ARCHEOBLOG

Giornale archeologico e culturale costantemente aggiornato con le ultime notizie e gli ultimi approfondimenti storico-archeologici



29 febbraio 2008

Alessandra Liseno. "Dalla capanna alla casa. Dinamiche di trasformazione nell'Italia sud-orientale (VIII-V sec. a. C.)"

Prefazione di Ettore M. De Juliis

Ogni abitazione oggi è intesa come espressione della società che vi abita, sicché lo studio degli spazi domestici assume un ruolo rilevante nella comprensione degli aspetti economici e socio-culturali delle comunità del passato e del loro modo di vivere.
Il libro analizza le strutture abitative dei centri indigeni di Puglia e Basilicata orientale, tra il IX ed il V sec. a.C. Questo periodo è caratterizzato da un intenso fermento culturale e da una vivace dinamicità socio-economica che, dal punto di vista abitativo, si traducono in una diversificazione delle strutture domestiche: il lettore viene condotto lungo un percorso che ricostruisce la complessità di tali dinamiche di trasformazione, dalla struttura abitativa realizzata con pali lignei e tetto in materiale vegetale a quella con zoccolo in pietre e copertura di tegole e coppi, individuando la molteplicità degli aspetti in un quadro articolato in cui elementi di continuità si affiancano a fenomeni di discontinuità e di evidenti contraddizioni col passato.
L’insieme di queste considerazioni ribadisce la fluidità dei rapporti e delle influenze fra indigeni e i sopraggiunti greci, confermando come le relazioni fra i due gruppi non siano state univoche, ma improntate a una vivace e autonoma partecipazione del mondo locale, con le sue scelte, il suo spirito, la sua personale interpretazione.
Il libro introduce anche il lettore meno esperto nel mondo degli edifici domestici, da una parte trattando i metodi di ricostruzione delle abitazioni antiche, le fonti disponibili e l’interpretazione dei resti ritrovati negli scavi, dall’altra presentando le tecniche di costruzione di capanne e abitazioni in muratura, le tipologie abitative, ma soprattutto gli aspetti funzionali con cui, senza soluzione di continuità, l’abitazione costantemente interagisce (il cortile, il focolare, le fosse, il portico, le cisterne, le fonti di approvvigionamento dell’acqua), confermando il suo ruolo di living space.

L'autore
Alessandra Liseno (Bari, 1973) si è laureata in Lettere Classiche a indirizzo storico-archeologico, conseguendo poi il Diploma di Specializzazione in Archeologia Classica presso l’Università di Bari e il titolo di Dottore di Ricerca presso l’Università Federico II di Napoli.
Da vari anni collabora con la Soprintendenza Archeologica della Puglia nelle ricerche archeologiche sul territorio, integrando l’attività di scavo nei siti indigeni con lo studio dei reperti ceramici. Tra i contributi a sua firma, ricordiamo L’abitato in pianura: la campagna di scavi del 1977, in A. Ciancio (a cura di), Monte Sannace. Città dei Peuceti (Progedit, Bari 2001) e Incoronata di Metaponto: nuove considerazioni, in «Taras» ( 2006).

Indice:

- La metodologia,

- Le abitazioni (Daunia, Peucezia, Messapia, Basilicata sud-orientale),

- Le dinamiche di trasformazione,

- Fra continuità e innovazioni,

- Conclusioni;

- Schede di sito (Daunia, Peucezia, Messapia, Basilicata);

- Bibliografia.

Info:
Progedit - Progetti Editoriali Snc
2007, pp. 240 con Tavole in b/n, € 30.00 - ISBN: 978-88-88550-94-7

progedit@progedit.com

http://www.progedit.com

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28 febbraio 2008

Nuove scoperte nel palazzo orientale a Qatna (Siria)

