ARCHEOBLOG

Giornale archeologico e culturale costantemente aggiornato con le ultime notizie e gli ultimi approfondimenti storico-archeologici



29 settembre 2007

Roma. Mostra "In scaena. Il teatro nella Roma antica" al Colosseo

03 ottobre 2007 - 17 febbraio 2008

Lo splendido spazio del Colosseo con questa nuova mostra archeologica affronta la storia del teatro romano. Si è scelto un percorso «per icone» sintetizzando così, con una settantina di opere, una storia millenaria che affonda le sue radici nella tradizione greca.
la mostra inizia affrontando le origini greche e italiche, gli apporti dei Greci d'Italia, degli Etruschi e dei popoli italici, in contesti inizialmente provvisori come i piccoli teatri di legno importati dai guitti della Magna Grecia. Prosegue poi con la costruzione dei grandi teatri di pietra e delle loro monumentali scenografie che, dall'epoca imperiale in poi, caratterizzarono Roma e tutte le città romanizzate. Si arriva così al fulcro dell'esposizione, la rassegna dei protagonisti della scena. Da una parte, gli attori con le loro tecniche mimiche (mosaico dai Musei Vaticani raffigurante Mime e pantomime) e i testi drammatici, spesso rielaborati a partire dai modelli 'alti', equipaggiati di costumi, maschere e strumenti musicali: e dall'altra il pubblico di migliaia di spettatori, i più variegati, che consideravano il teatro e gli spettacoli che vi si svolgevano come il loro passatempo preferito. Si tratta di un mondo multiforme fatto di danza, recitazione, mimica, dotta cultura ma anche sensuale divertimento di massa. E soprattutto fatto di musica.

Scarica la locandina dell'evento


Fonte: Ufficio Stampa Electa

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26 settembre 2007

Rovereto (Tn). XVIII Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico

dal 1 al 6 ottobre 2007

Rovereto (Tn) nei giorni 1-6 ottobre 2007.

La partecipazione alla Rassegna è aperta a tutte le produzioni nel settore della ricerca archeologica, storica, paletnologica, antropologica e comunque aventi come scopo la tutela e la valorizzazione dei beni culturali.
Una sezione speciale accoglierà film sulle civiltà che si sono alternate sui territori dell'attuale Iran.
Tutti i film inviati verranno catalogati e inseriti nella banca dati del Museo, che insieme alla rivista Archeologia Viva svolge un'importante attività di valorizzazione e promozione dei documentari attraverso manifestazioni a carattere culturale, scientifico e didattico. Tutti i film selezionati per la XVIII Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico
concorreranno al Premio "Città di Rovereto-Archeologia Viva" attribuito dal pubblico, ad esclusione di quelli che, scelti per il particolare interesse dei contenuti, verranno proiettati nel corso della giornata finale.
Inoltre, alcune opere realizzate non prima del 2004 potranno partecipare, selezionate da una Commissione, al VIII Concorso "Premio Paolo Orsi". Il tema del concorso sarà il seguente: "Archeologia nelle Americhe".
Il premio di 5.500 euro verrà attribuito da una Giuria internazionale.

Info:
Rassegna Internazionale del Cinema Archeologico - Museo Civico di Rovereto - Borgo Santa Caterina 43 - 38068 Rovereto (Tn)

tel +39 0464 439055 - fax +39 0464 439487
Dario Di Blasi - Direttore della Rassegna
Francesca Maffei - Segreteria organizzativa

Il programma dettagliato si può vedere sul sito:


Fonte: "ArcheoMedia"

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24 settembre 2007

GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO– ANNO 2007

Le grandi strade della cultura: un valore per l’Europa
sabato 29 e domenica 30 settembre 2007
Oltre mille eventi straordinari e gratuiti in tutta Italia
Aperture di luoghi d’arte, convegni, percorsi storici, concerti, mostre

Il 29 e il 30 settembre 2007 l’Italia partecipa alle Giornate Europee del Patrimonio con “Le grandi strade della cultura: un valore per l’Europa”.
Per due giorni l’Italia si trasformerà in un grande teatro aperto gratuitamente a tutti, dove centinaia di palcoscenici, sparsi in ogni regione, metteranno in scena, con più di mille appuntamenti, la bellezza, la storia, la cultura del nostro paese. Una festa che si traduce in molteplici modi: aperture di luoghi d’arte, presentazione di restauri e lavori in corso, percorsi naturalistici e storici, convegni di approfondimento, concerti, spettacoli, proiezioni cinematografiche, itinerari gastronomici e soprattutto iniziative nell’ambito della didattica.
Le Giornate Europee del Patrimonio sono state istituite ufficialmente nel 1991, quando i Ministri della Cultura del Consiglio d’Europa decisero di estendere a tutta l’Europa le “giornate a porte aperte”, inaugurate in Francia nel 1984. Le Giornate, volute per valorizzare il patrimonio culturale e paesaggistico, per sviluppare nei cittadini europei la consapevolezza delle proprie radici comuni, sono un’occasione per condividere la straordinaria ricchezza del continente in cui viviamo e per imparare a conoscere ciò che è fonte di storia e identità: un’opportunità di sviluppo e creatività, nella convinzione che ogni esperienza genera passione e rispetto per ciò che si conosce.
In tutta Europa dunque, per le Giornate Europee del Patrimonio, durante un fine settimana del mese di settembre o di ottobre, monumenti, palazzi e aree culturali, alcuni abitualmente chiusi, si aprono gratuitamente al pubblico, si organizzano eventi e si propone ai cittadini di scoprire e vivere il proprio patrimonio e di diventare parte attiva nella sua salvaguardia e valorizzazione per trasmetterlo alle generazioni future.
L’Italia partecipa alle Giornate dal 1995 e ogni anno dedica all’iniziativa l’ultimo sabato e domenica del mese di settembre. Da dodici anni quindi, le Giornate sono diventate un evento sempre più atteso dal pubblico italiano, con un programma che si è andato arricchendo nel tempo, grazie al numero dei luoghi aperti e visitabili gratuitamente.

