ARCHEOBLOG

Giornale archeologico e culturale costantemente aggiornato con le ultime notizie e gli ultimi approfondimenti storico-archeologici



28 marzo 2007

Firenze. VI Corso di perfezionamento in restauro archeologico


Conservazione e manutenzione di manufatti architettonici allo stato di rudere.

Il problema
Il restauro archeologico rappresenta un ambito interdisciplinare che, ancora poco frequentato, presenta un notevole potenziale di sviluppo. L’evoluzione dei meccanismi e della velocità con cui si sviluppano potrà dipendere dalla predisposizione di programmi di manutenzione sistematica e di conservazione preventiva; la più effi cace e affi dabile soluzione per evitare l’innesco di meccanismi degenerativi (compresi quelli che derivano, e talvolta in maniera determinante, dalle procedure adottate in corso di scavo) o, quanto meno, per ricondurli a termini accettabili e controllabili nel tempo.
Una maggiore attenzione preventiva dovrebbe essere dedicata agli aspetti più specifi catamente strutturali e alle relazioni che le murature rimesse in luce hanno tra loro e con i terreni che per tempi più o meno lunghi li hanno coperti.
L’idea del minimo intervento (invasività ridotta e alta reversibilità) va perseguita in maniera prioritaria, nella consapevolezza della inevitabilità di dover ricorrere, in alcuni casi, a soluzioni strategicamente adattate alla singolarità delle condizioni fortemente condizionate da soglie di tollerabilità molto ridotte e alti livelli di rischio.

Finalità del corso
Il Corso si propone l’approfondimento di tematiche relative al restauro di siti archeologici e manufatti architettonici al fi ne di addestrare giovani laureati a un lavoro realmente interdisciplinare e fornire strumenti critici e operativi immediatamente utilizzabili. Soprattutto nel caso di interventi di emergenza quando si è obbligati ad eseguire analisi diagnostiche tempestive e predisporre i più opportuni interventi, nella consapevolezza che agli eventuali errori non sarà più possibile porre rimedio.
Gli obiettivi del Corso sono: conoscere i fondamenti del restauro in un quadro di riferimento interdisciplinare; conoscere le casistiche più usuali e saperle riconoscere sul campo; individuare le patologie ricorrenti nelle aree e nei monumenti archeologici; sapere organizzare e condurre una campagna di indagini diagnostiche e rilevazioni specifi che; produrre materiali documentari esaurienti e proporre progetti di intervento effi caci; condurre un cantiere di restauro in ambito archeologico; controllare la qualità del lavoro in corso d’opera e saperne collaudare i risultati.

Tematiche affrontate:
• competenze specifi che e necessità interdisciplinari
• cultura “locale” ed educazione alla convivenza
• il cantiere di scavo e di restauro in condizioni di emergenza
• degrado dei materiali e dissesto delle strutture
• il cantiere
• merceologia del restauro
• i costi del progetto e del cantiere
• conservazione e valorizzazione

Organizzazione:
Il Corso sarà svolto dal 11 maggio al 23 giugno 2007 (venerdi e sabato per un totale di 75 ore di lezioni ed esercitazioni, più altre 50 ore di sopralluoghi e partecipazione a un cantiere con un programma da decidere in accordo con gli iscritti). Al Corso di Perfezionamento saranno riconosciuti 6 crediti formativi complessivi.
Sono ammessi laureati in Architettura (laurea e/o D.U.), Lettere con indirizzo in Archeologia, Conservazione dei beni culturali, Scienze Geologiche. Il numero massimo di iscritti è 25, il minimo 10.
La selezione delle domande sarà stabilita in base al voto di laurea, all’argomento svolto, ai titoli e alle pubblicazioni ed eventuale colloquio motivazionale.
La frequenza è obbligatoria.
Al termine del corso, previo accertamento dell’adempimento degli obblighi didattici previsti, sarà rilasciato un attestato di frequenza.
Presentazione delle domande:
Le domande di ammissione, munite di marca da bollo di € 14,62 e complete di curriculum vitae, titoli e pubblicazioni, vanno indirizzate alla Segreteria del DIRES Dipartimento di Restauro e Conservazione dei Beni Architettonici, via P.A.Micheli 8, 50121 Firenze (ore 8-13 sabato escluso) entro il termine del 6 aprile 2007.
Quota di iscrizione:
L’importo della quota di iscrizione è di € 900,00 da pagarsi in un’unica soluzione entro il 21 aprile 2007, tramite bollettino di c/c postale n. 30992507 (intestato a Università degli Studi di Firenze) o mediante bonifi co bancario sul c/c 95615/03, Banca Toscana, sede di Firenze, ABI 03400 CAB 02800 CIN Q) indicando nella causale “6° Corso di Perfezionamento in Restauro Archeologico - Dipartimento di Restauro e Conservazione dei Beni Architettonici”.

Info:
luigi.marino@unifi .it (direttore del Corso)
messini@unifi .it (segreteria del DIRES tel. 055 2756580)

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27 marzo 2007

Napoli. Ambre. Trasparenze dall'Antico

fino al 10 settembre 2007

Curatori della mostra e del catalogo: Maria Luisa Nava e Antonio Salerno.

Ideata dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta congiuntamente alla Soprintendenza Archeologica di Pompei sotto l'egida della Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania, promossa dalla Regione Campania, la mostra e' curata da un comitato scientifico che vede la partecipazione di importanti studiosi rappresentanti della comunità scientifica nazionale ed internazionale.

"Raccontano che le sorelle, mutate in pioppi dal dolore per Fetonte colpito dal fulmine, spandono ogni anno lacrime di elettro (ambra) lungo il fiume Eridano, detto Elettro, che noi chiamiamo Po."
Plinio, Naturalis Historia, XXXVII, 31

"Dai nuovi rami fluiscono ora le lacrime, i raggi del sole s'irrigidiscono in gocce d'ambra, che il limpido fiume raccoglie e manda poi alle giovani donne latine da portare come ornamento."
Ovidio, Metamorfosi

"Tutto intorno le giovani Eliadi, battute dal vento negli alti pioppi, piangono, dalle loro palpebre versando sul suolo gocce d'ambra brillante."
Apollonio Rodio, Le Argonautiche, IV

Il racconto del pianto inconsolabile delle figlie del Sole alla morte del fratello Fetonte connota l'ambra come dono degli dei per la morte di un essere divino e motiva l'attribuzione a questa preziosa resina fossile di qualità magiche e terapeutiche.

Raccolta, lavorazione e diffusione di questo fossile prezioso e trasparente iniziano nella piu' remota preistoria ed arrivano sino ai giorni nostri, quasi a voler ricordare, dal piu' semplice vago al piu' complesso rilievo, la ricerca di luce e protezione che caratterizza, in ogni tempo, la storia dell'umanità. La mostra - attraverso la presentazione di quasi 1000 reperti datati entro un lungo arco temporale che va dall'Età del Bronzo all'Alto Medioevo - intende raggruppare in un unico percorso espositivo i principali rinvenimenti di oggetti in ambra (collane, fibule, pendenti, statuine, ecc.) provenienti dal territorio italiano con l'obiettivo di far conoscere al grande pubblico una delle classi di materiali piu' preziose e meno note tra quelle restituiteci dall'antichità e di illustrare e comprendere, in un quadro unitario, le caratteristiche scientifiche, la produzione artistica e le tecniche di lavorazione, i percorsi di approvvigionamento, i meccanismi economici, sociali e rituali alla base della diffusione di questo prezioso materiale.

