ARCHEOBLOG

Giornale archeologico e culturale costantemente aggiornato con le ultime notizie e gli ultimi approfondimenti storico-archeologici



30 aprile 2007

Anna Rita Vizzari, Laboratorio archeologia - Ricerca, classificazione, manualità


Il libro nasce per rispondere all’esigenza sempre più forte di avere a disposizione nuovi strumenti operativi da utilizzare per approfondire e ampliare l’insegnamento della storia nel primo anno della secondaria di primo grado.
Il laboratorio è diviso in dieci capitoli, che prendono in esame il periodo che va dalla Preistoria fino al Medioevo, seguendo il programma di storia; in ogni unità viene analizzato un determinato tipo di reperto (un papiro egiziano, una maschera punica, un vaso greco, un mosaico pompeiano, un documento medievale, ecc.), fornendo ai ragazzi gli strumenti per la classificazione e proponendo delle divertenti attività pratiche (per esempio, riprodurre il reperto).
Una novità assoluta, la prima guida che permette di organizzare un laboratorio di archeologia in classe; una miniera di spunti per gli insegnanti, che vi troveranno numerose schede operative originali e stimolanti, oltre che pratici suggerimenti su come realizzare i reperti da analizzare in classe.

Contenuti:
- Preistoria: L'industria litica,
- Civiltà mesopotamiche: Una tavoletta sumerica; Una tavoletta eblaita;
- Antico Egitto: Dipinti egiziani; I Geroglifici;
- Civiltà italiche: Un bronzetto;
- Fenicio-Punici: Un'iscrizione fenicia; Una maschera punica;
- Minoici e Micenei: La pittura minoica; le maschere auree micenee;
- Greci: L'arte vascolare; Gli ostraka; I tre ordini architettonici; Metope con soggetti mitologici;
- Etruschi: Un bronzetto etrusco; Un dipinto sepolcrale;
- Romani: La casa pompeiana; I 4 stili pompeiani; Monete repubblicane e imperiali; Un'iscrizione latina; Attività sul campo;
- Medioevo: Mosaici; Il castello; Documenti in scrittura capitale, onciale, carolina, gotica;
- L'arte funeraria;
- La stratigrafia.

Info:
Edizioni Centro Studi Erickson, pp.185, cm 21x29,7
ISBN: 978-88-6137-039-5
Prezzo: € 19,50

info@erickson.it http://www.erickson.it

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28 aprile 2007

Agrigento. Valle dei templi - Scavo archeologico per Volontari in Sicilia

A g r i g e n t o 3 – 1 4 s e t t e m b r e 2 0 0 7
Scavo Archeologico Necropoli Paleocristiana di Agrigento.

D o v e s i s c a v a
Lo scavo, organizzato da Parco Archeologico e Paesaggisticodella Valle dei Templi in collaborazione con l'Università di Palermo e Archeologia Viva, riguarda l'area della necropoli paleocristiana di Agrigento. Le indagini si svolgono lungo il tracciato della cosiddetta" via dei sepolcri", un asse viario urbano che nella tarda antichità serviva il cimitero, lungo il quale si affacciavano gli ingressi agli ipogei privati nonchè quello della catacomba comunitaria.
L'attività comprende lo scavo e la catalogazione preliminare dei reperti.

C r e d i t o F o r m a t i v o
Ai partecipanti vengono riconosciuti n 3 crediti formativi universitari.

P o s s o n o p a r t e c i p a r e
Tutte le persone (min. 18 anni) seriamente interessate ad apprendere e praticare un metodo scientifico di ricerca su un sito archeologico.

O r g a n i z z a z i o n e d e l C a n t i e r e
I lavori di ricognizione, manutenzione, rilevamento e scavo vengono eseguiti da martedì a sabato nella 1^ settimana e da lunedì a venerdì nella 2^ settimana.

A t t i v i t à C u l t u r a l i
Le ore libere dal cantiere, quando non sono previste lezioni o visite, sono a disposizione dei partecipanti.
Sono in programma escursioni guidate a siti d'interesse archeologico o naturalistico a
cura del Consorzio Turistico Valle dei Templi.

E q u i p a g g i a m e n t o
Ogni partecipante, deve disporre di carta millimetrata con supporto rigido , matita portamine, gomma, compasso, scotch eliografo, due squadrette e abbigliamento di cantiere.

Quota di partecipazione : € 695,00

La quota comprende : Pensione completa (prima colazione, pranzo a sacco, cena, bottiglia d’acqua minerale); camere multiple in hotel 3*; assicurazione medico no-stop; assicurazione di R.C. e Infortuni Cantiere (Polizza R.C T - stage archeologi Massimali € 258.000,00 - Polizza infortuni NOMINATIVA STAGE ARCHEOLOGI Morte € 30.000,00
Invalidità Permanente € 30.000,00 franchigia su I.P 5%); escursione guidata ad Eraclea Minoa; escursione guidata alla Riserva Naturale di Torre Salsa; escursione libera nella Naro Barocca e visita di una cantina con degustazione dei pregiati vini; escursione nell'area del Parco Letterario Leonardo Sciascia e visita della Fondazione Sciascia; Nei giorni d’inizio e fine Campus è compreso il servizio navetta dalla stazione FS e Bus di Agrigento per l'hotel e viceversa, trasferimento dall’hotel al cantiere e viceversa.
La quota non comprende : Gli ingressi ove previsti; le bevande ai pasti; le mance e gli extra personali; quant'altro non compreso espressamente nella voce “la quota comprende”