All’iniziativa partecipano gli istituti del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il Ministero degli Affari Esteri - con gli Istituti Italiani di Cultura all’Estero - il Ministero dell’Istruzione, il Ministero dell’Università e della Ricerca, altri enti locali (Regioni, Province Autonome, Province, Comuni), organizzazioni e associazioni private.
Per la prima volta quest’anno inoltre, le Giornate Europee del Patrimonio vedono accanto al Ministero per i Beni e le Attività Culturali due partner d’eccezione: il FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano e Autostrade per l’Italia che con la scelta di oltre 200 beni monumentali di rilevante interesse, situati in prossimità della rete autostradale, contribuiscono ad accrescere l’offerta culturale.
La Società Autostrade per l’Italia, in prima linea nel promuovere il patrimonio culturale e ambientale del paese, collabora fattivamente all’organizzazione e alla campagna di comunicazione dell’evento, con la divulgazione gratuita di materiale promozionale e informativo e la realizzazione di numerose iniziative volte ad una maggiore diffusione e coinvolgimento di pubblico alla manifestazione.
Autostrade per l’Italia, inoltre, insieme al FAI, metterà a disposizione guide gratuite nei luoghi d’arte da loro scelti e proprio personale nelle principali aree di servizio della rete autostradale per garantire informazioni sull’iniziativa.
All’origine della scelta del tema “Le grandi strade della cultura” si trova la necessità di spiegare ai cittadini italiani ed europei come la conoscenza del nostro patrimonio culturale nazionale possa diventare uno strumento efficace per avviare il dialogo interculturale, sia a livello europeo che internazionale. I nostri beni, infatti, sono fin dalle origini, da un lato il risultato di un incontro di civiltà diverse e dall’altro ispiratori di sapere altrui. Le strade, attraversando l’Italia, ricca di tesori artistici, culturali e ambientali, la collegano all’Europa; strade lungo le quali le peculiarità del nostro paese si fondono con le influenze che da oltre duemila anni provengono da altri paesi europei, dai paesi del Mediterraneo o da culture apparentemente distanti.
Tra gli eventi promossi direttamente dal MiBAC si segnalano: a L’Aquila, presso il Museo Nazionale, “Le Montagne Incantate di Michelangelo Antonioni”, retrospettiva pittorica in cui il Maestro, recentemente scomparso, affronta il tema della “Montagna”, rappresentandolo secondo le sue molteplici sfaccettature, non solo come luogo fisico ma anche dell’anima; all’Archivio di Stato di Vibo Valentia la particolarissima mostra che racconta la “ Presa di possesso dello stato di Mileto, Francavilla e Pizzo”; a Napoli si potrà visitare, in via eccezionale, il Laboratorio di Conservazione e Restauro del Museo Archeologico Nazionale ed assistere alle attività in corso; a Ravenna, la magnifica Basilica di Sant’Apollinare in Classe apre le porte ai ragazzi che potranno scoprire la simbologia nascosta nelle sue architetture, mosaici e marmi; a Roma, la Sala dello Stenditoio del Complesso San Michele a Ripa Grande, per l’occasione, diventa l’insolito studio radiofonico delle popolari trasmissioni “Con parole mie” e “In Europa” curate da Umberto Broccoli e Tiziana Di Simone, un’occasione per segnalare progetti e iniziative del MiBAC in ambito europeo. In Piemonte visita alla Galleria Sabauda di Torino, una delle pinacoteche più importanti d’Italia, istituita nel 1832 per volontà di Carlo Alberto, mentre in Liguria riapre al pubblico lo splendido Appartamento del Duca degli Abruzzi nel Palazzo Reale di Genova e ancora a Firenze, apertura straordinaria del quattrocentesco Palazzo Lenzi, il “Palazzo degli Enigmi”, sede dell’Istituto Francese che festeggia nel 2007 il suo centenario, mentre nel Municipio di Cagliari saranno esposti per la prima volta gli oggetti del tesoro di Sant’Efisio.
Tra le aperture patrocinate dal FAI e Autostrade per l’Italia da segnalare: il Cappellone di San Nicola a Tolentino (Macerata), famoso per la sua decorazione pittorica, una delle più estese e meglio conservate tra quelle pervenute dei primi anni del Trecento; la Collegiata di Castiglione Olona (Varese) attribuita ai fratelli Solari, protagonisti del rinnovamento architettonico lombardo nel Quattrocento, con gli affreschi di Masolino da Panicale; Palazzo Zevallos Stigliano a Napoli esempio di barocco napoletano, dove sarà possibile ammirare l’ultimo dipinto del Caravaggio “Il martirio di Sant’Orsola”, il Parco di Villa Durazzo Pallavicini a Genova Pegli, uno degli esempi più rappresentativi di parco romantico con diverse scenografie paesaggistiche e con giochi d’acqua, laghi artificiali, architetture neoclassiche; l’Oratorio di Suardi a Trescore Balneario (Bergamo) edificato nel XV secolo, che custodisce lo straordinario ciclo di affreschi di Lorenzo Lotto; Villa Badoer, a Fratta Polesine (Rovigo), elegante esempio di architettura palladiana; il Complesso Monumentale del Belvedere di San Leucio a Caserta, patrimonio dell’Unesco, città ideale per i lavoratori della seta voluta da Ferdinando IV nel 1773, ricca di esempi di archeologia industriale. Una particolare attenzione sarà dedicata alle testimonianze più importanti del XX secolo con le aperture della Chiesa di San Giovanni Battista di Michelucci (più conosciuta come Chiesa dell’Autostrada) a Firenze, Santa Maria Annunciata in Chiesa Rossa a Milano, caratterizzata dai neon dell’artista minimalista Dan Flavin e la Chiesa Dives in Misericordia a Roma, monumento di eccezionale rilievo nell’architettura contemporanea, opera di Richard Meier.