Gli archeologi dell'Università di Udine, in collaborazione con la Direzione Generale delle Antichità e dei Musei della Siria, hanno effettuato importanti scoperte a Tell Mishrifeh, l'antica città di Qatna, in Siria centrale, 18 chilometri a nord-est della moderna città di Homs.
Nel corso della nona campagna di scavo, condotta nei mesi di agosto-novembre 2007 e appena conclusa, è continuata l'esplorazione di un grande edificio pubblico già individuato lo scorso anno ad oriente del palazzo reale.
Le scoperte dell'ultima campagna «sono notevoli – dice il direttore degli scavi, Daniele Morandi Bonacossi, professore di archeologia e storia dell'arte del vicino oriente antico all'ateneo di Udine – sia per gli importanti reperti rinvenuti (intarsi in avorio e osso, sigilli, cretule con impronte di sigilli, elementi di gioielleria in pietre semi-preziose e oro, armi e ornamenti personali di bronzo) sia perché esse, per la prima volta, consentono di comprendere l'impianto urbanistico della città antica dell'età del Tardo Bronzo (1600-1200 a.C.)».
Il paesaggio urbano di Qatna attorno al 1500 a.C., infatti, era dominato da un susseguirsi di palazzi e altri edifici pubblici che torreggiavano monumentali sull'acropoli della città e dominavano i quartieri residenziali ubicati nella sottostante città bassa fra frutteti, orti, giardini, campi coltivati, specchi d'acqua e fonti.
Uno di questi palazzi, il 'Palazzo Orientale', ubicato a est dell'imponente Palazzo Reale, è stato parzialmente portato alla luce dagli archeologi udinesi assieme ai colleghi siriani. Il suo scavo proseguirà negli anni a venire. Il palazzo, appartenuto probabilmente ad un membro della famiglia reale o ad un alto funzionario del regno, fu costruito all'inizio del II millennio a.C. e rimase in uso fino al XIV secolo a.C. Esso venne edificato su terrazzamenti artificiali del plateau roccioso sul quale la città era stata costruita. In questo modo furono superati i dislivelli presenti nel sottostante tavolato calcareo e, nel contempo, attorno al palazzo reale, che divenne l'edificio più alto della città, visibile da tutte le monumentali porte urbiche attraverso le quali si entrava a Qatna, fu possibile creare una scenografia assai suggestiva. Tutto il complesso di edifici palatini e residenziali che circonda l'edificio reale, infatti, sembra rispondere alla necessità di creare una 'cinta' di palazzi che 'incorona' il palazzo reale, vero fulcro del potere della dinastia qatnita.
La parte finora scavata del 'Palazzo Orientale' è costituita da oltre 25 vani che si articolano intorno ad una imponente corte acciottolata di 16 x 10 m e appartengono probabilmente al settore d'ingresso dell'edificio palatino. Nella zona nord-ovest della corte, si trovava un'area quadrangolare non pavimentata, che potrebbe essere stata una parte coperta della corte adibita allo svolgimento di attività cerimoniali.
Fra i vani portati alla luce si trovano anche ambienti con funzioni 'domestiche', come cucine e magazzini, oltre che corridoi e vani di funzione ancora sconosciuta.
Durante l'età del Bronzo Medio II, attorno al XVII secolo a.C., il palazzo fu temporaneamente abbandonato e nei suoi vani vennero scavate le sepolture di una necropoli costituita da tombe in giare, con corredi rappresentati in genere da vasi miniaturistici (bottiglie, piatti, lucerne) e oggetti personali in bronzo, come, ad esempio, spilloni per fermare le vesti.
Dopo una breve fase di abbandono, il 'Palazzo Orientale' fu ricostruito nel XVI secolo a.C. per essere poi definitivamente abbandonato, forse a seguito del violentissimo incendio che, attorno al 1340 a.C., distrusse il Palazzo Reale probabilmente nel corso di una campagna militare condotta dal sovrano ittita Shuppiluliuma I contro Qatna.
Al di sopra del complesso palatino ormai deserto fu edificato un quartiere abitativo. Le abitazioni erano costruite con muri in mattoni crudi rivestiti da un intonaco di calce. Nei vani delle case sono state rinvenute importanti collezioni di ceramica relativa all'età del Bronzo Tardo II (XIII secolo a.C.), che dimostrano come la vita nella città, dopo la distruzione seguita alla campagna di conquista ittita, sia continuata sia pur se su scala più ridotta che nei secoli precedenti.

Il sito Internet della Missione

Fonte: "Redazione Archaeogate" - 22/02/2008

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26 febbraio 2008

Udine. Le presenze longobarde nelle regioni d'Italia

1 e 2 marzo 2008

Sabato 1 e Domenica 2 marzo 2008
Udine, Torre di Porta Villalta – Via Micesio, 2

Nell’ambito del “Progetto Longobardi“, avviato a cura di Federarcheo (Federazione Italiana delle Associazioni Archeologiche), viene proposto il primo incontro convegnistico organizzato dalla Società Friulana di Archeologia – onlus.
Lo scopo è quello di mettere in evidenza quello che ogni insediamento longobardo sul territorio nazionale ha dato ai singoli territori occupati. L’obiettivo comune si deve identificare nel raccogliere quante più notizie, informazioni, testimonianze possibili sui Longobardi durante il loro periodo di occupazione dell’Italia. Si tratta di ricercare tutte le realtà, anche quelle minori, della loro esistenza, di recuperare frammenti di vita attraverso le testimonianze architettoniche, documentali, iconografiche, religiose, epigrafiche, monetali, toponomastiche, legate alla storia dei singoli luoghi e dei nomi, alle tradizioni, che siano sopravvissute fino ad oggi, non trascurando anche aspetti che potrebbero sembrare marginali, ma che sarebbero invece in grado di identificarsi quali “fossili guida“.

