ARCHEOBLOG

Giornale archeologico e culturale costantemente aggiornato con le ultime notizie e gli ultimi approfondimenti storico-archeologici



30 dicembre 2007

Sant'Agata dei Goti (Bn). Necropoli ellenistica

In località Cesine (frazione di Faggiano), preliminarmente ai lavori di realizzazione della strada provinciale a scorrimento veloce “Fondo Valle Isclero” in direzione “Valle Caudina-S.S. 7 Appia, sono state effettate indagini archeologiche che hanno portato alla luce un settore funerario relativo ad una necropoli piuttosto estesa, già in parte indagata negli anni precedenti.
L’intervento ha consentito lo scavo di numerose sepolture, disposte in filari piuttosto regolari e paralleli, orientati in senso Est-Ovest.
Il rituale è quello dell’inumazione con il defunto deposto in posizione supina con le braccia adagiate lungo i fianchi.
Le tombe sono a cassa di lastre di tufo, accostate e ben lavorate, di lunghezza e spessore leggermente variabile. La maggior parte delle deposizioni presenta un corredo ceramico esterno, posto lungo uno dei lati della lastra di copertura, in una cavità appositamente scavata.
Tale corredo comprende spesso l’olla e l’anfora acrome, che spesso contengono all’interno ciotole, coppette a vernice nera, olpette o residui ossei; si tratta probabilmente di oggetti legati al cerimoniale funebre messo in atto al momento della deposizione, con offerte di cibo per il pasto simbolico del defunto.
Il corredo interno, invece, posto ai piedi, si compone solitamente di un unico oggetto: un’olletta biansata (acroma o a vernice nera) o un’olletta stamnoide acroma o un cratere di piccole dimensioni, acromo, figurato o a vernice nera.
In alcuni casi sono associati altri vasi con funzione potoria: coppe, brocchette e in particolare lekythoi a reticolo o a vernice nera, posti generalmente lungo i fianchi o in corrispondenza delle braccia o delle gambe.
Il nucleo sepolcrale sembra potersi collocare entro il terzo quarto del IV sec. a.C., in un momento quindi precedente alla deduzione della colonia latina di Saticula nel 313 a.C.

Fonte: Soprintendenza Archeologica di Avellino, Benevento e Salerno 

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27 dicembre 2007

Castelfranco Emilia. Mostra "Immagini divine. Devozioni e divinità nella vita quotidiana dei romani, testimonianze archeologiche dall'Emilia-Romagna"

15 dicembre 2007 - 17 febbraio 2008 

L'iconografia del sacro e culti privati durante il dominio romano nella nostra regione

L'amuleto a forma fallica e l'ornamento con Giove Ammone, la lucerna con l'immagine di Apollo e quella con il busto di San Pietro, la gemma magica e la testa di Ercole. C'è quasi un millennio di storia nei 180 pezzi -alcuni esposti per la prima volta, molti abitualmente conservati nei depositi- protagonisti della mostra "Immagini divine", al via al Museo Civico Archeologico di Castelfranco Emilia dal 15 dicembre 2007. Un viaggio serissimo tra quegli oggetti che rappresentano le varie manifestazioni della religiosità familiare, popolare e popolaresca al tempo dei Romani, excursus originale e spesso curioso tra gli aspetti direttamente legati alla sfera privata e alle credenze individuali, più che ai rituali dei culti ufficiali.
Un'esposizione che, pur nella sua scientificità, punta l'attenzione sugli aspetti più inusuali della vita dei romani, offrendo un quadro molto più comprensibile di quello tradizionalmente presentato. Immagine esemplare è quella di un dominus che di giorno assiste togato e impettito ai riti pubblici e di notte fa le corna e getta fave negli angoli bui per proteggere casa e famiglia dai fantasmi irrequieti di spiriti e defunti errabondi: due facce della stessa medaglia e due aspetti che necessariamente coesistevano nella vita di tutti i giorni.
La mostra espone reperti archeologici provenienti da 21 musei dell'Emilia-Romagna e San Marino. Nove sezioni che spaziano dai culti domestici al rapporto tra politica e religione, dalle divinità di casa a quelle venute da lontano, in un percorso che passando anche per la magia e la superstizione approda all'affermazione, con il cristianesimo, di un unico Dio. Tra i tanti simboli di un panorama così variegato, la statuetta di Ecate triforme e la falera di Giove Ammone -divinità straniere e diversissime tra loro- offrono un esempio dell'integrazione religiosa conseguente all'espansione dell'impero romano mentre la testa eburnea di Ercole o l'Afrodite accovacciata - reperti di notevole qualità artistica e materiale- indicano il grado di raffinatezza raggiunto anche nei piccoli oggetti domestici e la volontà dei padroni di casa di circondarsi di oggetti di notevole pregio sia per il proprio gusto che per l'ostentazione pubblica. Le gemme magiche e gli amuleti fallici testimoniano un modo di vivere la religiosità che si affida anche a pratiche particolari e a protezioni garantite da oggetti, riti e formule magiche; le statuette dell'Ercole ebbro e dell'Orfeo che suona la cetra indicano nell'aspirazione al buon vivere la "soluzione" per una vita piacevole, lontana dagli affanni del lavoro quotidiano. I tempietti della nave di Comacchio, un unicum archeologico, sono i testimonial dei culti domestici e la lastra di Atena e Vittoria su globo, simboli del potere centrale, attestano come le immagini servissero a veicolare il messaggio politico. La mostra si chiude sulla sezione dedicata al tramonto del paganesimo e all'avvento del monoteismo: le immagini cambiano soggetto, su ciondoli e lucerne appaiono chrismón (l'intreccio tra le lettere greche X e P, iniziali della parola Cristos), croci, colombe, pavoni, persino un busto di San Pietro decorano ciondoli e lucerne, diffondendo la nuova religione e dichiarando al tempo stesso l'appartenenza al nuovo credo cristiano.
L'esposizione, posta sotto il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è organizzata dal Museo Civico Archeologico di Castelfranco Emilia in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Emilia-Romagna, le Università degli Studi di Bologna e Ferrara e l'Istituto per i Beni Artistici, Culturali e Naturali della Regione Emilia-Romagna. Mostra e catalogo sono curati dal professor Jacopo Ortalli dell'Università di Ferrara e dalla direttrice del museo Diana Neri.