Visita il sito Web dedicato alle Giornate Europee del Patrimonio

Download della Guida degli eventi nazionali (in formato PDF)

Elenco delle iniziative (l'elenco è aggiornato in tempo reale)

Locandina delle Giornate Europee (in formato PDF)


Fonte: "MiBac - Ministero per i Beni e le Attività Culturali"

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22 settembre 2007

Trovati due relitti nei fondali del Golfo dell'Asinara

Durante le ricerche sottomarine strumentali condotte sui fondali del Golfo dell'Asinara dall'Ing. Guido Gay a bordo del catamarano DAEDALUS, sono stati ritrovati e segnalati alla Soprintendenza due relitti antichi, giacenti a notevole profondità al largo di Isola Rossa (Trinità d'Agultu, OT).
I relitti sono stati documentati con l'ausilio dei due veicoli sottomarini telecomandati (ROV), Pluto UX e Pluto 1000, di proprietà dell'Ing. Gay.
Nei giorni tra il 6 e l'8 settembre scorso sono stati recuperati alcuni campioni delle anfore, allo scopo di esaminarle da vicino, grazie all'assistenza tecnica specialistica assicurata dall'Ing. Gay e dalla sua squadra, con il controllo del responsabile del servizio per l'archeologia subacquea della Soprintendenza, Dott.ssa Gabriella Gasperetti, e la collaborazione dei restauratori ed operatori subacquei della Soprintendenza, Sigg. Giovanni Antonio Chessa e Antonio Serra.
Il recupero è stato reso possibile, senza alcun danno per i reperti e per il resto del carico, grazie all'attrezzatura progettata e realizzata dall'Ing. Gay allo scopo.
Il primo relitto, su un fondale di oltre 300 metri, è un carico di centinaia, forse migliaia, di anfore di età romana imperiale, provenienti dalla regione della Betica, nel sud della Penisola Iberica, che trasportavano salsa di pesce, il "garum" tanto apprezzato sulle tavole dei Romani.
Il secondo è collocato su un fondale di circa 200 metri ed è composto da alcune decine di anfore e da una grande concrezione, resto di minerali o metalli trasportati nella stiva della nave.
In base alla tipologia delle anfore si può stabilire una datazione più recente di quest'ultimo relitto, in epoca romana tardo imperiale. La regione di provenienza è, anche in questo caso, la parte occidentale dell'impero e più precisamente le coste del Portogallo, l'antica Lusitania.
Queste anfore trasportavano anch'esse salsa di pesce, che era una delle attività produttive principali della Penisola Iberica, assieme a quella mineraria e alla produzione di olio per il rifornimento di Roma e di scali intermedi, quale quello di Turris Libisonis (Porto Torres, SS), che si trovava a breve distanza, lungo la rotta percorsa da questi sfortunati equipaggi.
Le anfore sono attualmente in fase di restauro presso il Centro di Restauro e Conservazione di Li Punti a Sassari.
La Soprintendenza sta provvedendo a tutelare i due siti archeologici dai danni arrecati dalle reti per la pesca d'altura, unico reale pericolo per la conservazione dei relitti.

FONTE:
Soprintendenza per i beni archeologici per le province di Sassari e Nuoro
Settore Comunicazione e Promozione
Dott.ssa Maria Rosaria Manunta
(tel. 0792067426
fax 079232666
cell. aziend. 3491847674
mariarosaria.manunta@beniculturali.it
comunicazione.promozione@archeossnu.it

Fonte: "Redazione Archaeogate" - 19/09/2007

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21 settembre 2007

Romans d'Isonzo (Gorizia). La necropoli longobarda di Romans


COMUNE DI ROMANS D?ISONZO

SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI

DEL FRIULI VENEZIA GIULIA

con il contributo della

REGIONE AUTONOMA FRIULI VENEZIA GIULIA

Direzione centrale istruzione, cultura, sport e pace

Direzione regionale alle attività produttive

con il sostegno di

BANCA FRIULADRIA- CRéDIT AGRICOLE

FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI GORIZIA

Venerdì 12 ottobre ore 18.00, inaugurazione della

SALA DEI LONGOBARDI

con la mostra

I GUERRIERI

DI SAN GIORGIO

Uomini liberi, signori di terre,
padroni di ricchezze

Fonte: "PAOLA FRANCESCON, SERVIZIO CULTURA E UFFICIO STAMPA COMUNE DI ROMANS D'ISONZO"

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20 settembre 2007

Un tell nel cuore dell'Europa – Un sito preistorico venuto alla luce

Eccezionali testimonianze di epoca pre- e protostorica stanno venendo alla luce in Sassonia, grazie agli scavi attualmente in corso lungo il tracciato della futura autostrada A 71, Sangerhausen-Erfurt. Il tracciato della nuova arteria si snoda verso sud, lungo uno stretto pendio, e conduce a un'ampia piana erbosa attraversata dal fiume Helme, nonché da un fossato di drenaggio risalente al XII secolo d.C. I primi agricoltori che popolarono la regione, oltre 7000 anni fa, ritennero l'area particolarmente adatta a un insediamento, e, dopo averla disboscata, vi costruirono le proprie abitazioni. Le case, lunghe fino a 30 m e larghe fino a 8, erano distribuite sull'intera superficie del pendio e anche nella zona ora coperta dal prato. Quando le case diventavano pericolanti, il materiale utilizzato per la loro costruzione non veniva portato via dall'insediamento, ma compattato e spianato, ed esattamente nello stesso punto veniva costruita una nuova struttura. Si creò, dunque, qualcosa di paragonabile a una collina di detriti. Cumuli di rovine o tumuli paragonabili a questo sono finora attestati principalmente nel caldo e asciutto Vicino Oriente, e vengono chiamati tell. Il tumulo di Sangerhausen ha dimensioni paragonabili a quelle del grande tell bulgaro di Karanovo (100x100 m). Negli strati che lo compongono gli archeologi hanno ritrovato resti dei pavimenti originari in argilla battuta, nonché mattoni, anch'essi in argilla, intonacati con la calce e con sporadiche tracce di pittura. Sono inoltre venuti alla luce focolari, forni, e pozzi. L'umidità dell'ambiente ha favorito anche la conservazione di numerosi oggetti in materiale organico, tra cui una scaletta di legno. In base ai reperti (ceramica, gioielli,ecc...), possiamo già affermare che il sito fu abitato in modo continuativo fino ai primi secoli dell'era cristiana. A causa della forte umidità, ma anche della difficile accessibilità, negli ultimi decenni l'area non è stata sfruttata a scopo agricolo, e ciò ha fatto sì che questo sito di estremo interesse per l'archeologia dell'Europa centrale si conservasse fino ai giorni nostri.