Sabato 1 marzo 2008

- ore 10,00 apertura dei lavori, a cura del Dr. Gian Andrea Cescutti, Presidente della Società Friulana di Archeologia – onlus: Federarcheo ed il “Progetto Longobardi”;

Storia, insediamenti e cultura materiale
- ore 10,30 Prof. Claudio Azzara, Università di Salerno, Tendenze e novità nella riflessione storica sul periodo longobardo,

- ore 11,00 Dr. Luca Villa, Università di Milano, Aspetti delle prime fasi della migrazione longobarda in Italia: dagli elementi del costume tradizionale alle dinamiche di occupazione del territorio,

- ore 11,30 Dr.ssa Elisa Possenti, Università di Trento, Nuovi elementi sulla presenza longobarda nel territorio del ducato di Ceneda (Vittorio Veneto – TV);

Religione
- ore 15,00 Prof. Giorgio Otranto, Università di Bari, I santuari longobardi e il culto di San Michele,

- ore 15,30 Prof. Geremia Paraggio, Archeoclub d’Italia – Sede di Montecorvino Rovella (Sa), Dal Ducato di Benevento al Principato di Salerno,

- ore 16,00 Dr. Alessandro Di Muro, Università della Calabria, Il Mezzogiorno longobardo tra fonti scritte e cultura materiale. La Curtis di Clusa, il santuario micaelico del Mons   aureus e il cenobio di Santa Maria di Carlantino;

Territorio e necropoli
- ore 17,00 Dr.ssa Egle Micheletto, Soprintendenza Archeologica del Piemonte, Tendenze e novità nell'indagine su insediamenti e necropoli: il caso del Piemonte,

- ore 17,30  Dr. Federico Uncini, Gruppo Archeologico Appennino Umbro Marchigiano, I confini dei territori longobardi e bizantini nel Ducato di Spoleto,

- ore 18,00  Agostino Cecchini, Associazione Archeologica ArcheoTuscia – Viterbo, Longbarte. Dalle Germanie alla Tuscia,

- ore 18,30 Feliciano Della Mora, Società Friulana di Archeologia – onlus, Le chiuse longobarde – Approccio al tema.

Domenica 2 marzo 2008

- ore 9,30 presentazione del progetto “Italia Langobardorum” proposto all’UNESCO,

- ore 10,00  Prof. Pietro Crivelli, Gruppo Archeologico Salernitano, Prof. Claudio Azzara, rivista “Salternum” - Gruppo Archeologico Salernitano, Ing. Gennaro Miccio, Soprintendenza per i B.A.P.P.S.A.E. di Salerno e Avellino, Il Complesso Monumentale di San Pietro a Corte geometrie sepolte del palatium di Arechi II nella Salerno longobarda dell’ VIII secolo,

- ore 10,30 Dr. Giacomo Maria Oliva, Soprintendenza ai Beni Archeologici della Calabria, La Calabria tra Bizantini e Longobardi.

Friuli Longobardo
- ore 11,00 Dr. Maurizio Buora, Direttore Civici Musei di Udine, Novità nell'indagine archeologica sul periodo longobardo in Friuli

- ore 11,30  Dr. Massimo Lavarone, Società Friulana di Archeologia - onlus, Rivisitare i magazzini: i materiali “longobardi” dei Civici Musei di Udine.

Al termine, a conclusione del convegno, trasferimento a Cividale del Friuli, per visita alla città, al Museo Archeologico Nazionale, cui seguirà un rinfresco.

Info:
Società Friulana di Archeologia – onlus
Via Micesio, 2 – Torre di Porta Villalta – 33100 UDINE
Tel./fax 0432.26560 (martedì, giovedì e venerdì ore 17-19)
E-mail: direzione@archeofriuli.it - archeofriuli@yahoo.it - federarcheo@yahoo.it

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22 febbraio 2008

Roma. Corso dal titolo Instrumentum domesticum della Tarda Antichità e dell’Alto Medioevo - ANNO X

dal 25 febbraio al 10 marzo 2008

PROGRAMMA:

- lunedì 25 febbraio, ore 14.30, Lucia Saguì, I vetri

- martedì 26  febbraio, ore 14.30, Gianluca Soricelli, La ceramica fine da mensa e da cucina di produzione africana

- mercoledì 27 febbraio, ore 14.30, Antonio Merola, L’”instrumentum” legislativo: i reperti archeologici e le leggi di tutela,
Rossana Martorelli, Oreficerie ed oggetti metallici

- Venerdì 29 febbraio, ore 14.30, Tommaso Bertoldi, Le anfore

- lunedì 3  marzo, ore 14.30, Giorgio Nestori , La fotografia archeologica
Dario Ambrosini, Introduzione all’archeometria

- martedì 4  marzo, ore 14.30, Helga Di Giuseppe, L'instrumentum tessile
Gianfranco De Rossi, Le lucerne fittili

- mercoledì 5  marzo, ore 14.30, Elisabetta Bianchi, Le produzioni laterizie nella Roma imperiale
Alessandro Lugari, I marmi

- venerdì 7 marzo, ore 14.30, Maria Cristina Molinari , La monetazione tardoantica
Ilaria De Luca - Fulvio Coletti, La ceramica invetriata.