L'esposizione presenterà non solo singole, eccezionali, opere d'arte ma anche i contesti di provenienza privilegiando, come nel caso dei corredi funerari, la completezza delle parures ornamentali. Le ambre verranno associate percio' ad altri oggetti di prestigio, ricostruendo il quadro sociale e simbolico nel quale si inseriscono.
Nel percorso della mostra i diversi contesti archeologici saranno ordinati sia su base cronologica che areale, in modo da fornire al visitatore un quadro storico organico ed accattivante. Le sezioni saranno introdotte dai miti del mondo classico legati all'origine e alla scoperta dei reperti esposti.

Ai materiali di competenza della Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta - alcuni, per la prima volta restaurati ed esposti al pubblico - si affiancheranno prestiti provenienti da numerosi musei italiani nonche' da prestigiose istituzioni straniere.

Il percorso espositivo e' organizzato in cinque sezioni: la prima sezione a carattere tematico-introduttivo, le altre quattro distinte, su base cronologica, in relazione ai periodi di maggiore diffusione dell'ambra in Italia:

1 sezione: La metamorfosi delle Eliadi
Nella prima sezione la presentazione del mito di Fetonte e delle Elidi fornirà lo spunto per analizzare le caratteristiche scientifiche, i giacimenti e la diffusione dell'ambra; saranno inoltre esposti alcuni esempi di capolavori assoluti in ambra, provenienti dalle Collezioni di Capodimonte, del Museo degli Argenti di Firenze, da Palazzo Venezia e dai Musei Civici di Reggio Emilia.

2 sezione: Tra mondi lontani (2200 - 900 a.C.)
Questa sezione, attraverso la presentazione delle prime attestazioni in Italia e della diffusione dell'ambra durante l'età del Bronzo, ha come obiettivo l'individuazione delle vie di scambio tra Baltico e Mediterraneo nonche' dei principali centri di lavorazione e dei meccanismi di diffusione.

3 sezione: Dei, donne e fiere (900 - 200 a.C.)
La diffusione dell'ambra nelle culture dell'Italia preromana e' esaminata attraverso la presentazione delle principali aree di distribuzione e dei centri di lavorazione.

4 sezione: Le gioie delle matrone (II sec. a.C. - IV sec. d.C.)
La circolazione dell'ambra in età romana e' definita attraverso la presentazione di oggetti di prestigio e di oggetti d'uso provenienti sia da abitati che da necropoli (Pompei, Roma, Aquleia, Nola, Pozzuoli).

5 sezione: Tra i signori delle spade (Altomedioevo)
La circolazione dell'ambra in età altomedioevale e' definita, anche in questo caso, attraverso la presentazione di contesti da abitato e da necropoli.

Immagine: Placchetta con putto intagliato a rilievo (part), Ambra rossastra, Aquileia, Età romana. Napoli, Museo Archeologico Nazionale.

Enti promotori: Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Campania, Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Campania,Soprintendenza per i Beni Archeologici di Napoli e Caserta, Soprintendenza Archeologica di Pompei

Organizzazione e promozione: Mondadori Electa S.p.A.

Catalogo: Electa http://www.electaweb.com

Ufficio Stampa: Electa, Ilaria Maggi tel. 02.21563250, imaggi@mondadori.it, Enrica Steffenini tel. 02.21563433, elestamp@mondadori.it
Soprintendenza archeologica di Pompei, Francesca De Lucia e Raffaella Leve'que, tel. +39 081 2486112 delev@iol.it

Info:

dalle 9 alle 19.30. Chiuso martedi'.
Tariffe: 9 - intero, comprensivo dell'ingresso del museo; 5,75 - ridotto; la mostra e' inserita nel circuito Campania Artecard
Prenotazione obbligatoria per gruppi, scuole e visite didattiche: tel. 081 4422149 ; 848800288.
al Museo Archeologico di Napoli, fino al 10 settembre 2007.

Fonte: Undo.net 26/03/2007

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25 marzo 2007

Torino. Sulla via di Alessandro - Da Seleucia al Gandhara


dal 27 febbraio al 27 maggio 2007

La mostra si propone di illustrare le vicende culturali, artistiche, politiche e economiche dell’Asia dopo le conquiste di Alessandro e, in particolare, l’incontro della civiltà ellenistica con quella mesopotamica, quella iranica e quella del subcontinente indiano, focalizzando l’attenzione sull’arte della Babilonia, con particolare riferimento alla città di Seleucia al Tigri, e sull’arte del Gandhara, regioni che costituiscono la nostra maggiore fonte di informazione sulla situazione tra il IV sec. a.C. e il III d.C. dei territori appartenuti al Macedone.
Queste due aree inoltre furono, e ancora sono, oggetto di importanti ricerche italiane da quando l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (oggi IsIAO) e il Centro Ricerche Archeologiche e Scavi di Torino per il Medio Oriente e l’Asia promossero estese campagne sul terreno, il primo nel 1956 nella regione dello Swat, il secondo nel 1963 a Seleucia al Tigri, nell’attuale Iraq.

Lo Swat, importante snodo tra il Gandhara e l’Asia Centrale, venne conquistato da Alessandro nel 327 a.C. durante la campagna che gli avrebbe permesso di raggiungere l’Indo e, subendo il forte impatto dell’incontro con la cultura ellenistica, che ebbe nella vicina regione della Battriana un centro d’irradiazione, divenne luogo di produzione artistica grandemente influenzato dalla tradizione occidentale, sviluppando in una regione così lontana dal Mediterraneo una complessa cultura che ebbe in quell’area forti ripercussioni soprattutto sull’iconografia buddista. L’attività dell’IsMEO in complessi religiosi buddisti e, in particolare, lo scavo del monastero di Butkara permisero di acquisire nuovi dati archeologici proprio sulla prima comparsa e sulla diffusione nell’arte del Gandhara di raffigurazioni antropomorfiche del Buddha, debitrici nel modellato e nello stile delle figure apollinee greche. Frutto prezioso di quelle ricerche fu il rinvenimento di spettacolari rilievi in scisto con raffigurazioni del Buddha e di altri personaggi che rinviano alla cultura greca, iranica e scitica, a testimonianza di una complessa realtà di interrelazione culturale.

Accanto alla Battriana, centro fondamentale di diffusione ed elaborazione di una cultura ellenistica asiatica fu Seleucia al Tigri. Fondata nel cuore della Mesopotamia da Seleuco Nicatore alla fine del IV secolo a.C. come una nuova Babilonia, la città divenne di fatto la capitale dell’Asia seleucide e luogo privilegiato di confronto tra la cultura greca e le tradizioni antico-orientali. Grazie alla sua posizione di crocevia tra Occidente e Oriente, la città conobbe un notevole sviluppo commerciale, che si consolidò ancor più dopo che una nuova dinastia, quella degli Arsacidi, nella sua espansione dalla Partia, sottrasse ai Seleucidi vaste zone del loro impero. La cultura e l’arte della Mesopotamia seleucide e partica furono profondamente influenzate dall’incontro con il linguaggio ellenistico e ne subirono il fascino. Durante il periodo partico, dopo la conquista della Babilonia da parte di Mitridate I nel 141 a.C., questo linguaggio comune permise di esprimere contenuti appartenenti alle tradizioni iraniche in aggiunta a quelli in continuità con la vetusta tradizione mesopotamica. L’espressione figurata infatti da un lato continua direttamente formule orientali e dall’altro trae ampia ispirazione dal repertorio ellenistico nell’elaborare soluzioni originali e innovative. Per questi motivi, la città suscita da sempre vivo interesse tra gli studiosi, siano essi storici o archeologi. Dopo le prime ricerche dell'Università del Michigan (1927-1937), gli scavi della Missione Archeologica Italiana in Iraq (1964-1976, 1985-1989) hanno permesso di riportare alla luce strutture abitative e artigianali, nonché i resti di un grande edificio pubblico che ospitava gli archivi cittadini, il più grande che si conosca nel mondo ellenistico, oltre a materiali che contribuiscono in maniera decisiva al recupero di oltre cinque secoli di storia del Vicino Oriente antico.

