ARCHEOBLOG

Giornale archeologico e culturale costantemente aggiornato con le ultime notizie e gli ultimi approfondimenti storico-archeologici



27 agosto 2007

Lazzarini L. "Poikiloi lithoi, versicvlores macvlae: i marmi colorati della Grecia antica"

Questo libro è il frutto di ricerche trentennali condotte da Lorenzo Lazzarini sulla dozzina di pietre colorate, in assoluto tra le più rilevanti del mondo antico, originarie da varie località insulari e continentali della Grecia. La loro importanza è data non solo dalla quantità e qualità dei loro manufatti, ma anche dalla vastissima diffusione in tutto il Mediterraneo, avendo alcune talora raggiunto Paesi del Centro Europa, la Britannia e siti interni del Nord Africa e del Medio Oriente. Tali pietre hanno avuto anche lunghissimi periodi di impiego in età classica, talvolta con inizi d'uso precedenti addirittura databili all'età del Bronzo, e altrettanto lunghi intervalli di riutilizzazione nel Medioevo, Rinascimento e Barocco. Alcune di esse sono tuttora estratte e commercializzate.
Di ognuna sono considerate le fonti storiche, l'aspetto macroscopico, una dettagliata storia d'uso, la diffusione geografica, e le cave d'origine con i metodi di estrazione e lavorazione. Segue poi l'aspetto più prettamente scientifico di ogni litotipo, che viene inquadrato dal punto di vista geologico-formazionale, analizzato minero-petro-graficamente e geochimicamente, nonché esaminato per alcune sue fondamentali caratteristiche fisico-meccaniche, creando così delle vere e proprie banche-dati di riferimento. Vengono fornite le informazioni utili a una identificazione sicura che deve essere frequentemente basata su indagini archeometriche condotte in laboratorio; per alcune pietre sono infine brevemente considerate morfologie, cause e meccanismi di deterioramento in cava e nei monumenti.
Il volume si raccomanda quindi a tutti gli studiosi di storia dell'arte, architettura e archeologia, nonché a conservatori-restauratori, in qualche modo interessati agli aspetti materiali delle opere lapidee antiche, ma si rivolge anche a un più vasto pubblico di collezionisti di marmi e pietre usate nell'antichità e di appassionati cultori del mondo classico.

Lorenzo Lazzarini è geologo e professore ordinario presso la Facoltà di Architettura dell'Università I.U.A.V. di Venezia, dove insegna 'Georisorse Minerarie e Petrografia Applicata', e dirige dal 1993 il Laboratorio di Analisi dei Materiali Antichi. In precedenza è stato per sei anni docente all'Università «La Sapienza» di Roma, e prima ancora funzionario scientifico della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici di Venezia. È membro permanente del Comitato Internazionale per la Conservazione dei Monumenti dell'Acropoli di Atene e del Comitato organizzatore dei Congressi Internazionali sul Deterioramento e Conservazione della Pietra, nonché di molte altre associazioni scientifiche nazionali e internazionali tra cui l'International Institute for Conservation, l'Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti, A.I.AH, A.I.S.C.O.M., A.S.M.O.S.I.A. (di cui è stato anche presidente), S.I.M.P., ecc. Per l'Accademia editoriale dirige la rivista di archeometria e archeologia «Marmora».

Consulta il sommario del volume (.pdf - 30 KB)

Fonte: "http://www.archaeogate.org"

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20 agosto 2007

Fossombrone (PU). Dagli scavi è emersa una lussuosa domus

Il professor Mario Luni è il direttore degli scavi nel parco archeologico di San Martino del Piano.

Cos’è emerso di interessante?
“Si è effettuato un felice contatto anche con studenti francesi dell’università Sorbona di Parigi e di scuole di specializzazione di varie Università nello scavo di una lussuosa domus romana, con pavimenti a mosaico e resti di pareti dipinte. Vari antichi materiali sono stati rinvenuti, in genere oggetti in uso nell’abitazione e monete”.