- Lunedì 10 marzo, Laboratorio presso i magazzini della Soprintendenza Archeologica di Roma
Mariarosaria Barbera, Gianfranco De Rossi, Francesca Di Renzo, Laboratorio di riconoscimento e Il disegno archeologico dei reperti.

Info:
Le iscrizioni sono aperte fino ad esaurimento dei 40 posti disponibili. Il Corso è riservato agli studenti ordinari, e dottorandi del P.I.A.C., e ad esterni. Requisito minimo è la laurea in materie archeologiche. E' possibile concordare l'iscrizione a singole lezioni del Corso, con rilascio di relativo attestato. L'iscrizione deve comunque avvenire entro il 20  febbraio, con relativo pagamento della quota.
Le iscrizioni si effettuano presso la Segreteria dell'Istituto dal lunedì al venerdì dalle 9,00 alle 12,30.
Quota di iscrizione Dottorandi P.I.A.C.: € 100
Partecipanti esterni: € 145  
Singola lezione: € 35      
Il Corso, in lingua italiana, ha inizio lunedì 25 febbraio. Le lezioni, della durata di quattro ore, si terranno nella sede dell'Istituto, eccetto il laboratorio finale.
Al termine del ciclo di lezioni verrà rilasciato un attestato di partecipazione alle 36 ore del Corso; gli iscritti sono tenuti a frequentare tutte le lezioni. Non è prevista altra forma di attestato.

Dott. Gianfranco De Rossi via mail gderossi@interfree.it

PONTIFICIO ISTITUTO DI ARCHEOLOGIA CRISTIANA, Via Napoleone III, 1 - I – 00185 ROMA
TEL. 06/44 65 574 – FAX 06/44 69 197

piac@piac.it

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19 febbraio 2008

Cattolica (RN). Scoperta una stele daunia del VI secolo a.C.

A Cattolica, mescolata alla terra di riporto proveniente da un cantiere edile, è stata scoperta una stele che ha poco in comune con le vicine stele di Novilara, ed è invece di produzione daunia. Istoriata su entrambre le facce, una delle quali è per il momento assai poco leggibile, appartiene, come dice Maria Luisa Nava, al "terzo periodo" delle stele daunie, la cui datazione si colloca intorno alla metà del VI secolo a.C. A chi scrive si devono l'identificazione e la segnalazione (insieme a Maria Lucia de Nicolò) alle competenti autorità del prezioso manufatto. In attesa della sua pubblicazione da parte del soprintendente Luigi Malnati e dell'ispettrice Monica Miari, possiamo solo dire che si tratta di un reperto di eccezionale rilevanza per la storia dell'Adriatico in età arcaica, che difficilmente gli studiosi si sarebbero aspettati di rinvenire in un'area tanto distante dal Gargano. Va sì inquadrato nella prospettiva dei flussi di ceramica daunia in alto Adriatico; ma, mentre la ceramica è merca di scambio esportata da mercanti, la nostra stele, se di provenienza locale, ci induce a ipotizzare la presenza di un insediamento preromano (dauno-umbro? dauno-piceno? dauno-etrusco?), forse da porre in connessione con le sopravvivenze di memorie cultuali greche attestate presso il limitrofo promontorio di Focara. Il defunto, a cui la nostra stele si riferisce, è probabilmente un navarca, di cui si dovranno studiare ruolo e status sociale. Lo suggerisce l'iconografia della faccia leggibile della stele. Una o forse due grandi imbarcazioni affiancate, con la larga vela quadra e almeno nove uomini di equipaggio: i cinque seduti a poppa sono rivolti verso prua e presentano curiosamente capelli irti, contrariamente agli altri tre, seduti a prua e rivolti verso poppa; un quadrupede dalle lunghe corna arcuate, probabilmente un personaggio mitico, compare alla base dell'albero maestro. Le linee di definizione dello scafo sono piuttosto confuse, ma risultano ben percepibili sia la prua che la poppa dell'imbarcazione. La conformazione di quest'ultima, merita particolare attenzione per i quattro denti sporgenti, fra i quali scorre la lunga barra di un governale con terminazione a forma di grande pagaia. Si tratta di un timone centrale sollevabile "a calumo", con struttura analoga a quelli moderni e riscontrabile anche nella rappresentazione della stele di Novilara con scena di naumachia. Possiamo aggiungere che l'iconografia del nostro monumento riveste particolare interesse per la sua rarità: fra le oltre 1500 stele daunie a oggi note, si conoscono infatti solo raffigurazioni navali.

Fonte: "Archeo" - Febbraio 2008 - Autori: Lorenzo Braccesi, Cristina Ravara Montebelli

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15 febbraio 2008

Roma. Circo Massimo, via all´appalto. L´area archeologica sarà riqualificata e al centro si alzerà la "spina"

Via all´appalto per il Circo Massimo, destinato a rinascere. Al centro, una lunga spina rialzata, 10 metri sopra agli antichi marmi dove correvano le bighe. I resti dello stadio che tornano visibili, l´Arco di Tito che sarà ricostruito con i blocchi rimasti.