Proprio da quelle ricerche sul terreno prende avvio il progetto espositivo di questa mostra, la quale vuole approfondire le profonde conseguenze dell’impresa di Alessandro in una fase della storia dell’Asia Anteriore poco nota al grande pubblico, dominata da fenomeni storici che tanta importanza hanno avuto anche nello sviluppo della nostra civiltà, primi fra tutti gli effetti economici e culturali del grande commercio a lungo raggio e gli interscambi nell’arte figurativa. Sebbene siano separate da grandi distanze geografiche e rappresentino l’espressione di differenti tradizioni millenarie, la Mesopotamia e il Gandhara, che costituiscono i poli occidentale e orientale delle immense conquiste di Alessandro in Asia, furono infatti accomunate dalla diffusione della cultura ellenistica. Proprio l’arte figurativa greca divenne una sorta di lingua franca attraverso la quale dare forma ed espressione ad esigenze, concetti e persino sentimenti religiosi tra loro diversissimi.

La mostra, che verrà accolta nella splendida sede di Palazzo Madama a Torino, un complesso museale ospitato in un edificio storico con una vita lunghissima – dall’età augustea al Settecento – si presenta come un’occasione preziosa per far conoscere materiali da Seleucia per lo più inediti (terrecotte, ceramiche, monete, oggetti in metallo o vetro), recentemente acquisiti dal Museo Civico d’Arte Antica di Torino, opere d’arte e d’artigianato dall’Oriente seleuco-partico, provenienti da grandi musei quali il Louvre, il British Museum, il Vorderasiatisches Museum e il Museum für Islamische Kunst di Berlino, il Kelsey Museum di Ann Arbor e il Metropolitan Museum of Art di New York, e i meravigliosi rilievi in scisto rinvenuti nella regione del Gandhara e conservati nei Musei Civici di Torino.

Info:
dal 27/02/07 al 27/05/07

tel. 011 4433501

http://www.palazzomadamatorino.it/nuovo3/home_ita.php?lang=1

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23 marzo 2007

Reggio Calabria. Festival del cinema archeologico

dal 26 al 29 aprile 2007

Giovedì 26 aprile - h. 18.00-19.30 - Inaugurazione Festival.
Presentazione del “Premio Paolo Orsi-Città di Reggio Calabria” e giuria
I sezione - Il film archeologico in Calabria: proiezione documentari calabresi.
h. 20.30-22.30 - II sezione - Rassegna di film da Rovereto: “L’Italia delle isole e del mare”.
Le colonie poco conosciute di Cartagine di P. Prestel, Germania, 44’
Archeologi tedeschi e italiani alla ricerca delle tracce di Cartagine nell’Italia meridionale.
Durante le riprese sull’isola di Pantelleria un ritrovamento sensazionale ha suscitato l’entusiasmo di archeologi e operatori.
Populonia. Gli uomini, il mare, i metalli di L. Bertini, Italia, 9’
Il territorio di Populonia è un luogo straordinario, dove da millenni la presenza di metalli pregiati nelle colline di Campiglia e nell’isola d’Elba ha dato impulso all’intenso sviluppo di questa terra: dalla protostoria al periodo etrusco, dall’età romana al Medioevo.
Intermezzo musicale
I misteri delle culture scomparse della Sardegna di E.Kriesch, Germania, 60’
Si conoscono poco gli inizi della storia della Sardegna, ma che non fosse una zona periferica arretrata lo testimoniano edifici monumentali e sculture alte fino a 20 metri.
Il film ci conduce in un viaggio nel tempo attraverso un mondo scomparso di figure di culto magiche, tombe monumentali, magnifici templi e altre costruzioni straordinarie.

Venerdì 27 aprile - h. 18.00-19.30 - I sezione - Il film archeologico in Calabria: proiezione documentari calabresi
h. 20.30-22.30 - II sezione - Rassegna di film da Rovereto: “Autori italiani
Le dimore degli dei di P. Chiodarelli, Italia, 26’
In India i fondamenti architettonici e culturali dei templi hindu sono radicati nella tradizione religiosa e i principî strutturali cui si ispirano sono esposti nei testi sacri. Nel sud dell’India, i templi di Hoysala risalenti al XII e XIII secolo costituiscono un’espressione quanto mai raffinata e suggestiva della produzione architettonica del periodo.
Intermezzo musicale
Il segno sulla pietra - Il Sahara sconosciuto degli uomini senza nome di L. e A. Rosa, Italia, 58’
La storia del Sahara racconta di un alternarsi di fasi climatiche estreme: periodi di grandi aridità, di grandi piogge e, dietro di esse, le vicende di uomini che ebbero la ventura di scegliere quella terra come loro dimora. 12000 anni fa, dopo una fase di aridità estrema, ritornò la pioggia e la vita ricominciò a germogliare lentamente...
Intermezzo musicale
Panta rei (tutto scorre...) di M. D’Alessandro, Italia, 35’
Un gruppo di speleo-subacquei, al seguito di Luigi Casati, inizia l’esplorazione delle grotte di Diros in Grecia: ambienti spettacolari, passaggi angusti e sale dai colori cangianti. Nella parte più nascosta ritroveranno le ossa di animali preistorici che migliaia di anni fa, fuggendo alle glaciazioni, trovarono qui il loro ultimo rifugio...

Sabato 28 aprile - h. 18.00-19.30 - I sezione - Il film archeologico in Calabria: proiezione documentari calabresi
h. 20.30-22.30 - II sezione - Rassegna di film da Rovereto: ”Uno sguardo sul mondo: l’Iran”.
La leggenda vivente di Aratta di O. Julien, Francia, 52’
Nel distretto di Jiroft, nel sud-est dell’Iran, sono venuti alla luce più di 80 siti, tracce di una civiltà di 5000 anni fa sinora totalmente insospettata.
Gli scienziati ritengono che sia il mitico regno di Aratta descritto nelle più antiche leggende sumere: una potente città-stato che avrebbe avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della religione sumera, così importante che la scrittura sarebbe stata inventata per creare scambi tra Uruk e Aratta.
Intermezzo musicale
Yazd - Oasi nel deserto in Iran di T.Wartmann, Germania, 53’
A causa della sua posizione all’incrocio di due deserti, Yazd è esposta a un clima
particolarmente duro. L’estremo caldo d’estate e i rigidi inverni, tipici della zona montuosa iraniana, richiedono un’architettura in grado di resistere a tali condizioni.
I bazar coperti ricordano un’epoca passata quando Marco Polo, nel XIII secolo, attraversò Yazd durante uno dei suoi viaggi lungo la via meridionale della seta...