Informazioni
Museo Civico Archeologico
Palazzo Piella, Corso Martiri 204 - Castelfranco Emilia (MODENA)
da sabato 15 dicembre 2007 a domenica 17 febbraio 2008
orari: sabato 16-18 e domenica 10-12
Ingresso gratuito
Aperta su richiesta per gruppi e scolaresche anche in altri orari da concordare chiamando il Settore Tutela e Gestione Beni Culturali e Paesaggistici
tel. 059.959367

Link: http://www.archeobo.art....nco_immagini_divine.htm

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24 dicembre 2007

Roma. Mostra "Nostoi. Capolavori ritrovati"

Roma, Palazzo del Quirinale

21 dicembre 2007 - 2 marzo 2008

L’esposizione celebra il ritorno in Italia di straordinarie opere d’arte provenienti da importanti musei internazionali.
Manufatti di eccezionale valore storico-artistico, esposti per an ni presso il Getty Museum di Los Angeles, il Metropolitan di New York e il Museum of Fine Arts di Boston, ma di fatto appartenenti a pieno titolo al patrimonio culturale del nostro Paese.
Tra le opere spiccano la statua marmorea risalente al 136 a.C. raffigurante Vibia Sabina, moglie dell’Imperatore Adriano, la Psykter in terracotta a figure rosse del 510 a.C. attribuita a Smikros e una statua marmorea del I secolo d.C. raffigurante Apollo con grifone.
La prestigiosa operazione, ospitata nella straordinaria cornice del Palazzo del Quirinale, dal 19 dicembre 2007 al 2 marzo 2008, permetterà al pubblico italiano di tornare finalmente ad ammirare queste splendide opere, che hanno avuto il destino comune di essere trafugate dall’Italia, ricontestualizzandole nel loro habitat di provenienza.
Il caso è esploso nel 2005 quando il Getty Museum di Los Angeles è finito sulle prime pagine dei quotidiani di tutto il mondo per un coinvolgimento in vicende giudiziarie che riguardavano l’acquisizione e la proprietà di alcune delle opere esposte. Marion True, curatrice del museo per i reperti antichi, in quell’anno si ritrovò sotto processo in Italia per traffico di reperti rubati .
Il 20 novembre 2006 il direttore del museo Michael Brand, annunciò che 26 opere sarebbero state restituite all’Italia, ma non l’Atleta di Fano, pezzo sul quale purtroppo pende ancora oggi una causa giudiziaria.
Il 14 dicembre dello stesso anno, il Ministro Francesco Rutelli disse che se le trattative non si fossero concluse con un ritorno in Italia di tutte e 52 le opere richieste, il museo sarebbe stato posto sotto l’embargo culturale italiano. Il 1 agosto 2007 si giunse finalmente un accordo: il museo americano si sarebbe impegnato a restituire 40 opere all’Italia.

Fonte: "http://www.romeguide.it/mostre/nostoi/nostoi.html"

Informazioni

Un comunicato dell’ufficio stampa del Quirinale avverte che i visitatori potranno accedere alla mostra, con ingresso gratuito e senza bisogno di prenotazione, dalla Piazza del Quirinale, nei giorni feriali da martedì a sabato dalle ore 10 alle ore 13, e dalle ore 15.30 alle ore 18.30, ad eccezione del primo giorno, venerdi 21 dicembre, in cui l'orario di apertura sarà dalle 10 alle 13, mentre l'orario domenicale resta fissato dalle ore 8.30 alle ore 12.00, in concomitanza con l'apertura al pubblico delle sale di rappresentanza.
La mostra rimarrà chiusa tutti i lunedì, nei giorni delle festività natalizie e di fine anno e nelle domeniche 23, 30 dicembre 2007 e 6 gennaio 2008.

PIEGHEVOLE DELLA MOSTRA

ALCUNE IMMAGINI DELLE OPERE IN MOSTRA

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22 dicembre 2007

Vimercate (MI). Mostra "Etruschi in Terre di Siena. Capolavori dai musei tra la Val di Chiana e la Val d'Orcia"

16 dicembre 2007 - 24 febbraio 2008

Da Siena a Vimercate: andata e ritorno.
Importanti reperti etruschi, provenienti da 5 musei toscani, per la prima volta trovano una sede comune in una mostra che presenta materiali inediti e che attraversa 7 secoli della loro storia