Info:
Progetto Paraiba Travel Tel.0922-594318 Fax 0922-404896

gruppi@paraiba.it http://www.paraiba.it

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25 aprile 2007

Roma. Sotto Testaccio i magazzini dell'Impero

E' lo scavo archeologico più esteso della Città Eterna. Probabilmente il più grande scavo, su territorio urbano, di tutta Italia. È nel cuore, fisico e romantico, di Roma. A Testaccio nell'area compresa tra via Galvani, via Franklin, via Manuzio e via Ghiberti. Lì, dove ormai sorgevano pochi edifici (il Teatro dei Cocci e un campetto sportivo) la Giunta Comunale ha deciso di realizzare il nuovo Mercato di Testaccio. Quasi un presentimento. Visto che gli scavi, coordinati dalla Soprintendenza archeologica di Roma, stanno dando alla luce una elevatissima quantità di reperti e che dimostrano che nella Roma Imperiale quell'area, ai piedi del Monte Testaccio e vicina al vecchio porto Fluviale, ospitava magazzini per le merci e anche alcune realtà commerciali. Gli scavi archeologici, come anticipato dalla rivista Forma Urbis, sono iniziati ad aprile 2005 e si avvalgono anche degli studenti dell'Università di Roma Tre, dell'Università di Lecce e della società Saf per riuscire a coprire l'intera area che supera un ettaro di estensione. Solo adesso, però, stanno dando risultati eccezionali. “Come spesso accade negli scavi urbani abbiamo rinvenuto una stratificazione che racconta l'intera storia dell'area – aggiunge Sebastiani – Si va dai magazzini di età imperiale, all'epoca dell'abbandono medievale quando la zona ospitava orti e vigne per passare alle vigne rinascimentali e barocche che coprono un periodo del 1400 al 1800”. Stando alla ricostruzione degli esperti in quell'area, nell'Antica Roma, sorgevano i grandi magazzini. Le merci arrivavano con grandi navi dall'Africa o dall'Oriente e approdavano al porto di Ostia. Da lì venivano portate nella città con delle chiatte che risalivano il Tevere fino al vecchio porto fluviale (tra ponte di Porta Portese e quello di Testaccio). “E' questa anche la spiegazione di Monte Testaccio, il monte dei cocci – spiega ancora Sebastiani – In pratica era una discarica Annona (dei magazzini statali) dove venivano distrutte e abbandonate tutte le grandi anfore di olio e di vino al momento della distribuzione al dettaglio in contenitori più piccoli”. I magazzini sono stati rinvenuti soprattutto nell'area nord dello scavo. Si tratta di tre linee di edifici che formano un triangolo: un lato costituito da una doppia fila di magazzini per un totale, al momento, di circa una ventina di ambienti: l'altro solo formato da una solo schiera di stanze che per ora risultano essere una decina. Quest'ultimo si affaccia su un corridoio collegato ad una strada che probabilmente si trova sotto Vicolo della Serpe. In uno dei locali, non è escluso che ci fosse un antico forno per la cottura delle ceramiche (anche grazie alla vicinanza del fiume che poteva fornire l'argilla e l'acqua necessarie). Finora, comunque, sono state recuperate circa un migliaio di cassette di reperti che sono ancora in corso di lavaggio e classificazione. La presenza principale è, senza dubbio, quella delle anfore olearie spagnole e africane e anfore vinarie di provenienza gallica, orientale e cretese. Sono state rinvenute anche una quarantina di monete di bronzo e di argento di varie epoche (dall'età vespasiana a quella severiana). “Quello che si prefigurava come il tradizionale conflitto tra salvaguardia dei resti archeologici e realizzazione di opere di pubblica utilità – spiega Renato Sebastiani, coordinatore degli scavi e responsabile della soprintendenza archeologica di Roma per l'area di Testaccio – E' stato, invece, vissuto come un'occasione di dialogo e di integrazione tra antico e moderno, a tutto vantaggio della città”. Il nuovo mercato di Testaccio, infatti, si farà lo stesso. “Al suo interno sarà realizzata anche un'area museale che illustri i ritrovamenti in modo da condurre il visitatore dai livelli più antichi a quelli più recenti mettendolo in grado di conoscere e comprendere al meglio l'evoluzione storica dell'area e, in certo senso, dell'intera città – sottolinea Lucina Giacopini, responsabile della direzione scientifica della Saf – Inoltre verranno anche realizzate delle attività didattiche dove i visitatori potranno partecipare a forme di archeologia sperimentale.

Fonte: “Il Messaggero – Cronaca di Roma” - 22/04/2007 – Autore: Davide Desario

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23 aprile 2007

Padova. I resti dei templi dell'antica Patavium

"Nessun resto archeologico - scriveva la docente d'archeologia Stefania Mattioli Pesavento, nel 1985 - ci permette di ricostruire l'ubicazione dei templi, nella Patavium, che certo dovevano essere numerosi e monumentali e che ci hanno lasciato solo scarsi frammenti di decorazione architettonica".
L'intuizione della Pesavanto, per quanto riguarda le dimensioni, ha trovato ora conferma nei sorprendenti resti della base del podio di un edificio a destinazione sacra, emersi dagli ulteriori studi delle strutture scoperte già nel 2005 nello spazio verde a ovest del parcheggio dell'Istituto Natta in via Manzoni.
Allora furono rilevate le fondazioni dei lati sud e est del complesso a pianta rettangolare (rispettivamente di metri 12,5 per 15,5). I muri erano costituiti da potenti strutture in frammenti calcarei legati a malta. I lavori di scavo, affidati al settore Edilizia della Provincia che nel sito doveva sistemare una cisterna antincendio, sono ora proseguiti, grazie alla sensibilità dell'assessore Luciano Salvò che ha fatto disporre una somma che consentirà ulteriori studi e soprattutto la possibilità per turisti e appassionati di ammirare in modo permanente le fondamenta di un tempio, l'unico finora recuperato di Patavium, che potrebbe essere quello dedicato alla dea Concordia, come sostiene Sertorio Orsato (1617-1679).
Lo scavo archeologico, affidato ad Alberto Vigoni e diretto dall'architetto Nicola Gennaro, ha consentito di segnare il limite massimo dell'espansione a nord dell'edificio, interrato tre metri sotto il livello stradale.
«I risultati delle nuove indagini - afferma Gennaro - hanno definito in quest'area un complesso architettonico a pianta rettangolare, con asse est-ovest di 12,50 metri, composto da due settori dello stesso corpo di fabbrica. Complessivamente l'edificio misura 24,30 metri per 12,50 e parte della porzione orientale è ricostruita per simmetria. La tipologia architettonica di riferimento e la dislocazione topografica consolida le ipotesi d'inizio scavo: l'edificio sacro è costituito dalla "cella" coincidente con il settore meridionale e dal "pronao" a settentrione. Sul lato ovest doveva estendersi un "porticus" con muro di fondo pieno e un "colonnato" sul fronte nord. L'edificio potrebbe affacciarsi su un vasto cortile porticato, forse funzionale alle attività che si svolgevano correlate al luogo di culto. Potrebbe quindi trattarsi di un "santuario" immediatamente fuori della città, come sappiamo essere usualmente presenti nelle immediate periferie dei centri antichi».

Una scoperta sensazionale che testimonia, al di là dei resti dell'Arena, dello "Zairo" e dei "ponti romani", lo splendore di Patavium nel primo secolo dopo Cristo. Anche se la data della fondazione non è ancora accertata, i reperti di ceramiche ritrovati negli scavi offrono utili indicazioni.
«Quelli più antichi - dice Nicola Gennaro - appartengono a un orizzonte cronologico del primo secolo dopo Cristo, ma questa datazione potrebbe abbassarsi alla seconda metà del secolo, date alcune forme di ceramica comune parzialmente depurata, nonché dalla presenza di ceramica "sigillata padana", inquadrabile dall'età augustea ai primi decenni del primo secolo dopo Cristo».