Domenica 29 aprile - h. 20.30-22.30 - II sezione - Rassegna di film da Rovereto: La verità sulla storia di Troia di A. Laverty, Inghilterra, 49’
La saga troiana è una delle più straordinarie storie mai raccontate e da tremila anni esercita il suo fascino ininterrotto. Ma esiste qualcosa di vero in questo mito?
Il documentario presenta il lavoro di Manfred Korfmann, lo scienziato che ha cercato una risposta a questo interrogativo. Possono le sue recenti scoperte rivelare, una volta per tutte, la verità nascosta dietro al mito?
Achille nell’isola di Skyros di J.L. Gomez Merino, Spagna, 5’
Dalle raffigurazioni presenti nella ceramica greca a un’animazione realizzata con i più recenti programmi di grafica: cinque minuti per raccontare l’avventura di Achille nell’isola di Skyros, nascosto tra le figlie del re per evitare il suo destino di guerra e di morte, e poi scoperto e smascherato dall’astuto Ulisse.
Per diventare infine l’eroe della guerra di Troia che tutti conosciamo.
Intermezzo musicale
Assegnazione del “Premio Rhegion calcidese” - Città di Reggio Calabria per la I e II sezione
Proiezione dei film premiati.

Info: 347.8537389
26-29 aprile 2007 • Teatro Siracusa
Selezione filmati: Dario Di Blasi
Traduzione testi cinematografici: Claudia Beretta, Maura Sirtori, Elena Valle
Voci del doppiaggio: Andrea Castelli, Enzo Merz
Archivio cinematografico: Museo Civico di Rovereto
Edizioni video: Sirio Film Trento

aspasia@archeoservice.it

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21 marzo 2007

Roma. Piazza Venezia, riaffiora la Flaminia

Dallo scavo per la stazione della linea C di piazza Venezia sta affiorando una scoperta eccezionale, forse la più importante di quelle fatte fino ad oggi nei diversi cantieri della nuova metropolitana. Gli archeologi hanno trovato, uno sopra l'altro, i diversi strati della Via Flaminia, da quelli romani ai più recenti. E' la storia che torna alla luce, con i suoi diversi periodi, con i suoi segreti, che ora potranno essere letti e interpretati. Una rilevante scoperta a piazza Venezia si era intuita nelle settimane scorse, quando si è cominciato a parlare di spostare la stazione della metro C, prevista in quel punto, verso Largo Argentina. Gli archeologi temevano che i lavori della stazione e delle prese d'aria in quel punto avrebbero finito col danneggiare i reperti e la parte di basolato che era venuta alla luce. Dopo qualche incertezza si è deciso invece di spostare comunque la nuova stazione, ma dalla parte opposta: la fermata della metro, secondo questo progetto, sarà collocata nella parte iniziale di via dei Fori Imperiali, nella parte che va dal retro di palazzo Valentini al Vittoriano. Che la via Flaminia dovesse passare da piazza Venezia si sapeva dalle fonti storiche, ma fino ad oggi non si era trovato niente di questo antichissimo tracciato che partiva dagli attuali Fori Imperiali, girava intorno al Campidoglio e poi puntava verso il Campo Marzio, tagliando, quindi, esattamente in mezzo l'attuale sistemazione di piazza Venezia. Aperta nel 223 a.C. da Caio Flaminio, da cui ha preso il nome, questa divenne una delle strade più importanti dell'antica Roma: permetteva un rapido accesso alla Gallia Cisalpina e all'Adriatico, e anche durante l'Impero veniva preferita all'Aurelia e alla Cassia, per raggiungere la Gallia o la Spagna, perchè non vi erano forti dislivelli da superare, ed era perciò migliore come via commerciale e per trasportare truppe. Ma fu molto usata anche dall'epoca bizantina al medioevo, ripristinata nel rinascimento e ancora nell'800: sono questi i diversi strati che stanno tornando alla luce sotto piazza Venezia.

Fonte: "La Repubblica - Ed. Roma" - 21/03/2007 - Autore: Renata Mambelli

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19 marzo 2007

Yves Coppens, "Storia dell'uomo e cambi di clima"

"Come un grande compositore che con poche note riesce a dare forma a una sonata, Yves Coppens nella sua lezione conclusiva al Collège de France delinea con tratti essenziali e rara eleganza la storia dell’uomo sulla Terra.È una storia che fa parte della grande epopea della vita a partire dalle forme elementari di 4 miliardi di anni fa. Da quelle origini il mondo vivente si è sviluppato quasi per una legge universale in una ‘complicazione crescente e in un’organizzazione ogni volta migliore della materia (parole che evocano ‘la complessità crescente’ di Teilhard de Chardin), dove l’uomo appare culminante in una delle tante branche dell’albero dei viventi dopo essere stato preceduto da un corteo di forme preumane" (Fiorenzo Facchini).

Sullo sfondo sono i cambiamenti ambientali, specialmente climatici, fra i quali la grande siccità di 3 milioni di anni fa, a cui il genere Homo diede una risposta soprattutto intellettuale in forza del suo sistema nervoso divenuto più complesso rispetto agli altri Ominidi.
Jaca Book aveva già pubblicato nel 1987 la lezione inaugurale di Coppens al Collège de France ne Le grandi tappe della Preistoria e della Paleoantropologia. Là Coppens, già co-scopritore di Lucy, spiegava la nascita e la ragion d’essere di una disciplina che studiava le origini dell’uomo, e che ormai era un’arborescenza scientifica a pieno diritto e non più semplice ramificazione della paleontologia.
In un momento in cui l’ambiente e il clima sono all’ordine del giorno di attuali e gravi preoccupazioni ecologico-sociali, in questa lezione conclusiva della sua permanenza al Collège de France Coppens ci ricorda che l’uomo fu il primo essere capace di adattarsi come nessun altro ai cambiamenti di ambiente e di clima. Coppens ripercorre così la nostra preistoria e la legge come appassionante avventura. Ciò non toglie che l’uomo oggi abbia fatto violenza a quell’ambiente terrestre che lo ha ospitato per quasi tre milioni di anni e che ci invita a essere responsabili del suo non deterioramento.

Info:
Prefazione di: Fiorenzo Facchini; traduzione di: Eugenio Costa.
Pagine: 80; prezzo: € 10,00; Milano, 2007
Edizioni JacaBook
ISBN (a 13 cifre): 978-88-16-40766-4

serviziolettori@jacabook.it

http://www.jacabook.it


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16 marzo 2007

Pompei (Na). Studiata in Giappone la Villa dei Mosaici.

Individuato l’uso della tecnica sinòpiale per la costruzione dei mosaici sui pavimenti pompeiani. L'impiego di quel procedimento, già noto per le ville di Stabiae e così chiamato dalla terra di colore rosso (era utilizzata per tracciare le linee guida necessarie a una pittura parietale) che si trovava a Sinòpia, sul mar Rosso, è stato accertato per la prima volta sui mosaici della casa di Fabio Rufo, a Pompei, nell’Insula Occidentalis, una sorta di immenso condominio con vista sul golfo, abitato dai vip cittadini dell’epoca.
«In effetti - spiega Mario Grimaldi, l’archeologo dell’equipe di studiosi dell’Istituto Suor Orsola Benincasa che ha individuato quei mosaici di secondo stile - quando si doveva realizzare un’opera musiva importante, i maestri che guidavano la bottega incaricata del lavoro mettevano in pratica un mezzo semplicissimo: tracciavano disegno e scene sul pavimento nudo e le dipingevano con gli identici colori dei marmi che vi sarebbero stati incollati sopra».
In quella maniera per l’operaio posatore, che poteva anche essere a digiuno di ogni tecnica, non ci sarebbe stata nessuna possibilità di sbagliare su numero e colore delle tessere da inserire. Le scoperte tuttavia non si fermano ai mosaici.
Le indagini hanno permesso di svelare come la casa di Marco Fabio Rufo fosse una vera e propria villa e tra le più belle della città. Gli architetti di 2000 anni fa, partendo da un nucleo base fatto di abitazioni senza alcuna pretesa, erano riusciti a realizzare un unico fabbricato a più livelli.
C’era un portico esterno, in tufo giallo, con un giardino al cui centro si trovavano fontane con giochi d’acqua. L’ambiente, poi, continuava con una serie di giardini pensili degradanti verso il mare, distante solo qualche centinaio di metri.
Le scoperte fatte nella casa di Rufo e le altre nelle case e nelle ville adiacenti (Umbricio Scauro, Maio Castricio, Casa del Bracciale d’oro, lo scavo del principe di Montenegro) hanno quindi consentito la pubblicazione di Pompei, insula Occidentalis, saggio imponente, che accoglie tutti gli studi fatti di recente su circa trecento metri di fronte ovest della città.
Quell’area, indagata già nel 700 e nell’800, fu sistematicamente spogliata di oggetti e decorazioni confluite nei depositi e nelle collezioni del Museo nazionale di Napoli. Nel volume, coordinato da Masanori Aoyagi, professore emerito dell’Università di Tokio, e Umberto Pappalardo, docente all’Istituto universitario Suor Orsola Benincasa, al quale hanno messo mano archeologi ed esperti in ricostruzioni 3D (Varriale, De Simone, Ciardiello, Grimaldi, Esposito, Notomista, Piccirilli, Vallifuoco) e che è stato patrocinato dall’Università di Tokio attraverso il Centro Ricerche sulla pittura di quella istituzione, dunque propongono anche tutti gli apparati spostati da Pompei e oggi presenti nelle collezioni napoletane.
La presentazione del libro è prevista a Pompei, nel mese di giugno.