Fonte: “Archeo” - Settembre 2007 - Autore: Susanne Friederich

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19 settembre 2007

Torino. Longobardi tra mito e storia. Dalla fine dell'Impero ai Barbari

dal 29 settembre 2007 al 06 gennaio 2008

Apre il 28 settembre a Palazzo Bricherasio e il 30 settembre all'Abbazia di Novalesa la grande mostra dedicata ai Longobardi. Curata da Gian Pietro Brogiolo e organizzata in collaborazione con la Provincia di Torino e grazie al contributo della Fondazione CRT, l'esposizione si sofferma sul periodo che va dal 400 al 700, ossia dalla crisi seguita dalla caduta dell'impero d'Occidente fino al consolidamento dei nuovi stati sorti sulle sue rovine.

L'obiettivo è di definire, nel lungo periodo, un quadro delle trasformazioni strutturali (nelle istituzioni, nell'organizzazione dell'insediamento nelle città e nelle campagne, nel ruolo delle aristocrazie e della Chiesa), per poter meglio apprezzare i cambiamenti introdotti nel primo secolo di dominazione longobarda. E il filo conduttore è quello del confronto culturale e della progressiva fusione tra i barbari e le popolazioni romane: scontro e incontro tra culture in un periodo storico cruciale per la storia europea, nel quale hanno avuto origine la gran parte delle attuali nazioni. Un leit motiv che si sviluppa intrecciando tre diversi orizzonti geografici: il Piemonte, l'Italia, l'Occidente mediterraneo.

Il Piemonte ha un ruolo privilegiato in questa mostra non solo perché la ospita, ma anche per ragioni storiche e per la qualità e quantità dell'informazione prodotta dalla ricerca archeologica. In età longobarda era una regione chiave per la sua posizione geografica di confine con i Franchi, saldamente insediatisi nella Val di Susa fin dagli anni '70 del VI secolo, per il ruolo delle aristocrazie longobarde in grado di esprimere, tra fine VI e prima metà del VII secolo, re come Agilulfo (590-615) e Arioaldo (626-636), entrambi duchi di Torino. La sua importanza politica è confermata dalla ricchezza dei ritrovamenti archeologici della fase gota e longobarda, a partire da quello recente e eccezionale di Collegno (a pochi chilometri da Torino, lungo la strada per le Gallie), dove si sono potuti indagare parallelamente l'abitato e la necropoli.

Passando al quadro nazionale, le vicende dell'Italia, dopo la caduta dell'Impero d'Occidente (476), sono cadenzate su tre avvenimenti principali.

Nel 489-493, con il favore dell'imperatore d'Oriente la conquistò Teodorico, re dei Goti, che cercò di salvaguardare le istituzioni romane collaborando con il senato e le aristocrazie.

Entrata in crisi quella politica di pacifica convivenza, la svolta alla storia della Penisola venne impressa da vent'anni di guerra (dal 535 al 553) promossa dall'imperatore d'Oriente Giustiniano per riannettere l'Italia.

Ma la riconquista non durò a lungo. I Longobardi, entrati in Italia nel 568, posero fine alla sua unità, occupandone una parte consistente senza essere in grado, per l'esiguo numero, di unificare l'intero territorio in un unico regno.

Nei due secoli di dominazione la guerra si prolungò in una serie di contese locali, mentre le terre dell'Impero bizantino venivano sempre più circoscritte, oltre che alla Sardegna e alla Sicilia, al controllo di Roma e delle coste, necessarie queste per mantenere il dominio dei mari.
Nelle altre regioni mediterranee, mentre l'Italia si frantumava, Visigoti e Franchi riuscivano invece a portare a compimento il processo di fusione tra le aristocrazie germaniche e quelle romane, costruendo regni forti, in grado di esercitare, nel caso dei Franchi, una diretta influenza anche sui Longobardi, costretti, almeno nei primi tempi, a pagare un annuale tributo.

Questo contesto storico fa da cornice a trasformazioni strutturali nelle istituzioni, nella cultura, nell'economia e nella società, trasformazioni che la mostra intende delineare pur nei limiti della conservazione dei manufatti.

Il progetto espositivo ha poi un'appendice presso l'Abbazia della Novalesa, fondata nel 726 dal nobile franco Abbone, dove viene proposta una selezione di sculture e di altri manufatti artistici che illustrano l'evoluzione dell'arredo liturgico nell'Italia nord-occidentale tra il VI e il IX secolo.

Le sezioni della mostra
La prima sezione, articolata in tre nuclei tematici, si sofferma anzitutto sulla trasformazione dello stato e delle aristocrazie, laiche ed ecclesiastiche.
Nella prima parte vengono esposti alcuni oggetti esemplificativi del ruolo e dei simboli della rappresentazione del potere, dall'imperatore Onorio (inizi del V secolo) ai re barbari in Occidente.
Nella seconda parte, intitolata "dai senatori ai duchi", trovano spazio oggetti (epigrafi e ritratti) che illustrano l'evoluzione dalle aristocrazie tardo-romane a quelle militari dei regni. Famiglie senatoriali come quelle dei Simmaci, dei Nicomaci, degli Anici o dei Lampadi (dei quali è presente in mostra il dittico) occupavano posti rappresentativi nell'amministrazione, come per esempio quello di console.
Con l'arrivo dei Longobardi le fonti alludono solo sporadicamente alle aristocrazie tardo-antiche. Le nuove élites legate alla corte del re sono costituite dai capi militari. Vengono rappresentati in armi, a cavallo, come nelle celebri raffigurazioni dello scudo di Stabio e della fibula circolare di Cividale, esposti in mostra. In ritratti ravvicinati, ne possiamo osservare la tradizionale acconciatura di capelli, folte barbe e baffi come negli anelli sigilli (ad esempio quello della tomba 2 di Trezzo), in alcuni bassorilievi (eccezionale è quello di Novara) o nella singolare decorazione di un vasetto in ceramica recentemente rinvenuto negli scavi di Vicenza.