Cosa è stato messo in luce?
“Una casa di prestigio individuata a fine Ottocento durante lo scavo per la ferrovia Fano-Urbino, da dove nel 1926 sono stati staccati due grandi mosaici per il Museo Archeologico di Ancona, uno ornato da motivi geometrici e l’altro con una scena figurata, a colori: la giovane Europa viene rapita da Giove, sotto forma di toro, che si è invaghito di lei”.
Dopo crica 80 anni cosa succede?
“Dopo circa 80 anni i due pregevoli mosaici torneranno ad essere collocati nelle stesse stanze della “Domus di Europa” a Forum Sempronii, secondo un progetto peculiare concordato quattro anni fa tra il soprintendente archeologico Giuliano de Marinis e il sottoscritto”.

Si tratta di un intervento raro?

“Si tratta di un intervento raro di contestualizzazione di un bene archeologico di rilievo con l’edificio di prestigio di provenienza unico nelle Marche e non solo. Sono stati necessari alcuni anni di scavi e restauri, con la partecipazione di varie centinaia di studenti in turni di tre settimane e con l’opera di ricercatori universitari e di tecnici”.

Particolarmente soddisfatto si è dichiarato il sindaco Maurizio Pelagaggia, che ha salutato con entusiasmo questa iniziativa di particolare valore culturale e di attenta valorizzazione del parco archeologico di Forum Sempronii. L’area archeologica è infatti meta ogni anno di molte migliaia di visitatori, che possono percorrere le strade lastricate della città e visitare le terme ed altri edifici, oltre al museo archeologico nel palazzo ducale.

Quando si avrà il ritorno dei mosaici?
“Questo evento sarà presentato in ottobre con una mostra nella chiesa di San Filippo, dove torneranno ad essere visibili a Fossombrone i due grandi mosaici, di ritorno dal museo archeologico di Ancona, unitamente a numerosi disegni di altri mosaici a colori, visti in passato e ancora sepolti nell’area della città antica. Un apposito volume e la mostra rappresentano un momento importante di scoperta scientifica, di tutela e di valorizzazione di beni archeologici, con il benemerito sostegno del locale Monte di Pietà e della Fondazione Cassa di Risparmio di Pesaro”.

Fonte: "Corriere Adriatico" - 18/08/2007

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16 agosto 2007

Civitella Paganico (Gr). Scoperta tomba etrusca intatta dopo 2000 anni

Ancora intatta, dopo oltre duemila anni. E, purtroppo, ancora appetibile per i tombaroli. Così da alcuni giorni sono in funzione ronde notturne per preservare la tomba etrusca scoperta nel comune di Civitella Paganico, in provincia di Grosseto, nei pressi del castello di Casenovole. Una scoperta di eccezionale valore.
È stata rinvenuta dal gruppo archeologico Odysseus, che al momento sta anche scavando per portare alla luce un’altra tomba vicina, presumibilmente anche questa intatta.
«Per la mia esperienza - spiega Andrea Marcocci, archeologo, presidente del gruppo Odysseus - è raro trovare tombe così intatte e così ben preservate».
Le tombe risalgono probabilmente al periodo romano-ellenistico, tra il terzo e il primo secolo avanti Cristo, ma dentro vi erano inumate persone etrusche, come dimostra un’iscrizione.
Della prima è già venuto alla luce il dromos, il corridoio di accesso alla camera funeraria, largo 1,20 metri e lungo tre metri e mezzo. Gli archeologi hanno poi ripulito la camera funeraria, 2 metri per 1,79: dentro hanno trovato anfore, olle cinerarie in ceramica, vasi, tre specchi in bronzo.
«In tutto - continua Marcocci - abbiamo scoperto una trentina di oggetti, e questo è strano: di solito nelle tombe venivano collocati al massimo 5, 6 oggetti. Come mai ne hanno messi così tanti in una tomba così piccola? Probabilmente vi sono state sepolte più persone, successivamente nel tempo».
La tomba è stata scoperta nei giorni scorsi.
Intanto, però, c’è la paura che questa tomba, e i suoi preziosi oggetti, entrino nel mirino dei ladri.
«Finora - conclude Marcocci - le tombe erano praticamente invisibili: ora invece temiamo per i reperti e abbiamo allertato autorità e forze dell’ordine che hanno già effettuato alcune ronde notturne per difendere il sito dai tombaroli e dai curiosi».