Fonte: "Il Mattino"

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15 marzo 2007

XV edizione della "Giornata FAI di Primavera"


Sabato 24 e Domenica 25 Marzo 2007
Apertura straordinaria di 500 monumenti in 200 città italiane

GUARDARE L’ITALIA CON GLI OCCHI DEL FAI
Sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana

Siamo così abituati a vivere nel paese più bello del mondo, che spesso ci dimentichiamo che l’Italia è un grande e sorprendente museo a cielo aperto. Per una volta, però, c’è l’occasione di essere un po’ meno distratti. Un’occasione che arriva ogni anno nel primo weekend di primavera, che l’Italia aspetta come un grande rito collettivo e di cui riconosce da tempo il fascino e la credibilità: la Giornata FAI di Primavera.

Il 24 e il 25 marzo si svolge la quindicesima edizione della Giornata FAI di Primavera. Una mobilitazione di massa, un momento di grande valore culturale e al tempo stesso festoso e popolare che, dalla sua prima edizione a oggi, ha coinvolto circa quattro milioni di italiani, di cui 420.000 nel 2006, e la cui importanza quest’anno è sottolineata dalla presenza ufficiale della Protezione Civile, che collaborerà con oltre 1.000 volontari alla riuscita dell’evento, riconoscendo alla manifestazione la sua natura di servizio civile per la comunità.

Quest’anno per la prima volta la Giornata FAI coinvolge tutte le regioni italiane, con 500 monumenti aperti in 200 città. Beni che per la maggior parte sono chiusi al pubblico, in un certo senso cioè invisibili. Ma i beni invisibili non sono solo quelli difficili o impossibili da visitare. Ne esistono molti altri che ci circondano; o che addirittura frequentiamo senza consapevolezza, senza comprenderne il valore. Lo scopo della Giornata FAI è proprio quello di aiutarci a guardare l’Italia con occhi nuovi.

Quando il FAI ha dato vita alla Giornata di Primavera 15 anni fa l’obiettivo era soprattutto quello di denunciare lo stato di abbandono nel quale versavano moltissimi beni dell’Italia cosiddetta minore. Anche grazie alla Fondazione e alla presenza sul territorio delle sue Delegazioni l’attenzione pubblica su quei beni è cresciuta negli anni: molti infatti sono stati recuperati e restituiti alla collettività.

Ma a questo si aggiunge un obiettivo che va oltre la denuncia e diventa un gesto profondamente culturale: stimolare nella gente la consapevolezza di vivere in mezzo alla bellezza, regalare a tutti uno sguardo diverso, più attento, per conoscere meglio ciò che abbiamo davanti tutti i giorni. Per questo la Giornata FAI apre al pubblico anche banche, chiese, asili, uffici postali, luoghi che frequentiamo senza prestare loro l’attenzione che meritano. Il FAI, accompagnando il pubblico nella visita, offre sì l’occasione per visitare monumenti difficilmente accessibili, ma anche un modo per conoscere meglio lo scenario della nostra vita.

Questo viaggio nelle nostre radici culturali si articola in 500 appuntamenti. E ciascuna tappa, a suo modo, aiuta a riconoscere la specificità del vivere in un Paese straordinario e sorprendente, capace di accomunare, di legare, di stupire. Tra le proposte:

  • Palazzo Mezzanotte (della Borsa) a Milano (storica sede della Borsa Italiana, venne inaugurato nel 1932 e affaccia su piazza Affari con la sua imponente facciata alta 36 m. e suddivisa in 5 piani. All’interno interventi decorativi di Giò Ponti e sculture di Leone Lodi e Geminiano Cibau);
  • Sinagoga di Trieste (fra le più grandi e importanti d’Europa, costruita tra il 1908 e il 1912 in sostituzione di quattro sinagoghe più piccole già esistenti);
  • Villa Medicea a Firenze sede dell’Accademia della Crusca (una delle più antiche residenze suburbane della famiglia Medici fin dal 1477: ospita l'istituzione che raccoglie studiosi ed esperti di linguistica e filologia italiana, la più antica tra le accademie ancora attive esistenti in Europa);
  • Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Palazzo del Collegio Romano a Roma (occupa l’intero lato orientale del palazzo del Collegio Romano, voluto da Papa Gregorio XIII e inaugurato nel 1584 per ospitare il Collegio istituito da Ignazio da Loyola. Famosa la splendida Biblioteca della Crociera);
  • Acquedotto del Galermi a Siracusa (una delle più imponenti costruzioni idrauliche del Mediterraneo che risale al V secolo a.C. completamente scavato nella roccia calcarea, a tutt’oggi perfettamente funzionante).

Oltre ai singoli beni la Giornata FAI di Primavera propone itinerari tematici artistici e culturali legati tra loro per affinità e suggestioni:

  • il razionalismo a Como: un percorso nella città per scoprire le opere più importanti di Giuseppe Terragni, uno dei protagonisti più significativi dell’architettura moderna, tra i massimi esponenti del razionalismo italiano;
  • le ville dei “mericanidella Riviera Ligure ovvero le dimore di lusso degli ex emigrati (quelli che avevano avuto maggior fortuna e accumulato grandi ricchezze) di ritorno dal sud America a Chiavari alla fine dell’Ottocento. Si potranno visitare Villa Bobbio, di ispirazione francese, Villa Sanguineti-Puccio, in stile rinascimento Toscano, e la Palazzina Canepa.

Si apriranno al pubblico anche scuole (Liceo Visconti a Roma, l’istituto d’Arte e l’Istituto Monna Agnese di Siena, l’asilo S.Elia a Como), importanti palazzi (Palazzo Valle a Vicenza affrescato dal Tiepolo, Villa Saluzzo Bombrini detta “Il Paradiso” a Genova, Palazzo Marchesale di Botrugno in provincia di Lecce); chiese (Chiesa della Pietà a Venezia, Chiesa di San Francesco a Cagli (PU); torri (Torre Guelfa a Pisa); banche (Palazzo delle colonne a Milano); aree archeologiche (Villa del Naniglio a Gioiosa Jonica (RC) e la fornace etrusca a Savignano sul Rubicone); palazzi di giustizia (il nuovo Palazzo di Giustizia a Palermo); musei e archivi “curiosi” (Museo dell’Arte del Cappello a Ghiffa (VB), l’Archivio della Partecipanza Agraria di Cento a Ferrara, Laboratorio-Museo Tecnologic@mente a Ivrea); architetture industriali (i Lanifici di Biella, i Magazzini per il sale a Tortona progettati da Pier Luigi Nervi, il Linificio a Fara Gera D’Adda (Bg); uffici postali (l’Ufficio delle Poste di Sabaudia).