Nella terza parte vengono esposti oggetti che si riferiscono al ruolo del vescovo, che dal 400 al 600 consolidò la sua influenza sul potere grazie all'espansione del Cristianesimo e al suo importante ruolo nella società tardo-antica. Con la conversione dei barbari dall'arianesimo al cattolicesimo, i vescovi diventano un sostegno fondamentale alla politica dei re barbarici, mentre il papa di Roma assume una funzione di indirizzo morale per l'intero Occidente. Il mondo antico sopravvive, pur cambiando, soprattutto grazie alla continuità della Chiesa come istituzione (un vescovo in ogni città con una rete di chiese battesimali distribuite nelle campagne e una comunità di fedeli che va al di là delle singole nazioni) e come ideologia, che si traduce non solo in consuetudini collettive scandite da feste religiose e processioni, ma anche nella conservazione, all'interno delle biblioteche dei monasteri e dei vescovi, di tanti testi profani classici. La continuità con il mondo antico si ravvisa anche nella conservazione di molti monumenti e del loro apparato decorativo, in particolare dei palazzi del potere, oltre che nell'ininterrotto uso delle chiese paleocristiane. Il prestigio di una città viene misurato, oltre che per la sua dimensione, dal numero delle reliquie dei santi – dapprima dei martiri delle persecuzioni poi dei primi vescovi - che a partire da sant'Ambrogio vengono utilizzate sia come baluardo protettivo di fronte ai nemici, sia come strumento di coesione sociale e politica interna. E nel paesaggio urbano erano tenuti in gran conto anche altri relitti del passato: codici, oreficerie, suppellettili di pregio che costituivano il tesoro dei potenti.

La seconda sezione della mostra racconta, grazie all'esposizioni di manufatti delle lussuose abitazioni (in mostra quelli inediti della villa di Faragola in provincia di Foggia, i mosaici delle ville e domus del Ravennate, le decorazioni del palazzo di un ricco signore visigoto rinvenute a Pla de Nadal in Spagna) e alle ricostruzioni multimediali dei successivi edifici più poveri in materiali deperibili, le trasformazioni più marcate tra il V e il VII secolo, quelle che si manifestarono nelle strutture insediative, e nei modi del vivere quotidiano.
Diversi sono i pareri, allo stato attuale della ricerca, sull'origine dei processi che portarono alla scomparsa pressoché generalizzata delle lussuose residenze romane. Per alcuni si svolsero all'interno della società tardo-antica che, persa la dimensione imperiale, dovette adattarsi ad ambiti ed economie regionali, nelle quali le merci mediterranee (ceramiche fini da mensa e anfore di produzione africana e orientale) cominciano ad affluire in modo selettivo.

Nelle città bizantine senza palesi contrazioni, non solo a Roma (come esemplificano i materiali inediti dai nuovi scavi della Crypta Balbi, esposti in mostra) ma anche nei porti spagnoli (Cartagena), franchi (Marsiglia) e italiani (Napoli, Otranto, Ravenna), dai quali raggiungono poi solo alcuni centri dell'entroterra.
Per altri la crisi interna, determinata da uno stato di guerra endemico, venne aggravata dai barbari che, a differenza degli immigrati attuali, si insediarono da padroni, controllando lo stato e l'esercito, acquisendo forzosamente proprietà e affermando proprie tradizioni e stili di vita.

In una terza sezione vengono esposti alcuni manufatti che illustrano il clima di insicurezza di quel periodo, che porta alla militarizzazione della società, accompagnata da una crescente attenzione rivolta ai sistemi di difesa. Le città vengono cinte da mura sempre più possenti. Lungo le strade e nei punti strategicamente rilevanti sorgono castelli per iniziativa dello Stato. Anche le popolazioni locali riscoprono i siti di altura come sede abitativa.
La militarizzazione della società ebbe conseguenze anche sugli aspetti del vivere civile: le tasse fondiarie non vennero più raccolte capillarmente, l'amministrazione venne semplificata, il potere passò dai funzionari civili ai capi militari. Testimonianze indiretta di quel periodo di incertezza e di pericolo sono anche i numerosi tesori, costituiti da monete (come quelle recentemente rinvenute nello scavo della chiesa di Pava in provincia di Siena), gioielli (in mostra quelli rinvenuti a Desana) e suppellettili preziose (quali i piatti argentei di Isola Rizza e di Arten o i vasi liturgici di San Galognano (Siena)) nascosti in momenti di difficoltà e poi non più recuperati dai legittimi proprietari.

La società multietnica dell'età delle invasioni trova un peculiare riflesso nei rituali della morte, ai quali è dedicata una corposa quarta sezione. I Romani continuano a seppellire nelle necropoli antiche o in quelle sorte presso le chiese, soprattutto in rapporto alle presenza di reliquie (sepolture cosiddette ad sanctos), e affidano il ricordo del defunto ad un testo epigrafico. Componenti sempre più consistenti della società longobarda adottano nel corso del VII secolo l'uso di costruire cappelle funerarie private, come quella costruita da Gunduald, commerciante di schiavi e proprietario terriero, nel 680 a Campione d'Italia. Venne utilizzata per quattro generazioni fino a che l'ultimo discendente, Totone, la donò al monastero di Sant'Ambrogio di Milano.
La maggior parte dei Longobardi continuava peraltro ad inumare in necropoli in campo aperto, con sepolture deposte, in modo regolare, a righe parallele. Tombe che si caratterizzano per la forma, quali quelle delle fasi più antiche sormontate da case in legno, e per il corredo, la cui ricchezza è in rapporto al genere, all'età e alla posizione sociale del defunto che vede al più alto livello gli uomini con armi. Mentre al livello più basso della società i servi vengono talora sepolti nei cortili presso le abitazioni di povere capanne.