Fonte: Il Gazzettino - 10/04/2007 - Autore: Alfredo Pescante

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22 aprile 2007

Siena/Chiusi/Palermo. Etruschi. La collezione Bonci Casuccini

fino al 4 novembre 2007

E' aperta a Siena presso il Complesso museale Santa Maria della Scala, Etruschi. La collezione Bonci Casuccini, la grande mostra archeologica che, dopo 150 anni, riunisce a Siena e a Chiusi - luoghi della loro formazione - i due nuclei fondamentali di una delle più celebri e ricche raccolte archeologiche private d'Italia: la collezione Bonci Casuccini.

La rassegna - in programma fino al 4 novembre - propone una selezione di oltre 200 opere. Una grande varietà di reperti: dai sarcofagi ai cippi, dalla statue-cinerario alle urne, da alcuni straordinari esempi di ceramica greca ed etrusca figurata ad una ricca selezione di bronzi, annoverati fra i maggiori capolavori dell'eredità storica ed artistica tramandataci dagli Etruschi.
A Chiusi, presso gli spazi espositivi del Laboratorio archeologico, la sezione della mostra dedicata alla scultura arcaica, prodotta dalle botteghe che lavoravano nella stessa Chiusi - l'etrusca Clevsi - tra il tardo VII e la fine del VI sec. a.C.

Nello stesso periodo in cui resteranno aperte al pubblico le due mostre di Siena e Chiusi, a Siena presso lo stesso Complesso museale Santa Maria della Scala, sarà possibile visitare anche la mostra "PULCHERRIMA RES. Preziosi ornamenti dal passato".
Tra le opere esposte manufatti in oro, argento, bronzo, vetro e gemme intagliate e quasi 500 reperti, partendo dai primi semplicissimi monili preistorici, realizzati con conchiglie e ciottoli, fino a giungere - attraverso i prodotti della cultura egizia, fenicio-punica, greca e romana - ai sontuosi gioielli di età bizantina, provenienti dal museo "A. Salinas" di Palermo.

"Etruschi. La collezione Bonci Casuccini" - promossa da Comune di Siena, Istituzione Santa Maria della Scala, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, Comune di Chiusi, Regione Siciliana, Regione Siciliana - Assessorato ai Beni Culturali, Museo Archeologico Regionale "Antonino Salinas" di Palermo, Fondazione Monte dei Paschi di Siena e Banca Monte dei Paschi di Siena main sponsor - rende omaggio al principale artefice della raccolta Pietro Bonci Casuccini, nel duecentocinquantesimo anniversario della nascita.

Fu, infatti, proprio Pietro Bonci Casuccini nel corso dei primi decenni dell'800, a metterne insieme il nucleo originario, di cui facevano parte numerosissimi materiali recuperati nei terreni di famiglia.
Sculture in pietra tra cui sarcofagi, urne, cippi, statue-cinerario, ceramica greca ed etrusca figurata, ceramiche ellenistiche e bronzi in ragguardevole quantità, per un patrimonio di circa diecimila pezzi, tra interi e frammentari.
Lo stesso Pietro Bonci Casuccini aveva ipotizzato di destinare un vero e proprio museo all'immenso patrimonio accumulato. L'incremento dei rinvenimenti lo portò ad ampliare in più occasioni, i locali in cui erano conservati. Alla morte del fondatore, avvenuta nel 1842, la collezione passò agli eredi che in un primo tempo proseguirono le indagini, affidandole sempre più a specialisti, ma in un secondo momento iniziarono a vendere alcuni dei materiali.
Alla collezione, acquistata nel 1863 dal Museo Archeologico di Palermo, dove è tuttora conservata, si sostituì col tempo una seconda raccolta, creata da un pronipote di Pietro, Emilio Bonci Casuccini, che alla fine dell'800 iniziò ad assemblare - ancora una volta con scavi effettuati nei terreni di famiglia - una nuova collezione, oggi conservata nel Museo Archeologico di Siena all'interno del Complesso museale Santa Maria della Scala.
Quest' ultima raccolta si formò sotto il diretto influsso e la guida illuminata del giovane Ranuccio Bianchi Bandinelli, allora impegnato nella redazione della tesi di laurea sulle necropoli chiusine, che seppe indirizzare il nobile collezionista verso criteri diversi dall'esclusivo amore per l'oggetto pregiato ed esteticamente attraente, suggerendogli una "più moderna" e corretta sensibilità a scavi condotti nel tentativo di chiarire problemi e fornire risposte a precise domande.
La collezione di Emilio, che si contraddistingueva proprio per il modo nuovo di fare collezionismo - per la particolare attenzione posta sui contesti di rinvenimento dei reperti, per i quali si conservavano dunque dati sull'associazione originaria e sui luoghi in cui venivano rinvenuti - comprendeva anche i pochi oggetti salvatisi dalla precedente vendita, tra cui alcune antefisse provenienti dalla località della Martinella, il corredo della tomba a ziro rinvenuto in località Ficomontano, vasi dal podere Montebello, tutte località di proprietà della famiglia. A questi reperti andarono presto ad affiancarsi i materiali degli scavi effettuati, tra l'altro, presso la villa di famiglia della Marcianella.

Il percorso espositivo proposto a Siena e Chiusi si snoda lungo due direttrici.

La mostra che ha sede nel Complesso museale Santa Maria della Scala, ricostruisce la storia della collezione, dalla formazione all'acquisizione da parte dei Musei di Palermo e Siena. Sono qui illustrate e valorizzate le figure che contribuirono alla formazione della collezione ed è esposta una larga parte dei materiali raccolti da Pietro, Emilio e dagli eredi moderni della famiglia.
Trova spazio anche l'odierna collezione di Niccolò Casini, erede della famiglia Casuccini, costituita da pochi, ma significativi esemplari che rimasero di proprietà della famiglia come arredi interni ed esterni della Villa della Marcianella dopo la vendita del primo nucleo a Palermo, e da qualche altro reperto che si andò aggiungendo nel tempo.

Una sezione è dedicata ad importanti reperti, etruschi e non, che facevano un tempo parte della collezione Casuccini, ma che già i collezionisti stessi avevano donato ad altre nobili famiglie toscane o avevano scambiato con reperti appartenenti ad altri, come nel caso di una notevole testa di bronzo, probabile realizzazione pseudo-antica che sembra ritrarre Paride. L'ultima sezione della mostra è riservata alla storia delle vicende familiari Bonci Casuccini attraverso documenti, fotografie, materiali d'archivio.