C'era una volta una popolazione dal fine gusto, dalle capacità tecniche avanzate e che aveva un rapporto privilegiato e molto intimo con l'aldilà.
C'era una volta una terra che li ha visti nascere, crescere e svilupparsi.
C'era una volta e ci sono ancora gli Etruschi, ma i territori sui quali li possiamo trovare dal 15 dicembre 2007 al 29 febbraio 2008 non sono più unicamente le Terre di Siena, bensì anche la Brianza!
Infatti nella prestigiosa Villa Sottocasa, facente parte del Polo Museale di Vimercate (MI) si svolgerà la mostra ETRUSCHI IN TERRE DI SIENA CAPOLAVORI DAI MUSEI TRA LA VAL DI CHIANA E LA VAL D'ORCIA, curata da Giulio Paolucci, che vedrà esposti 86 pezzi provenienti dai Musei di Cetona, Chianciano, Chiusi, Montepulciano, Pienza e Sarteano e altri reperti venuti alla luce nei territori dei comuni di San Casciano dei Bagni, Sinalunga, Torrita di Siena e Trequanda.
Tra gli altri enti coinvolti nell'iniziativa,il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana e la Fabbriceria del Duomo di Pienza.
Nella bella Villa Sottocasa, circondata dal grande parco omonimo esteso per oltre sei ettari, nei suoi spazi neoclassici sovrapposti a quelli della precedente residenza cinquecentesca, troveranno sede appropriata i materiali pertinenti a cinque musei del territorio della Val di Chiana e a uno della Val d'Orcia, per la prima volta riuniti.
Opere che offrono un percorso nella storia del territorio senese per l'intero periodo etrusco dall'VIII al II sec. a.C. provenienti dal Museo Archeologico Nazionale di Chiusi e, mai esposti prima. Tra i pezzi presenti il cinerario di Dolciano, le ceramiche attiche e le sculture in pietra fetida, queste ultime frutto di recenti scavi. Sarà presente anche la bellissima statua di divinità maschile del II sec. a.C., in argilla modellata, che era collocata sul frontone fittile del santuario scoperto nel 1986 a breve distanza dalla sorgente Fucoli di Chianciano Terme e la figura del grande re chiusino Porsenna, dominatore di Roma, la quale verrà ricordata attraverso la presentazione della ricostruzione della sua tomba.
Ma è soprattutto dai misteriosi canopi del VII sec. a.C., di cui il Museo di Chianciano possiede la maggiore collezione esistente, che emerge tutto il fascino misterioso della cultura etrusca.
Il percorso espositivo è arricchito ed impreziosito dalla presenza di numerosi manufatti in ceramica decorati a figure rosse  e a figure nere, sui quali sono raffigurati satiri, danzatrici, centauri; nutrita è la serie di buccheri dal caratteristico colore nero brillante, come il colore del vino che veniva versato in questi oppure in oinochoe e rhyton, curiosi vasi per bere a forma di gamba umana. Tutti reperti che denotano una forte e diffusa passione per il vino tra gli Etruschi.
Da sempre considerati come i più grandi raggiungimenti di ingegno e raffinatezza etrusca sono invece gli oggetti per la cura personale come le spille, gli specchi in bronzo fuso ed i pettini in osso, materiale con il quale fu realizzato anche un flauto di fine fattura, testimonianza di una spiccata attitudine per la musica.
Il significato di questa mostra, voluta da una parte per far conoscere anche nel territorio vimercatese la ricchezza e bellezza di popolo etrusco, dall'altra per valorizzare ancor più il MUST, Museo del Territorio vimercatese, già punto nevralgico della ricerca storica e archeologica e della raccolta e documentazione, si ritrova anche nell'affine passione per la ricerca e la documentazione, la stessa che già nel 1738 faceva affermare a Scipione Maffei: "Chi crederebbe che la maggior raccolta di iscrizioni etrusche si trova a Montepulciano?"
Una volta usciti dalla mostra resta la curiosità di approfondire la conoscenza degli Etruschi nella loro terra, incantevole nel susseguirsi di viti, olivi e cipressi, occasione prevista dall'Azienda di Promozione Turistica di Chianciano che ha organizzato insieme a tour operator locali itinerari, visite, e soggiorni nei più bei angoli e località della Val di Chiana e della Val d'Orcia, per una vacanza tra terme, archeologia e benessere. Ma c'è di più: chi visita la mostra partecipa anche ad un concorso a premi che mette in palio tre pacchetti turistici, i quali saranno estratti a sorte tra i visitatori della mostra.

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19 dicembre 2007

Affidati al Museo Archeologico di Colleferro i preziosi reperti sequestrati dalla Guardia di Finanza

C O M U N I C A T O   S T A M P A

Al Museo Archeologico del Territorio Toleriense di Colleferro sono stati affidati i preziosi reperti sequestrati poco tempo fa dalla Guardia di Finanza a San Cesareo. Si tratta di ben 11 pezzi, considerati di grande interesse archeologico, che gli uomini del Comando di Tenenza della Guardia di Finanza di Colleferro, agli ordini del Ten. Giancarlo Urciuoli, dopo esserne entrati in possesso hanno consegnato alla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio nella persona dell’Ispettrice di Zona Marisa De Spagnolis. “La Soprintendenza – dice il sindaco Mario Cacciotti - ha ritenuto di dover affidare questi reperti, databili tra il VII ed il IV sec. a.C., al nostro Museo, visto il grande contributo dato da questa struttura alla salvaguardia e conservazione del patrimonio archeologico da venti anni a questa parte”. “Il vasellame – spiega il direttore del museo Angelo Luttazzi -, ben conservato, con molta probabilità potrebbe provenire dall’Etruria, ma anche da qualche sito del Lazio a sud di Roma”. “I pezzi sono stati già collocati nell’ambito del percorso espositivo – aggiunge l’assessore alla Cultura Graziana Mazzoli - e al più presto verranno presentati al pubblico nell’ambito di una semplice cerimonia alla quale interverrà con molta probabilità anche la Guardia di Finanza”.
“Il sequestro – conclude il sindaco Cacciotti - deve servire da monito a tutti quei privati cittadini, anche di Colleferro, che forse non sanno che, detenere materiale archeologico in casa è reato contro il patrimonio di proprietà dello Stato e che questa leggerezza potrebbe costare loro anche una incriminazione penale. Tra l’altro quegli oggetti all’interno di un Museo, per di più locale, oltre che ad incrementarne le collezioni, sarebbero visibili a chiunque”.
Il direttore del Museo ha comunicato che i pezzi rappresenteranno un ulteriore strumento didattico nel percorso di conoscenza che la struttura offre alle scuole di Colleferro e del circondario; lo stesso direttore ha avuto parole di stima per la Guardia di Finanza e per le forze dell’ordine che svolgono un’importante funzione di salvaguardia attraverso organismi specializzati che ci sono invidiati da tutto il mondo. Non è mancata una nota di ringraziamento verso la Dr.ssa De Spagnolis, con la quale il Museo ha oramai stabilito un grande rapporto di fiducia e collaborazione.

Comune di Colleferro
Ufficio Stampa
P.zza Italia, 1 - Tel. 06/97.203.235

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18 dicembre 2007

Taranto. Riapre al pubblico il Museo Archeologico Nazionale

È prevista per il prossimo 20 dicembre la riapertura del primo piano del Museo Archeologico Nazionale di Taranto, presso il complesso della chiesa di San Pasquale e Convento degli Alcantarini, chiuso da sette anni per motivi di ristrutturazione e manutenzione.
L’annuncio è stato dato dall’Assessore al Turismo della Regione Puglia, Massimo Ostillio, durante la giornata inaugurale del XLVII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, svoltosi a Taranto dal 27 al 30 settembre scorsi.

Ostillio ha anche assicurato che, in occasione della riapertura del Museo, l’assessorato al Turismo predisporrà – d’intesa con l’Apt – un piano di comunicazione integrata da sviluppare nei prossimi mesi sui mercati turistici nazionale e internazionale e che vedrà come primo ed importante palcoscenico la “X Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico”, in programma a Paestum dal 15 al 18 novembre prossimi.