La presenza di alloctoni in Italia è segnalata oltre che dai corredi, in casi eccezionali da consuetudini ancestrali quali la deformazione cranica che veniva praticata da alcune popolazioni nomadi.

In questa sezione trovano spazio numerosi corredi tombali longobardi provenienti dalle più importanti necropoli italiane, da Cividale del Friuli, Nocera Umbra, Trezzo ecc. e dal Piemonte: oltre a quella di Borgo d'Ale, quattro corredi da quella di Collegno, recentemente scoperta e scavata dalla Soprintendenza archeologica del Piemonte.

Si tratta di oggetti di oreficeria e di alto artigianato, che si ispirano alle produzioni bizantine oltre che alle iconografie tradizionali dei popoli barbarici. Ed è proprio nelle manifestazioni artistiche che si avvertono i sintomi di quel processo di fusione tra i popoli in grado di dar vita, tra VI e VII secolo, alle nuove nazioni europee che usualmente definiamo come romano-barbariche.

Nella quinta sezione, alla fine del percorso espositivo torinese, vengono proposte alcune opere di età moderna (quadri storici, falsi) per riflettere sulla costruzione del mito dei barbari ad opera della storiografia dell'Ottocento e del primo Novecento, che li ha spesso presentati in una luce distorta di violenti distruttori dell'Impero romano rispetto ad una realtà storica che appare più variegata e complessa.

Info:
Palazzo Bricherasio, Torino – dal 28 settembre 2007 al 6 gennaio 2008
Abbazia di Novalesa, Novalesa – dal 30 settembre al 9 dicembre 2007
Tel. 011 57 11 811
Palazzo Bricherasio: Lunedì 14.30 – 19.30, da martedì a domenica: 9.30 – 19.30, Giovedì e sabato: 9.30 – 22.30;
Abbazia di Novalesa: Lunedì: chiuso; da martedì a domenica: 10.00 – 17.00
Biglietti: Palazzo Bricherasio - Intero: € 7,50, Ridotto: € 5,50
Abbazia di Novalesa: gratuito.

Fonte: "ArcheoMedia"

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15 settembre 2007

Venezia. Il ferro in laguna - Tradizioni, archeologia, ambiente

fino al 31 ottobre 2007

Allestita nel Deposito della Soprintendenza (Teson Est), ha lo scopo di far conoscere alcuni aspetti inediti della storia veneziana.
Presenta particolari testimonianze della cultura materiale, quali manufatti in ferro, legati alle tradizioni secolari delle genti lagunari, nell'ambito della pesca, della cantieristica e della navigazione.
Gli oggetti e i reperti vengono dalla raccolta del collezionista Rino Ferro e da ritrovamenti archeologici effettuati in laguna e nell'arco costiero alto adriatico.
Alcuni pannelli didattici sull'arte metallurgica illustrano la provenienza dei materiali e delle maestranze dell'entroterra, i sistemi di lavorazione nelle botteghe "dei fravi" (fabbri), i problemi di conservazione e restauro.

Organizzata in collaborazione con il Nucleo NAUSICAA della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto.

Info:
Isola del Lazzaretto Nuovo, fino al 31 ottobre 2007, ogni sabato e domenica con visite guidate alle ore 9,45 ed alle ore 16 in corrispondenza con i vaporetti della Linea 13 ACTV in partenza da Treporti e da Venezia-Fondamenta Nuove (con fermata a richiesta). In altri orari, per gruppi, su prenotazione. Ingresso con offerta libera.
041 2444011, fax 041 2444928