I lavori iniziano a giugno, dureranno 20 mesi, con progettazione degli architetti di Zètema Guido Ingrao e Daniela Marinelli, mentre l´intera operazione è stata voluta dagli assessori comunali all´Urbanistica Roberto Morassut e alla Cultura Silvio Di Francia, con la Sovraintendenza comunale ai Beni Culturali.
«L´intervento complessivo - spiega Ingrao - è di recupero delle emergenze archeologiche oggi visibili ma non visitabili e in condizioni di forte degrado, per metterle in connessione con l´area verde. Alla fine del progetto poi vi dovrebbe essere la prosecuzione degli scavi nella parte terminale che guarda viale Aventino e la riqualificazione di tutto l´invaso verde che, pur essendo a una quota diversa dell´antico Circo a causa del grande riporto di terreno in epoca medioevale, evoca nella sistemazione il disegno originario del Circo Massimo. Il tutto sapendo che la vera quota della pista è notevolmente più bassa e difficilissima da raggiungere anche per motivi di ordine geologico e per la presenza di una falda acquifera».

Quello che parte a giugno con 3.1 milioni di euro - sarà il primo stralcio dell´intervento che vale oltre 20 milioni. Nell´intero progetto vi è anche la sistemazione di tutte le strade circostanze con la pedonalizzazione di via Dei Cerchi. E per questo esiste già uno studio di ridisegno di flussi del traffico che investe sia l´area della Bocca della Verità sia l´area di Porta Capena.

Fonte: "La Repubblica" - 10/02/2008 - Autore: Paolo Boccacci, Gabriele Isman

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14 febbraio 2008

Messina. L´antica Zancle riaffiora dalla terra

L´antica Zancle, riaffiora dalla terra, dagli strati di terreno e pietre che nei secoli l´hanno ricoperta. La storia di Messina emerge da un cantiere edile tra la via La Farina e la via Samperi per testimoniare un rito che potrebbe fare nuova luce sulla colonizzazione greca.

«È un ritrovamento eccezionale - dichiara la direttrice del Servizio archeologico della Soprintendenza Giovanna Maria Bacci - Secondo i primi studi effettuati sui reperti ritrovati, si tratterebbe di un´area relativa al rito di fondazione della città di Zancle, da parte dei coloni greci che approdarono sulle spiagge messinesi alla fine dell´VIII secolo a. C.».

Gli scavi a Palazzo Colapesce hanno individuato un´area sacra comprendente due tempietti e un altare sacrificale. Continuando lo scavo, è venuto alla luce un tumulo di forma ellittica di grandi dimensioni, costituito da un fitto pietrame, che sigillava una grande buca, sul fondo della quale sono stati ritrovati ossa animali e una grande quantità di materiale ceramico ricomponibile (crateri, coppe, piatti) databile fra la fine dell´VIII e l´inizio del VII secolo.

All´interno della buca veniva acceso il rogo della celebrazione. Una volta spento il fuoco, la buca veniva riempita di vasellame, e poi il tutto veniva ricoperto con le pietre. È la prima volta che questo rito viene documentato in Sicilia. 

Fonte: La Repubblica - 16/01/2008 - Autore: Giovanna Betto

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12 febbraio 2008

Grecia. Scoperto il tempio di Kronos

Per la prima volta nella storia dell'archeologia vengono alla luce i resti di un tempio dedicato a Kronos, il Tempo padre di Zeus, da questi spodestato all'inizio della mitologia olimpica. Si tratta con ogni probabilita' del tempio piu' antico di tutta l'Ellade. Risale al 3.000 avanti Cristo.

Il rinvenimento ha avuto luogo sul Monte Lykaios, in Arcadia, 35 chilometri da Olimpia. Esattamente il luogo in cui, secondo la "Teogonia" di Esiodo, nacque Zeus. Come spesso accade in archeologia, si cercava una cosa e se n'e' trovata un'altra: la squadra di ricercatori della University of Pennsylvania stava studiando il sito di un santuario dedicato proprio a Zeus, quando al di sotto delle fondamenta ha incontrato uno strato ancora piu' antico, in cui alcuni resti in muratura racchiudevano quello che rimane di sacrifici e libagioni sacre: ossa bruciate di animali, vasellami senza decorazioni.
La datazione dei reperti fa risalire l'epoca del culto all'inizio del terzo millennio avanti Cristo. "Una tradizione che precede l'introduzione dello stesso Zeus nella mitologia greca", commenta David Gilman Romano, direttore degli scavi.
"Il luogo non e' quello di in insediamento urbano, il vasellame era sicuramente destinato a scopi rituali", assicurano gli archeologi. Tra i reperti rinvenuti diverse pietre d'altare, manufatti in bronzo ed un sigillo a forma di toro. Particolare, questo, che rimanda ad un'altra figura antropofaga del mito: il minotauro minoico.
Alla piena eta' minoica risalgono del resto i primi documenti attestanti l'esistenza di Zeus, scritti in Lineare B: il 1.400 avanti Cristo. Ma sul Monte Lykaion il culto era gia' presente in epoca preindoeuropea, prima cioe' che Dori ed Achei scendessero verso il Mediterraneo provenienti dalle pianure del Dniepr.
Con ogni probabilita' all'arrivo di questi la divinita' piu' antica venne soppiantata da quella dei conquistatori, creando cosi' un processo di assimilazione-rimozione tipico di questi fenomeni antropologici, un cui residuo e' rimasto come sostrato nella tradizione mitologica greca.
Nel racconto di Esiodo, infatti, in principio era il Tempo, Kronos, figlio di Gea (la Terra) e Urano (lo Spazio). Eviro' Urano, ne prese il posto, e gli fu profetizzato che anch'egli sarebbe stato spodestato da un figlio. Ogni volta che la compagna Rea, sua sorella, ne dava alla luce uno, lui lo divorava.