Giuseppe Andreassi, Soprintendente per i Beni Archeologici della Puglia, ha preannunciato le novità architettoniche e di allestimento del rinnovato museo di cui sono stati aumentati gli spazi – oltre 4000 metri quadrati a disposizione per le esposizioni – e gli impianti, attraverso una serie di finanziamenti che si sono succeduti nel tempo.
Esso sarà caratterizzato da sale ispirati a principi di modernità e consequenzialità, in maniera da guidare il visitatore in un percorso non più monotematico ma che contestualizzi i reperti esposti, facilitandone la lettura. Un’ala del pianterreno sarà destinata alle mostre temporanee, mentre al secondo piano è stata ricavata una sala che ospiterà attività didattiche.
Ritornerà nella sua sede storica, dunque, una parte significativa delle collezioni che dall’aprile del 2000 era possibile visitare nel centro storico di Taranto, presso Palazzo Pantaleo, ormai parzialmente chiuso dal mese di luglio. L’augurio è che i lavori di quello che è stato definito da Ruggero Martines, Direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Puglia, uno dei più grandi musei della terra, costati oltre venti milioni di euro, siano portati a compimento entro il 2008 per far tornare a risplendere i numerosi e pregiati reperti, ma soprattutto i famosi ori di Taranto, testimonianza della straordinaria grandiosità dell’arte orafa in età ellenistica nella città magno-greca.

Sito web Museo Archeologico Nazionale di Taranto: http://www.museotaranto.it/

Autore: Maria Rosaria Turi

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17 dicembre 2007

Roma. Mostra "Rosso Pompeiano. La decorazione pittorica nelle collezioni del museo di Napoli e a Pompei"

La mostra, occasione unica, offre la possibilità di vedere, accanto alle pitture già esposte nel Museo , ca. 100 "affreschi" del Museo di Napoli, provenienti dalle città vesuviane e alcuni ambienti ricostruiti provenienti da Pompei.

Promosso da:
SOPRINTENDENZA ARCHEOLOGICA DI ROMA, SOPRINTENDENZA PER I BENI ARCHEOLOGICI DI NAPOLI E CASERTA, IN COLLABORAZIONE CON ELECTA

Data Inizio: 19/12/2007
Data Fine: 30/03/2008
Costo del biglietto: € 10.00
Prenotazione: Facoltativa
Prenotazione telefonica: 06-39967700
Città: ROMA
Luogo: MUSEO NAZIONALE ROMANO DI PALAZZO MASSIMO
Proprietà: Statale
Indirizzo: LARGO DI VILLA PERETTI, 1
Provincia: Roma
Regione: Lazio

Orario: Inaugurazione 19 dic. ore 18.00
Dal 20 dicembre: dalle ore 9.00 alle ore 19.45
Telefono: 06-48020.1
Fax: 06-4741042
E-mail: info@archeorm.arti.beniculturali.it
Sito Web: http://www.archeorm.arti.beniculturali.it

Fonte: "MiBac - Eventi Culturali"

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14 dicembre 2007

Lunamatrona (CA). Mostra "Gli Etruschi, Un'antica civiltà rivelata"

15 dicembre 2007 - 15 giugno 2008 

Al via la mostra sugli Etruschi presso il Museo del Territorio "Sa Corona Arrubia" di Lunamatrona, in Sardegna.
Alla scoperta di mondi antichi. Contemporanea Progetti, pool di esperti d'arte da sempre affascinati dal bello e dal mistero della grandi civiltà, ha organizzato presso il Museo del Territorio "Sa Corona Arrubia", Lunamatrona, nei pressi di Cagliari, la mostra Gli Etruschi, Un'antica civiltà rivelata - a cura di Domizia Tami e Giulia Pettena - che si aprirà il 15 dicembre 2007 per protrarsi fino al 15 giugno 2008.
In mostra 484 pezzi di archeologia etrusca provenienti dal Museo archeologico di Firenze e in massima parte dalla Collezione Cambi di Chiusi - la più grande collezione privata italiana di reperti etruschi - per la prima volta in Italia dopo aver riscosso un grande successo di pubblico e di critica nelle precedenti esposizioni presso il "Zentralinstitut und Museum fur Sepulkralkultur, a Kassel, in Germania, e presso il "Fernbank Museum of Natural History", ad Atlanta, negli Stati Uniti.
Gli antichi Etruschi – le loro origini, le credenze e le abilità dimostrate nelle loro creazioni artistiche- hanno del resto da sempre catturato l'attenzione del pubblico.
La mostra Gli Etruschi, Un'antica civiltà rivelata, affronta la complessità di questa antica cultura attraverso l'esposizione di manufatti che hanno caratterizzato la civiltà Etrusca dalle sue origini, nel IX secolo a.C, all'affermazione di un ruolo dominante sulla penisola Italiana, nel VI secolo a.C.
Il fulcro di questa vasta esposizione, articolata in tre sezioni principali, è il raffinato stile di vita che caratterizzava questa antica civiltà: stile che permise a questo popolo di vivere nel lusso, di esprimere le proprie capacità artistiche e di mantenere un rapporto armonico con l'ambiente circostante.
Ma chi erano davvero gli etruschi? A svelare questo arcano contribuirà il laboratorio di archeologia molecolare del museo sardo che sta analizzando il dna del popolo etrusco per scoprire eventuali corrispondenze con quello del popolo nuragico.

INFORMAZIONI
Lucilla Quaglia
Ufficio stampa Contemporanea Progetti
338.7679338

Sito Web: http://www.contemporaneaprogetti.it/

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13 dicembre 2007

Attimis (Udine). Mostra dal titolo: "I Goti dall'Oriente alle Alpi"

dal 8 dicembre 2007 al 8 marzo 2008

Dall’8 dicembre al 8 marzo sarà visitabile nel Municipio di Attimis (Udine) una mostra archeologica dal titolo “I Goti dall’Oriente alle Alpi”.

La mostra, che presenta reperti scavati di recente in Slovenia, Austria e Friuli, ha luogo nel paese presso cui da una decina di anni si svolgono indagini archeologiche da parte della Società friulana di archeologia e dei Musei Civici di Udine.

Gli scavi hanno interessato il sito del Castello Superiore, documentato come esistente nel XII sec. ma probabilmente sorto su un sito già abitato nell’alto medioevo, ed il colle di S. Giorgio, ove nella prima metà del VI sec. vi fu un insediamento che si ha motivo di ritenere abitato da Goti.