Circa il 50% dei beni sono fruibili da persone con disabilità fisica.

Com’è tradizione gli appuntamenti sono gratuiti: non sarà chiesto il pagamento di un biglietto ma il FAI conta sulla sensibilità e sulla generosità di chi parteciperà all’evento confidando in un contributo che possa sostenere la Fondazione in modo che sia sempre in grado di offrire questi servizi alla collettività. La Giornata di Primavera è per la Fondazione anche un modo per raccontarsi alla gente e per chiedere un aiuto concreto attraverso l’adesione. Aderire, infatti, significa condividere la passione, l’orgoglio e il senso di appartenenza alle bellezze del nostro Paese. Chi aderisce al FAI conosce il piacere di sentirsi parte di un popolo che ama e difende il patrimonio artistico e naturalistico italiano, una sensazione di forza data proprio dalla consapevolezza di essere protagonista della tutela del bello.

Quest’anno il FAI offre anche un’altra opportunità per avvicinarsi alla Fondazione in una maniera nuova e agile: grazie all’iniziativa “FAI la prova”, con un’offerta di soli 5 euro si potrà provare l’esperienza di far parte del FAI. “FAI la prova” offre un coupon che permette di usufruire per una volta dei vantaggi riservati agli aderenti (come un ingresso gratuito in una proprietà, la partecipazione a un’iniziativa organizzata dalle Delegazioni, la possibilità di assistere a un concerto usufruendo di un prezzo scontato). Un modo semplice e immediato per provare, attraverso un piccolo contributo, a schierarsi tra i difensori di questa nostra ricchezza collettiva.

Il simbolo della Giornata FAI di Primavera, come sanno i milioni di italiani che l’hanno già vissuta, è un occhio: un occhio che serve non solo a vedere fisicamente, ma anche a guardare con la mente e con l’anima. Un occhio che rappresenta il senso di un’educazione sentimentale, artistica e culturale, che il FAI persegue da anni per raggiungere l’obiettivo più importante: mettere a disposizione di tutti non solo la bellezza, ma la possibilità di un arricchimento interiore che migliori la qualità della propria vita.

L’edizione 2007 della Giornata FAI di Primavera è realizzata con il contributo di Wind e Infostrada: dal 1999 Wind ha scelto di accompagnare l’ iniziativa del FAI per far scoprire i piccoli e grandi tesori d’Italia.
E in collaborazione con il Gruppo Editoriale L’Espresso, sotto l’Alto Patronato della Presidenza della Repubblica Italiana, con i Patrocini dei Ministeri per i Beni e le Attività Culturali e dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e con il concorso di numerose Regioni Italiane e con il contributo di Ferrero Rocher, che per l’occasione ha creato una confezione speciale di cioccolatini e di Bartolini Corriere Espresso.

Il FAI ringrazia Province, Comuni, Soprintendenze, Università, Enti Religiosi, FIAB – Federazione Italiana Amici della Bicicletta, CAI – Club Alpino Italiano, le Istituzioni Pubbliche e Private, i privati cittadini e tutte le aziende che hanno voluto appoggiare la Fondazione, oltre alle 100 Delegazioni e ai 7.000 volontari che con il loro lavoro capillare e la loro collaborazione rendono possibile l’evento.

I visitatori potranno avvalersi anche quest’anno di guide d’eccezione: saranno, infatti, oltre 9.000 gli “Apprendisti Ciceroni”, giovani studenti che illustreranno aspetti storico-artistici dei monumenti. La loro presenza è stata resa possibile grazie alla collaborazione di Alleanza Assicurazioni.

Informazioni ed elenco completo dei monumenti aperti: tel. 0141.720850 24 ore su 24 oppure www.fondoambiente.it

Ufficio Stampa FAI
tel. 02.467615219 - 06.32652596

Fonte: "MiBac - Ministero per i Beni e delle Attività Culturali"

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14 marzo 2007

Lorium, la piccola Pompei

A scoprirlo, come spesso accade, sono stati i "tombaroli". I loro metal detector, usati per ricerca di monili e monete antiche, hanno individuato l'estate scorsa in una tenuta agricola comunale a Castel di Guido, sulla via Aurelia, l'impianto termale di una villa romana di grandi dimensioni risalente al II-III secolo d.C., dalla tarda età repubblicana alla prima età imperiale, composta da sei ambienti dei quali due già interamente scavati, il "calidarium" e il "frigidarium" a pianta quadrata e pavimento realizzato con uno splendido mosaico. Una scoperta sensazionale, in località Olivella, in una zona dove, secondo la cartografia antica e la Tabula Peutingeriana, sarebbe sorto il borgo di Lorium, la "piccola Pompei", prima stazione di posta al XII miglio dell'Aurelia ed esclusivo luogo di villeggiatura dove venne educato da bambino l'imperatore Antonino Pio, che morì sempre lì nell'anno 161, apprezzata anche da Adriano e Marco Aurelio. La notizia della scoperta della villa a Olivella, tuttavia, è stata tenuta nascosta fino a ieri. A divulgarla, durante un incontro a Palazzo Massimo, è stato il soprintendente archeologico Angelo Bottini insieme ai finanzieri del comando provinciale, coordinati dal colonnello Giuseppe Zafarana. I "tombaroli" non si erano resi conto di essere finiti nel mirino della guardia di finanza, impegnata nel controllo del territorio nella zona di Castel di Guido e della via Aurelia, un'area verde che, secondo gli studiosi a tutt'oggi nasconderebbe molti tesori nella vegetazione che sono spesso preda di ladri di reperti. Due "tombaroli" infatti sono stati sorpresi dai finanzieri con i metal detector ancora in mano su un terreno dove erano già state scavate una decina di profonde buche e alcuni cunicoli sostenuti da tubi di ferro. A guidare gli investigatori sulle tracce dei ladri è stato anche il ritrovamento di una moneta d'argento della gens Claudia del valore di 10 mila euro e di altre 100 monete di bronzo, mentre altri reperti sono stati recuperati a casa dei due, poi denunciati all'autorità giudiziaria. Sempre secondo gli studiosi il complesso dell'Olivella, che sorgerebbe a una quarantina di metri dall'impianto termale e a sei metri sotto terra, costituirebbe il terzo polo insieme con altre due ville scoperte nei giorni scorsi, al monte delle Colonnacce e al monte Aurelio. La soprintendenza archeologica ha stanziato 30 mila euro per consentire nei prossimi mesi, forse a luglio, di proseguire gli scavi per portare alla luce la terza villa in collaborazione con gli studenti di Topografia Antica dell'Università "La Sapienza". " La zona ha un valore ambientale indiscutibile - ha concluso Bottini - speriamo di poter trovare in tempi brevi anche la villa imperiale di Antonino Pio".