archeove@provincia.venezia.it

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12 settembre 2007

Colleferro (RM): rinvenuta una strada Romana nei pressi della Via Ariana

Nell'ambito dei lavori per il completamento di un impianto di depurazione sulla Via Ariana (tra Colleferro ed Artena) è stato previsto dall'Ufficio Ambiente del Comune di Colleferro, dal Museo Archeologico Comunale e dalla Soprintendenza ai Beni archeologici per il Lazio, un intervento di indagine preventiva al fine di appurare la presenza di resti archeologici lungo il tracciato della condotta fognaria.
Grazie a questa mirata progettazione che all'altezza del Ponte delle Pagnotte, al chilometro 6.500 da Artena è stato individuato un tratto di strada romana "glareata".
La strada ha una lunghezza di ventitre metri con una pavimentazione di ciottoli di calcare.; sul lato nord è in parte stata rovinata dalle arature stagionali mentre il lato sud, e perfettamente conservato e, per alcuni tratti sono ancora visibili massi priù grani di contenimento e la crepidine, costituita da una graniglia di calcare, conservata per circa 50 centimetri. L'indagine visiva fa chiaramente immaginare un proseguimento della strada verso il Fosso Gavozza in direzione dei resti del Ponte delle Pagnotte, un antico ponte romano messo in luce negli anni '80 dal locale Gruppo Archeologico Toleriense e rovinosamente crollato in seguito alla nevicata del gennaio 1985. Del ponte, comunque, resta in piedi, quasi integralmente uno dei piloni.
La strada è certamente da porre in relazione con l'assetto topografico dell'antica Via Latina e dei diverticoli ad essa correlati, se non da interpretare propriamente come un tratto residuo dell'antica arteria di collegamento Nord-Sud tra Roma e Capua, la cui costruzione sembrerebbe essere precedente a quella della stessa Via Appia.
La direzione del tratto stradale sembra, allo stato attuale delle emergenze archeologiche ,far propendere per l'ipotesi che il percorso stradale si da mettere in connessione con un diverticolo della Via Latina.
Il suo tracciato si ricostruisce a partire dal Ponte delle Pagnotte, dove la strada si staccava dalla Via Latina e , tagliando quello che è l'attuale percorso della Via Ariana e si dirigeva verso est, risalendo la collina e passando vicino ai resti di una villa rustica. Poi, ripetendo il percorso dell'attuale Via degli Abeti si dirigeva verso il cimitero. La strada scendeva a valle seguendo il medesimo itinerario di Via Fontana Bracchi, con un percorso parallelo ma più interno; attraversata la moderna Traiana si andava ad immettere su un antico percorso stradale che oggi e ricalcato dalla Via Carpinetana.
Questo itinerario è, tra l'altro,confermato con capillare dettaglio su una mappa topografica a colori del sec. XVIII, conservata nell'archivio Doria Pamphili di Roma , in cui compaiono anche il Castello di Colleferro ed il Ponte delle Pagnotte.
Il lavoro è consistito nella messa in evidenza del tratto stradale, in cui sono stati impegnati la Dr.ssa Rosaria Olevano, il Dr. Tiziano Cinti ed il Dr. Mauro Lo Castro. Questo ha reso possibile le operazioni di documentazione opportunamente disposte in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio (Dr.ssa Marisa De Spagnolis) e della Direzione del Museo Civico del Territorio Toleriense (Dr. Angelo Luttazzi); l'assessorato alla Cultura del Comune di Colleferro (Dr.ssa Graziana Mazzoli); contemporaneamente è stata sviluppata con la Direzione Lavori (Ing. Roberto Passetti) e l'Ufficio Ambiente del Comune di Colleferro (Ing. Alessandro Priori) la soluzione tecnica più idonea a garantire al tempo stesso il proseguimento della posa in opera delle tubazioni e la migliore conservazione del percorso romano. La strategia prescelta è consistita nell'effettuare una perforazione al di sotto dell'antica carreggiata stradale ed il conseguente inserimento delle tubature dell'impianto fognario.
Visto lo stato di conservazione della strada, la Soprintendenza ai Beni Archeologici del Lazio ha prospettato di valutare l'ipotesi di programmare poi un eventuale operazione di salvaguardia e musealizzazione.
Accogliendo questa proposta l'Ufficio Ambiente del Comune di Colleferro attraverso l'interessamento del Consigliere delegato Dr. Mario del Prete è riuscito a reperire un finanziamento che consentirà di realizzare uno spazio musealizzato, con copertura della strada con una tettoia, piantumazione a verde, cartellonistica illustrativa ed un piccolo spazio sosta. Il tutto è comunque connesso alla disponibilità della soc. SECOSVIM, proprietaria del terreno a concedere questa piccola are, altrimenti inutilizzata, al comune di Colleferro, in modo che si possa dar avvio ai lavori di sistemazione e fare un recalo alla comunità Colleferrina.

Fonte: Angelo Luttazzi - Direttore Museo Archeologico del Territorio Toleriense - Colleferro

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10 settembre 2007

Modena. Riemerge sulla Via Emilia un’ara funeraria del I secolo d.C. perfettamente conservata

Duemila anni ma non li dimostra. È in eccezionale stato di conservazione l’ara funeraria riemersa a Modena nei giorni scorsi, un monumento in pietra calcarea a forma di parallelepipedo, alto un metro e 70, che presenta intatta l’iscrizione, la cornice e le decorazioni laterali.

L’importante ritrovamento è avvenuto a pochi metri dalla Via Emilia Est, all’altezza del sottopasso della ferrovia Modena-Sassuolo, durante gli scavi per la realizzazione di interrati.

Il tetto dell’ara è stato rinvenuto ad una profondità di poco più di un metro e mezzo dal piano di campagna mentre il basamento a gradoni su cui è collocata non è ancora stato messo in luce. Dall’iscrizione si evince che il monumento sia stato eretto, quand’era ancora in vita, da una liberta di origine greca, Vetilia Caia Egloge, che lo volle per sé, per il suo patrono Lucio Valerio Costante, decurione di Mutina, e per suo figlio, un liberto che ricopriva la carica di Apollinare e Augustale, una funzione sacerdotale legata alla celebrazione del potere imperiale documentata anche in altri monumenti modenesi.

L’epigrafe è incorniciata da un elegante motivo vegetale ed è coronata da due pulvini decorati; lungo i lati minori dell’ara, spiccano le decorazioni rituali di una patera (piatto) e di un urceus (brocca), simboli delle libagioni in onore dei defunti.

Per quanto notevole, comunque, questo ritrovamento è tutto fuorché una sorpresa. Le necropoli romane si distribuivano lungo le strade consolari e gli archeologi sanno che qualsiasi scavo nei pressi della via Emilia può intercettare delle sepolture, a maggior ragione in questa zona di Modena che già in passato aveva restituito altri importanti monumenti funerari.

Per questo il cantiere, posto in un’area sottoposta a vincolo di controllo archeologico preventivo nel PRG di Modena, è stato controllato fin dall’inizio dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna e i lavori di scavo, sotto la direzione scientifica del Soprintendente Luigi Malnati e dell’archeologo Donato Labate, sono stati coordinati sul campo da Cristina Palazzini, della ditta Archeosistemi di Reggio Emilia.

Nel prossimi giorni si completerà lo scavo del monumento e delle relative sepolture mentre per la collocazione finale del monumento si valuteranno le possibili destinazioni.

La proprietà dell’immobile ha già richiesto di poter esporre nell’area del rinvenimento una riproduzione dal vero dell’ara funeraria, come fu fatto per il monumento del centurione Clodio, ubicato a poca distanza.

Info:

a carattere scientifico, Donato Labate

Carla Conti, ufficio stampa della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Emilia-Romagna, Via Belle Arti 52 (BO) tel. 051.223773 fax 051.227170.

Fotografia di Paolo Terzi

http://www.archeobo.arti.beniculturali.it

Fonte: "MiBac - Sopr. Archeol. Emilia Romagna" - 10/09/07 - Autore: Carla Conti

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08 settembre 2007

Udine. Avventura dell'archeologia. 1500 anni sulla Gurina

dal 7 settembre al 31 ottobre 2007

Fin dalla prima età del ferro un insediamento posto sulla Gurina, poco lontano dall’attuale confine tra Italia e Austria, e non lontano dal passo di Monte Croce Carnico fu luogo di incontro di viandanti che nei due sensi passavano il crinale alpino.