Fonte: "Il Giornale di Vicenza" - 14/08/2007

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10 agosto 2007

Cortona(Ar). L'arte orafa: dall'artigianato etrusco alle moderne interpretazioni

dal 4 agosto al 10 settembre 2007

In una città come Cortona, dove la presenza etrusca è intensamente percepibile, dal 4 agosto al 10 settembre, nella Sala Medicea di Palazzo Casali costruito nel 1325 sull'area di antiche costruzioni etrusche, sarà possibile visitare la mostra "L'arte orafa: dall'artigianato etrusco alle moderne interpretazioni".

Organizzata in collaborazione tra il Comune di Cortona, Tuscan Sun Festival, Confartigianato di Arezzo e Maec di Cortona la mostra rappresenta una summa di un'artigianalità raffinata capace di affascinare anche il visitatore non esperto tale è la magnificenza di molti dei pezzi esposti simbolo dei fasti dei principi etruschi della Valdichiana che esternano la loro opulenza.
Una rassegna di circa 20 pezzi, esposti in bacheche blindate, tra orecchini, anelli, collane, pendenti, fibule e diademi di raffinata fattura con lavorazioni in filigrana, decorazioni a sbalzo, utilizzo di corniole, cristalli di rocca e altre pietre che illustra le principali tecniche di realizzazione e decorazione dei preziosi in voga nel mondo antico.

Tra i gioielli più importanti in mostra ricordiamo oltre agli orecchini e al diadema foliato provenienti dalle necropoli di Foiano della Chiana e Bettolle, gli anelli e gli orecchini delle collezioni accademiche.
Ad arricchire l'esposizione dei monili una nutrita serie di statuette bronzee ed urnette rappresentanti fanciulli, personaggi femminili e divinità che recano sul collo e sulle braccia le rappresentazioni di bracciali, torques e collane dando così modo al visitatore di vedere come tali ornamenti fossero comunemente indossati.

Ne è un notevole esempio la statuetta in bronzo raffigurante una kore, figura femminile che indossa una sorta di diadema lunato sulla fronte e un'interessante collana formata da una serie di catenelle riunite insieme a cui erano attaccati pendenti a sbalzo generalmente raffiguranti protomi animali o castoni di pietre dure, secondo tipologie diffuse nel primo venticinquennio del V sec. a.C.
Nello spirito di una continuità artistica ed artigianale relativa alla lavorazione dell'oro che caratterizzò l'antica Etruria e connota tuttora la terra di Arezzo e di Cortona ecco che si procede con la seconda parte del percorso dedicato alle moderne realizzazioni artistiche ad opera di 12 orafi-designers aretini contemporanei i quali recuperano, reinventandoli, i temi dell'antico, oppure procedono verso la libera reinterpretazione collocando le produzioni artigianali aretine tra quelle più creative a livello mondiale.

Fonte: "ArcheoMedia"