A Chiusi, nelle sale espositive annesse al Museo Archeologico Nazionale, una sezione importante è dedicata alla scultura arcaica, prodotta dalle botteghe che lavoravano nella stessa Chiusi - l'etrusca Clevsi - tra il tardo VII e la fine del VI sec. a.C. Della grande produzione dell'epoca è esempio straordinario il cosiddetto Plutone, appartenente alla serie delle statue-cinerario di tradizione chiusina ascrivibili al VI secolo a.C. Si tratta di un pezzo eccezionale sia per iconografia che dal punto di visto stilistico. La statua rappresenta una figura maschile seduta su un trono dalla larga spalliera ricurva. E il busto, cavo, doveva essere stato progettato per contenere le ceneri del defunto.
Le opere delle collezioni di Pietro e Emilio Bonci Casuccini esposte rappresentano uno spaccato significativo dell'attività delle tante botteghe poste al servizio della committenza locale di rango elevato, che ne utilizzava i prodotti per adornare le lussuose tombe di famiglia, per impreziosire altari e templi e per accompagnare rituali funerari che prevedevano l'impiego di lussuose suppellettili.
Era, infatti, proprio attraverso l'ostentazione di tali lussuosi arredi ed ornamenti che veniva costantemente ribadito all'intera comunità il ruolo di egemonia politica, economica e culturale delle famiglie aristocratiche.

Apposite postazioni multimediali, predisposte nei luoghi della mostra ed a Palermo, faranno da costante richiamo ai musei che hanno contribuito alla realizzazione di questo straordinario evento.

Info:
Siena - Complesso museale Santa Maria della Scala, dal 21 aprile al 4 novembre 2007
Orari: tutti i giorni a Siena, compreso i festivi, dalle 10.30 alle 19.30.
A Chiusi presso gli spazi espositivi del Laboratorio Archeologico tutti i giorni compreso i festivi dalle 9.00 alle 20.00, info: tel. 0578 20177 - fax 0578 224452
Infoline: 24ore su 24 02 54911

Fonte: www.archimagazine.com - 18/04/2007

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20 aprile 2007

Andrea Manzo "Introduzione alle Antichità Nubiane"


Prefazione

Questo testo si rivolge innanzitutto agli studenti universitari dei corsi di "Antichità Nubiane". Nei momento in cui ho avuto il privilegio di ricoprire l'insegnamento dì "Antichità Nubiane" presso l'Università di Napoli "l'Orientale" ho potuto infatti verificare come mancasse uno strumento introduttivo alla disciplina. I testi disponibili erano infetti ormai superati dai progredire delle ricerche o, nel caso dei più recenti, presupponevano che il lettore possedesse già una serie di conoscenze Molti di questi testi, poi, trascurano ancora le regioni non prospicienti il Nilo, privando il lettore di una componente, quella legata ai deserti occidentale e orientale e alle steppe dei Sudan centrale e orientale, che credo fondamentale per la comprensione dei processi storici della Nubia o focalizzano la loro attenzione sui rapporti con l'Egitto, trascurando quelli, certo per molti versi ancora da indagare ma non meno importanti, con l'entroterra africano.
Al contempo, anche grazie all'intensa collaborazione didattica con l'insegnamento di "Egittologia", con quello di "Archeologia e antichità etiopiche" e, in generale, con tutti quelli inerenti la storia e le culture dell'Africa nordorientale impartiti a 'l'Orientale", sede privilegiata proprio per la ricchezza e l'organicità dell'offerta didattica relativa a queste regioni, è anche emersa la necessità di fornire agli studenti i cui interessi si rivolgono all'Egitto, alla Libia o all'Etiopia un quadro sintetico del passato nubiano, Il testo si rivolge quindi anche a studenti o studiosi interessati alla storia e all'archeologia dell'Africa nordorientale, cercando di offrire un aggiornato ma necessariamente sintetico quadro delle conoscenze relative all'archeologia e alla storia della Nubia antica, evidenziando al contempo anche le loro lacune, le problematiche e le prospettive di ricerca, con particolare riferimento ai contatti e alle interazioni con le regioni vicine. L'ambizione nel licenziare queste pagine è proprio che possano contribuire a rendere noto il ruolo della Nubia nei processi storici non solo dell'Africa nordorientale ma anche di aree più lontane, evidenziando l'interesse che la regione dovrebbe rivestire per ali studiosi del Vicino Oriente e del Mediterraneo antichi.
Naturalmente, in alcune caratteristiche il testo manifesta il suo intento didattico, La traslitterazione dei toponimi e dei termini dall'egiziano e dai meroitico per questo non è quella scientifica ma vuole facilitarne la pronuncia, mentre per i nomi dei sovrani e per i nomi geografici moderni si è preferita la scrittura più diffusa nelle opere di consultazione, per facilitare chi, volendo approfondire, li cerchi magari negli indici di altri testi o di un atlante. Ma didattica non deve essere certo banalizzazione e perciò non ho rinunciato a presentare lo stato delle nostre conoscenze in maniera volutamente e necessariamente non asseverativa, mi sì scuseranno quindi i molti condizionali, e a aggiungere talora anche riflessioni e spunti legati a interessi personali di ricerca, con la speranza di incuriosire e, quindi, coinvolgere maggiormente il lettore nel vivo del dibattito scientifico.

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16 aprile 2007

Giordania. Scoperta la città fantasma: "Era la più antica fortezza nel deserto"

Batrawy venne incendiata dai nemici. I resti delle mura di cinta su una rupe alla periferia di Zarqa. L'equipe di archeologi italiani: è del terzo millennio a.C. Tre anni fa i primi scavi.

Una città finora sconosciuta è stata scoperta in Giordania. Risale al III millennio a. C. l'epoca in cui nel Levante fiorivano le prime città come Ebla, Gerico, Megiddo. Ma questa città, Khirbet al-Batrawy, non sta come le altre tra pianure fertili bensì ai limiti del deserto. Prova per la prima volta che già nel III millennio a. C. i popoli del Levante frequentavano il deserto. Che il fiume Giordano non era la barriera tra la civiltà e il nulla, come si è detto finora. Quel "nulla" era in realtà abitato.

A est del Giordano si percorreva la valle del suo affluente Zarqa fino alla città porta del deserto. Oggi una rupe ai limiti della periferia della città di Zarqa, nota solo per le sue industrie, lo storico campo profughi palestinese, e per essere la patria di al-Zarqawi. E la rupe è brulla e abbandonata, benché domini valle e deserto. Destinata a essere invasa dalle abitazioni se non vi fossero giunti nel 2004 gli archeologi dell'università di Roma "La Sapienza".
"Siamo saliti lì al tramonto, e abbiamo visto cocci ovunque. E poi chiari allineamenti di pietre: erano le mura della città", racconta il direttore della missione Lorenzo Nigro.