Fonte: "Corriere della Sera - Roma" - 13/03/2007 - Autore: Rinaldo Frignani

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11 marzo 2007

Asolo(Tv). Museo Civico


La Sezione Archeologica comprende materiali, databili dalla Preistoria al Rinascimento, rinvenuti sia nel centro di Asolo, sia nel territorio.
Le Sale 2 e 3 sono dedicate alla Pre-Protostoria: tra i reperti più interessanti alcuni corredi delle necropoli paleovenete della località asolana del Biordo e di Borso del Grappa.
La Sala 4 presenta i reperti di età romana che Pacitico Scomazzetto rinvenne nell'800 nel corso degli scavi presso le antiche terme, collocate nell'attuale Piazza Brugnoli, e presso il teatro romano, ubicato nell'attuale giardino di Villa Freya.
La Sala 5 è riservata all'acquedotto romano di Asolo, alla via Aurelia, che correva da Padova ad Asolo, e alla centuriazione asolana.
Le Sale 6 e 7 presentano manufatti dalle necropoli romane cittadine e da tombe rinvenute a Riese, ad Altivole e a Fonte.
Nella Sala 8 è prevista l'esposizione dei materiali di età medioevale rinvenuti negli scavi condotti nella Rocca tra il 1985 e il 1992. Tra questi, il mosaico pavimentale della chiesetta (VI-VIII sec.) che sorgeva sul luogo prima della costruzione della fortificazione, i corredi delle tombe alto-medioevali (VIII-X secolo), ceramiche e altri reperti relativi al periodo della frequentazione medioevale della Rocca (XI-XVI secolo).

Oltre alla sezione archeologica, segnaliamo: la Pinacoteca, il Tesoro della Cattedrale, la sezione dedicata a Caterina Cornaro, la Sezione Eleonora Duse e la Sezione Freya Stark.

Info:
Via Regina Cornaro, 74 - 31011 Asolo (Tv)
tel. 0423 952313, fax 0423 55745
orari: sabato e domenica: 10-12, 15-19.
ingresso: intero € 4,00; ridotto € 3,00.

museo@asolo.it http://www.asolo.it/museo/index.htm

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09 marzo 2007

Italia. "Settimana della Cultura 2007"

Il Ministero per i Beni e le Attività Culturali organizza anche quest’anno la Settimana della Cultura che si svolgerà sul territorio nazionale dal 12 al 20 maggio 2007.
Lo slogan scelto quest’anno “C’è l’arte per te. Architettura, archeologia, cinema, danza, musica, pittura e scultura“ sottolinea la ricchezza del nostro patrimonio culturale e la grande forza vitale della cultura italiana segno dell’identità nazionale, che costituisce un fattore di competitività e crescita per il Paese.
Infatti, al MiBAC è affidata la gestione di questo immenso Patrimonio, unico al mondo, svolta attraverso un’attenta azione di conservazione e di tutela ed una efficace politica di valorizzazione e di promozione.

L’evento, che rappresenta la più importante “vetrina” annuale del Ministero si basa soprattutto sulle attività di promozione e valorizzazione dei luoghi d’arte nei quali saranno organizzati anche eventi culturali quali mostre, convegni, laboratori, visite guidate, concerti, spettacoli, proiezioni cinematografiche,iniziative per i giovani all’insegna di una grande festa culturale diffusa sul territorio ed aperta a tutti, dove le manifestazioni “centrali” saranno momenti di focalizzazione su tematiche specifiche e caratterizzanti.

Vi saranno inoltre programmati eventi significativi come aperture straordinarie e nuove aperture di siti, visite a restauri in corso o appena terminati.
Nel corso della Settimana i luoghi della Cultura, statali ma anche molti appartenenti ad altre amministrazioni pubbliche e private, saranno accessibili gratuitamente da tutti i cittadini.
Tutte le manifestazioni programmate durante la Settimana della Cultura 2007 potranno essere consultate nel sito, nella sezione Ricerca Eventi dove sarà anche possibile effettuare ricerche personalizzate per regione, provincia, titolo dell’evento, data, argomento, luogo.

Tutti coloro che vorranno aderire all’iniziativa potranno inviare le proposte alle Direzioni Regionali di competenza che ne valuteranno la validità e il loro possibile inserimento nel Sito del Ministero.

A tal fine è disponibile un form da compilare e prelevabile dal sito http://www.beniculturali.it

Info:
tel. 066723.2635 .2637 .2851
fax. 066723.2538

settimanacultura@beniculturali.it

Fonte: "MiBAC - Ministero per i Beni e le Attivtà Culturali

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06 marzo 2007

Osimo (An). Trovati codici romani nelle grotte osimane

In attesa dell’inaugurazione ufficiale della città sotterranea prevista per il prossimo 21 aprile, gli ipogei osimani restano una fonte di attrazione per una folta schiera di studiosi di fama internazionale, esperti di archeologia e appassionati di misticismo. Tra questi anche l’ingegner Alfonso Rubino, ricercatore di Geometria e di Architettura Sacra, ospite recentemente dell’Associazione Culturale Osimo Sotterranea (che con il Comune collaborerà alla gestione delle Grotte) con cui ha coordinato un’intensa attività di indagine all’interno delle cavità sotterranee scavate nell’arenaria.

I rilievi e i sopralluoghi eseguiti hanno evidenziato l’esistenza di un piano intelligente messo in atto dalla comunità osimana sin da tempi remoti, all’epoca dei primi patriarchi del cristianesimo in Italia. Il loro misticismo, unito al sapere di Roma antica e dei codici romani, avrebbe portato alla realizzazione della città sotterranea di Osimo e di alcuni importanti luoghi di culto come la cattedrale, in particolare i lavori del protovescovo Leopardo e quelli del maestro Filippo nel 1191.

Il gruppo di lavoro ha inoltre raccolto una serie di elementi che dimostrano una presenza della comunità osimana nella sistemazione della santa casa di Loreto, già dai primi anni della sua apparizione.

Queste prime conclusioni dovranno ora essere confermate da ulteriori indagini, necessarie per ottenere una visione completa di questo ricco panorama storico, culturale ed architettonico, nel quale potrebbe inserirsi anche l’influenza del mondo bizantino.

L’associazione Osimo Sotterranea ha già in programma di istituire un “corso di formazione per la progettazione degli spazi armonici”, in collaborazione con l’associazione culturale BioArs e con la Spring Color, da anni impegnati in corsi di bioarchitettura. All’interno del programma di studio verranno inserite anche alcune visite guidate alla città sotterranea e a tutti gli altri monumenti più importanti del territorio osimano correlati al “progetto armonico”. Al corso potranno partecipare anche operatori locali, dalle guide turistiche ad altre figure professionali presenti sul territorio.
E per gli appassionati delle rete internet c’è la possibilità anche di un tour virtuale all’interno degli ipogei osimani, direttamente dal proprio pc, semplicemente cliccando sul link www.panograf.it/virtual_link/grottediosimo.

Fonte: "Corriere Adriatico" - 06/03/2007

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03 marzo 2007

Collinas (Ca). Arte Precolombiana. 10.000 anni di civiltà nell’America Antica

fino al 27 ottobre 2007

Il Ministro per i Beni Culturali On. Francesco Rutelli ha inaugurato ufficialmente la mostra su arte e cultura precolombiana organizzata dal Museo del Territorio Sa Corona Arrùbia, sottolineando la grande rilevanza culturale dell’evento e l’importanza di attivare cooperazioni internazionali fondate sul confronto, in grado di porre in luce parallelismi e differenze sulla base dei quali favorire il recupero delle identità e la trasmissione dei valori del vivere civile.