Ad essi portano, monete, armi, la scelta del luogo impervio e fortificato ed il fatto che l’insediamento venne abbandonato verso la metà del VI sec., presumibilmente in seguito alle vicende della guerra greco-gotica. Le notizie sugli scavi e sul sito si possono leggere negli ultimi numeri dei “Quaderni friulani di archeologia” e nel volume I Goti nell’arco alpino orientale, edito dalla Società friulana di archeologia.

Nell’occasione si presenteranno reperti provenienti da più siti della Slovenia, tra l’altro anche dalla nota necropoli di Dravlje presso Lubiana, e dall’importante necropoli austriaca di Globasnitz, ai piedi dell’Hemmaberg, ove nel VI sec. sorgeva un insieme di chiese (forse cattoliche ed ariane, proprie dei Goti) probabilmente a formare un centro di pellegrinaggio. Saranno visibili anche alcuni resti umani con la caratteristica deformazione dei crani, tipica di molte popolazioni orientali, fatta propria anche dai Goti prima della loro completa acculturazione.

Due popoli a confronto

Per tutto il tempo in cui Goti e Romani vissero fianco a fianco anche in Italia si manifestarono alcuni fenomeni di reciproco influsso culturale, per quanto i Goti fossero di religione (ariana e non cattolica), lingua (germanica e non latina) e tradizioni culturali diverse.

Da parte dei Goti e dei Romani vi furono parecchi tentativi di integrazione: ad. es. Teodorico e i suoi successori coniarono monete a nome dell'imperatore d'Oriente, invitarono i loro sudditi a rispettare usi e tradizioni latine e a conformarsi alle loro abitudini. Alcuni dei più illuminati intellettuali dell'epoca, tra cui va citato in primo piano Cassiodoro, cercarono di fondere la tradizione culturale dei Goti e quella dei Latini.

La mostra

Dall'8 dicembre 2007 (fino al 2 marzo 2008) sarà allestita, presso la sala consiliare del Municipio di Attimis, la mostra dal titolo "GOTI - Dall’oriente alle Alpi", realizzata in collaborazione con i Civici Musei di Udine.

L’esposizione presenterà al pubblico, per la prima volta, i reperti rinvenuti nei recenti scavi presso la chiesa di S. Giorgio ad Attimis, attualmente l’unico sito in regione che ha restituito testimonianze di epoca gota, riferibili ad una postazione fortemente militarizzata.

Oltre a questi vi si potranno ammirare importantissimi reperti provenienti dalla Slovenia e dalla Carinzia, zone con cui il sito locale trova significativi riscontri per la tipologia insediativa.

La mostra sarà corredata da una serie di installazioni didattiche ai fini di approfondimento che renderanno più facile la comprensione dei reperti, oltre alla possibilità di acquistare il catalogo dell’esposizione.

Per l’occasione saranno disponibili tutta una serie di possibilità e opzioni, sia per scolaresche che per gruppi di adulti, per organizzare una vera e propria escursione nella Terra dei Castelli.

Informazioni:

Ingresso mostra Goti: € 2,50

Ingresso ridotto mostra Goti: € 1,00 per gruppi da 8 persone, studenti, over 60;

Visita guidata mostra Goti: € 30,00, per gruppi fino a 20 - 25 persone

Ingresso Museo Archeologico Medioevale: € 3,60

Ingresso ridotto Museo Archeologico Medioevale: € 2,60;

Per studenti, gruppi di almeno 8 persone, over 60 e coloro che usufruiscono della visita guidata.

Visita guidata Museo Archeologico Medioevale: € 31,00, per gruppi fino a 20 - 25 persone.

Visita guidata mostra Goti + visita guidata Museo Archeologico Medioevale: € 50,00 per gruppi fino a 20 - 25 persone.

Biglietto unico mostra Goti + Museo Archeologico Medioevale: € 3,60, per gruppi da 8 persone.

Su prenotazione è possibile organizzare una cena o pranzo medioevale presso un locale della zona (costo per persona € 25,00 bevande incluse). Il personale del Museo offre inoltre informazioni ed assistenza per l’accoglienza e la ristorazione in loco.

Per informazioni sulla mostra, sulle visite guidate, prenotazioni e ospitalità: Museo Archeologico Medioevale di Attimis tel/fax 0432 789700, cell 329 8993616, e-mail. info@museoattimis.it

Orario mostra: sabato, domenica e festivi: 10-13 e 14,30-18. Altri giorni: su prenotazione tel 0432 789700, 3298993616.

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11 dicembre 2007

Prossima riapertura al pubblico del complesso augustero sul Palatino

La Soprintendenza Archeologica di Roma è da tempo impegnata in un vasto piano di restauro, di attività investigative e di studio dell’intero complesso delle costruzioni che Augusto realizzò sul Palatino.
Molteplici sono gli interventi effettuati: da quelli di ordine statico-strutturale a quelli di ricomposizione e ripristino della decorazione pittorica. Quest’ultimo ha interessato, in particolare, il nucleo della reggia augustea situato sul pendio meridionale del colle nel tratto adiacente al tempio di Apollo Aziaco, compreso tra le Scalae Caci e le Biblioteche di Domiziano.
Il sito, finora escluso dal circuito di visita, a fine febbraio sarà aperto ai numerosi visitatori del Palatino. La Casa di Augusto costituisce il monumento più importante del colle, al quale pochi altri possono essere paragonati per importanza storica e interesse archeologico e nel quale si rinvengono le espressioni artistiche più alte, trattandosi della residenza imperiale. In quest’ultimo biennio, infatti, per raggiungere l’obiettivo dell’apertura al pubblico, l’attività e le risorse finanziarie a disposizione della Soprintendenza Archeologica di Roma si sono concentrate essenzialmente attorno al peristilio (giardino porticato a colonne) della prima fase della Casa di Augusto (quando ancora non era imperatore), sui cui lati settentrionale e orientale si aprono i locali più rappresentativi dell’abitazione.
I lavori di restauro dell’edificio si sono focalizzati sul ripristino delle coperture di alcuni degli ambienti, per consentire la ricollocazione dei preziosi affreschi, rinvenuti in frammenti minuti e adesso ricomposti e restaurati. A tutto ciò, si sono aggiunte le opere di messa in sicurezza e sistemazione dei percorsi.
Grazie all’allestimento di un percorso attraverso il peristilio, sarà visitabile il settore della casa, il più ricco di decorazioni pittoriche di altissima qualità. Oltre al cosiddetto studiolo dell’imperatore, preziosa testimonianza del raffinato gusto decorativo augusteo, saranno restituiti nel loro primitivo aspetto: il “cubicolo inferiore”, il grande oecus (ambiente di soggiorno e di ricevimento) e i locali denominati della rampa e dell’antirampa. Le loro splendide decorazioni, capisaldi nella storia della pittura romana, fanno della casa del primo imperatore il maggior complesso pittorico di secondo stile che si sia recuperato in questi ultimi decenni.
Con la contemporanea riapertura della Casa di Livia, dove, ormai da tempo, si è provveduto ad una definitiva copertura dell’atrio a salvaguardia degli affreschi, e si stanno restaurando i dipinti del tablinum e dell’ala sinistra, si realizzerà un vero e proprio museo in situ della pittura decorativa di età protoaugustea.
Di recente ultimazione sono i restauri del podio di Apollo Aziaco, che hanno consentito l’identificazione di luoghi celebrati dai contemporanei, quali il portico delle Danaidi e la Biblioteca ad Apollinis, luogo citato dalle fonti (Svetonio) dove Augusto era solito riunire il Senato.
Sono ancora in atto lavori diretti ad arrestare i dissesti statici che interessano il settore meridionale del complesso, lavori che hanno consentito l’identificazione del Lupercale.