Dopo i primi avvistamenti, Nigro e i suoi collaboratori, Maura Sala e Andrea Polcaro (tutti allievi di Paolo Matthiae lo scopritore di Ebla), sono tornati nel 2005 decisi a indagare. E, insieme ai colleghi giordani, hanno subito messo in luce mura di cinta che circondano l'intera altura, spesse 4 metri e alte 3 (ma in origine raggiungevano forse i 10 metri) e intervallate da torri possenti. Poi nel 2006 hanno trovato l'ingresso principale alla città, e all'interno delle mura un grande edificio e un tempio.

"Il tempio tipico della Palestina dell'età del bronzo, con di fronte la piattaforma circolare per i sacrifici", continua Nigro. Oramai non c'erano più dubbi, Batrawy era una città. Con tutti gli edifici che fanno una città. Una roccaforte destinata a tenere a bada nemici importanti e agguerriti. Che vi giunsero comunque verso il 2300 a. C. La distrussero e le diedero fuoco, perché non risorgesse più.

Assieme a lei scomparvero forse anche gli avamposti e castelli che gli archeologi stanno individuando lungo le due vie carovaniere che da Batrawy portavano in Mesopotamia e in Arabia. Saranno l'obiettivo principale della prossima stagione di indagini. Ma parecchi sono già segnati nella mappa, tutti tell (collinette) in fila uno dopo l'altro a intervalli quasi regolari. "Allora in Arabia il cammello non c'era ancora, ma si utilizzavano gli onagri viaggiando probabilmente nella stagione invernale quando si trovavano riserve d'acqua"; osserva Nigro.

Così si andava di castello in castello. Un sistema strettamente dipendente da Batrawy che controllava le vie e probabilmente esigeva pesanti dazi. Quando Batrawy cadde, crollarono anche i castelli. Nigro lo chiama domino collapse. Effetto domino. E le vie del deserto svanirono nel nulla.

Fonte: "Redazione Archaeogate" - 16/04/2007 - Autore: Cinzia Dal Maso

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15 aprile 2007

P.G. Guzzo "Pompei. Storia e paesaggi della città antica"


"Pompei. Storia e paesaggi della città antica" è la nuova monografia di Electa che fa il punto su 10 anni di scavi e ricerche svelando con rigore scientifico ed efficacia comunicativa un sito archeologico che troppo spesso nell'immaginario collettivo significa solo eruzione del Vesuvio e celeberrime pitture. Ne è autore qualificato Pier Giovanni Guzzo, Soprintendente di Pompei nella stagione dell'autonomia.
Il volume è incentrato sulle interazioni tra la città antica e il territorio inteso come scenario nel quale l'uomo svolge la propria attività. In tale contesto, lo studio del "paesaggio" contribuisce alla conoscenza della cultura umana nella storia. Il campo d'indagine, perlustrato a partire dall'interpretazione delle fonti fino alle recenti scoperte negli scavi, è costituito dalla valle del fiume Sarno con particolare attenzione al più immediato comprensorio di Pompei (Boscoreale, Moregine, Stabia, Oplontis, Terzigno).
L'archeologo, in una originale sintesi frutto di riflessioni sedimentate, disegna l'evoluzione del territorio dai paesaggi preurbani - si pensi agli eccezionali rinvenimenti di capanne su isolotti artificiali databili al 1500 a.C. in località Longola a Poggiomarino - all'eruzione vesuviana del 79 d.C., descrivendo approfonditamente anche la fase sannitica, quella della colonia e infine gli scenari imperiali.
A impreziosire il volume, di grande formato, sono i seducenti bianchi e neri d'autore di Sergio Riccio che all'ombra del Vesuvio custodiscono gelosamente inedite suggestioni di una città ormai votata al turismo di massa mentre la profonda conoscenza del sito rivelano gli scatti di Alfredo e Pio Foglia che per le vie e negli interni affrescati riescono a coglierne l'anima, in silenzio.
Due inserti, ad apertura e chiusura del volume, confermano il fascino esercitato dalla città sepolta visitata dai grandi genî del Novecento: gli schizzi del Carnet di Le Corbusier che con un tratto felice, anche a colori, fermò nella memoria il foro, i templi, le domus e le tele colorate di Rothko che rivelano nel pittore stesso una inconsapevole affinità con gli affreschi della Villa dei Misteri. Dopo esser stato a Pompei l'artista confessò di aver provato "le stesse sensazioni", di aver ritrovato in quelle pitture su muro "le stesse ampie distese di colore opaco" che vediamo nei suoi dipinti, oggi alla Tate di Londra, efficacemente illustrati nel libro a confronto.


SOMMARIO

Prefazione
Pompei. Storia e paesaggi della città antica
Fonti letterarie ed epigrafiche
Paesaggi preurbani
Primi paesaggi urbani
Paesaggi sannitici
La città di Pompei nella sua forma sannitica ultima
Paesaggi della colonia
Paesaggi imperiali
Il Vesuvio e l'eruzione
Appendice
Addenda

Indici
Nomi
Luoghi
Fonti letterarie
Epigrafici
Greci
Latini
Oschi

Bibliografia

Fonte: "Archaeogate" - 13/04/2007

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14 aprile 2007

Pontecagnano (Sa). Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano “Gli Etruschi di frontiera”

La realizzazione del nuovo Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano - finanziata dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali con il contribuito e la partecipazione della Regione Campania e della locale amministrazione comunale - costituisce la tappa finale di un ambizioso progetto condotto dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici delle province di Salerno, Avellino e Benevento in stretta collaborazione con l’Università degli Studi di Napoli ‘l’Orientale’ e con l’Università degli Studi di Salerno, e si configura di eccezionale rilevanza nell'ambito della valorizzazione del patrimonio archeologico nazionale in quanto raccoglie le testimonianze più significative dell’espansione etrusca nell’Italia meridionale, restituite da un sito tra i più importanti della Campania antica e del Mezzogiorno.

La nuova ed ampia sede illustra in maniera rigorosamente scientifica ma al tempo stesso suggestiva e attraente, attraverso lo sviluppo di diverse tematiche, i risultati dell’intensa e costante ricerca avviata nel 1964 nel territorio comunale di Pontecagnano (SA) in seguito alla scoperta, tra le più rilevanti dell’ultimo cinquantennio, di un vasto insediamento etrusco, che ebbe caratteristiche urbane già a partire dall’età arcaica.