Finche', al momento della nascita di Zeus, Rea gli dette da divorare una pietra del Lykaion. Anni dopo Zeus lo sconfisse, relegandolo al Tartaro. Ne prese il posto anche sul Monte Lykaion, dove i greci celebravano giochi sacri piu' antichi di quelli della vicina Olimpia.

http://www.agi.it/estero/notizie/200802101205-est-rt11007-art.html

Fonte: "AGI" - 10/02/2008

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11 febbraio 2008

Battipaglia (Sa). Una villa romana scoperta alla Spineta

La fascia costiera a sud di Salerno culla di tesori nascosti. Una nuova scoperta archeologica di grande interesse storico ed artistico è avvenuta in località Spineta di Battipaglia, un vasto insediamento romano sarebbe affiorato dopo alcuni lavori di scavo per la realizzazione di un canale di scolo.
Allertata la Sovrintendenza locale, celermente si è dato il via all'iter burocratico necessario per sottoporre a vincolo il sito di proprietà privata.
«Una presenza culturale di grande rilievo storico ed un sito questo di grande interesse scientifico- così Giovanna Scarano, direttrice del museo archeologico nazionale di Eboli ha commentato la scoperta- i resti di ceramica ritrovati sul luogo testimoniano un insediamento di vaste proporzioni. E', quindi, necessaria una campagna di scavo».
La dottoressa Scarano, intanto, avrebbe già avviato tutte le procedure per tutelare il luogo ed eventualmente avviare una campagna di scavo, con il coinvolgimento anche di alcuni tecnici del comune di Battipaglia. Ma la difficoltà è nel recepire i fondi per una adeguata campagna di scavo che, con il supporto di un'equipe specializzata.
I Romani giunsero in queste terre a partire dal 400 a.C., la vicina Poseidonia (oggi Paestum) ne è un esempio, come una stele, custodita al museo di Eboli, su cui "Eburum" figura come Municipio di Roma (180 d.C. sotto l'Imperatore Comodo). Non mancano, dunque, le tracce di importanti scoperte, ma è come se queste non avessero voce, ignorate dagli storici e per nulla valorizzate, a cominciare da significativi ritrovamenti in Eboli: una villa romana in località Fontanelle; un complesso di fornaci per la produzione di ceramiche, forse l'unico nel suo genere, rinvenuto a monte della città e a pochi metri dal santuario dei SS. Cosma e Damiano, gli insediamenti agricoli a S.Miele, S.Vito al Sele e nell'intera piana del Sele.
«Tutti questi siti archeologici - dice la dottoressa Scarano - testimoniano un interesse archeologico della piana del Sele che dovrebbe esser ancor più valorizzato adeguatamente con cospicui investimenti».

Fonte: Il Mattino -  05/02/2008 - Autore: Emanuela Carrafiello

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09 febbraio 2008

Nocera Inferiore (Sa). Nuceria Epigrafica, dal periodo arcaico all'altomedioevo

dal 8 al 29 febbraio 2008

L'Archeoclub di Nuceria Alfaterna ha organizzato tre incontri tematici che esamineranno diacronicamente l'evoluzione dell'epigrafia nocerina dal periodo arcaico fino all'altomedioevo.
La manifestazione ha ricevuto il patrocinio dei Comuni di Nocera Inferiore e Nocera Superiore, della Diocesi Nocera Inferiore - Sarno e della sezione Valle del Sarno di Italia Nostra.

Ciclo di incontri:

- Venerdì 8 Febbraio ore 18:30, Mario Russo (Ispettore Onorario, Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta): Italici, Etruschi e Greci tra Nuceria e la penisola sorrentina: i dati linguistici;

- Venerdì 15 Febbraio ore 18:30, Maricí Martins Magalhães (Docente di Epigrafia Classica, Università Federale di Rio de Janeiro): Ordo Populusque Nucerinus: istituzioni e prosopografia di Nuceria romana;

- Venerdì 29 Febbraio ore 18:30, Chiara Lambert (Docente di Epigrafia medievale, Università degli Studi di Salerno): Le iscrizioni paleocristiane di Nuceria: dall'hic requiescit in pace alla commendatio animae.