I restauri della decorazione pittorica
Gli ambienti venuti alla luce dagli scavi eseguiti nella zona augustea da Gianfilippo Carettoni alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, decorati con affreschi e stucchi, rappresentano un importante esempio di pittura romana della fine del I sec. a.C. e il risultato di una impegnativa opera di restauro che ha interessato il grande oecus, l’ambiente della rampa, due cubicoli sovrapposti. Nel cubicolo superiore (il cosiddetto studiolo di Augusto) la situazione generale emersa dallo scavo era abbastanza diversificata: rimanevano circa due terzi dell'affresco della parete frontale, una parte della volta era crollata e conservava un grosso frammento di pittura e stucchi, mentre tutto il resto della decorazione era ridotto in frammenti.
Il cubicolo inferiore conservava la quasi totalità della decorazione ancora sulla muratura originaria, mentre la fascia superiore delle pareti laterali è stata ritrovata in frammenti nell’interro, insieme a quelli dello studiolo.
Nell’oecus si sono ritrovati i frammenti degli affreschi della parte superiore delle pareti dell’antisala (che erano crollate nella demolizione della casa di Augusto per la costruzione del Palazzo di Domiziano), tutto il resto della decorazione rimasto si presentava molto deteriorato, tanto da richiedere un significativo intervento di consolidamento e di reintegrazione per restituire la leggibilità dell’insieme.
Nell’ambiente della rampa la decorazione delle volte e gran parte delle pareti dell’antirampa sono state raccolte anch’esse in frammenti.
Il restauro degli ambienti, quindi, ha sì richiesto l’intervento sulle superfici ancora in situ, ma anche e soprattutto la ricomposizione dei frammenti, attraverso cui giungere alla restituzione dell’impianto decorativo di questa ala della Casa di Augusto, così come era al tempo dell’Imperatore.

Alcune immagini della Domus

 

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08 dicembre 2007

Marigliano (Na). Dagli scavi è riemersa la storia

Millecinquecento metri quadrati di storia. Tre civiltà e un´epoca a occupare un paesaggio che è un patchwork temporale: età del Bronzo, sannitica, romana e Medioevo.

Quattro tombe, di cui una con un bambino sepolto in un´anfora, tutte contrassegnate con un misterioso "logo" che assomiglia a un labirinto.

Una villa con un lussuoso ninfeo intarsiato in marmo, protetta da un fossato. E monete, lucerne, vetri, avori, frammenti di affresco che cominciano a rivelare l´intervento di mani di artisti dotati, con un bellissimo vaso in ceramica sigillata italica con una scena di vittoria in cui compare un cammello.

Questo è lo scavo archeologico in corso a Marigliano, in via Sentino vicino alla frazione di Faibano, in una zona dove si concentrano importanti interessi economici - a quattro chilometri in linea d´aria dal Vulcano Buono di Renzo Piano e nel cuore di quella che, come ha annunciato l´assessore alle attività produttive della Regione Andrea Cozzolino, dovrebbe diventare la Città dei Fiori, un´area di sviluppo del commercio floro-vivaistico.
La scoperta, che rivela la storia dell´antica Marilianum, delle cui origini sannitiche finora non c´era traccia, in un´area destinata a insediamenti produttivi, dove lo scorso giugno cominciarono dei lavori di scavo.

Le pale meccaniche inciamparono in quella che si rivelò una vasta necropoli a due strati, quello romano più sotto, mentre al di sopra c´era quella del primo secolo dopo Cristo. I lavori furono interrotti ma, prima che la soprintendenza potesse intervenire, gli abitanti della zona denunciarono furti di tombaroli nell´area di scavo. L´interrogazione del presidente della Commissione tutela beni ambientali in Senato, Tommaso Sodano, ha suscitato l´interesse del ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli e l´ipotesi di un Parco Archeologico a Marigliano, anche con l´inserimento nel Por 2007-2016 che ha annunciato l´assessore Di Lello non sembra remota.

«Siamo arrivati in tempo - dice il direttore dello scavo, Giuseppe Vecchio, della soprintendenza archeologica di Napoli - e c´è un´ottima collaborazione con il Comune e le istituzioni. Non vogliamo bloccare il progetto di importanti lavori che erano in corso prima della scoperta, ma andrà rivisto nei prossimi mesi, anche se ancora non sappiamo se l´area sarà tutta destinata alla fruizione dei visitatori oppure no. I danni per fortuna non sono stati gravi e stiamo facendo un lavoro eccezionale: siamo sicuri che ci saranno scoperte interessanti».
Alla ripresa dello scavo da parte degli archeologi (nella trincea è all´opera Officina Memoriae, che ha lavorato anche al villaggio preistorico di Nola), si è delineato un intero paesaggio storico, dal Bronzo al Medioevo, con la villa sannitica - finora i Sanniti non avevano oltrepassato Nola, dove fu trovata la famosa tomba dei guerrieri con l´elmo con le antenne conservato all´Archeologico - costruita con grossi blocchi di tufo, ampliata poi in epoca romana, periodo a cui sembra risalire il ninfeo.