L’importanza e la consistenza del sito sono documentate dagli oltre 8000 ricchissimi corredi funerari che ne attestano la frequentazione dalla Prima Età del Ferro (fine X-inizi IX sec. a.C.) all’età romana, quando all’insediamento etrusco-italico si sovrappone la colonia di Picentia (263 a.C.).
Il nucleo principale dell’esposizione museale è costituito dai corredi principeschi del periodo Orientalizzante (fine VIII-VII sec. a.C.), momento di massima fioritura del centro.

Info:
Museo Archeologico Nazionale di Pontecagnano “Gli Etruschi di frontiera”
Via Lucania, Pontecagnano-Faiano (SA) - Tel. 089.848181, 0895647224.

archeosa@arti.beniculturali.it

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12 aprile 2007

Musei e siti archeologici: nei top trenta + 12,30% di visitatori a Pasqua e Pasquetta

Oltre ogni più rosea previsione le presenze nei trenta musei e siti archeologici statali più visitati, che hanno registrato negli stessi giorni, rispetto all’anno precedente, un aumento del 12,30 % con 201.720 visitatori.
La parte del leone l’ha fatto il Circuito Archeologico del Colosseo e Palatino che nei giorni 8 e 9 aprile (Pasqua e Pasquetta) è stato visitato da quasi 40.000 visitatori con il 24,63 % di incremento rispetto agli stessi giorni dell’anno precedente.
A ruota segue Pompei con un aumento del 28,77 % rispetto all’anno scorso con più di 31.000 visitatori.
In terza posizione il Circuito Museale di Firenze (Museo degli Argenti, Museo delle Porcellane, Giardino di Boboli, Galleria del Costume e il Giardino Bardini, quest’ultimo non statale) che ha registrato un aumento dei visitatori di quasi il 50 % con quasi 15.000 presenze.
A seguire gli Uffizi a Firenze Villa d’Este a Tivoli, Castel Sant’Angelo a Roma, le Gallerie dell’Accademia a Firenze e il Museo delle Antichità Egizie a Torino.
Da segnalare alcuni altri aumenti sostanziali + 44 % alla Grotte di Catullo e all’Antiquarium di Sirmione con più di 5.000 visitatori e + 25 % gli Scavi di Ostia Antica con quasi 4.000 presenze.

Fonte: "MiBac - Ministero per i Beni e le Attività Culturali"

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07 aprile 2007

Beni Culturali: no-stop di Pasqua nei principali musei statali


l Ministero per i Beni e le Attività Culturali rende note le aperture dei più importanti luoghi della cultura italiana durante le prossime giornate di festività pasquali.
Domenica 8 e lunedì 9 aprile, i turisti italiani e stranieri potranno visitare con orario continuato, con rare eccezioni, i musei e i monumenti più importanti delle città d’arte.

Ecco alcuni esempi: a Venezia le Gallerie dell’Accademia, Villa Pisani a Strà, a Torino la Galleria Sabauda e Palazzo Reale, a Milano il Palazzo Ducale e la Pinacoteca di Brera; in Campania la città antica di Pompei e la Certosa di Padula a Salerno; a Firenze saranno aperti le Gallerie dell’Accademia, gli Uffizi, i Giardini di Boboli e a Trieste il Parco e il Castello Miramare.
In Emilia Romagna saranno aperti i musei di Bologna, Ferrara, Parma e Ravenna. Nelle Marche, segnalazione per la Rocca demaniale di Gradara, la Galleria nazionale di Urbino, la Rocca Roveresca di Senigallia. In Umbria, apertura della Galleria Nazionale di Perugia, del Tempietto sul Clitunno a Campello, del Palazzo Ducale di Gubbio, della Rocca Albornoz a Spoleto. In Abruzzo, le aperture riguardano il Museo Nazionale a L’Aquila, il Castello di Celano, la casa di D’Annunzio a Pescara.
Sempre aperti anche i castelli pugliesi di Bari, Andria e Trani. In Calabria, Palazzo Arnone a Cosenza, il Museo Statale di Mileto, La Cattolica di Stilo. In Sardegna, si potranno ammirare la Pinacoteca Nazionale di Cagliari e il Compendio Garibaldino di Caprera.
Nel Lazio e a Roma saranno aperti tutti i musei e i siti archeologici nazionali, come ad esempio il Colosseo, il Pantheon, il sistema espositivo della Storia di Roma (Palazzo Massimo, Palazzo Altemps, Terme di Diocleziano ecc. Saranno aperti inoltre anche tutti i musei storico-artistici del Polo Museale Romano.
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06 aprile 2007

Archeologia in festa. Mostra itinerante delle opere rientrate dal Museum of Fine Arts di Boston


Fanno tappa a Ferrara, e proprio in un museo tra i più importanti al mondo per la ceramica attica, i capolavori restituiti all’Italia dal Museum of Fine Arts di Boston: 11 splendidi vasi di produzione attica, apula e lucana, datati tra il 530 e il 310 a.C.

I reperti erano rientrati dagli Stati Uniti il 28 settembre scorso dopo l’accordo bilaterale tra il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Museum of Fine Arts di Boston; le opere sono tornate a casa dopo che le indagini dei Carabinieri del Comando Tutela Patrimonio Culturale hanno accertato la provenienza da scavi clandestini effettuati nel territorio italiano.

Dopo le tappe di Roma, Torino e Cagliari, la mostra approda a Ferrara, ulteriore opportunità per mettere a confronto la produzione greca con quella italiota (cioè prodotta nell’Italia meridionale sotto influenza greca): nei vasi italioti infatti la rappresentazione del mito si coniuga a sperimentazioni che conferiscono al supporto fittile forme inusitate e per certi aspetti "barbare".

Al termine della tappa ferrarese, la mostra partirà per Budapest per poi tornare in Italia, al Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria e forse a Siracusa, prima della definitiva collocazione degli 11 reperti nei musei dei territori di provenienza.