Le conferenze avranno luogo presso l'auditorium del convento di Sant'Antonio dottore a Nocera Inferiore (Sa) a partite dalle alle ore 18.30.

Info:
Sede comprensoriale di Archeoclub di Italia onlus
tel. 338.74.96.244

info@archeoclubnuceria.it

http://www.archeoclubnuceria.it

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07 febbraio 2008

Roma. Villa dei Quintili, le ultime meraviglie. Gli scavi portano alla luce 50 stanze, un portico e mosaici

Magnifiche rovine avvolte in prati verdi a perdita d´occhio, questa è oggi Villa dei Quintili. Ma ai tempi degli imperatori era un´altra Roma: una distesa infinita di colonne e marmi bianchi, intonaci tinti di rosso "morellone", mosaici policromi, riquadri fatti da pietre preziose e lapislazzuli color del cielo, ma anche giardini disegnati come fossero architetture tutt´intorno a quelle vere che comprendevano saloni di rappresentanza e spazi per i giochi gladiatori.

E l´estensione architettonica di questo luogo degli ozi - voluto dalla famiglia dei Quintili e talmente desiderato da Commodo da indurlo a sterminare i padroni di casa pur di avere il loro paradiso affacciato sull´Appia - sta venendo chiaramente alla luce grazie alle novità degli scavi iniziati l´11 ottobre 2007.

Ma la felicità per la scoperta è guastata dalla notizia che sono finiti i 250mila euro stanziati. Così, ieri, gli operai hanno spento le ruspe e fatto le valige.

Con gli archeologi Riccardo Frontoni e Giuliana Galli - che, diretti da Rita Paris, hanno scavato per conto della Soprintendenza archeologica - in appena quattro mesi di lavoro gli uomini hanno trovato i muri e il perimetro di 52 stanze (che s´affacciano su una grande esedra del diametro di 40 metri, utilizzata probabilmente per gli allenamenti) che servivano per i massaggi degli atleti o per irrobustirli attraverso i pesi; un porticato lungo mezzo chilometro: che permetteva ai pensatori di filosofare camminando e ai podisti di allenarsi correndo; oppure, ancora, un tappeto musivo colorato da minuscoli fiori geometrici; e, all´interno di una rotonda dal raggio di 5 metri, un vecchio, arrugginito, piccolo pezzo di ferro: ma di fondamentale importanza perché appartenne a uno scultore romano.

«Fuori da Pompei, è rarissimo il ritrovamento di uno scalpello. L´abbiamo rinvenuto nello strato più basso di questo ambiente circolare e appartiene probabilmente al tempo di Commodo, quando gli scalpellini smontarono i pannelli marmorei per crearne di nuovi», spiega Frontoni.
Per i giovani archeologi che da più di dieci anni lavorano alla villa costruita sull´altopiano lavico di Capo di Bove - belvedere da cui i padroni di casa potevano contemplare il paesaggio fino a Tivoli e gareggiare in bellezza con la villa di Adriano - la frustrazione di questi giorni è come quella di un cercatore d´oro che ha trovato un filone ma non può scavarlo. Del mosaico floreale che rivestiva il corridoio collegato al frigidarium, è stata portata alla luce solo la parte iniziale. I restanti 20 metri sono sotto il cumulo di terra depositata per secoli sulle vestigia sepolte. Dalla parte pulita, sono venuti fuori lo zoccolo di marmo in "greco scritto", l´intonaco rosso, molte tesserine di pasta vitrea della volta tinta d´azzurro e collassata sul pavimento.

Ma, oltre a questo caleidoscopio, è comparso «anche il muro di un forno usato in epoca altomedievale per riciclare il vetro, e decine sono i frammenti di vetro antico squagliato che abbiamo trovato nella terra» spiega la Galli.
Gli archeologi avrebbero potuto limitarsi a scavare solo questo corridoio delle meraviglie. Oppure riportare alla luce esclusivamente la rotonda che, nel saggio di scavo, ha restituito decine di frammenti di marmi giunti dall´Asia e dall´Africa: fior di pesco, serpentino, rosa e giallo antico, prezioso alabastro. E avrebbero aggiunto così altre attrazioni al sito aperto al pubblico dal 2000. Ai piaceri dell´occhio, la Soprintendenza ha preferito però la sostanza delle forme. E ha riportato alla luce tutto il perimetro degli edifici scoperti dove si pensava ci fossero giardini. Per sapere se la rotonda era coperta con una volta come il Pantheon e se c´erano colonne sulla fronte dell´esedra, c´è solo da trovare altri fondi. E rimuovere quel paio di metri di terra che soffocano marmi, mosaici e storia.

Fonte: "La Repubblica" - 02/02/2008 - Autore: Carlo Alberto Bucci

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05 febbraio 2008

SAN VALENTINO "INNAMORATI DELL’ARTE"

Anche quest’anno il Ministero per i Beni e le Attività Culturali festeggia San Valentino, aprendo le porte dei luoghi d’arte statali a tutti gli innamorati dell’arte.
Infatti, il 14 febbraio, in tutti i musei, monumenti e siti archeologici statali, basterà presentarsi in due per accedere pagando un solo ingresso.
Per l’occasione saranno anche organizzati mostre, concerti ed eventi speciali incentrati sul tema dell’Amore.