La zona da residenziale venne convertita in agricola: per oltre 60 metri si stendono i campi arati romani, che sembrano ancora "lottizzati" come per essere destinati a veterani. L´agro nolano diventò campagna molto produttiva nel Medioevo. Il pavimento della villa fu sfruttato per costruirci su una capanna rurale: nel terreno vicino sono stati trovati noccioli di pesca e resti di frumento.

Marigliano ritrova le sue origini, finora poco leggibili, e qualche bel reperto. Come il vaso trovato due giorni fa, ora in restauro: fatto con la ceramica più pregiata dell´epoca romana, rivestita di rosso lucido ottenuto con un´argilla ricca di ferro.

Fonte: "La Repubblica" - 30/11/2007 - Autore: Stella Gervasio

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07 dicembre 2007

"Egeo, Cipro, Siria e Mesopotamia. Dal collezionismo allo scavo archeologico" Mostra in onore di Paolo Emilio Pecorella

02 dicembre 2007 - 04 maggio 2008

Il Museo Archeologico Nazionale di Firenze ospita antiche e ricchissime collezioni, provenienti da scavi ed acquisizioni di vario genere dalla Mesopotamia, dall'Anatolia, dall'Egitto, da Cipro, da Rodi, da Creta, dalla Grecia e da altre località del Vicino Oriente e dell'Egeo. Il materiale è conservato da quasi vent'anni nei depositi del Museo, ma da sempre molti studiosi italiani e stranieri, che hanno svolto le loro ricerche nei territori di provenienza di questi materiali, li hanno in parte studiati e pubblicati. Fra questi studiosi vogliamo ricordare in modo particolare Paolo Emilio Pecorella, che ha dedicato la sua vita, la sua attività e le sue ricerche, all'ambito cronologico e culturale vicino orientale, cipriota ed egeo al quale si è fatto sopra riferimento. Inoltre, fiorentino di cuore e d'intelletto, prima come funzionario della Soprintendenza Archeologica della Toscana, e dopo, durante l'impegno di ricerca presso l'Istituto per gli Studi Micenei ed Egeo-Anatolici (oggi Istituto per lo studio delle Civiltà dell'Egeo e del Vicino Oriente) del Consiglio Nazionale delle Ricerche, a Roma, ha considerato il Museo Archeologico di Firenze e le sue collezioni come uno dei centri delle sue ricerche.
Con la realizzazione di questa mostra si vuole dunque non solo onorare il collega recentemente scomparso, ma anche favorire la conoscenza di un aspetto non secondario dei beni culturali presenti nel territorio fiorentino, presentando al grande pubblico un patrimonio poco conosciuto. Il progetto culturale di questa mostra è perciò tracciato dal percorso della vita scientifica di Paolo Emilio Pecorella, partendo dalle sue prime esperienze nell'Egeo e terminando con la presentazione della sua ultima attività, lo scavo a Tell Barri, in Siria, il sito che ha portato in luce ed al quale ha dedicato la sua vita. Per la mostra inoltre è stato ottenuto il permesso di esporre del materiale proveniente dallo scavo, che il Ministero della Cultura della Repubblica Araba di Siria a concesso in prestito per questa occasione: si tratta di oggetti conservati nei depositi del Museo di Deir el-Zor in Siria, per alcuni dei quali la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana si è impegnata ad eseguire un restauro.
Il progetto della mostra ha visto la collaborazione di numerosi studiosi: i funzionari del Museo e della Soprintendenza, alcuni dei quali specialisti ed amici personali di Paolo Emilio Pecorella, i ricercatori dell'Istituto per lo studio delle Civiltà dell'Egeo e del Vicino Oriente (CNR), i colleghi, dottorati e dottorandi delle Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Firenze e dell'Università "Federico II" di Napoli, e tutti coloro che hanno avuto la buona ventura di incontrare e conoscere Paolo Emilio Pecorella e da lui trarre l'insegnamento dell'archeologo e dell'uomo di studio e di ricerca, daranno il proprio contributo di impegno scientifico ed umano, per il successo dell'iniziativa.

GLI OGGETTI
La mostra è articolata in tre grandi sezioni: l'Egeo e Cipro, il Vicino Oriente e il sito di Tell Barri. A loro volta le grandi sezioni sono suddivise in sottosezioni.
EGEO E CIPRO
Egeo. Presentazione generale, con quadro cronologico ed esposizione di reperti significativi di tutta l'area, di varia epoca
Creta. Vengono esposti oggetti provenienti soprattutto dagli antichi scavi italiani di Festòs e di Aghia Triada
Rodi. La sezione di Rodi è divisa in tre parti, che rispecchiano tre diversi periodi della storia dell'isola, dall'epoca micenea, con l'esposizione di splendidi vasi decorati, all'epoca greco-geometrica, fino all'epoca ellenistica. Da segnalare in mostra il pithos alto due metri restaurato ai primi del novecento
Cipro. La ricca sezione cipriota presenta, oltre alla ceramica, alcuni esemplari di coroplastica, compresa la statuetta del famoso "flautista", e alcuni bronzi di notevole importanza, esemplificazione dell'intensa attività di produzione di manufatti metallici nell'isola
VICINO ORIENTE
Anatolia. Presentazione di alcuni reperti provenienti dall'Anatolia, fra cui interessanti statuette antropomorfe, per ricordare le ricognizioni e scavi eseguiti da Pecorella in quell'area
Mesopotamia. In questa sezione viene presentato il materiale riportato a Firenze dalla "Missione Archeologica in Mesopotamia" del 1933, la prima spedizione archeologica italiana nel Vicino Oriente, condotta nel sito dell'antica città assira Kilizu, oggi Qasr Shamamuk in Iraq. Fra il materiale esposto è presente un importante sarcofago smaltato di epoca partica (II-III sec. d.C), nonché una serie di tavolette cuneiformi, provenienti anche da altri siti
Siria. La sezione siriana comprende due serie di oggetti tutti provenienti da una donazione degli anni fra le due guerre mondiali. Si tratta di vetri integri di epoca romana e di interessante materiale di epoca islamica, costituito soprattutto da mattonelle di ceramica riccamente decorate, mai esposte al pubblico
TELL BARRI
Materiali dallo scavo. E' stata fatta una scelta significativa di tutti periodi, dall'epoca preistorica e quella islamica, del materiale proveniente dagli scavi effettuati da Pecorella nel sito di Tell Barri
Corredi di due tombe. Vengono esposti i corredi di due tombe particolarmente ricche, databili al XIII-XII sec. a.C., in cui sono presenti numerosi gioielli in oro e oggetti da toilette in avorio
I curatori della mostra sono: M. Cristina Guidotti (anche coordinatrice scientifica del progetto), Fulvia Lo Schiavo e Raffaella Pierobon Benoit (per la parte su Tell Barri). L'allestimento è a cura di Opera Laboratori Fiorentini.