Inaugurazione: 13 aprile 2007, alle ore 17.00

Promosso da:
Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Direzione Generale per i Beni Archeologici, Museum of Fine Arts di Boston in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ferrara e il sostegno del Gruppo Archeologico Ferrarese
Data Inizio: 14/04/2007
Data Fine: 24/06/2007
Costo del biglietto: € 4,00 -gratuito dal 12 al 20 maggio in occasione della IX Settimana della Cultura
Riduzioni: € 2,00 - gratuito dal 12 al 20 maggio in occasione della IX Settimana della Cultura
Prenotazione: Nessuna prenotazione
Città: Ferrara
Luogo: Museo Archeologico Nazionale
Indirizzo: Via XX Settembre 122
Provincia: Ferrara
Regione: Emilia Romagna
Orario: martedì-giovedì dalle 9 alle 14; venerdì-domenica (e 25 Aprile) dalle 9 alle 14 e dalle 15,30 alle 18,30
Telefono: 0532.66299
Fax: 0532.741270
E-mail: sba-ero.museoarchferrara@beniculturali.it
Sito Web: http://www.archeobo.arti.beniculturali.it/mostre/boston_fine_arts/ferrara.htm

Fonte: "MiBac - Ministero per i Beni e le Attività Culturali"

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05 aprile 2007

Fiesole (Fi). Etrusca e romana. Simboli, miti, nuove religioni

fino al 20 giugno 2007

Dopo la riapertura di Villa Peyron, a Fiesole prosegue il ricco calendario di appuntamenti con l'arte e la cultura: prossima tappa nel carnet degli attesi opening e' l'inaugurazione della mostra "Fiesole etrusca e romana: simboli, miti, nuove religioni". Nello stesso momento sarà possibile visitare il nuovo percoro dell'area archeologica agibile ai portatori di handicap fisico, ai non vedenti e agli ipovedenti: si tratta di un'esperienza rara e particolare che prevede mezzi e tecnologie capaci di rendere fruibile il patrimonio archeologico di Fiesole a chi fin'ora non e' stato nelle condizioni fisiche di poterlo fare.

La mostra del Museo Civico Archeologico dal titolo "Fiesole etrusca e romana: simboli, miti, nuove religioni" riprende il tema dei "Fuori dalla polvere" dello scorso anno riferendolo pero' non tanto o non soltanto agli oggetti conservati nei depositi quanto semmai a reperti di particolare qualità del patrimonio museale fiesolano che si intende promuovere e valorizzare nell'esposizione al pubblico , sottolineando anche la necessità di un aggiornamento del loro studio. Gli oggetti prescelti al centro della esposizione 2007 nella sala Costantini sono tre, di altissima qualità e importanza nella storia di Fiesole antica.

Il primo e' il torso bronzeo di leonessa, di grande bellezza ma ancora oggi non adeguatamente studiato, uno straordinario reperto forse visibile ancora nel Medioevo ma poi scomparso per essere poi casualmente ritrovato nel 1882, nel quale e' da riconoscere senza dubbio uno dei caratteri originali di Fiesole antica e dell'archeologia fiesolana. Il secondo oggetto e' la statuetta di Ercole del tipo detto "di Cipro" con accanto tre tra i vasi piu' belli della collezione Costantini decorati con scene del mito di Ercole riferibili al ciclo delle XII fatiche.

Gli ultimi due pezzi sono le statue, una delle quali conservata solo in piccola ma significativa parte di Iside e Osiride che ci portano la storia di due veterani fiesolani alle guerre d'Oriente al tempo dell'imperatore Settimio Severo: furono offerte da Gargennio Massimo in onore del fratello Gargennio Macrino. Il culto di Iside era già conosciuto in Italia a partire da Silla ma sicuramente il trovarsi nei luoghi in cui il mito era nato e si era svolto doveva avere aperto una breccia ancora maggiore in quei soldati che da molti anni combattevano lontani da casa.

Il percorso archeologico invece ha subito un importante intervento di restauro: negli anni tra il 1997 e il 2000 si realizzarono, all'interno dell'Area archeologica, alcuni interventi determinati da problematiche particolarmente urgenti: il rifacimento della tettoia di protezione dei forni e della vasca del laconicum, la chiusura al pubblico del calidarium in seguito all'estrema fragilità del pavimento in cocciopesto, il rialzamento di alcune delle recinzioni poste lungo il percorso di visita, la messa in luce e pulizia della strada romana in prossimità del teatro oltre a piccoli consolidamenti sulle strutture dell'area. In seguito all'aumentare del deterioramento, che assunse in questi anni punte di particolare intensità nel teatro e nel tempio, l'Amministrazione Comunale prese l'iniziativa di promuovere e coordinare un progetto di restauro complessivo di tutta l'Area archeologica che, ottenuti i necessari finanziamenti, ha preso il via nel 2004.

Il progetto, curato dall'architetto Sabelli, ha individuato in particolare, per quanto riguarda il teatro, tra gli elementi di priorità, la regimazione delle acque, il restauro della cavea, delle volte ai lati dell'orchestra e del proscenio con il risanamento delle volte di sostruzione della cavea note già fin dal Medioevo. E' stata affrontata anche la questione della messa in sicurezza di tutto l'edificio, in particolare della cavea, delle parodoi, (nella muratura delle volte dove si notano, peraltro, interventi effettuati anche in anni recenti con malta cementizia e cemento) e del vano a ferro di cavallo a lato del palcoscenico dove era collocato il meccanismo che permetteva il movimento del sipario. Allo stesso tempo e' cominciato anche il recupero, l'inventariazione e la schedatura dei numerosi frammenti architettonici in pietra (capitelli, basi, rocchi di colonne, architravi) di provenienza incerta ma in gran parte sicuramente dal teatro e dalla contigua zona dei cosiddetti altari, con una loro nuova collocazione ed esposizione al pubblico. Nel caso delle terme, dopo aver provveduto a regimare le acque con l'eventuale ripristino di tutta la rete delle antiche fognature e canalette, e' stato affrontato in modo risolutivo il restauro del calidarium, in particolare del suo pavimento in cocciopesto studiando le diverse possibilità con la progettazione di una sua protezione, copertura o altro e, infine, l'individuazione delle migliori procedure di intervento per bloccare il processo di sfaldamento dei blocchi di pietra negli archi del frigidarium.

Con questo progetto si e' affrontato non solo il problema del restauro dei singoli edifici (un intervento che non era del resto ulteriormente procrastinabile) ma si e' anche inciso nel tessuto dell'area tornando ad evidenziare allineamenti e percorrenze antiche, naturalmente nella consapevolezza di dovere prima di tutto assicurare la conservazione di questo importante frammento della memoria storica fiesolana. Ma la grande peculiarità di questo intervento di restauro e' stata la serie di interventi strutturali e logistici che lo ha reso agibile ai portatori di handicap fisico, non vedenti e ipovedenti. Un intervento estremamente raro ed originale, che grazie ad una serie di supporti come pannelli scritti in alfabeto braille, percorsi tattili, ascensori e mezzi motorizzati a disposizione dei portatori di handicap rende finalmente fruibile il grande patrimonio archeologico fiesolano a chi fino ad oggi non ne ha potuto godere.