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08 agosto 2007

Spoleto. Longobardi a Spoleto: si apre un nuovo museo nella rocca Albornoz

Vi sono monumenti che meritano da soli la visita a una città: uno di questi è la Rocca Albornoziana di Spoleto, di cui si è completato il restauro e che ospita ora il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto.
L´edificio venne fatto costruire dal cardinale Egidio Albornoz, che incaricò nel 1362 Matteo Guattacapponi - il Gattapone - di sovrintendere ai lavori. La costruzione ha avuto una funzione militare ma anche di residenza per i rettori del Ducato e per i governatori della città. Il suo declino ebbe inizio durante il ´700, quando andò trasformandosi progressivamente in un carcere. Un uso - divenuto nel frattempo esclusivo - che venne confermato dopo l´Unità d´Italia nonostante il parere contrario della Commissione permanente di Belle Arti e l´azione intrapresa da Giuseppe Sordini, Regio Ispettore dei Monumenti, per arrestare il degrado della Rocca recuperandola ad un uso pubblico.
Nel 1913 propose di allestirvi un museo umbro-sabino. Le sue idee sono state raccolte solo nel 1984: a trasferimento avvenuto del carcere, la Rocca venne consegnata al Ministero per i Beni Culturali. Da allora ha preso avvio una lunga stagione di restauri che ha restituito all´edificio il suo pieno valore monumentale. Contemporaneamente sono andati avanti i progetti per la sua valorizzazione, elaborati da una commissione presieduta da Bruno Toscano, e culminati adesso nell´apertura del Museo, per il quale si sono molto impegnati Vittoria Garibaldi, Francesca Cristoferi e Bernardino Sperandio.
Il museo narra le vicende del territorio spoletino dalla fine dell´età romana sino all´epoca della costruzione della Rocca.
Il percorso si snoda lungo 15 sale, su due piani attorno al Cortile d´Onore per 900 mq di superficie espositiva. Le opere esposte spaziano dal reperto archeologico alla scultura, dagli affreschi alla pittura su tavola. Alcune di esse vanno ricordate, come i sarcofagi di sant´Isacco e del beato Gregorio (sala 4), i corredi funerari dalla necropoli longobarda rinvenuta a Nocera Umbra (sala 5), gli affreschi dalla chiesa di san Giovanni e Paolo e il sarcofago con il martirio di san Biagio (sala 9). Ma durante la visita occorre ricordarsi - più che mai - un motto di Gustave Flaubert: «Ce ne sont pas les perles qui font le collier, c´est le fil» (Non sono le perle che fanno la collana, ma il filo).

Fonte: "La Repubblica" - 04/08/2007

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07 agosto 2007

Etruschi di Volterra. Capolavori da grandi musei europei

Volterra. Palazzo dei Priori
21 luglio – 8 gennaio 2008
Etruschi di Volterra. Capolavori da grandi musei europei è il titolo della mostra inaugurata il 21 luglio 2007 per rimanere aperta fino all'8 gennaio 2008, e che rappresenta l'evento centrale delle celebrazioni volute dal Comitato Volterra Archeologica - Omaggio a Enrico Fiumi.
La suggestiva cornice di Palazzo dei Priori, il più antico palazzo pubblico della Toscana, ospita una prestigiosa serie di capolavori etruschi provenienti da musei nazionali ed europei, dimostrando come l'archeologia possa narrare l'antichità attraverso reperti e opere di straordinario interesse artistico e documentario.
La mostra racconta la storia di Volterra abbinando a nuove scoperte, trovate nella città e nel territorio circostante, opere che tornano per la prima volta entro le mura della città che originariamente le creò, prima della loro dispersione su tutto il territorio europeo. Questa irripetibile occasione offre al visitatore la possibilità di guardare al più lontano passato di Volterra e di ricostruire il lungo percorso storico di un'antica e potente città stato dell'Etruria Settentrionale, dalla sua nascita alla conquista romana.
In particolare sono esposte la tomba eneolitica di Montebradoni (museo Pigorini di Roma), l'intera necropoli della Guerruccia, che attualmente si trova in parte a Volterra e in parte a Firenze, parte de la stipe di Casa Bianca (museo di Villa Giulia a Roma), la stipe di Bibbona attualmente al museo Archeologico di Firenze, la Tomba Inghirami, l'urna di proprietà delle famiglia Inghirami, materiali della tomba dei Calisna Sepu che si trovano nei musei di Berlino e Firenze, i materiali provenienti dalle tombe degli scavi di Annibale Cinci degli anni 1870 (Museo Archeologico di Firenze), l'urna Larthi Ceicnei, capolavoro di scultura ellenistica, conservata al museo del Louvre, che sarà affiancata da un'altra urna proveniente dal Museo Gregoriano Etrusco del Vaticano, le statue di Casale Marittimo, che rappresentano il più antico esempio di statuaria finora noto in Toscana.
Di particolare interesse sono la ricostruzione fedele della tomba di Casale Marittimo e del ricchissimo complesso della Tomba Inghirami di Volterra, insieme agli importanti rinvenimenti della necropoli della Guerruccia.
Fonte: "MiBAC - Direzione Generale per i Beni Archeologici"

