o negli Enti di ricerca, sono interessati a studiare le culture del bacino del Mediterraneo, ponendo particolare attenzione a quelle loro manifestazioni riconducibili all'ambito definito convenzionalmente "religioso". .
Negli intenti costitutivi del Gruppo è stata primaria l'intenzione di proporsi come centro di promozione e di aggregazione in questo settore, tanto sul piano della peculiare metodologia storico-religiosa - per cui ci si riconosce nei principi ispiratori di questa collana - quanto sul piano del dialogo interdisciplinare tra storici delle religioni da un lato, specialisti di diversa formazione (storici, archeologi, filologi, epigrafisti, antropologi, etnologi) dall'altro.
Questa linea di ricerca e di dialogo interdisciplinare, tanto spesso difesa ma non altrettanto spesso concretamente applicata, ha prodotto risultati che ci sono apparsi interessanti e promettenti. Ne ricordiamo qui due: la giornata di studio dedicata a "Epigrafia e storia delle religioni" (P. Xella - J.-À. Zamora, a cura di, Epigrafia e storia delle religioni: dal documento epigrafico al problema storico-religioso [= "Studi epigrafici e linguistici sul Vicino Oriente antico", 20], Verona 2003) e il II Colloquio del Gruppo sul tema "Gli operatori cultuali", svoltosi a Roma nei giorni 10-11 maggio 2005, gli atti del quale sono attualmente in preparazione per la stampa.
In tutte queste circostanze la strategia da noi adottata, sostanzialmente semplice a livello teorico, è consistita nello scegliere una tematica su cui potevano confrontarsi studiosi di diverso orientamento, coniugando informazioni e analisi idiografiche, essenzialmente a cura degli specialisti dei vari settori, e trattazione metodo logica dei problemi, di prevalente competenza degli storici delle religioni.
A queste considerazioni deve aggiungersi un breve chiarimento sulla scelta del Mediterraneo come elemento unificante, tendenziale anche se non costringente (anche perché la comparazione storico-religiosa non può ammettere delimitazioni cronologiche o areali). Da un lato, si è tenuto semplicemente conto della prevalente formazione degli studiosi aggregatisi nel Gruppo, sorto in seno alle scienze storico-filologiche e archeologiche rappresentate all'interno del CNR.
Dall'altro lato, al di là di mode attuali anche troppo abusate, questa scelta non cela motivazioni etnocentriche più o meno inconsce, ma una constatazione obiettiva: le culture sviluppatesi intorno al bacino mediterraneo hanno la straordinaria caratteristica di essere state variamente in contatto e interazione per millenni, dando vita ai fenomeni più vari di influssi, trasmissioni, assimilazioni, sincretismi, rigetti, o "rivoluzioni", su scale di varia misura e ordine geografico nonché cronologico.
A questo proposito, Fritz Graf ha giustamente osservato che, in fatto di assimilazioni e dissimilazioni, i processi riscontrabili in quest'area appaiono simili a quelli delle lingue in contatto: ora, proprio questo set di caratteristiche rende ragionevole e proficua l'impresa di studiare queste culture insieme in un progetto ad ampio respiro (F. Graf, "What Is Ancient Mediterranean Religion?", in S.I. Johnston [ed.], Religions o fthe Ancient World. A Guide, Cambridge, Mass. 2004, p. 14).
Dallo specifico punto di vista storico-religioso, pur concedendo che "Mediterraneo" risulta essere in parte (come nei casi di "Oriente", "Buddhismo" e vari altri) una costruzione concettuale di noi occidentali, è innegabile che si tratta di una chiave di lettura che permette realmente di vedere questa koinè nei termini di un grandioso sistema di culture religiose interrelate: qui le consuete distinzioni regionali o locali da noi operate, ad esempio in fatto di panthea e divinità, si stemperano rivelando in quest'ottica un vastissimo e complesso "mercato" di offerte in termini di significati simbolici e prestazioni, cui i gruppi e i singoli hanno avuto e continuano ad avere possibilità di accesso e fruizione (cf. B. Gladigow, "Mediterrane Religionsgeschichte, Romische Religionsgeschichte, Europaische Religionsgeschichte: Zur Genese eines Fachkonzepts", in H.F.l. Horstmanshoff et alii [edd.], Kykeon. Studies in Honour of H. S. Versnel, Leiden 2002, pp. 49-67, in part. pp. 51-52).
Nel presente volume lo sfondo "mediterraneo" serve specificamente a evidenziare alcuni nodi problematici della c.d. archeologia del culto, un settore in cui l'interazione tra competenze diverse non è solo opzionale, ma addirittura indispensabile.
Sia pure di taglio diverso, i saggi qui presentati testimoniano tutti uno sforzo comune per fissare dei parametri interpretativi che dovrebbero godere del massimo consenso e credibilità, onde potere realmente innovare questo delicato e interessante settore di studi attraverso lo strumento dell' interdisciplinarietà.

M.R. - P.X.

SOMMARIO

Prefazione

Paolo Xella, Archeologia e storia delle religioni. Riflessioni sulla terminologia e sul metodo

Maria Rocchi, Contesto naturale e religione

Ida Oggiano, Archeologia del culto: questioni metodologiche

Silvana Di Paolo, Religione e ideologia del potere: qualche dato sulla natura del culto dalla sequenza stratigrafica della Tempelanlage di Kamid el-Loz

Fulvia Lo Schiavo, Un punto di vista archeologico sulla religione nuragica

Diana Segarra Crespo, Archeologia e storia delle religioni: il caso della miniaturizzazione di oggetti destinati alla sfera extra-umana

Massimo Cultraro, L'archeologia del culto negli studi paletnologici dell'Europa centro-orientale: nuovi spunti metodologici

Ida Oggiano, Le "categorie interpretative dell'architettura": gli edifici di culto del Levante del I millennio a.c.

www.essedueedizioni.it

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