Nell'occasione sarà inaugurato il nuovo percorso di visita dell'Area Archeologica, agibile ai portatori di handicap fisico, non vedenti e ipovedenti.

Info:
Area Archeologica - Museo Civico Archeologico, Via Portigiani, 1 - Fiesole
Orario di apertura: tutti i giorni 9.30/19.
Ingresso euro 10 biglietto cumulativo per tutti i musei fiesolani; ridotto euro 8; tutti i week end ingresso gratuito per i residenti a Fiesole; ingresso gratuito tutti i giorni per gli over 65 residenti a Fiesole.
dal 4/4/07 al 20/6/07
tel. 055 59477

Fonte: Undo.net - 04/04/2007

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04 aprile 2007

Nuovi reperti etruschi a Cortona (Arezzo)

L’annuncio fatto nel corso di un incontro organizzato dalla commissione Attività culturali del Consiglio regionale. Si tratta forse di un’area sacra del periodo arcaico. La presidente Ambra Giorgi: “Un percorso a tappe per la gestione dei ritrovamenti che negli ultimi tempi si stanno moltiplicando”.

Cortona (Arezzo) – L’annuncio di un nuovo importante ritrovamento, un insediamento etrusco arcaico in località Fossa del Lupo nell’area archeologica di Cortona, è stato il protagonista della presentazione degli atti del convegno “Dalle emergenze alle eccellenze” organizzata oggi nella cittadina aretina dalla commissione Attività culturali del Consiglio regionale.

“Si tratta di una struttura dalla natura ancora incerta, ma di notevole utilità – ha spiegato Luca Fedeli, responsabile della soprintendenza archeologica per il territorio cortonese – potrebbero essere edifici destinati al culto e dotati di un antico pozzo. Le indagini però sono tuttora in corso”.

Cortona è stata la seconda tappa di un percorso di approfondimento dei problemi connessi alla gestione dei beni archeologici, dopo il convegno che si è svolto a Prato il 31 ottobre scorso. “Ritrovamenti come quelli annunciati oggi confermano l’urgenza e la necessità del nostro percorso - ha commentato Ambra Giorgi, presidente della Commissione regionale -. La prossima tappa sarà, in ottobre, con due giornate dedicate alla creazione e alla gestione dei parchi archeologici anche attraverso il confronto con importanti realtà internazionali. “E’ venuto il momento – ha aggiunto – in cui bisogna cambiare mentalità e costruire un sistema di relazioni permanenti costanti e strutturate con gli altri”.

Uno dei temi centrali dell’incontro è stata la carenza delle risorse, problema che tuttavia - ha spiegato la presidente Giorgi – è collegato anche alla valorizzazione del sito archeologico, a come renderlo fruibile trovando un giusto equilibrio fra capacità divulgativa e rigore scientifico che deve essere mantenuto”. All’incontro hanno partecipato anche il sindaco di Cortona, Andrea Vignini e il giornalista Marco Hagge, coordinatore della rubrica Rai “Bell’Italia”. Vignini ha sottolineato la necessità di “mettere in rete i siti archeologici della provincia, creando percorsi comuni”. Hagge ha raccomandato di “non aver mai paura di misurarsi con la divulgazione”. Fra gli interventi c’è stato anche quello della consigliera Bruna Giovannini che si è pronunciata sulla necessità di mantenere un’ottica a livello provinciale per mettere in collegamento le grandi ricchezze dell’Aretino. (p.m.)

redazione@arezzonotizie.it

Fonte: "ArezzoNotizie"

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01 aprile 2007

“Pueritia primaria humanitatis aetas”


Mostra itinerante
Zagabria
dal 20 marzo al 22 aprile

Il Ministero degli Affari Esteri, Direzione Generale per la Promozione e la Cooperazione Culturale , ed il Mibac, attraverso la Direzione Generale per i Beni Archeologici, nel quadro della “diplomazia della cultura” e per la diffusione della cultura italiana all’estero, hanno realizzato un evento espositivo itinerante a carattere archeologico sul tema dell’infanzia, che ha avuto come prima sede il Palazzo d’Italia a Belgrado.

L’iniziativa si configura, quindi, quale comunicazione dell’ “immagine - Italia” nei Paesi dell’Europa orientale. Dal 20 marzo al 22 aprile la mostra sarà visitabile presso il Museo Archeologico di Zagabria.

Le dieci opere esposte, che si collocano in un arco temporale che va dal IV sec. a.C. al III sec. d.C. sono state messe a disposizione dalla Soprintendenza Archeologica di Roma, dalle Soprintendenze per i Beni Archeologici del Lazio, dell’Emilia e Romagna, dalla Provincia di Caserta e dalla Sovraintendenza del Comune di Roma.

L’intento della mostra Pueritia primaria humanitatis aetas, è quello di illustrare come, nell’antico, venisse rappresentata la pueritia, età della purezza incontaminata dal male e dal contagio dei vizi, come sentenzia Boncompagno da Signa (ca. 1170 - dopo 1240) nel suo Libellus de malo senectutis et senii, dal cui incipit prende il titolo la mostra.

La dolcezza serena della troneggiante mater matuta di Capua è all’inizio dell’esposizione con i due fantoccini posati sulle ginocchia, quale evidente simbolo della fertilità muliebre.

Alla produzione coroplastica votiva del IV – III secolo a. C. appartengono gli esemplari da Lanuvium (oggi Pratica di Mare), ritratti non fisiognomici, ma idealizzati degli offerenti.

Il tema dell’eroe fanciullo è presente nella riproduzione dei due affreschi da Pompei, al Museo Nazionale di Napoli raffiguranti Danae ed il figlio Perseo tratti in salvo a Serifo e un momento dell’educazione di Achille per opera del Centauro Chirone.

E’ soprattutto nel periodo ellenistico o nella produzione artistica da questo ispirata, che il tema dell’infanzia viene prediletto. Amore Bambino, Ipnos, il Sonno, satirelli fanciulli in atteggiamenti scherzosi, figurine grottesche.

Eroti paffuti che vendemmiano, cacciano, si rincorrono, gareggiano, giocano sono temi dominanti soprattutto nei fregi scultorei di età romana e nei sarcofagi, spesso tra ghirlande floreali, a simboleggiare la festosità dell’età puerile.

Creazione tipica dell’arte romana, la ritrattistica si evidenzia con le belle teste ritratto del Museo Nazionale Romano, di epoche diverse, dall’età augustea a quella dei Gordiani (225-250 d.C).

Un itinerario breve che vuole compendiare, in pochi ma significativi esempi, l’iconografia della fanciullezza.

Fonte: "MiBac - Direzione Generale per i Beni Archeologici"

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