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02 agosto 2007

Casal Bertone: torna alla luce la conceria dell'antica Roma

Gli odori dovevano essere fortissimi, poco meno di 2000 anni fa, dalle parti di via Casal Bertone. Proprio nei paraggi dell'attuale e gigantesco centro commerciale tra la Tiburtina e la Prenestina, infatti, pellami e tessuti venivano trattati e trasformati in una grande fabbrica dalle gigantesche vasche contenenti liquidi organici di ogni tipo. Era così infatti che avveniva la lavorazione nelle grandi "fulloniche", con la stessa manualità che ancora oggi si utilizza in Marocco, nell'antica città imperiale di Fez. Ed era proprio così che avveniva anche a Roma nel II o III secolo dopo Cristo, epoca a cui si fa risalire il ritrovamento di un complesso di 97 catini e 3 enormi vasche in cocciopesto a una decina di metri di profondità sotto il livello stradale, emerse nel corso di uno scavo archeologico preventivo alla realizzazione di un tratto residuo di linea ferroviaria ad alta velocità Roma Napoli.
«Le indagini sono avvenute tra il 21 maggio e il 22 giugno - ha spiegato Stefano Musco, l'archeologo della Soprintendenza Archeologica romana responsabile del cantiere affiancato da Angela Caspio - evidenziando una serie di ritrovamenti di estremo interesse. La fullonica, appunto, un complesso pressoché unico per estensione, articolazione e condizioni, che prosegue sicuramente anche al di là dello scavo attualmente effettuato e che, anzi, contiamo di poter proseguire ad indagare allargando gli interventi in direzione della via Collatina. Accanto alla fullonica, che conferma la presenza a Roma di fabbriche di questo tipo come ritrovato anche a Santa Cecilia in Trastevere, è emerso un basolato largo all'incirca 4 metri che dovrebbe corrispondere al tracciato viario probabilmente identificabile con la via Collatina antica di cui non si conoscevano tratti in questa zona, e una serie di 5 colombari, cioè di tombe databili alla tarda età repubblicana, di cui 2 sono già stati scavati mettendo in evidenza la presenza di cippi marmorei».
I ritrovamenti archeologici, che rappresentano un unicum a Roma proprio per l'estensione dell'area di pertinenza che è di circa 1000 metri quadrati e che lasciano ipotizzare la presenza di una delle più grandi fulloniche della città, non potranno quasi sicuramente essere lasciati nel loro luogo d'origine. «La possibilità di conservazione del complesso confligge in maniera evidente con la presenza di due gallerie della linea ferroviaria che non possono assolutamente essere deviate - ha infatti spiegato Musco - per questo abbiamo già in programma di effettuare una complessa operazione di smontaggio dell'area archeologica ritrovata e del suo riassemblaggio non molto lontano dai luoghi del ritrovamento, in un pianoro che il piano dei lavori ha già destinato all'esposizione dei ritrovamenti archeologici. Un metodo ancora poco consueto che per la prima volta verrà utilizzato nella capitale - conclude Stefano Musco - che presenta molte difficoltà di applicazione e che prevede lo studio accuratissimo di tutti i dettagli prima di effettuare lo spostamento dei reperti, ma che garantisce la futura conservazione e fruizione di un'area così importante da un punto di vista storico-archeologico».

Fonte: "Il Messaggero" - 01/08/2007 - Autore: Maria Grazia Filippi

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