Nell’ambito della sua tradizionale attività di organizzazione di grandi eventi, il consorzio Sa Corona Arrubia propone una mostra che riunisce per la prima volta al mondo più di trecento reperti e testimonianze artistiche delle civiltà precolombiane e preincaiche sudamericane che tra il 7000 a.C. e il 1500 d.C. abitarono le aree andina, patagonica, fueghina e pasquina del Sud America.

Attraverso un percorso di visita tra testimonianze materiali di usi e costumi di queste civiltà, l’esposizione si pone l’obiettivo di proporre alla conoscenza di un ampio pubblico quella particolarissima multiculturalità che da epoche precoloniali è il tratto distintivo dell’intero continente latino-americano. La mostra, così, offre la possibilità di una profonda riflessione sulle affinità e le discontinuità culturali esistenti tra l’uomo di allora e quello odierno sollevando, tra gli altri, un tema fondamentale: quello della perdita e del rimescolamento delle identità in atto oggi nel nostro mondo, a confronto con la conservazione dell’identità perseguita presso le civiltà esaminate. La reiterazione e la difesa di un patrimonio di codici di rispetto vigenti non solo tra gruppi umani ma anche tra questi e l’ambiente che li circondava, infatti, era per queste popolazioni garanzia di sussistenza non solo della specie ma anche dell’habitat naturale.

L’acquisizione dei materiali in esposizione è stata resa possibile grazie a un lungo lavoro di contatti che ha trovato il consenso del DIBAM (Dirección de Bibliotecas, Archivios y Museos), dipendente dal Ministero dell’Educazione della Repubblica del Cile. Molti dei musei che fanno capo al DIBAM hanno contribuito all’esposizione in oggetto col prestito di alcuni tra i loro più rappresentativi reperti, di seguito si elencano alcuni di essi: il Museo del Limare, il Museo Historico Nacional, il Museo de Historia Natural de Valparaiso, il Museo de Historia Natural de Concepción, il Museo Arqueológico de La Serena, il Museo Regional de Magallanes.

Al centro del percorso espositivo sta, dunque, l’uomo precolombiano. Osservando reperti e testimonianze, il visitatore potrà ritrovare le tracce di un operare quotidiano costantemente sacralizzato, emblematico della concezione che l’indigeno americano aveva della vita e del mondo. Scopo della mostra, come infatti abbiamo già anticipato, è altresì sottolineare quanto diverse siano le concezioni di vita dell’uomo contemporaneo occidentale da quelle dell’uomo di allora il quale, certo di un Ordine Superiore, si percepiva parte integrante di una condizione permanente e immutabile: ogni oggetto della sua vita e ogni gesto compiuto erano perciò sempre protesi alla comunione con l’Invisibile, come sarà illustrato appunto dal percorso della mostra.
Dal punto di vista espositivo, la mostra è stata organizzata sulla base di una ripartizione in tre grandi aree geografiche, zone di provenienza delle testimonianze materiali corredate dal relativo materiale scientifico.
Si hanno così:
- una Zona Nord, che comprende aree aride come il deserto di Atacama e alture vertiginose come le Ande, e che illustrerà la vita delle culture atacameña, aymara e diaguita;
- una Zona Centro che ospiterà, tra le altre, la cultura mapuche con la sua ricchezza di tessuti e ceramiche, la tipica abitazione “ruka” e i gioielli d’argento;
- una Zona Sud che ci permette di inoltrarci in due contesti totalmente diversi tra loro: quello della Patagonia abitata dai canoeros, e quello dell’Isola di Pasqua, o Rapa Nui, col suo bagaglio di leggende e Moai.

Un’area autonoma è stata predisposta per la Cultura Chinchorro, civiltà che abitava l’area costiera del deserto di Atacama nel nord del Cile fino al Perù, e che sarà particolarmente interessante da scoprire date le sue antichissime origini.

Supporto imprescindibile della mostra è un comitato scientifico coordinato dal DIBAM, dall’Universidad de Tarapacá e dal Museo de San Miguel de Azapa che, in collaborazione con studiosi e ricercatori universitari italiani del settore, fornisce all’esposizione un supporto su base scientifica per un approfondimento dei temi trattati.

Di grande importanza per il visitatore è inoltre l’approccio emozionale alle tematiche, grazie a una serie di interventi scenografici, a immagini e suoni, l’esposizione darà all’uomo odierno la possibilità di una vera e propria immersione in un universo ormai scomparso, facendo leva su quel patrimonio sempre vivo di suggestioni ancestrali proprie dell’inconscio collettivo umano.

Info:
fino al 27 ottobre 2007, tel. 0709341009, fax 0709341135.

museoterritoriale@tiscali.it

Fonte: "MiBAC-Ministero per i Beni e le Attività Culturali"

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02 marzo 2007

Tuscania (Rm): apertura di nuove sale al Museo Nazionale Archeologico

Oggi, 2 marzo 2007, saranno aperte al pubblico cinque nuove sale al piano superiore del Museo Nazionale Archeologico di Tuscania, che ha sede nel monumentale Convento di S. Maria del Riposo. Il completamento dell’esposizione del Museo costituisce una tappa fondamentale nell’ambito del processo di valorizzazione del territorio dell’Etruria Meridionale, concorrendo a qualificare ulteriormente l’offerta culturale che vede negli Etruschi uno dei grandi attrattori turistici del Lazio.

I nuovi spazi, dedicati a complessi funerari provenienti delle vaste necropoli dell’antico centro etrusco, accolgono materiali distribuiti in un arco cronologico che dall’età arcaica (VI sec. a. C.) giunge fino all’ellenismo (IV-II sec. a.C.) e offrono adeguata testimonianza delle diversificate esperienze maturate nell’ambito dell’architettura funeraria, come dimostrano in particolare le monumentali soluzioni della necropoli di Pian di Mola e quelle correlate ai sistemi decorativi fittili provenienti da Ara del Tufo. Con un allestimento temporaneo vengono presentate anche le recentissime scoperte del sepolcreto di Guadocinto che offrono vere e proprie novità, sottolineando ancora una volta il fondamentale apporto che gli scultori della scuola vulcente diedero allo sviluppo dell’architettura funeraria. Si delinea dunque un panorama culturale che, sviluppando le felici premesse già percepibili in età orientalizzante, assevera Tuscania, un tempo ritenuta un insediamento minore dell’Etruria interna, fra i centri di prima grandezza.

Ulteriormente si puntualizza la qualità dei complessi funerari ellenistici, appartenuti a famiglie di rango gentilizio, nell’ambito dei quali si segnalano le testimonianze provenienti dalla tomba dei Treptie che, rinvenuta nella necropoli di Pian di Mola, esibisce una straordinaria sequenza di sarcofagi in terracotta: riferibili a successive generazioni di inumati deposti nel sepolcro, questi sarcofagi documentano la parabola di una delle più caratteristiche produzioni del nostro centro.

L’apertura delle nuove sale del Museo costituirà l’evento conclusivo di una giornata tutta dedicata alle più recenti acquisizioni archeologiche del territorio grazie al convegno “Archeologia nella Tuscia” organizzato dall’Università degli Studi della Tuscia e dalla Soprintendenza e nel cui programma figurano interventi che mettono a disposizione degli studiosi i risultati più significativi delle ricerche e scoperte effettuate negli ultimi tempi, dalla Tomba dei Leoni Ruggenti di Veio alla Grotta Antica sul Monte Soratte, dallo straordinario santuario rupestre in Comune di Vetralla alle ultime acquisizioni sull’insediamento di Ferento, la cui importanza risulta confermata in un arco cronologico che dall’età arcaica giunge ad epoca alto medievale.

Fonte: "MIBAC - Ministero per i Beni e le Attività Culturali" - 01/03/2007

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