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04 dicembre 2007

Sito di Piombinara (Roma): Sinergie tra ricerca scientifica e studio storico

C O M U N I C A T O  S T A M P A

SITO DI PIOMBINARA: SINERGIE TRA RICERCA
SCIENTIFICA E STUDIO STORICO

Un sito che riserva sempre nuove ed interessanti sorprese e che sta aiutando man mano a migliorare la conoscenza della storia del nostro territorio. E’ il sito archeologico di Piombinara i cui ultimi risultati di ricerca sono stati presentati, sabato scorso 24 novembre, nell’ambito della annuale giornata dedicata delle campagne di scavo svolte dalla Missione Archeologica del Castello omonimo. Come abitudine, da qualche anno a questa parte, è stato offerto al pubblico un consuntivo del lavoro effettuato durante il 2007 con il coinvolgimento degli studenti delle scuole medie superiori. Proprio questi ultimi, in mattinata, nell’auditorium dell’Ipia, hanno esposto la loro interessante esperienza fatta nel corso dell’anno. Rappresentanti delle scuole dell’Ipia “P. Parodi Delfino”, dell’Itis “Cannizzaro”, dell’Istituto d’Istruzione Superiore “G. Marconi” di Colleferro e del Liceo Classico “D. Alighieri” di Anagni hanno reso partecipi tutti gli studenti delle attività svolte sotto la guida e con l’aiuto del Museo comunale e della Società di servizi per i beni culturali “Il Betilo”.
Nel pomeriggio, in aula consiliare, la giornata di informazione è proseguita in favore di tutta la collettività. Qui, dopo avere visitato la mostra dal titolo: “Piombinara un percorso di ricerca” curata dalla Missione archeologica stessa e dal Gruppo archeologico toleriense (che è stata poi
trasferita al museo dove rimarrà a disposizione dei visitatori fino al 15 dicembre), i presenti hanno appreso dai diretti interessati le novità riguardanti la Missione archeologica, che vede la direzione scientifica del direttore del Museo e quella tecnica dei responsabili del Betilo. “Il progetto svolto dalla Missione Archeologica di Piombinara – ha detto il sindaco Mario Cacciotti, aprendo la mostra – sta portando ad evidenti ed importanti risultati nell’opera di recupero della storia del nostro territorio. Ogni anno si aggiunge un importante tassello a quelle prime tessere messe negli anni 2003-2004, quando iniziammo il percorso di recupero del sito, dopo l’acquisizione del castello stesso, mettendo in atto tutti gli interventi necessari alla sua valorizzazione e che ci porteranno alla sua fruizione a favore dei cittadini di tutto il territorio”.
Nel corso del convegno, che ha preso il via alle ore 16,30 nell’aula consiliare, dapprima è stato presentato l’accordo di partenariato quinquennale siglato con la Italcementi. “Ormai da alcuni anni – ha detto il direttore Ing. Mario Bugliari – stiamo dando il nostro contributo alla valorizzazione di una città ricca di storia e cultura come Colleferro. Ora, con il nostro centro di ricerca e innovazione, intendiamo sperimentare, con uno studio congiunto con i promotori dell’iniziativa per Piombinara, nuovi materiali innovativi di costruzione ecocompatibili, che possano essere impiegati per la salvaguardia del castello stesso”. Una strada nuova e innovativa, questa che si sta per intraprendere, valutata positivamente da tutti gli altri convegnisti, dal direttore del Museo Angelo Luttazzi (che ha anche illustrato i risultati degli scavi sul campanile della chiesa di S. Maria) e dall’archeologo Tiziano Cinti (che si è a lungo soffermato sui saggi del Castello), che hanno parlato di “uno sforzo comune proiettato verso il futuro di Piombinara” e della opportunità di “abbattere i costi di un intervento sul castello oggi quasi impossibili per via dei prezzi altissimi dei materiali attualmente a disposizione”, all’assessore alla Cultura Graziana Mazzoli che, parlando a nome dell’Amministrazione, ha ribadito la volontà di sostenere questa operazione di recupero, ricordando anche come questa fosse direttamente legata al sempre continuo sviluppo del Museo comunale che, ha detto, è “un fiore all’occhiello per le molteplici funzioni che svolge con successo nel territorio”.
Nel corso del convegno, moderato da Mauro Lo Castro del Betilo, hanno portato un loro contributo anche l’assessore alla Formazione Cinzia Sandroni, che si è soffermata in particolare sulla importanza del lavoro svolto con le scuole di ogni ordine e grado, non solo riguardo agli stage di scavo ma anche per quanto concerne i laboratori effettuati sul campo fin dalle scuole elementari; l’antropologa Rosaria Olevano, che ha illustrato gli studi compiuti in seguito alla prima sepoltura ritrovata nell’area del castello, il cui scheletro era in mostra nell’allestimento effettuato nel palazzo comunale; l’on. Silvano Moffa che parlando dello studio archeologico nel territorio, iniziato quando era sindaco di Colleferro, ha sottolineato come il presente abbia “superato le attese”. “Piombinara – ha detto – è all’ingresso della città ed il suo recupero significa anche una riqualificazione dell’intero territorio”. Quindi ha proseguito parlando di una nuova sfida, quella legata alla pianificazione territoriale per aiutare la quale è stata realizzata anni fa la prima Carta archeologica comunale.

Comune di Colleferro
Ufficio Stampa
P.zza Italia, 1 - Tel. 06/97.203.235

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