Esso divenne un luogo di mercato e le relazioni transfrontaliere furono poste sotto la protezione di una divinità locale, che era venerata dai residenti e dai visitatori occasionali.

Gli scavi effettuati fin dal 1884 dimostrarono l’importanza del sito e rivelarono la sua grande importanza anche nell’età romana. Per molti decenni poi nessuno si interessò in maniera continuativa del sito, che dagli anni quaranta del Novecento fu offuscato dagli scavi del Magdalensberg e dal grande risalto che essi assunsero.

Un progetto Interreg cui hanno partecipato per il Friuli il comune di Forgaria del Friuli, per gli scavi di Castelraimondo, i comuni di Dellach e di Uttendorf per la Carinzia, ha permesso negli ultimi anni la ripresa degli scavi che hanno portato grandi novità sia per la parte protostorica che per quella romana e postromana. In particolare gli scavi del 2005 e 2006 hanno messo in luce gran parte di un edificio in cui vi è motivo fossero ospitati soldati romani là trasferiti per il controllo della zona e soprattutto della strada che collegava Iulium Carnicum con la parte occidentale della Carinzia e in particolar modo la città di Aguntum, presso Lienz.

Dai rinvenimenti precedenti si era già evidenziato la grande importanza del sito in epoca augustea, ma ora la datazione è precisata e risulta chiaro anche il motivo politico, in quanto la presenza militare va associata, con tutta probabilità, alla grande opera dis sottomissione delle popolazioni alpine effettuata da Augusto a partire dal 15 a. C. e ormai conclusa nel 13 (anno cui si riferiscono sia il trofeo di La Turbie sia l’Ara pacis a Roma).

In questa nuova ottica il presidio sulla Gurina appare posto contemporaneamente alla occupazione di Siscia, in precedenza Segesta, presso Zagabria, e dimostra l’ampiezza della politica estera – effettuata come era allora usuale con l’esercito – da parte dei Romani.
Al fine di presentare parte dei risultati degli scavi, condotti ultimamente dal dott. Peter Gamper e seguiti dal prof. Paul Gleirscher del Landesmuseum di Klagenfurt, che dimostrano l’intensità dei rapporti tra le aree al di qua e al di là delle Alpi anche in epoca romana, è stata inaugurata in Castello a Udine la mostra “Avventura dell’archeologia” 1500 anni sulla Gurina.

Fonte: "ArcheoMedia" - 06/09/2007

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06 settembre 2007

Roma. NOTTE BIANCA 2007 - Il meglio dal "Capitello d’Oro" - Festival internazionale del cinema archeologico

Dalle ore 20:00 alle ore 24:00 del 7 settembre 2007, dalle ore 20:00 dell' 8 settembre 2007 alle ore 2:00 del 9 settembre 2007
Per la quinta edizione della manifestazione, ormai fenomeno culturale diffuso in tutta l'Italia, organizzata d'intesa con il Comune di Roma, molte strutture dell'Amministrazione sono aperte e visitabili gratuitamente.

La Direzione Generale per i Beni Archeologici, in collaborazione con il "Capitello d'Oro" Festival Internazionale del Cinema Archeologico - manifestazione promossa dal Ministero, dalla Provincia di Roma e dalla Regione Lazio, a cura di Marisa Ranieri Panetta - in occasione dell'evento presenta nel Salone delle Navi i filmati che hanno ricevuto premi e menzioni.
Il segno sulla pietra. Il Sahara sconosciuto degli uomini senza nome.
Premio “CAPITELLO d’ORO” Festival Internazionale del cinema archeologico
Film premiato dalla Giuria

Nazione: Italia
Regia: Lucio e Anna Rosa,
Pproduzione: Studio Film Tv
Durata: 58'
San Vincenzo al Volturno. Epifania di un Monastero.
Sezione Didattica, in collaborazione con il MiBAC - DGBA
Targa d’Argento “CAPITELLO d’ORO” alla Soprintendenza Archeologica del Molise
Regia: Flaviano Pizzardi,
Realizzazione: Pool Factory S.r.l., in collaborazione con l’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli
Ddurata: 20'
La Donna si fa bella
Sezione Didattica, in collaborazione con il MiBAC - DGBA
Menzione speciale della Giuria
Regia di Maurizio Pellegrini, consulenza scientifica della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale


Locandina degli eventi al S.Michele

Complesso Monumentale di San Michele a Ripa Grande
Via di San Michele 22, 00153 Roma, Tel. 06.58434842
Apertura straordinaria.

Sito della Notte Bianca 2007

Fonte: "MiBac - DGBA"

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03 settembre 2007

Torino. L’Egizio entra in gara: pronto per il 2011

Il nuovo Museo Egizio arriva al dunque: dopo anni di discussioni in merito al suo futuro e alle necessità di nuovi spazi o, addirittura, di una nuova sede (opzione poi definitivamente abbandonata dopo la costituzione della Fondazione per le Antichità Egizie nel 2004), è ora il momento di definire obiettivi, quantità, costi e tempi di esecuzione.
In sintesi: un nuovo ordinamento e un riordinamento complessivo entro gennaio 2011, in tempo per i 150 anni dell’Unità d’Italia, un importo complessivo dei lavori di 74 milioni di euro (già erogati 50 milioni, di cui la metà dalla Compagnia di San Paolo) e il raddoppio della superficie espositiva, dagli attuali 6.200 mq ai 12.400 previsti.
Tutto questo è contenuto nel ponderoso «Bando di gara per i lavori di ampliamento del Museo delle Antichità Egizie di Torino» (cui si aggiungono Convenzione, Disciplinare e allegati vari), pubblicato in Gazzetta Ufficiale e scaricabile dal sito www.museoegizio.it.

L’articolo integrale è disponibile nell’edizione stampata de "Il Giornale dell’Arte".

Fonte: "Il Giornale dell'Arte" - 01/07/2007 - Autore: Alessandro Martini

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