L’iniziativa rientra nell’ambito delle iniziative volte ad avvicinare sempre più i cittadini all’immenso Patrimonio culturale di cui il nostro Paese è custode.

E per dare un tocco di dolcezza alla Festa, il MiBAC, in accordo con Buonitalia S.p.A., offrirà una golosa sorpresa ai visitatori del Palazzo Reale a Torino, delle Gallerie dell’Accademia a Venezia, della Pinacoteca  Nazionale e della Galleria degli Uffizi a Firenze, del Museo Nazionale di Villa Giulia, della Galleria Borghese, del Museo Nazionale di Castel S. Angelo e della Calcografia a Roma, del Museo di Capodimonte, del Museo di San Martino e della Certosa di San Martino a Napoli, del Museo e dell’Area Archeologica di Paestum, della Reggia di Caserta.

Consulta l'elenco delle iniziative aggiornato in tempo reale

Per informazioni: 800 99 11 99
Per comunicazioni e informazioni è attivo l’indirizzo:  sanvalentino@beniculturali.it

Fonte: "Ministero per i Beni e le Attività Culturali"

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04 febbraio 2008

L'Iran. Patrimonio in prima linea

Firenze - Limonaia di Villa Strozzi (via Pisana 77), Sabato 9 febbraio 2008 ore 16.30

Partecipano:
Pierfrancesco Callieri, docente di Archeologia e Storia dell’arte iranica all’Università di Bologna,
Carlo Giovanni Cereti, docente di Filologia Religioni e Storia dell’Iran all’Università di Roma “La Sapienza”,
Graziano Tavan, giornalista - inviato in Iran

Introduce:
Piero Pruneti, direttore di Archeologia Viva

Interviene:
Giuseppe D’Eugenio presidente Quartiere 4 - Comune di Firenze

Proiezione reportage fotografico dall’Iran di Giorgio Ceriani e Maurizio Zulian

Info: 055.5062303 - ingresso libero

archeologiaviva@giunti.it

Fonte: "Archeologia Viva"

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02 febbraio 2008

Roma. Viaggio virtuale nella Roma imperiale

fino al 30 aprile 2008

La Provincia di Roma, nella sua storica sede istituzionale di Palazzo Valentini, presenta un nuovo spazio archeologico museale, ricco di storia e bellezze naturali, nel quale arte, cultura e architettura si fondono e si intrecciano al passato millenario della città eterna. L'ingente opera di recupero e valorizzazione portata avanti in questi anni, dietro impulso dell'Amministrazione presieduta da Enrico Gasbarra, è stata premiata con il ritrovamento di nuovi importanti reperti storici dal I al V sec. d.C. ed il rinvenimento di resti di domus patrizie di età imperiale, appartenenti a potenti famiglie dell'epoca, con mosaici, pareti decorate, pavimenti policromi, basolati. Gli ambienti sotterranei, soggetti ad una significativa campagna di scavo tuttora in corso, hanno portato alla luce, inoltre, due statue di togati di grandi dimensioni e le residenze di personaggi del ceto senatorio vissute tra il I e il V sec. d.C. Fanno parte, tra l'altro, dell'ingente patrimonio artistico della sede della Provincia, la statua dell'Ulisse di Ugo Attardi, la collezione di quadri e antichità appartenute al banchiere Valentini, insieme alle più recenti opere, l'Enea e Anchise e l'Europa, realizzate da Sandro Chia in occasione del 135° anniversario della nascita della Provincia di Roma e collocate all'entrata di Palazzo Valentini. Tutto ciò sarà oggetto di un'esposizione permanente. L'allestimento, particolarmente suggestivo, è stato affidato a Piero Angela e a un'équipe di tecnici ed esperti che, attraverso ricostruzioni virtuali, effetti grafici e filmati faranno rivivere questi ritrovamenti ai visitatori, in uno straordinario viaggio virtuale dentro grandi Domus dell'antica Roma. Ma la rifunzionalizzazione del sito permetterà inoltre di collegare il "museo" di Palazzo Valentini all'area archeologica dei Fori Imperiali e, attraverso un tunnel, con uno dei suoi monumenti più suggestivi, la Colonna Traiana, cosa che consentirà di inserire di diritto il Palazzo nel grande "museo all'aperto" dell'area centrale di Roma antica, comprendente Fori Imperiali, Foro Romano, Palatino e Colosseo. Civita cura l'organizzazione dell'evento

Sede: Palazzo Valentini
Indirizzo: Via IV Novembre 119/A
Orari: tutti i giorni 9.30 - 16.30
Biglietti: ingresso libero, su prenotazione ( 199 199 111)
Sito web: www.provincia.roma.it

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